1 La Semeiotica è lo studio dei sintomi e segni patognomonici o ...
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SEMEIOTICA MEDICA<br />
<strong>La</strong> <strong>Semeiotica</strong> <strong>è</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> <strong>dei</strong> <strong>sintomi</strong> e <strong>segni</strong> <strong>patognomonici</strong> o meno di una determinata pato<strong>lo</strong>gia.<br />
ANAMNESI<br />
L’ANAMNESI rappresenta la prima parte dell’esame clinico ed <strong>è</strong> la raccolta ordinata e accurata di<br />
tutti i dati che ci consentono di ricostruire la storia clinica del pz consentendo di stabilire un ottimo<br />
rapporto di fiducia medico-paziente, collaborativo e comunicativo, e di raccogliere tutte le<br />
informazioni possibili che, integrate ai <strong>sintomi</strong> e <strong>segni</strong> ottenuti dall’esame obiettivo, ci<br />
consentano di fare una diagnosi diretta della malattia o una diagnosi di orientamento, in modo<br />
da scegliere le eventuali indagini di laboratorio e/o strumentali a cui deve essere sottoposto il<br />
pz per la diagnosi di certezza, formulare una prognosi e fare una scelta terapeutica adeguata.<br />
L’Anamnesi comprende la raccolta delle generalità, anamnesi familiare, anamnesi personale<br />
fisio<strong>lo</strong>gica, pato<strong>lo</strong>gica prossima e remota, riportando tutti i dati sulla Cartella Clinica.<br />
<strong>La</strong> Raccolta delle Generalità del pz rappresenta la prima fase dell’anamnesi, e comprende:<br />
cognome e nome del pz.<br />
sesso: molte malattie sono più frequenti nel sesso M, come la cardiopatia ischemica, spondilite<br />
anchi<strong>lo</strong>sante, carcinoma polmonare, gastrico e pancreatico, altre sono più frequenti nel sesso F,<br />
come il gozzo e i tumori della tiroide, carcinoma della mammella, calco<strong>lo</strong>si colecisti, AR, LES.<br />
età del pz: molte malattie si verificano in determinate fasce d’età, come le malattie<br />
esantematiche e la leucemia acuta linfoide nei bambini, osteoporosi, ipertensione arteriosa<br />
essenziale, leucemia acuta mie<strong>lo</strong>ide nei soggetti adulto-anziani.<br />
luogo di nascita: molte pato<strong>lo</strong>gie sono più frequenti in determinate etnie rispetto ad altre<br />
popolazioni, come la β-talassemia nel Bacino del Mediterraneo e α-talassemia nel Sud-Est Asiatico.<br />
luogo di residenza abituale: molte pato<strong>lo</strong>gie sono più frequenti in determinate aree<br />
geografiche, come le malattie infettive e parassitarie tropicali e sub-tropicali (malaria, colera).<br />
L’ANAMNESI FAMILIARE consiste nella raccolta di tutte le informazioni che riguardano la<br />
storia clinica <strong>dei</strong> familiari del pz, cio<strong>è</strong> il padre, madre, fratelli e sorelle, collaterali, indagando<br />
soprattutto la presenza di pato<strong>lo</strong>gie ereditarie come il diabete mellito, ipertensione arteriosa,<br />
obesità, o la predisposizione familiare, cio<strong>è</strong> pato<strong>lo</strong>gie che pur non essendo ereditarie si<br />
manifestano in vari membri della stessa famiglia, come i gozzi, cause di morte <strong>dei</strong> familiari.<br />
L’ANAMNESI PERSONALE FISIOLOGICA consente di raccogliere tutte le informazioni sulle<br />
varie fasi di sviluppo o accrescimento del pz, partendo dalla nascita fino all’età adulta:<br />
nascita: si chiedono informazioni sulla durata della gravidanza cio<strong>è</strong> parto a termine (9° mese) o<br />
pretermine, modalità del parto cio<strong>è</strong> normale o eutocico, distocico, taglio cesareo.<br />
infanzia (0-2 anni): modalità di allattamento cio<strong>è</strong> al seno o artificiale, ritardi della<br />
deambulazione, dentizione o fonazione.<br />
scolarità: ritardo del<strong>lo</strong> sviluppo psico-fisico.<br />
Nelle donne <strong>è</strong> molto importante avere informazioni su:<br />
menarca: età del primo flusso mestruale (mestruazione) che in condizioni normali avviene<br />
prima del 16° anno di età, altrimenti possiamo sospettare un’amenorrea primaria da cause<br />
ormonali, cio<strong>è</strong> da squilibrio dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, oppure da cause organiche, come<br />
imperforazione dell’imene, assenza congenita della vagina e/o utero, disgenesia ovarica nella<br />
sindrome di Turner con aplasia ovarica, cio<strong>è</strong> deficit del<strong>lo</strong> sviluppo delle ovaie.<br />
regolarità cic<strong>lo</strong> mestruale: alterazioni durata o ritmo del cic<strong>lo</strong> cio<strong>è</strong> amenorrea, oligomenorrea e<br />
polimenorrea, alterazioni quantità e durata del flusso cio<strong>è</strong> ipermenorrea e ipomenorrea.<br />
gravidanza: età 1^ gravidanza, n° gravidanze ed esito cio<strong>è</strong> parto a termine (eutocico, distocico,<br />
cesareo), aborti o parti pretermine, gestosi e diabete in gravidanza, infezioni complesso TORCH.<br />
menopausa: indica l’ultimo flusso mestruale fisio<strong>lo</strong>gico della vita bio<strong>lo</strong>gica femminile ma sono<br />
necessari almeno 12 mesi di amenorrea per poter porre diagnosi di menopausa che insorge nelle<br />
donne con età media di 49 anni, con variazioni tra 45 e 53 anni, caratterizzata da manifestazioni<br />
vasomotorie e nervose cio<strong>è</strong> vampate di ca<strong>lo</strong>re, sudorazione profusa, ipertensione arteriosa,<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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alterazioni del tono dell’umore... Si parla di menopausa precoce se si verifica prima <strong>dei</strong> 40 anni<br />
dovuta a cause genetiche cio<strong>è</strong> anomalie del cromosoma X, malattie autoimmunitarie come le<br />
tiroiditi, ipotiroidismo, insufficienza cortico-surrenalica, malattie metaboliche come la<br />
galattosemia o a fattori di rischio come alcol, fumo, stress, droghe. Poi abbiamo la menopausa<br />
chirurgica o indotta da isterectomia, ovariectomia in una donna in precedenza fertile, iatrogena da<br />
chemioterapia o radioterapia con soppressione della fx ovarica.<br />
Inoltre, <strong>è</strong> importante avere informazioni sulle abitudini di vita soprattutto fumo di sigaretta<br />
chiedendo al pz da quanti anni fuma e il n° sigarette fumate/giorno, abuso di bevande alcoliche<br />
(vino, birra, liquori), uso di droghe, attività fisica (sport o vita sedentaria), attività lavorativa per<br />
valutare la presenza di malattie professionali (pneumopatie interstiziali, malattie da stress...).<br />
L’ANAMNESI PATOLOGICA REMOTA consente di valutare tutte le pato<strong>lo</strong>gie di cui il pz ha<br />
sofferto in passato, a partire dalla nascita, come le malattie esantematiche (morbil<strong>lo</strong>, varicella,<br />
rosolia), ipertensione arteriosa e diabete mellito, interventi chirurgici pregressi, evoluzione di una<br />
malattia ad esempio carcinoma epatocellulare da cirrosi epatica, cronicizzazione di una malattia o<br />
riacutizzazione di una malattia rimasta silente per molto tempo come la TBC e l’herpes zoster,<br />
traumi da incidenti domestici, lavorativi, stradali, con lesioni irreversibili e invalidanti.<br />
Inoltre, l’anamnesi farmaco<strong>lo</strong>gica consente di valutare la presenza di pato<strong>lo</strong>gie iatrogene da<br />
farmaci, come <strong>lo</strong> shock anafilattico, allergie a farmaci, ulcera peptica da abuso di FANS, colite<br />
pseudomembranosa da uso di antibiotici ad ampio spettro d’azione per lunghi periodi di tempo.<br />
L’ANAMNESI PATOLOGICA PROSSIMA consente di valutare i disturbi che hanno portato il<br />
pz all’osservazione del medico, utili per la diagnosi di orientamento o conferma.<br />
Dati Anamnestici Particolari<br />
<strong>La</strong> DIURESI <strong>è</strong> la quantità di urina emessa nelle 24 h che in condizioni normali <strong>è</strong> pari a ~ 1500 ml,<br />
che dipende dal flusso ematico renale (~ 1200 ml/min), filtrazione g<strong>lo</strong>merulare plasmatica (~ 125<br />
ml/min, fino a 180 litri/24 h), riassorbimento tubulare di H2O distinto in riassorbimento obbligatorio<br />
a livel<strong>lo</strong> del tubu<strong>lo</strong> renale prossimale attraverso un meccanismo osmotico favorito dal<br />
riassorbimento del Na + e riassorbimento facoltativo in base alle esigenze dell’organismo per<br />
azione dell’ormone antidiuretico ipofisario ADH.<br />
In caso di alterazioni di questi meccanismi si hanno alterazioni della diuresi quantitative, cio<strong>è</strong><br />
poliuria, oliguria e anuria:<br />
poliuria: > della diuresi, > 2000 ml, come in caso di diabete insipido con ipoincrezione di ADH<br />
da distruzione o disfunzione ipofisaria con poliuria grave, > 10 lt/24h, oppure da deficit del<br />
riassorbimento tubulare di liquidi come in caso di diabete mellito, g<strong>lo</strong>meru<strong>lo</strong>nefrite cronica, rene<br />
policistico, uso di diuretici con azione diretta sui tubuli renali, ripresa della diuresi dopo una fase di<br />
anuria da uropatia ostruttiva con poliuria pari a 5-6 lt/24 h.<br />
oliguria: < della diuresi/24 h, pari a 300-400 ml/24 h.<br />
anuria: arresto completo della diuresi (< 100 ml) che differisce dalla ritenzione urinaria cio<strong>è</strong><br />
incapacità di svuotare la vescica da ostaco<strong>lo</strong> vescicale o uretrale o deficit del musco<strong>lo</strong> detrusore<br />
con conseguente g<strong>lo</strong>bo vescicale ed emissione di urine con il catetere vescicale.<br />
L’oligo-anuria possono essere dovute a cause pre-renali, renali e post-renali:<br />
cause pre-renali o funzionali: insufficienza della circolazione sistemica con ipotensione arteriosa,<br />
come in caso di shock ipovolemico, tossico o cardiogenico, grave perdita ematica o idroelettrolitica<br />
da emorragie, ustioni gravi ed estese, vomito, diarrea, sudorazione profusa, oppure < apporto di<br />
liquidi e vasocostrizione renale da farmaci.<br />
cause renali o organiche: necrosi corticale o tubulare, ischemia renale, farmaci nefrotossici...<br />
cause post-renali o ostruttive: ipertrofia prostatica benigna con stenosi uretrale, ostruzione<br />
ureterale da calcoli o compressione estrinseca da tumori retroperitoneali, linfoadenopatie.<br />
<strong>La</strong> MINZIONE <strong>è</strong> l’atto fisio<strong>lo</strong>gico che consente l’eliminazione dell’urina accumulatasi nella vescica<br />
con eliminazione di ~ 300 cc di urina ad ogni minzione.<br />
Tra le Alterazioni Qualitative della Minzione abbiamo:<br />
disuria: difficoltà generica della minzione.<br />
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stranguria: minzione do<strong>lo</strong>rosa distinta in stranguria iniziale se il do<strong>lo</strong>re precede l’emissione di<br />
urina tipica delle cistiti del col<strong>lo</strong> della vescica, e stranguria terminale con do<strong>lo</strong>re alla fine della<br />
minzione tipica delle cistiti diffuse seguita da tenesmo vescicale con sensazione di urgente<br />
desiderio di urinare al termine della minzione precedente, dovuto a contrattura do<strong>lo</strong>rosa del<br />
detrusore vescicale, dovuta a uretrite, cistite, prostatite, stenosi uretrale, calco<strong>lo</strong>si vescicale.<br />
pollachiuria: > della frequenza delle minzioni fino a 9-10 volte al giorno, senza variazioni del<br />
volume urinario, come in caso di gravidanza, cistiti, prostatiti, calco<strong>lo</strong>si vescicale, oppure<br />
pollachiuria da stimolazione vescicale per contiguità, in genere da ipertrofia prostatica, tumori<br />
dell’utero, ovaio, prolasso uterino con cistocele, neoplasie rettali, ascessi pararettali ed<br />
emorroidi, pollachiuria di origine psichica.<br />
nicturia: emissione notturna di urine in quantità maggiore rispetto al giorno da ipertrofia<br />
prostatica, IRC, insufficienza cardiocircolatoria.<br />
enuresi: minzione invo<strong>lo</strong>ntaria e completa durante il sonno (REM), normale nei bambini fino al<br />
5° anno di età, poi può essere considerato pato<strong>lo</strong>gico, forse legato a fattori psichici, ritardata<br />
maturazione delle strutture neuromuscolari dell’apparato urinario per alterazioni anatomiche,<br />
come in caso di schisi vertebrale, spina bifida, fimosi, balaniti, oppure da cause ormonali con<br />
alterazioni del ritmo circadiano dell’ADH...<br />
incontinenza urinaria: emissione invo<strong>lo</strong>ntaria di urina in tempi e luoghi inappropriati con<br />
perdita della capacità di control<strong>lo</strong> del riflesso della minzione e problemi igienico-sociali, distinta in<br />
incontinenza da sforzo, da urgenza, riflessa e da sovradistensione con rigurgito.<br />
iscuria: ritenzione cronica di urine con residuo vescicale al termine della minzione, come in caso<br />
di vescica neuro<strong>lo</strong>gica, pato<strong>lo</strong>gie prostatiche e stenosi uretrale. Si parla di iscuria paradossa in<br />
caso di emissione di urina goccia a goccia per rigurgito da vescica sovradistesa, in genere da<br />
ritenzione vescicale completa da pato<strong>lo</strong>gia ostruttiva.<br />
minzione imperiosa: improvviso e violento stimo<strong>lo</strong> alla minzione con emissione di urina e<br />
incapacità al control<strong>lo</strong>, come in caso di vescica neuro<strong>lo</strong>gica, prostatiti e uretriti.<br />
minzione interrotta: improvvisa interruzione della minzione da calco<strong>lo</strong>si con ostruzione del<br />
col<strong>lo</strong> vescicale o da altro corpo estraneo presente in vescica che occlude l’uretra.<br />
minzione in 2 tempi: emissione di urina in 2 tempi con rapida successione, caratterizzata da<br />
una fase di riempimento durante la contrazione del musco<strong>lo</strong> detrusore e una fase di svuotamento<br />
durante il rilasciamento del musco<strong>lo</strong> detrusore che determina un secondo stimo<strong>lo</strong> alla minzione,<br />
dovuta a divertico<strong>lo</strong> vescicale voluminoso, reflusso vescico-ureterale, adenoma prostatico con<br />
minzione al mattino per momentaneo esaurimento della contrazione vescicale.<br />
minzione a gocce: minzione do<strong>lo</strong>rosa con emissione di urina a gocce e non a getto, da<br />
affezione delle basse vie urinarie con difficoltà al<strong>lo</strong> svuotamento vescicale di tipo meccanico come<br />
in caso di stenosi uretrale, calco<strong>lo</strong>si vescicale, ipertrofia prostatica, oppure di tipo infiammatorio<br />
come in caso di cistite, prostatite, uretrite.<br />
tenesmo: sensazione di spasmo vescicale che persiste anche a vescica vuota oppure ad uno<br />
sforzo di stranguria, tipico della cistite o neoplasie vescicali, calco<strong>lo</strong>si vescicale e prostatica.<br />
sgocciolamento post-minzionale: perdita di alcune gocce di urina al termine della minzione,<br />
considerata normale se non ci sono anomalie del flusso urinario, dovuta a raccolta di urina<br />
nell’uretra bulbare al termine della minzione da incompleta azione del musco<strong>lo</strong> bulbocavernoso,<br />
per cui il pz <strong>è</strong> costretto a comprimere il perineo per far uscire le ultime gocce. Lo<br />
sgocciolamento può essere dovuto anche ad anomalie di contrazione del detrusore sia in caso di<br />
contrazione inefficace con residuo o una contrazione troppo efficace (post-contrazione) che dà al<br />
pz la sensazione falsa di svuotamento incompleta in genere associata ad instabilità del<br />
detrusore, raramente una ostruzione cervico-uretrale.<br />
modificazioni del getto:<br />
− morfo<strong>lo</strong>giche come la deviazione del getto verso un lato, getto diviso in 2, getto a spirale, dovute<br />
a malformazioni o processi pato<strong>lo</strong>gici in atto o pregressi, esito di uretroplastiche, ipospadia.<br />
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− quantitative: < del getto, getto filiforme, minzione a gocce, dovute a ostruzione cervico-uretrale<br />
da adenoma prostatico, sclerosi del col<strong>lo</strong>, stenosi dell’uretra o del meato, oppure a insufficiente<br />
forza espulsiva da ipotonia del detrusore.<br />
ematuria: emissione di sangue con le urine, distinta in macroscopica visibile ad occhio nudo e<br />
microscopica valutabile so<strong>lo</strong> con le indagini di laboratorio, in genere causata da litiasi renale<br />
(calcoli), cistite emorragica, sindrome nefrosica, tumori, ipertrofia prostatica in fase avanzata.<br />
Si fa una distinzione tra:<br />
− ematuria iniziale: si concentra nella fase iniziale del mitto spesso di origine uretrale o<br />
prostatica.<br />
− ematuria terminale: si concentra nella fase terminale del mitto spesso dovuta a pato<strong>lo</strong>gie a<br />
livel<strong>lo</strong> del col<strong>lo</strong> vescicale.<br />
− ematuria totale: origina dalla vescica o dalle vie urinarie superiori.<br />
piuria: presenza nelle urine di pus e leucociti > 100.000/h da uretrite, prostatite o vesciculite.<br />
pneumaturia: eliminazione di aria con le urine da fistola vescico-intestinale favorita dai<br />
rapporti anatomici tra sigma e parete vescicale.<br />
fecaluria: presenza di feci nelle urine, in genere da fistole co<strong>lo</strong>-vescicali.<br />
chiluria: presenza di linfa nelle urine dovuta a tumori retroperitoneali, traumi, TBC, filariasi,<br />
cause iatrogene, mentre si parla di chi<strong>lo</strong>rrea in caso di fistola tra vie linfatiche e uretra.<br />
Le urine sono lattescenti e spesso si ha ematuria con urine rosa.<br />
<strong>La</strong> TEMPERATURA CORPOREA in condizioni normali <strong>è</strong> pari a 36-37°C, quando > 37°C si parla<br />
di febbricola o febbre (> 38°C) con iperpiressia.<br />
<strong>La</strong> termogenesi dipende dalla attività del metabolismo cellulare.<br />
<strong>La</strong> temperatura corporea <strong>è</strong> regolata dall’attività di specifici centri ipotalamici stimolati da<br />
impulsi provenienti dalle terminazioni termiche della cute e dalle variazioni della temperatura<br />
del sangue. I centri termoregolatori devono mantenere la omeotermia in caso di:<br />
– variazione ipertermica: vasodilatazione cutanea e sudorazione, tachipnea e tachicardia, diretti<br />
a favorire la dispersione di ca<strong>lo</strong>re.<br />
– variazione ipotermica: vasocostrizione cutanea, > processi metabolici per via adrenalinica o<br />
tiroidea, intensa attività muscolare invo<strong>lo</strong>ntaria come in caso di brivido, tremore, orripilazione.<br />
<strong>La</strong> temperatura corporea può essere misurata con il termometro clinico a mercurio, graduato in<br />
gradi centigradi Celsius da 35°C a 42°C o mediante il termometro digitale, a livel<strong>lo</strong> ascellare o<br />
inguinale con va<strong>lo</strong>ri normali pari a 36-37°C, oppure a livel<strong>lo</strong> orale o rettale con temperatura ><br />
di 0,3-0,5°C rispetto ai precedenti.<br />
L’uso del termometro a mercurio tiene conto di vari fattori:<br />
– il termometro deve essere perfettamente tarato per ottenere la massima precisione.<br />
– la co<strong>lo</strong>nna di mercurio deve essere continua, senza interposizioni di bolle d’aria.<br />
– all’inizio della misurazione il mercurio deve essere contenuto completamente nel serbatoio<br />
del termometro.<br />
– non applicare borse calde o di ghiaccio in prossimità della zona dove avverrà la misurazione.<br />
– asciugare la cute eventualmente sudata prima della misurazione ascellare o inguinale.<br />
– il serbatoio del termometro deve essere a contatto con la cute per tutta la sua superficie, per<br />
cui <strong>è</strong> necessaria una buona adduzione del braccio o della coscia.<br />
– la misurazione non deve essere effettuata dopo esercizi fisici che determinano un > T°C.<br />
– il termometro deve essere lasciato in sede per 2-5-10 minuti a seconda del termometro usato.<br />
Le variazioni fisio<strong>lo</strong>giche della temperatura sono in rapporto con:<br />
– ritmo sonno-veglia: escursioni massime nelle h pomeridiane e minime nelle prime h del<br />
mattino. Il riposo determina una < <strong>dei</strong> processi metabolici e della produzione di ca<strong>lo</strong>re, mentre<br />
l’attività fisica, muscolare provocano un > T°C corporea.<br />
– cic<strong>lo</strong> mestruale mensile: va<strong>lo</strong>ri minimi durante il periodo mestruale e progressivo incremento<br />
nei 14 giorni successivi; al 15° giorno può essere registrato un brusco > della T°C corporea che<br />
può coincidere con l’ovulazione.<br />
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<strong>La</strong> Febbre <strong>è</strong> un disturbo della regolazione termica corporea con > produzione di ca<strong>lo</strong>re e <<br />
dispersione di ca<strong>lo</strong>re, dovuta a:<br />
stimolazione <strong>dei</strong> centri termoregolatori da sostanze piretogene esogene, come batteri e virus,<br />
o endogene ad es. da traumi, emolisi acuta (trasfusioni di sangue), IMA, con liberazione di<br />
mediatori chimici da parte <strong>dei</strong> monociti circolanti e macrofagi tissutali, soprattutto IL-1 che stimola<br />
la liberazione di PG che modulano la fx <strong>dei</strong> centri ipotalamici.<br />
deficit <strong>dei</strong> meccanismi periferici della termoregolazione da:<br />
─ difficoltà nella dispersione del ca<strong>lo</strong>re in un ambiente troppo caldo o per uso eccessivo di vestiti.<br />
─ ostaco<strong>lo</strong> alla sudorazione in soggetti che lavorano in ambienti caldo-umidi (minatori, fuochisti).<br />
─ eccessiva produzione di ca<strong>lo</strong>re da contratture muscolari come in caso di tetano.<br />
interessamento diretto <strong>dei</strong> centri ipotalamici: trauma cranico, emorragie cerebrali, encefaliti.<br />
<strong>La</strong> febbre può avere un esordio subacuto o acuto, brusco spesso preceduta da brividi in seguito a<br />
intensa attività muscolare nel tentativo di produrre ca<strong>lo</strong>re con tremori muscolari, sensazione di<br />
freddo, cute pallida con pelle d’oca. Dopo 10-30 min. la sensazione di freddo si attenua, compare un<br />
intenso ca<strong>lo</strong>re, la cute diventa rosea, poi rossa, soprattutto al volto, calda al termotatto con<br />
intensa sudorazione, tachicardia con > della frequenza del polso di 10 b/min per ogni °C di<br />
temperatura, anche se ci sono <strong>dei</strong> casi particolari: nell’influenza spesso si ha un modesto > della<br />
frequenza cardiaca rispetto all’> della T°C, nelle sepsi puerperali e nelle flebiti l’accelerazione del<br />
polso <strong>è</strong> precoce rispetto al picco febbrile e nettamente superiore alla norma, fino a 120 b/min a<br />
38°C, nelle miocarditi si ha un > del polso nettamente sproporzionato rispetto alla T°C, dato<br />
l’interessamento diretto del cuore.<br />
Inoltre, si può avere delirio in caso di iperpiressie nei bambini e alcolisti, da meningite, encefalite.<br />
<strong>La</strong> Risoluzione della febbre può avvenire:<br />
─ per crisi cio<strong>è</strong> per brusca caduta della T°C in seguito all’uso di antipiretici e antibiotici.<br />
─ per lisi cio<strong>è</strong> per lenta e progressiva < della T°C.<br />
Per la valutazione clinica della febbre possiamo considerare la Curva Termica cio<strong>è</strong> si riporta su un<br />
grafico la T°C misurata ogni 3-4 h durante il giorno e la notte: sulle ascisse (x) riportiamo le h e i<br />
giorni, sulle ordinate (y) riportiamo le T°C; ogni misurazione <strong>è</strong> segnata con un punto e la<br />
successione <strong>dei</strong> punti viene unita con una linea. In base alla curva termica possiamo distinguere:<br />
febbre continua: la T°C si mantiene costantemente elevata nelle 24 h con oscillazioni<br />
termiche non > 1°C, come in caso di polmonite.<br />
febbre remittente: oscillazione termica nelle 24h > 1°C, senza mai scendere a va<strong>lo</strong>ri normali.<br />
febbre intermittente: la T°C oscilla ampiamente nelle 24h come succede nelle setticemie, ad<br />
insorgenza brusca con brivido, sudorazione profusa e rapida caduta della T°C.<br />
Poi si fa una distinzione tra alcuni sottotipi:<br />
febbre ricorrente: febbre ad esordio brusco, continua per 3-4 gg, scompare improvvisamente,<br />
con apiressia per 3-4 gg (spirochetosi).<br />
febbre intermittente biquotidiana: 2 accessi febbrili e 2 cadute della T°C per crisi nelle 24h<br />
(sepsi gonococciche, leishmaniosi viscerale).<br />
febbre intermittente terzana: accessi febbrili a giorni alterni (malaria da Plasmodium vivax).<br />
febbre intermittente quaternana: accessi febbrili separati da 2 gg di apiressia (P. malariae).<br />
febbre intermittente quintana: accessi febbrili separati da 3 gg di apiressia (Rickettsie).<br />
febbre intermittente erratica: insorge in maniera brusca, in pieno benessere, dura ~ 24h (cistite).<br />
febbre ondulante: fasi di progressivo incremento e decremento della T°C della durata di 1 o più<br />
settimane. I periodi febbrili sono separati da fasi di apiressia (brucel<strong>lo</strong>si, linfoma di Hodgkin).<br />
<strong>La</strong> Risoluzione della febbre può avvenire:<br />
─ per crisi cio<strong>è</strong> per brusca caduta della T°C in seguito all’uso di antipiretici e antibiotici.<br />
─ per lisi cio<strong>è</strong> per lenta e progressiva < della T°C.<br />
I Sintomi che in genere si accompagnano alla febbre sono:<br />
─ brivido: spiccato in caso di sepsi, processi suppurativi, polmonite, malaria, emolisi acute o dopo<br />
iniezione e.v. di sostanze piretogene come in seguito a vaccinazione.<br />
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─ sudorazione di entità proporzionale alla febbre, rappresenta il principale meccanismo di<br />
dispersione del ca<strong>lo</strong>re. <strong>La</strong> sudorazione <strong>è</strong> profusa in caso di brucel<strong>lo</strong>si, TBC, setticemie…<br />
─ tachicardia con > della frequenza del polso di 10 b/min per ogni °C di temperatura, anche se ci<br />
sono <strong>dei</strong> casi particolari: nell’influenza spesso si ha un modesto > della frequenza cardiaca rispetto<br />
all’> della T°C, nelle sepsi puerperali e nelle flebiti l’accelerazione del polso <strong>è</strong> precoce rispetto al<br />
picco febbrile e nettamente superiore alla norma, fino a 120 b/min a 38°C, nelle miocarditi si ha un<br />
> del polso nettamente sproporzionato rispetto alla T°C, dato l’interessamento diretto del cuore.<br />
─ delirio: tipico delle iperpiressie nei bambini e alcolisti, meningiti ed encefaliti.<br />
<strong>La</strong> Febbricola <strong>è</strong> una febbre intermittente che non supera i 37,5°-37,8°C ma può persistere anche<br />
per lunghi periodi di tempo. Può manifestarsi in caso di:<br />
periodo periovulatorio (cic<strong>lo</strong> mestruale).<br />
neoplasie.<br />
TBC, pleurite, pericardite.<br />
febbricola di origine psicogena o ipertiroidea.<br />
L’Ipotermia <strong>è</strong> un abbassamento della T°C corporea al di sotto <strong>dei</strong> va<strong>lo</strong>ri normali, dovuta a:<br />
assideramento con T°C corporea che scende fino a 20-25°C con < del polso, fino ad alterazioni<br />
del<strong>lo</strong> stato di coscienza, coma e morte del pz nel giro di poco tempo.<br />
algidismo cio<strong>è</strong> ipotermia di origine endogena da collasso cardiocircolatorio con pal<strong>lo</strong>re, cute<br />
fredda e sudata, spiccata < T°C alle estremità (mani e piedi).<br />
ipotermia da rallentamento <strong>dei</strong> processi metabolici e ridotta produzione endogena di ca<strong>lo</strong>re, come<br />
succede in caso di ipotiroidismo (mixedema), insufficienza surrenalica (morbo di Addison)…<br />
Ricordiamo che in alcune situazioni si hanno variazioni distrettuali della T°C corporea apprezzabili<br />
al termotatto confrontando la zona interessata con quella simmetrica controlaterale oppure mediante<br />
termometri termoelettrici sensibili e precisi. Possiamo avere ipotermie e ipertermie distrettuali:<br />
─ ipotermie distrettuali: da occlusione embolica o trombotica di un’arteria di un arto, morbo di<br />
Raynaud con ipotermia alle mani, piedi, punta del naso, <strong>lo</strong>bi auricolari da crisi acroasfittiche,<br />
ipotermia da acrocianosi da ristagno <strong>lo</strong>cale di sangue venoso con co<strong>lo</strong>re bluastro alle estremità.<br />
─ ipertermie distrettuali: da iperafflusso di sangue arterioso nei tessuti superficiali o in distretti<br />
contigui, come in caso di adenoma tossico della tiroide o gozzo di Basedow con ipertermia al col<strong>lo</strong>,<br />
erisipela con infiammazione dermo-epidermica, sinusite, ipertermia rettale da processi infiammatori<br />
del picco<strong>lo</strong> bacino, vampate di ca<strong>lo</strong>re tipiche della menopausa.<br />
L’EDEMA <strong>è</strong> un accumu<strong>lo</strong> pato<strong>lo</strong>gico di liquidi negli spazi interstiziali, mentre l’Anasarca <strong>è</strong> un<br />
edema generalizzato con versamento trasudatizio nelle cavità sierose, pleure, pericardio e peritoneo.<br />
In condizioni normali attraverso la membrana endoteliale <strong>dei</strong> capillari filtrano so<strong>lo</strong> l’acqua e gli<br />
elettroliti con equilibrio tra le concentrazioni idrosaline del sangue e spazi interstiziali.<br />
<strong>La</strong> regolazione degli scambi idroelettrolitici a livel<strong>lo</strong> capillare si deve all’equilibrio tra P<br />
idrostatica intracapillare che tende ad espellere l’acqua dal compartimento vascolare a quel<strong>lo</strong><br />
interstiziale e la P oncotica o col<strong>lo</strong>idosmotica che tende a trattenere l’acqua all’interno <strong>dei</strong> vasi<br />
(forze di Starling). Infatti, normalmente sul versante arterioso <strong>dei</strong> capillari la P idrostatica <strong>è</strong> pari a<br />
50 mmHg ed <strong>è</strong> > P col<strong>lo</strong>idosmotica pari a 30 mmHg favorendo la fuoriuscita di liquidi dal<br />
compartimento vascolare negli spazi interstiziali, mentre sul versante venoso <strong>dei</strong> capillari la P<br />
idrostatica <strong>è</strong> pari a 12 mmHg ed <strong>è</strong> < P col<strong>lo</strong>idosmotica pari a 30 mmHg con passaggio di liquidi<br />
dagli spazi interstiziali all’interno <strong>dei</strong> capillari.<br />
Il deflusso o drenaggio <strong>dei</strong> liquidi dagli spazi interstiziali <strong>è</strong> favorito dalla circolazione linfatica.<br />
Dal punto di vista Clinico si fa una distinzione tra edema generalizzato e circoscritto o distrettuale.<br />
L’Edema Generalizzato <strong>è</strong> caratterizzato dall’accumu<strong>lo</strong> di liquidi in tutti gli interstizi<br />
dell’organismo, soprattutto a livel<strong>lo</strong> del tessuto connettivo sottocutaneo con edema di intensità<br />
variabile dalla lieve ritenzione di liquidi, alla distensione enorme del tessuto sottocutaneo con<br />
cute assottigliata, lucente, fredda al termotatto, fino a screpolature da cui fuoriescono i liquidi.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Le sedi più colpite sono le palpebre, arti inferiori, regione <strong>lo</strong>mbo-sacrale e genitali esterni: in<br />
genere l’edema <strong>è</strong> di consistenza molle nelle forme recenti con tipica impronta o segno della fovea<br />
alla digito-pressione con spostamento del liquido nei tessuti vicini, di consistenza dura nelle<br />
forme croniche.<br />
L’edema generalizzato in genere <strong>è</strong> dovuto a:<br />
scompenso cardiaco con edema più o meno associato a dispnea da sforzo e turgore delle<br />
giugulari a causa dell’ostaco<strong>lo</strong> al ritorno venoso nel cuore dx con stasi a livel<strong>lo</strong> del<strong>lo</strong> sbocco<br />
delle vene cave, con edemi declivi al dorso <strong>dei</strong> piedi, malleoli, regioni pretiabili, sacro e parte<br />
interna delle cosce.<br />
cirrosi epatica con deficit della produzione dell’albumina da parte delle cellule epatiche con<br />
conseguente < P oncotica (ipoonchia) e trasudazione di liquido interstiziale.<br />
g<strong>lo</strong>meru<strong>lo</strong>nefrosi con perdita di grandi quantità di albumina con le urine (albuminuria) e < P<br />
oncotica.<br />
L’Edema Circoscritto o Distrettuale in genere si deve a pato<strong>lo</strong>gie circoscritte al territorio<br />
colpito, come in caso di asportazione di linfonodi colpiti da metastasi, ad es. edema degli arti<br />
superiori in seguito a linfadenectomia ascellare in una pz con metastasi da carcinoma<br />
mammario (linfedema) oppure edema da stasi venosa per ostruzione del ritorno venoso da<br />
trombosi o compressione ab estrinseco, come in caso di ipertensione portale da ostaco<strong>lo</strong> postepatico<br />
tipica della Sindrome di Budd-Chiari dovuta a trombosi delle vene cave sovraepatiche, per<br />
cui il sangue venoso raggiunge il fegato mediante la vena porta ma, a causa dell’ostaco<strong>lo</strong> postepatico,<br />
non riesce a defluire determinando fegato da stasi con epatomegalia notevole, ascite,<br />
ipertensione venosa femorale e circoli collaterali addominali cava-cava. L’ipertensione portale<br />
post-epatica può essere dovuta anche a pericardite costrittiva con deflusso del sangue dal fegato ma<br />
stasi nella V.C.S. per difficoltà di scarico nell’atrio dx del cuore con edema, varici agli arti<br />
inferiori ed ectasie venose della parete addominale.<br />
Inoltre, abbiamo la sindrome della vena cava superiore spesso dovuta ad un tumore mediastinico<br />
con compressione della vena cava superiore e difficoltà di scarico del sangue nell’atrio dx, con<br />
tipico edema a mantellina che interessa gli arti superiori, parte alta della parete toracica, col<strong>lo</strong> e<br />
volto, associata a cianosi, dilatazione e ipertensione delle vene della testa e del col<strong>lo</strong>, braccio e<br />
avambraccio. Inoltre, nelle regioni superiori del torace compaiono <strong>dei</strong> reticoli venosi che tendono a<br />
scaricare il sangue dal territorio della V.C.S al territorio della V.C.I. attraverso le vene<br />
mammarie ed epigastriche.<br />
<strong>La</strong> sensazione di SETE viene regolata a livel<strong>lo</strong> <strong>dei</strong> centri diencefalici, può essere fisio<strong>lo</strong>gica o<br />
pato<strong>lo</strong>gica con sensazione continua di sete cio<strong>è</strong> polidipsia primitiva da deficit primitivo<br />
organico o funzionale <strong>dei</strong> centri diencefalici della sete e polidipsia secondaria a disidratazione<br />
cellulare, come in caso di scarsa ingestione di liquidi da malnutrizione oppure eccessiva perdita di<br />
liquidi attraverso vomito, diarrea o dissenteria, sudorazione profusa, ustioni gravi ed estese,<br />
emorragia massiva con shock ipovolemico, poliuria da deficit del riassorbimento tubulare<br />
(diabete insipido, diabete mellito, nefropatie croniche...).<br />
<strong>La</strong> sensazione di FAME (vs sazietà) <strong>è</strong> regolata dai centri ipotalamici che sono sensibili al livel<strong>lo</strong><br />
di glucosio nel sangue, infatti l’ipoglicemia stimola i centri ipotalamici con contrazioni<br />
gastriche da fame. Tra le condizioni pato<strong>lo</strong>giche abbiamo l’iperoressia, disappetenza e anoressia.<br />
L’iperoressia <strong>è</strong> una situazione caratterizzata da esaltata sensazione di fame dovuta a:<br />
– ipoglicemia da iperplasia o tumori funzionanti delle isole pancreatiche di <strong>La</strong>ngerhans.<br />
– lesioni nervose centrali da encefalite, meningite, tumori dell’ipotalamo o ipofisi<br />
(craniofaringiomi) con deficit <strong>dei</strong> centri della fame.<br />
– eccessiva perdita di materiali energetici da diabete mellito in seguito alla glicosuria.<br />
– incremento <strong>dei</strong> processi ossidativi da ipertiroidismo da morbo di Basedow o adenoma tossico.<br />
– disturbi del comportamento alimentare di natura psichica come la bulimia con prevalente<br />
consumo di carboidrati, dolci, indipendentemente dalla sensazione di fame o sazietà, a stomaco<br />
vuoto o tra un pasto e l’altro, con assunzione abbondante e rapida degli alimenti, in genere<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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seguita da condotte di eliminazione, soprattutto vomito autoindotto, abuso di diuretici, lassativi,<br />
ecco perch<strong>è</strong> in genere non si tratta di soggetti obesi.<br />
<strong>La</strong> disappetenza <strong>è</strong> la < del senso di appetito, fisio<strong>lo</strong>gica o da pato<strong>lo</strong>gie gastroenteriche.<br />
L’anoressia <strong>è</strong> la perdita totale dell’appetito associata a disgusto per i cibi, dovuta a:<br />
– gastroenteriti con anoressia acuta ma di breve durata.<br />
– epatite virale con comparsa di anoressia prolungata che insorge prima della fase itterica.<br />
– carcinoma gastrico con comparsa lenta e progressiva di anoressia, con disgusto tipico per la<br />
carne (sarcofobia) fino a ca<strong>lo</strong> ponderale e anemia che configurano il quadro della cachessia.<br />
– gastrite cronica atrofica con anemia perniciosa.<br />
– cirrosi epatica.<br />
– anoressia nervosa: disturbo del comportamento alimentare di natura psicogena, tipica di<br />
soggetti di sesso F con età 14-18 anni, caratterizzata da un’alterata percezione della propria<br />
immagine corporea in cui la pz si vede deformata o grassa e cerca di modificare il proprio peso<br />
corporeo attraverso il dimagrimento, fino a raggiungere un peso corporeo < 85% rispetto alla<br />
norma, con distinzione tra sottotipo con restrizione alimentare parziale o totale e sottotipo con<br />
abbuffate e condotte di eliminazione, in cui la pz cerca rispettare una dieta rigorosa ma non ci<br />
riesce, cede all’impulso di mangiare con conseguente abbuffata, a cui segue il rituale di<br />
eliminazione del cibo mediante vomito autoindotto, abuso di lassativi o diuretici.<br />
Il PRURITO <strong>è</strong> un sintomo soggettivo molto fastidioso che può avere diversa origine:<br />
allergie: fattori chimico-fisici, come indumenti sintetici, detersivi, metalli, allergie alimentari<br />
(fragole), farmaci, puntura di insetti con comparsa dell’orticaria cio<strong>è</strong> lesione macu<strong>lo</strong>-papillare con<br />
prurito intenso in seguito al rilascio di istamina o sostanze istamino-simili a livel<strong>lo</strong> della cute.<br />
ritenzione di sali biliari da epatite, colelitiasi epatica, cirrosi, con prurito così intenso da favorire la<br />
comparsa di lesioni cutanee da grattamento ricoperte da sottili croste siero-ematiche.<br />
dermatiti: psoriasi, scabbia, pedicu<strong>lo</strong>si, tricomoniasi da Trichomonas vaginalis (prurito vulvare).<br />
diabete: prurito genitale da glicosuria.<br />
degenerazione del tessuto elastico cutaneo da senescenza.<br />
prurito di natura psicotica.<br />
Il SOSPIRO <strong>è</strong> una lenta, prolungata e profonda inspirazione accompagnata da un lieve<br />
restringimento delle corde vocali, tale da rendere l’inspirazione rumorosa.<br />
Il sospiro può osservarsi in condizioni normali in condizioni di particolari stati d’animo (tristezza)<br />
oppure in stati di ansia, angoscia, sindrome depressiva, ipossiemia cerebrale acuta, lipotimia e<br />
sincope per deficit dell’ossigenazione <strong>dei</strong> centri del respiro.<br />
Lo STARNUTO <strong>è</strong> un atto respiratorio invo<strong>lo</strong>ntario dovuto a irritazione meccanica o chimica della<br />
mucosa nasale, preceduto da un breve ma intenso prurito all’interno del naso, caratterizzato da<br />
inspirazione profonda seguita da una espirazione brusca e violenta a bocca chiusa, con getto d’aria<br />
che viene immesso in modo forzato nel rinofaringe e coane nasali che si aprono violentemente<br />
consentendo l’espulsione del materiale responsabile dell’irritazione associato al rumore<br />
caratteristico del<strong>lo</strong> starnuto. L’irritazione della mucosa nasale può essere dovuto a inalazione<br />
accidentale di polveri irritanti, rinite acuta o cronica, rino-congiuntivite allergica (pollini) con<br />
congestione nasale e congiuntivale, prurito intenso, lacrimazione e fotofobia, starnuti<br />
frequenti, rinorrea con abbondante secrezione nasale acquosa ricca di eosinofili.<br />
Lo SBADIGLIO <strong>è</strong> una inspirazione prolungata e lenta, eseguita a bocca aperta, associata a tipiche<br />
espressioni della mimica facciale e movimenti di distensione degli arti superiori sul tronco, seguita<br />
da una espirazione prolungata e rumorosa. Si osserva in condizioni di noia e stanchezza oppure<br />
nelle ipersonnie, lesioni del mesencefa<strong>lo</strong> di origine traumatica o vascolare.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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<strong>La</strong> VERTIGINE <strong>è</strong> una sensazione di movimento rotatorio del corpo o degli oggetti circostanti che<br />
può determinare la caduta a terra del soggetto, distinta in:<br />
vertigine labirintica: rappresenta il 90% di tutte le forme ed <strong>è</strong> una vertigine oggettiva periferica<br />
perché il pz vede gli oggetti girargli intorno, dovuta a otite virale, influenza, raffreddore comune.<br />
vertigine di origine nervosa centrale: detta vertigine soggettiva centrale perch<strong>è</strong> il pz ha la<br />
sensazione di girare intorno all’ambiente circostante, dovuta a neoplasie o lesioni vascolari del<br />
cervelletto, trauma (otorragia), lesione 8° nervo cranico da strepromicina (vestibolare e cocleare).<br />
<strong>La</strong> vertigine labirintica insorge in maniera brusca con sensazione di rotazione degli oggetti<br />
rispetto al corpo che costringe il pz a fermarsi e a chiudere gli occhi perch<strong>è</strong> ogni movimento<br />
aggrava la vertigine, fino a perdita dell’equilibrio con andatura ad ubriaco, caduta a terra<br />
senza perdita di coscienza, associati a manifestazioni neurovegetative e vasomotorie, cio<strong>è</strong><br />
nausea, vomito, pal<strong>lo</strong>re, sudorazione, ipotensione, ronzio auricolare e orecchio ovattato.<br />
<strong>La</strong> Vertigine di Meni<strong>è</strong>re (vestibolare) si deve a edema angioneurotico del labirinto con vertigini<br />
ad insorgenza brusca che possono durare h e manifestarsi per vari giorni consecutivi, precedute<br />
da rumori abnormi o tinniti, aggravata da sordità progressiva e ingravescente se non curata.<br />
All’Esame Obiettivo si valuta la presenza del nistagmo oculare, riflesso vestibo<strong>lo</strong>-ocu<strong>lo</strong>-motore<br />
caratterizzato da movimenti coordinati, invo<strong>lo</strong>ntari e ritmici <strong>dei</strong> g<strong>lo</strong>bi oculari costituito da una<br />
fase lenta in cui i g<strong>lo</strong>bi oculari si muovono orizzontalmente e lentamente verso un lato e una<br />
fase rapida in cui i g<strong>lo</strong>bi oculari ritornano rapidamente al punto di partenza. Per convenzione si<br />
dice che il nistagmo batte verso il lato della fase rapida, cio<strong>è</strong> verso l’orecchio che funziona<br />
meglio. Inoltre, si eseguono una serie di prove utili per la diagnosi:<br />
– prova di Romberg: il pz sta in posizione eretta, a piedi uniti e a occhi chiusi; in caso di<br />
vertigine labirintica si osserva che il pz inizia prima ad oscillare poi cade dal lato corrispondente<br />
alla fase lenta del nistagmo cio<strong>è</strong> dal lato dell’orecchio malato.<br />
– prova della marcia a stella: se il pz viene bendato si osserva che devia dal lato della lesione<br />
quando cammina in avanti e dal lato opposto quando cammina indietro.<br />
– prova delle braccia tese o di Baranay: il pz sta seduto senza appoggiare il dorso, tenendo gli<br />
occhi chiusi e le mani estese in avanti, e in caso di labirintite unilaterale le braccia tendono a<br />
deviare verso il labirinto malato.<br />
Le Vertigini Minori sono definite dal pz come sbandamenti di breve durata, senza i fenomeni<br />
rotatori e le altre manifestazioni tipiche della vertigine, che si manifestano passando dal<br />
clinostatismo all’ortostatismo, soprattutto nei soggetti affetti da anemia, ipertensione arteriosa,<br />
ipotensione ortostatica, aritmie cardiache, convalescenti.<br />
L’ASTENIA <strong>è</strong> una situazione di profonda debolezza con difficoltà ad eseguire anche uno sforzo<br />
fisico lieve o in condizioni di riposo, distinta in astenia muscolare e astenia nervosa.<br />
L’Astenia muscolare o miastenia può essere dovuta a:<br />
pseudoparalisi da deficit della trasmissione degli impulsi nervosi a livel<strong>lo</strong> delle placche<br />
motrici con interessamento della muscolatura scheletrica.<br />
brusca < [K + ] intracellulare, ad es. da morbo di Conn cio<strong>è</strong> iperaldosteronismo primitivo da tumore<br />
surrenale secernente aldosterone con perdita notevole di K + con le urine, ipokaliemia e deficit<br />
della [K + ] intracellulare, ritenzione di Na + con > [Na + ] intra ed extracellulare e iponatriemia,<br />
con astenia profonda, pseudoparalisi, ipertensione arteriosa, polidipsia, poliuria e alca<strong>lo</strong>si.<br />
malattie croniche e debilitanti, come infezioni croniche, neoplasie, malattie reumatiche…<br />
deficit del metabolismo glucidico nella fibre muscolari da diabete mellito.<br />
deficit del metabolismo ossidativo e apporto di O2 ai muscoli da anemia grave, collasso<br />
cardiocircolatorio, ipotensione arteriosa, ipertiroidismo o ipotiroidismo...<br />
L’Astenia Nervosa o nevrastenia si deve a pato<strong>lo</strong>gie del SNC in assenza di pato<strong>lo</strong>gie a carico<br />
dell’apparato muscolare, cio<strong>è</strong> paralisi progressiva dell’encefa<strong>lo</strong>, trauma cranico, conflitti<br />
psichici irrisolti, sindrome depressiva, con debolezza muscolare persistente associata spesso a<br />
<strong>sintomi</strong> psichici come depressione, ansia o angoscia, e a <strong>sintomi</strong> fisici come parestesie,<br />
sensibilità alla luce e rumori, stipsi, pollachiuria, cardiopalmo.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Il DOLORE <strong>è</strong> una manifestazione soggettiva che insorge in seguito alla stimolazione chimica o<br />
fisica <strong>dei</strong> recettori specifici del do<strong>lo</strong>re presenti nelle aree algogene del corpo o alla irritazione<br />
delle vie afferenti <strong>dei</strong> centri deputati alla sensibilità do<strong>lo</strong>rifica.<br />
<strong>La</strong> Via del Do<strong>lo</strong>re <strong>è</strong> costituita dal I, II e III neurone: il I neurone o neurone sensitivo primario<br />
si estende dalla periferia al corno posteriore della sostanza grigia del midol<strong>lo</strong> spinale, punto in<br />
cui origina il II neurone che giunge fino al talamo attraverso il tratto spino-talamico laterale,<br />
mentre il III neurone sale dal talamo alla corteccia sensoriale cerebrale.<br />
Possiamo fare una distinzione tra do<strong>lo</strong>re a topografia tronculare e do<strong>lo</strong>re a topografia radicolare in<br />
base alle strutture nervose interessate dalla stimolazione algogena.<br />
Il do<strong>lo</strong>re a topografia tronculare si verifica in seguito a stimolazione algogena di un tronco<br />
nervoso periferico (nervi di senso) in cui la zona superficiale dolente non corrisponde ad uno<br />
specifico dermatomero ma al territorio corrispondente al nervo colpito.<br />
Tra le Forme di do<strong>lo</strong>re a topografia tronculare abbiamo le nevralgie del trigemino, nevralgie<br />
intercostali, nevralgie da mono e polinevriti dovute a gravi disturbi delle sensibilità e motilità e la<br />
causalgia cio<strong>è</strong> una sindrome do<strong>lo</strong>rosa dovuta a lesione traumatica del nervo mediano con do<strong>lo</strong>re<br />
urente, insopportabile, cute della mano rosso-porpora, lucida, perennemente madida di sudore,<br />
alcune volte con eruzione di tipo erpetica.<br />
Il do<strong>lo</strong>re a topografia radicolare si verifica in seguito a stimolazione algogena di una o più<br />
radici spinali posteriori o <strong>dei</strong> gangli corrispondenti, con do<strong>lo</strong>re <strong>lo</strong>calizzato a livel<strong>lo</strong> <strong>dei</strong> dermatomeri,<br />
cervicali (C1-C7), toracici (T1-T12), <strong>lo</strong>mbari (L1-L5), sacrali (S1-S5), mentre a livel<strong>lo</strong> del volto il<br />
do<strong>lo</strong>re si deve a stimolazione della branca oftalmica, mascellare superiore e mandibolare del<br />
trigemino (V paio di nervi cranici).<br />
Tra le Forme tipiche di do<strong>lo</strong>re a topografia radicolare abbiamo:<br />
– herpes zoster: dovuto a compromissione virale di uno o più gangli radicolari con comparsa di<br />
do<strong>lo</strong>re folgorante ed eruzione vescicolare erpetica a livel<strong>lo</strong> di dermatomeri specifici, soprattutto<br />
T5-T10, e persistenza del do<strong>lo</strong>re per mesi o anni anche dopo la scomparsa dell’eruzione, per cui<br />
si parla di nevralgia post-herpetica.<br />
– neoplasie vertebrali, osteomalacia, osteoporosi, ernia del disco intervertebrale: il do<strong>lo</strong>re <strong>è</strong> dovuto<br />
a compressione delle radici spinali all’uscita dai forami vertebrali corrispondenti.<br />
– nevralgia del nervo sciatico (sciatalgia) da compressione di una radice spinale <strong>lo</strong>mbo-sacrale<br />
(L5-S1) a livel<strong>lo</strong> <strong>dei</strong> forami di uscita del canale vertebrale per ernia discale con do<strong>lo</strong>re<br />
esacerbato dai movimenti di flessione del tronco sugli arti inferiori estesi o dalla Manovra di<br />
<strong>La</strong>segue cio<strong>è</strong> pz <strong>è</strong> in decubito subito e si esegue la flessione degli arti inferiori estesi sul tronco.<br />
– cervicalgie da artrosi cervicale.<br />
– do<strong>lo</strong>re da irritazione del plesso brachiale: tipico del tumore dell’apice polmonare con Sindrome di<br />
Pancoast caratterizzata da parestesie, do<strong>lo</strong>re alla parete toracica e do<strong>lo</strong>re e ipotrofia muscolare<br />
alla spalla-braccio cio<strong>è</strong> nel territorio del nervo ulnare, compressione <strong>dei</strong> vasi succlavi con stasi di<br />
sangue, sindrome di Claude-Bernard-Horner da interessamento del simpatico cervicale con miosi,<br />
ptosi palpebrale, enoftalmo, vampate e cute secca nel viso omolaterale alla lesione.<br />
– do<strong>lo</strong>re riferito di tipo radicolare: dovute a sofferenza di visceri interni (IMA, angina...).<br />
Inoltre, possiamo fare una distinzione tra do<strong>lo</strong>re somatico e viscerale.<br />
Il DOLORE SOMATICO deriva da strutture innervate dai nervi somatici, come la cute, muscoli,<br />
articolazioni, o dai nervi frenici, sottoposti a vari stimoli algogeni come la pressione, trazione,<br />
taglio, frizione, puntura, ustioni e lesioni necrotiche.<br />
Il do<strong>lo</strong>re somatico si avverte in sede superficiale a livel<strong>lo</strong> cutaneo-muscolare ed <strong>è</strong> ben <strong>lo</strong>calizzato in<br />
un punto o area precisa perché c’<strong>è</strong> corrispondenza tra sede di insorgenza e sede di proiezione del<br />
do<strong>lo</strong>re (bidimensionale). Inoltre, il do<strong>lo</strong>re somatico <strong>è</strong> di tipo puntorio, trafittivo, urente, fulminante<br />
(qualità), di intensità massima in caso di perforazione, nevralgia, variabile in base al decubito o<br />
posizione assunta dal pz (postura), associato a rigidità muscolare riflessa e difesa muscolare e a<br />
manifestazioni vegetative cio<strong>è</strong> pal<strong>lo</strong>re, sudorazione, ipotensione arteriosa, tachicardia...<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Il DOLORE VISCERALE deriva da strutture innervate da fibre simpatiche e parasimpatiche<br />
sottoposti a vari stimoli algogeni come la compressione, distensione, contrazione e spasmo della<br />
muscolatura viscerale, irritazione chimica della mucosa viscerale.<br />
Il do<strong>lo</strong>re viscerale <strong>è</strong> difficile da <strong>lo</strong>calizzare perché non c’<strong>è</strong> una precisa corrispondenza tra sede di<br />
insorgenza e proiezione del do<strong>lo</strong>re (distribuzione), spesso descritto in maniera vaga dal pz,<br />
profondo, diffuso, tridimensionale. Inoltre, il do<strong>lo</strong>re viscerale può essere di tipo sordo, ottuso o<br />
compressivo di intensità variabile, ta<strong>lo</strong>ra sottoforma di crisi do<strong>lo</strong>rosa da spasmo o colica con<br />
tendenza del pz a piegarsi su se stesso, in genere associato a turbe neurovegetative, cio<strong>è</strong> nausea,<br />
vomito, sudorazione, vertigini, agitazione, ipotensione o ipertensione arteriosa, alterazioni del<br />
polso e respiro, reazione di difesa con contrazione <strong>dei</strong> muscoli della parete addominale sovrastante<br />
il viscere, da riflessi viscero-viscerali, come in caso di co<strong>lo</strong>n spastico nella colica biliare.<br />
Il Do<strong>lo</strong>re Riferito si manifesta in una zona del corpo anche a notevole distanza dall’organo<br />
colpito dall’impulso algogeno, meglio <strong>lo</strong>calizzabile rispetto al do<strong>lo</strong>re viscerale (IMA).<br />
Dal punto di vista CLINICO si fa una distinzione tra vari tipi di do<strong>lo</strong>re:<br />
– do<strong>lo</strong>re gravativo con senso di peso nella parte colpita, come in caso di esofagite da RGE,<br />
colangite acuta non suppurativa, idaditosi epatica da Echinococco granu<strong>lo</strong>sis (cisti epatica),<br />
adenoma epatocellulare, carcinoma del retto.<br />
– do<strong>lo</strong>re tensivo da distensione di un viscere ad es. da carcinoma gastrico e polmonare.<br />
– do<strong>lo</strong>re costrittivo come in caso di ulcera duodenale.<br />
– do<strong>lo</strong>re crampiforme: da spasmo <strong>dei</strong> muscoli del viscere, come succede in caso di una colica<br />
intestinale, occlusione intestinale, ulcera gastrica (do<strong>lo</strong>re puntorio), retto-colite ulcerosa,<br />
insufficienza vascolare cronica celiaco-mesenterica, embolia polmonare...<br />
– do<strong>lo</strong>re pulsante come nell’emicrania.<br />
– do<strong>lo</strong>re lancinante o trafittivo: pleurite (do<strong>lo</strong>re puntorio), pancreatite acuta.<br />
– do<strong>lo</strong>re urente: bruciore di natura f<strong>lo</strong>gistica, come nella bronchiolite, esofagite, lesioni<br />
esofagee da caustici, ulcera duodenale, morbo di Crohn o ileite terminale.<br />
– do<strong>lo</strong>re folgorante come in caso di Herpes zoster.<br />
– do<strong>lo</strong>re osteocopo da fratture ossee.<br />
Per quanto riguarda il Decorso e la Periodicità del Do<strong>lo</strong>re, possiamo fare una distinzione tra:<br />
– do<strong>lo</strong>re intermittente di tipo colico che > di intensità fino a raggiungere un picco massimo e poi<br />
decresce, mentre se ricompare si parla di do<strong>lo</strong>re ricorrente.<br />
– do<strong>lo</strong>re continuo: diverticolite, appendicite, peritonite e pancreatite acuta.<br />
– do<strong>lo</strong>re ingravescente cio<strong>è</strong> che > di intensità più o meno rapidamente come in caso di infarto,<br />
colica, esofagite di III grado sclero-cicatriziale.<br />
Inoltre, il do<strong>lo</strong>re può subire delle Variazioni in rapporto a varie Condizioni Fisio<strong>lo</strong>giche:<br />
– digestione: in caso di ulcera gastrica il do<strong>lo</strong>re insorge a stomaco pieno, mentre in caso di ulcera<br />
duodenale il do<strong>lo</strong>re insorge a stomaco vuoto.<br />
– atti respiratori: il do<strong>lo</strong>re <strong>è</strong> influenzato dalla respirazione profonda e dalla tosse (pleurite).<br />
– minzione: comparsa del do<strong>lo</strong>re prima o durante la minzione (stranguria).<br />
– posizione o decubito del pz.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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ESAME OBIETTIVO GENERALE<br />
L’Esame Obiettivo rappresenta la 2^ fase dell’esame clinico, dopo l’anamnesi, consentendo <strong>lo</strong><br />
<strong>studio</strong> <strong>dei</strong> <strong>segni</strong> obiettivi attraverso 4 fasi cio<strong>è</strong> Ispezione, Percussione, Palpazione e Auscultazione.<br />
Facies<br />
<strong>La</strong> Facies indica l’aspetto e le caratteristiche del volto che consentono di distinguere gli<br />
individui in base alla razza, sesso, età, caratteristiche eredo-costituzionali, oltre che di valutare<br />
particolari stati d’animo come la gioia, tristezza, paura, ansia e sofferenza.<br />
Le Modificazioni della facies possono essere dovute a varie cause:<br />
alterazioni scheletriche:<br />
– facies acondroplastica caratterizzata da sproporzione fra fronte e volto con fronte sporgente e<br />
convessa, radice del naso infossata, naso corto e tozzo, coane dirette in avanti anziché in basso.<br />
– facies acromegalica: dovuta a iperincrezione dell’ormone somatotropo (STH), ad esempio da<br />
adenoma dell’ipofisi nell’adulto dove il processo di crescita <strong>è</strong> già terminato, con eccessivo sviluppo<br />
della mandibola e massiccio facciale con conseguente diradamento <strong>dei</strong> denti, sporgenza delle<br />
bozze frontali, arcate sopraciliari e zigomi ben sviluppati, naso grosso e tozzo, labbra carnose,<br />
ingrossate (tumide) e > volume degli organi cavi o macrosplancnia.<br />
– facies adenoidea in genere da ipertrofia della tonsilla faringea o adenoidi con coane nasali<br />
ristrette, per cui il pz respira con la bocca e non con il naso, determinando col passare del tempo<br />
una deformazione caratteristica con naso sottile e allungato, prognatismo cio<strong>è</strong> deformazione del<br />
palato duro che si presenta ristretto e allungato, detto palato ogivale, con sporgenza anteriore<br />
del labbro e arcata dentaria superiore (labbro a tapiro) con bocca perennemente socchiusa e<br />
incisivi superiori sporgenti, espressione del volto assente o meravigliata.<br />
– facies orienta<strong>lo</strong>ide tipica della talassemia major da produzione di Hb fetale (HbF) con anemia<br />
e alterazioni ossee a livel<strong>lo</strong> cranico con turricefalia cio<strong>è</strong> eccessivo sviluppo verticale della parte<br />
anteriore del cranio, curvatura della fronte, infossamento della radice del naso, zigomi<br />
sporgenti, occhi a mandorla...<br />
alterazioni <strong>dei</strong> tessuti superficiali:<br />
– facies ippocratica dovuta a disidratazione severa, con occhi cerchiati e infossati, labbra aride,<br />
naso affilato, mento e zigomi sporgenti, guance infossate (peritonite).<br />
– facies nefritica: edema in sede palpebrale e sottopalpebrale ricche di tessuto connettivo lasso.<br />
– facies mixedematosa: tipica <strong>dei</strong> pz con ipotiroidismo da tiroiditi acute e croniche, carcinoma<br />
tiroideo, tiroidectomia, con > sintesi di mucoproteine che hanno l’attitudine a trattenere l’acqua<br />
nei tessuti sottocutanei, determinando mixedema con cute ispessita, secca, disidratata, ruvida,<br />
pallido-giallastra, che interessa soprattutto il volto, col<strong>lo</strong>, tronco e arti inferiori. Il volto appare<br />
rotondeggiante, gonfio, rima palpebrale assottigliata con infossamento <strong>dei</strong> bulbi oculari, naso<br />
tozzo, labbra e lingua ingrossate (macrog<strong>lo</strong>ssia mixedematosa), riduzione della mimica facciale<br />
con pz apatico, voce rauca per interessamento delle corde vocali.<br />
– facies lunare o lunaris: tipica del morbo di Cushing da iperfunzionalità delle ghiandole<br />
surrenali con iperincrezione di cortiso<strong>lo</strong> e <strong>dei</strong> suoi derivati, per cui si ha obesità per una<br />
maggiore attività di sintesi <strong>dei</strong> lipidi, maggiore riassorbimento di Na + a livel<strong>lo</strong> dell’ansa di<br />
Henle (reni) e riassorbimento di liquidi che si accumulano negli interstizi, in particolare a livel<strong>lo</strong><br />
del tessuto sottocutaneo del volto che si presenta rotondeggiante, a luna piena, con rima labiale<br />
ristretta, a bocca di pesce, cute molto tesa, liscia, lucente, rosso-cianotica da polig<strong>lo</strong>bulia. <strong>La</strong><br />
facies lunare può essere dovuta anche a somministrazione di corticosteroidi ad alte dosi e per lunghi<br />
periodi di tempo, come nei pz affetti da LES o AR.<br />
alterazioni del co<strong>lo</strong>rito del volto:<br />
– facies polig<strong>lo</strong>bulinica: tipica della polig<strong>lo</strong>bulia primaria o morbo di Vaquez, malattia<br />
neoplastica mie<strong>lo</strong>proliferativa con iperproduzione <strong>dei</strong> g<strong>lo</strong>buli rossi, fino a 7-8 milioni/mm 3 ed<br />
Hb pari a 18 gr/dl caratterizzata da volto rosso-vinoso.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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– facies mitralica: tipica <strong>dei</strong> pz con stenosi della valvola mitrale con cianosi distrettuale degli<br />
zigomi, naso, labbra e mento, circondata da cute pallida dovuta a vasocostrizione da<br />
insufficienza cardiaca cronica.<br />
alterazioni muscolari:<br />
– facies parkinsoniana tipica del morbo di Parkinson con perdita della mimica del volto con<br />
espressione di stupore o di paura incongrui agli avvenimenti esterni.<br />
– facies miastenica: tipica della miastenia pseudoparalitica con ptosi palpebrale che costringe il<br />
pz a inclinare la testa all’indietro per vedere ciò che <strong>lo</strong> circonda e divergenza <strong>dei</strong> bulbi oculari che<br />
gli conferiscono un aspetto sonnolento.<br />
– facies tetanica da contrattura <strong>dei</strong> muscoli mimici facciali con riso sardonico da stiramento<br />
trasversale della rima labiale e delle rime palpebrali.<br />
alterazioni oculari:<br />
– facies basedowiana: tipica del morbo di Basedow con ipertiroidismo primitivo di natura<br />
autoimmunitaria e iperincrezione degli ormoni tiroi<strong>dei</strong> con esoftalmo bilaterale, retrazione<br />
della palpebra superiore da formazione di depositi di polisaccaridi in sede retrobulbare con<br />
espressione del volto che traspare inquietudine ed estrema mobilità della mimica facciale.<br />
alterazioni genetiche:<br />
– facies mongo<strong>lo</strong>ide: tipica <strong>dei</strong> bambini con sindrome di Down (trisomia 21) con occhi piccoli, a<br />
mandorla, epicanto cio<strong>è</strong> fusione tra ango<strong>lo</strong> mediale della palpebra superiore e inferiore, radice<br />
del naso piatta, testa piccola con occipite piatta, bocca aperta, lingua rugosa (scrotale).<br />
Costituzione, Statura, Stato di Nutrizione, Peso<br />
<strong>La</strong> Costituzione di un individuo dipende dalla statura, peso corporeo, circonferenza del torace e<br />
bacino, lunghezza degli arti, stato nutrizionale, in base ai quali possiamo fare una distinzione tra:<br />
soggetto normotipico-normosplancnico: si tratta di pz che presentano altezza e peso nella<br />
norma con sviluppo armonico delle varie parti del corpo e della massa muscolare.<br />
soggetto astenico o <strong>lo</strong>ngilineo-microsplancnico: si tratta di soggetti alti (1.90 m) con statura ><br />
rispetto alla apertura delle braccia, magri con peso ≤ 70 kg, Ø <strong>lo</strong>ngitudinali prevalenti su<br />
quelli trasversali con col<strong>lo</strong> e torace lunghi e stretti, bacino stretto e poco sviluppato, arti<br />
superiori prevalenti rispetto al tronco e arti inferiori prevalenti rispetto a quelli superiori,<br />
muscoli esili. Si tratta di pz predisposti a pato<strong>lo</strong>gie respiratorie, cio<strong>è</strong> asma, tracheo-bronchiti<br />
croniche con enfisema polmonare, pato<strong>lo</strong>gie gastroenteriche come l’ulcera gastrica.<br />
soggetto brachitipo-macrosplancnico: si tratta di soggetti bassi e peso superiore alla norma,<br />
robusti con muscolatura ben sviluppata, con Ø trasversali prevalenti su quelli <strong>lo</strong>ngitudinali,<br />
circonferenza toracica > alla metà della statura, col<strong>lo</strong> corto e tozzo, torace corto ma ampio,<br />
addome voluminoso, bacino largo. Sono soggetti predisposti a malattie cardiovascolari, cio<strong>è</strong><br />
aterosclerosi e ipertensione arteriosa, oppure diabete mellito di tipo II insulino-indipendente o<br />
f<strong>lo</strong>rido, tardivo, tipico <strong>dei</strong> soggetti obesi.<br />
Inoltre, in base alla statura si fa una distinzione tra nanismo con altezza ≤ 130 cm nell’uomo e 120<br />
cm nella donna, e gigantismo con altezza > 200 cm e lunghezza degli arti > a quella del tronco.<br />
Per valutare <strong>lo</strong> Stato di Nutrizione del pz dobbiamo considerare vari parametri, cio<strong>è</strong> rapporto<br />
peso/altezza (kg/m 2 ) o Indice di Massa Corporea (IMC), sviluppo del pannico<strong>lo</strong> adiposo<br />
sottocutaneo e sviluppo delle masse muscolari.<br />
Per Valutare <strong>lo</strong> Sviluppo del Pannico<strong>lo</strong> Adiposo Sottocutaneo si ricorre alla Ispezione e<br />
Palpazione mediante pinzamento della cute con indice e pollice, in modo da valutare la presenza<br />
e la quantità del tessuto adiposo a livel<strong>lo</strong> della plica cutanea, ottenendo 3 risposte diverse:<br />
– plica cutanea più o meno spessa, ~ 20-25 mm: lasciando la plica cutanea la cute si distende<br />
rapidamente ed agevolmente, il che indica uno stato di nutrizione normale.<br />
– plica cutanea sottile, < 10 mm: lasciando la plica cutanea la cute si distende lentamente,<br />
restando sollevata, il che indica uno stato di iponutrizione e disidratazione (pz magro).<br />
– plica cutanea molto spessa, > 30 mm: lasciando la plica la cute si distende molto rapidamente<br />
ed <strong>è</strong> lucente e tesa, il che indica uno stato di ipernutrizione come il pz obeso.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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<strong>La</strong> < del peso corporeo può determinare una situazione di dimagrimento o magrezza con < del<br />
tessuto adiposo oppure di cachessia con < del tessuto adiposo e masse muscolari. L’> del peso<br />
corporeo può derivare da un eccesso di tessuto adiposo o da un accumu<strong>lo</strong> di liquidi o edema.<br />
<strong>La</strong> Magrezza viene distinta in primaria o costituzionale e secondaria o pato<strong>lo</strong>gica.<br />
<strong>La</strong> magrezza primaria o costituzionale <strong>è</strong> tipica <strong>dei</strong> soggetti che, nonostante le perfette<br />
condizioni di salute, presentano un peso corporeo sempre < alla norma, forse per un<br />
metabolismo accelerato con smaltimento di tutto ciò che il soggetto assume con la dieta.<br />
<strong>La</strong> magrezza secondaria o pato<strong>lo</strong>gica può essere caratterizzata da perdita del tessuto adiposo<br />
e/o delle masse muscolari con cachessia, associata a:<br />
– dimagrimento con peso corporeo al di sotto della norma; in caso di cachessia si può avere la<br />
perdita del 25-50% del peso corporeo, fino a limiti ponderali di 25-30 kg per una statura media.<br />
– guance scavate da perdita della bolla adiposa di Bichat.<br />
– occhi infossati nelle cavità orbitarie da perdita del grasso retro-orbitario.<br />
– ossa sporgenti a livel<strong>lo</strong> del tronco e degli arti, in particolare sono evidenti le coste, scapole e le<br />
ali iliache associate ad addome escavato e perdita della massa muscolare della regione glutea.<br />
– arti assottigliati (scarni) per scomparsa del pannico<strong>lo</strong> adiposo e ipotrofia delle masse<br />
muscolari, con tipico assottigliamento delle cosce nelle regioni mediali superiori.<br />
– perdita del tessuto adiposo sottocutaneo con cute anelastica, non sollevabile in pliche,<br />
cascante o flaccida soprattutto a livel<strong>lo</strong> della regione mammaria e glutei.<br />
Dal punto di vista Ezio<strong>lo</strong>gico la cachessia può essere dovuta a varie cause con distinzione tra:<br />
cachessie da fame: digiuno prolungato o ipoalimentazione cronica con ipotermia, bradicardia,<br />
ipotensione arteriosa, ipoglicemia, ipocolesterolemia, alcune volte associata a notevole<br />
decalcificazione ossea (osteomalacia), deformazioni ossee e pseudofratture (Looser-Milkman).<br />
cachessie da malattie gravi, in fase terminale:<br />
– malattie croniche invalidanti, cirrosi epatica e tumori maligni.<br />
– malassorbimento da pancreatite cronica, morbo celiaco, fistole entero-enteriche con diarrea<br />
cronica e do<strong>lo</strong>re addominale crampiforme. Nella pancreatite cronica si ha una < secrezione<br />
enzimi pancreatici con mancata digestione di proteine, lipidi e glicidi, il morbo celiaco <strong>è</strong> una<br />
malattia congenita con intolleranza al glutine e protidi in generale, le fistole entero-enteriche<br />
sono tipiche delle enteriti croniche come il morbo di Crohn in cui il contenuto intestinale bypassa<br />
lunghi tratti intestinali passando attraverso la fistole nelle anse adiacenti.<br />
cachessie da causa endocrina:<br />
– diabete mellito di tipo I, insulino-dipendente o giovanile: diabete di origine pancreatica dovuto a<br />
distruzione delle cellule di <strong>La</strong>ngerhans e a ipoincrezione di insulina, con glicosuria,<br />
iperglicemia, scomparsa del tessuto adiposo e fusione delle masse muscolari.<br />
– ipertiroidismo da morbo di Basedow e adenoma tossico di Plummer con accelerato metabolismo<br />
generale e stato di profondo deperimento.<br />
– morbo di Simmonds: caratterizzato da cachessia gravissima dovuta a deficit dell’increzione<br />
dell’ormone somatotropo a livel<strong>lo</strong> ipofisario con ipoglicemia ed estrema sensibilità all’insulina,<br />
tipica delle lesioni distruttive dell’ipofisi, come succede nelle donne con grave emorragia da<br />
parto, collasso e necrosi ipofisaria, detta sindrome di Sheehan.<br />
cachessia di origine psichica: anoressia nervosa.<br />
L’Obesità <strong>è</strong> un accumu<strong>lo</strong> pato<strong>lo</strong>gico di tessuto adiposo nell’organismo con > del peso corporeo di<br />
oltre il 20% rispetto al peso corporeo ideale, in media pari a 120-130 Kg, fino a 180-190 Kg,<br />
raramente oltre 300-400 Kg, con distinzione tra obesità quantitativa e qualitativa o morfo<strong>lo</strong>gica.<br />
Dal punto di vista Quantitativo possiamo distinguere:<br />
obesità lieve: peso corporeo > al 20-50 % rispetto al peso ideale.<br />
obesità media: peso corporeo > al 50-100% rispetto al peso ideale.<br />
obesità grave: peso corporeo > al 100% rispetto al peso ideale.<br />
Dal punto di vista Qualitativo o Morfo<strong>lo</strong>gico si fa una distinzione tra:<br />
obesità androide: tipica degli uomini con accumu<strong>lo</strong> di tessuto adiposo nella metà superiore<br />
del corpo, cio<strong>è</strong> addome, spalle, viso, nuca, tronco.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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obesità ginoide: tipica delle donne con accumu<strong>lo</strong> di tessuto adiposo nella metà inferiore del<br />
corpo, cio<strong>è</strong> fianchi, glutei, cosce, monte di Venere, regione mammaria (ascelle, seno).<br />
<strong>La</strong> forma più frequente <strong>è</strong> l’obesità essenziale tipica di soggetti predisposti con anamnesi<br />
familiare +, associata a iperoressia per stimolazione <strong>dei</strong> centri della fame, poi abbiamo le obesità<br />
secondarie a varie condizioni pato<strong>lo</strong>giche:<br />
– Sindrome di Cushing (da adenoma basofi<strong>lo</strong> dell’ipofisi): caratterizzata da obesità androide, con<br />
accumu<strong>lo</strong> di grasso al volto con faccia lunare, cio<strong>è</strong> rotonda e gonfia, alla nuca e dorso con col<strong>lo</strong> a<br />
bufa<strong>lo</strong>, e alla radice degli arti superiori, mentre le regioni glutee e gli arti inferiori sono magri,<br />
associati a polig<strong>lo</strong>bulia con arrossamento del volto, strie purpuree e acne.<br />
– ipotiroidismo con obesità di tipo ginoide, iperinsulinismo da insulinoma con ipoglicemia cronica<br />
che stimola il centro della fame.<br />
– lesioni vascolari o neoplastiche del centro diencefalico della fame (craniofaringioma, adenoma ipofisi).<br />
– sindrome X metabolica con associazione tra obesità, ipertensione arteriosa, diabete mellito di<br />
tipo II, spesso complicata da iperdislipidemia e atero-arteriosclerosi.<br />
– obesità più o meno gravi si osservano durante la gravidanza, puerperio e menopausa.<br />
– bulimia nervosa, disturbo dell’alimentazione incontrollata (binge-eating disorder).<br />
All’Ispezione l’obesità <strong>è</strong> caratterizzata da:<br />
– pannico<strong>lo</strong> adiposo esuberante tale da mascherare le sporgenze ossee.<br />
– viso arrotondato con guance piene e doppio mento che tende a ricoprire il col<strong>lo</strong>.<br />
– accumu<strong>lo</strong> di tessuto adiposo evidente a livel<strong>lo</strong> delle prime vertebre toraciche, regione<br />
ascellare e mammaria.<br />
– addome g<strong>lo</strong>boso con pannico<strong>lo</strong> sottocutaneo sporgente a mo di grembiule al di sopra del pube.<br />
– dispnea anche per piccoli sforzi.<br />
– torpore psichico soprattutto nella Sindrome di Pickwick caratterizzata da accumu<strong>lo</strong> di tessuto<br />
adiposo nel mediastino antero-superiore con compressione <strong>dei</strong> tronchi venosi, cianosi e turgore<br />
delle giugulari, in cui il deficit del deflusso venoso sembra essere responsabile <strong>dei</strong> disturbi<br />
diencefalici con crisi narcolettiche, e turbe respiratorie con respiro periodico.<br />
Decubito<br />
Il Decubito <strong>è</strong> la posizione assunta dal pz a letto, distinto in:<br />
decubito indifferente: <strong>è</strong> la posizione assunta liberamente da un soggetto sano, senza<br />
difficoltà, variabile secondo le esigenze e la vo<strong>lo</strong>ntà.<br />
decubito preferito: <strong>è</strong> la posizione che il pz sceglie spontaneamente per ottenere sollievo, in<br />
genere per attenuare il do<strong>lo</strong>re, per cui si parla di decubito antalgico.<br />
decubito obbligato: in genere decubito supino con pz immobile nel letto perché le altre<br />
posizioni e i movimenti possono accentuare il do<strong>lo</strong>re, come nel caso di peritonite acuta, colica<br />
epatica, pancreatite acuta…<br />
decubito prono preferito (piegato, inchinato): in caso di coliche addominali di natura spastica.<br />
decubito laterale:<br />
– pleurite fibrinosa: il pz decombe sul lato sano poiché la P sull’emitorace colpito con<br />
l’avvicinamento <strong>dei</strong> foglietti pleurici aggrava il do<strong>lo</strong>re.<br />
– pleurite essudativa: il pz decombe sul lato del versamento per favorire le escursioni<br />
respiratorie dell’emitorace sano.<br />
– caverne o ascessi polmonari comunicanti con un bronco: il decubito laterale consente di<br />
impedire un continuo deflusso del materiale contenuto nelle cavità che determinerebbe<br />
fastidiosi accessi di tosse e di soffocazione, per cui il pz impara a regolare <strong>lo</strong> svuotamento della<br />
cavità polmonare variando la posizione.<br />
decubito ortopnoico: tipico <strong>dei</strong> pz con scompenso cardiaco congestizio, consente di alleviare la<br />
dispnea, il pz sta seduto nel letto con le gambe penzo<strong>lo</strong>ni, appoggiato alla sponda con le braccia<br />
estese per facilitare le escursioni respiratorie del torace e del diaframma, favorendo l’intervento<br />
<strong>dei</strong> muscoli ausiliari della respirazione cio<strong>è</strong> muscoli scaleni e sterno-cleidomastoi<strong>dei</strong>.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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posizione di Blechman cio<strong>è</strong> pz seduto sul letto con ginocchia flesse e tronco fortemente<br />
piegato in avanti e la posizione genupettorale (preghiera maomettana) sono tipiche <strong>dei</strong> pz affetti<br />
da versamento pericardico massivo nel tentativo di far raccogliere anteriormente il liquido<br />
contenuto nel pericardio e facilitare <strong>lo</strong> svuotamento delle vene cave nell’atrio dx.<br />
decubito a cane di fucile cio<strong>è</strong> testa estesa sul tronco, cosce flesse sull’addome e gambe flesse<br />
sulle cosce, tipica della meningite per evitare il do<strong>lo</strong>re da ipertonia <strong>dei</strong> muscoli dorsali e da<br />
stiramento delle radici spinali <strong>lo</strong>mbo-sacrali.<br />
decubito a rana: in caso di versamento ascitico il pz tiene gli arti inferiori semiflessi e separati<br />
con dorso sollevato per < la P sul diaframma e favorisce le escursioni respiratorie.<br />
Le Alterazioni della Stazione eretta e Deambulazione sono l’astasia e la disbasia.<br />
L’Astasia <strong>è</strong> l’impossibilità a mantenere la stazione eretta dovuta a grave debilitazione con<br />
ipotrofia muscolare o cause neuro<strong>lo</strong>giche, cio<strong>è</strong>:<br />
– astasia paralitica da compromissione delle vie piramidali o <strong>dei</strong> nervi motori.<br />
– astasia extrapiramidale nella corea.<br />
– astasia cerebellare da tumori mediani del cervelletto, aggravata dalla chiusura degli occhi.<br />
– astasia di G<strong>è</strong>lineau o cataplessia con improvvisa perdita del tono muscolare.<br />
<strong>La</strong> Disbasia <strong>è</strong> una deambulazione anormale dovuta a cause osteoarticolari, nervose o psichiche.<br />
Le disbasie osteoarticolari con claudicazione (andatura zoppicante) si manifestano in caso di:<br />
– do<strong>lo</strong>re intenso ad un arto inferiore con abbreviazione del tempo di carico sull’arto interessato.<br />
– malattie articolari dell’anca, ginocchio e piede come la lussazione dell’anca, coxa vara e<br />
varismo del ginocchio con andatura anserina (andatura dell’oca, ondulante).<br />
– accorciamento di un arto inferiore post-traumatico o poliomielitico con oscillazione del tronco<br />
in avanti durante la marcia.<br />
Le disbasie nervose sono caratterizzate da andatura o marcia patognomonica:<br />
– andatura falciante nella emiplegia, in cui l’arto paralitico viene lanciato esteso in avanti e<br />
ruota lateralmente all’asse del corpo.<br />
– marcia a piccoli passi nella paralisi pseudobulbare.<br />
– marcia a piccoli passi affrettati nel parkinsonismo che si complica con antero-pulsione in cui il<br />
pz tende a spostare la testa ed il tronco in avanti.<br />
– atassia cerebellare tipica delle sindromi cerebellari in cui il pz cammina a zig-zag, allargando<br />
la base di impianto come un ubriaco.<br />
– atassia spinale nelle sindromi tabetiche (tabe dorsale, polinevriti) in cui il pz cammina<br />
lanciando le gambe come un burattino e battendo i calcagni per avere la sensazione del<br />
contatto con il suo<strong>lo</strong>.<br />
– caduta del piede (steppage) in caso di paralisi del musco<strong>lo</strong> tibiale anteriore.<br />
– impossibilità a salire le scale in caso di paralisi del musco<strong>lo</strong> quadricipite.<br />
– impossibilità ad alzarsi dalla sedia in caso di paralisi <strong>dei</strong> muscoli glutei.<br />
– andatura anserina da paralisi <strong>dei</strong> muscoli picco<strong>lo</strong> e medio gluteo con il tipico pendolare delle<br />
anche, oppure da miopatie prossimali come la distrofia muscolare di Duchenne.<br />
– marcia a rana in cui il pz cammina a 4 zampe facendo forza sugli arti superiori.<br />
Le disbasie psichiche si osservano nei pz affetti da isterismo e schizofrenia.<br />
Il Sensorio <strong>è</strong> la valutazione del<strong>lo</strong> stato di coscienza del pz.<br />
In condizioni normali il soggetto <strong>è</strong> cosciente, lucido, vigile, sveglio.<br />
Lo stato ipnoide <strong>è</strong> uno stato intermedio tra coscienza e perdita di coscienza con alterazioni<br />
della lucidità o vigilanza, torpore, sopore cio<strong>è</strong> obnubilamento o ottundimento (sonnolenza) che<br />
si verifica normalmente nella fase di addormentamento con stato di dormiveglia oppure in caso<br />
di trauma cranico o coma iperglicemico da alterazione del metabolismo glucidico.<br />
Lo stato confusionale <strong>è</strong> una situazione in cui il pz non ricorda il suo nome, dove si trova, non<br />
riconosce i luoghi e le persone, non ricorda dove abita, la data, se <strong>è</strong> mattina, pomeriggio o sera,<br />
per cui presenta disorientamento temporo-spaziale, spesso non reagisce agli stimoli e non<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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isponde alle domande, oppure presenta un linguaggio sconnesso, disorganizzato,<br />
incomprensibile e incoerente, fino al coma nei casi più gravi con pz in stato vegetativo.<br />
Lo stato crepuscolare <strong>è</strong> un restringimento del campo di coscienza cio<strong>è</strong> il soggetto conserva so<strong>lo</strong><br />
alcuni eventi, idee o temi affettivi con o senza disorientamento temporo-spaziale, come succede<br />
nell’epilessia temporale o nell’isteria. Alcune volte uno stato crepuscolare di breve durata si<br />
manifesta in situazioni di stress molto intense come catastrofi, lutti, perico<strong>lo</strong> per la propria vita.<br />
Lo stato di delirium insorge in modo brusco con alterazione del<strong>lo</strong> stato di coscienza, confusione<br />
mentale, disorientamento temporo-spaziale, deficit della memoria e breve e lungo termine cio<strong>è</strong><br />
deficit della fissazione e rievocazione <strong>dei</strong> ricordi, alterazioni formali del pensiero con<br />
allentamento <strong>dei</strong> nessi associativi, fino a deliri di persecuzione, nocumento o riferimento,<br />
alterazioni della percezione con illusioni visive, uditive, tattili, cenestetiche..., mentre le<br />
allucinazioni (visive) sono più rare e si hanno nelle forme gravi.<br />
<strong>La</strong> Sincope <strong>è</strong> una improvvisa perdita di coscienza di breve durata con caduta a terra del pz di<br />
natura ipossica, vasodepressiva, cardiogena, ipoglicemica, epilettica.<br />
Il Coma <strong>è</strong> uno stato di sopore profondo con perdita della coscienza, parziale con stato<br />
semicomatoso o totale con stato comatoso profondo, associato a perdita della motilità vo<strong>lo</strong>ntaria e<br />
della sensibilità, mentre si ha la conservazione delle fx vegetative in modo più o meno completo.<br />
Dal punto di vista Eziopatogenetico si fa una distinzione tra:<br />
coma con rigidità nucale: <strong>è</strong> indice di irritazione meningea di natura infettiva cio<strong>è</strong> da<br />
meningo-encefalite o di natura vascolare come l’emorragia subaracnoidea.<br />
coma con <strong>segni</strong> neuro<strong>lo</strong>gici focali da trombosi, emorragia, embolia, traumi, tumori cerebrali.<br />
coma senza <strong>segni</strong> di rigidità nucale e <strong>segni</strong> neuro<strong>lo</strong>gici focali di natura metabolica o tossica.<br />
Il Coma di Natura Metabolica comprende il coma uremico, epatico, diabetico, ipoglicemico, da<br />
insufficienza surrenale e mixedematoso.<br />
Il Coma Uremico rappresenta la fase terminale dell’insufficienza renale bilaterale, non trattabile<br />
con emodialisi o dialisi peritoneale, con ritenzione delle scorie azotate. Il pz presenta il tipico alito<br />
urinoso ammoniacale, ipertensione arteriosa nefro-vascolare, mentre il laboratorio evidenzia ><br />
azotemia e creatininemia, albuminuria, < bicarbonati plasmatici da acidosi metabolica con<br />
respiro di Cheyne-Stokes caratterizzato da un progressivo > della frequenza respiratoria,<br />
alternato ad una progressiva < della frequenza respiratoria fino all’apnea con la CO2 ematica<br />
che stimola nuovamente il centro respiratorio, con un nuovo cic<strong>lo</strong>.<br />
Il Coma Epatico rappresenta la fase terminale dell’insufficienza epatica, caratterizzata dal tipico<br />
alito disgustoso detto foetor hepaticus, <strong>segni</strong> di epatopatia cio<strong>è</strong> ittero o subittero, ascite, circoli<br />
collaterali, iperammoniemia (ipertensione portale).<br />
Il Coma Diabetico viene distinto in 2 tipi:<br />
coma diabetico chetoacidoso nei pz con diabete mellito scompensato con tipico alito acetonico<br />
dovuto alla liberazione di acetone volatile attraverso la parete degli alveoli polmonari,<br />
disidratazione grave da poliuria, associati a iperglicemia (200-500 mg/dl), glicosuria,<br />
acetonuria, < bicarbonati plasmatici da acidosi metabolica con respiro grosso di Kussmaul<br />
caratterizzato da una profonda e rumorosa inspirazione, una pausa, una espirazione breve e una<br />
pausa post-espiratoria prolungata.<br />
coma diabetico iperosmolare: tipico del diabete mellito insulino-dipendente caratterizzato da<br />
iperglicemia fino a 2000 mg/dl da iperosmolarità plasmatica per ridotta utilizzazione di glucosio,<br />
glicosuria, senza cheto-acidosi e acetonuria.<br />
Il Coma Ipoglicemico si manifesta nei pz diabetici in trattamento con ipoglicemizzanti orali o<br />
con insulina, dovuto alla incapacità del soggetto di seguire la terapia dietetica e la terapia<br />
medica. Si manifesta con sudorazione profusa e ipoglicemia (< 50 mg/dl) ma <strong>lo</strong> stato comatoso si<br />
risolve rapidamente dopo somministrazione e.v. di 20-30 ml di soluzione glucosata al 20-30%.<br />
Il Coma da Insufficienza Surrenale <strong>è</strong> raro, come in caso di morbo di Addison non diagnosticato.<br />
Il Coma Mixedematoso <strong>è</strong> raro, come in caso di ipotiroidismo primitivo non diagnosticato.<br />
Il Coma di Natura Tossica comprende il coma ipercapnico, etilico, da oppio e derivati e CO.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Il Coma Ipercapnico si verifica nei pz con insufficienza respiratoria cronica, caratterizzato da<br />
cianosi soprattutto al volto e sul letto ungueale, acidosi respiratoria all’emogasanalisi con<br />
iperventilazione polmonare per stimolare i centri del respiro, tachicardia, vasodilatazione<br />
periferica, edema della papilla, <strong>segni</strong> di ipertensione endocranica fino al coma.<br />
Il Coma Etilico si manifesta nei soggetti che fanno abuso di bevande alcoliche.<br />
Il Coma da Oppio e derivati si manifesta nei tossicodipendenti con miosi serrata, drug test + con<br />
presenza della droga nelle urine.<br />
Il Coma da CO si deve alla perdita di CO da stufe, scarico di gas <strong>dei</strong> veicoli a scopo suicida...<br />
Dal punto di vista Clinico esiste una Classificazione in 4 stadi:<br />
stadio I o precoma: il pz reagisce a stimoli di una certa intensità, riesce a muovere la testa<br />
e/o gli arti, anche se in genere non riconosce le persone o gli oggetti, non risponde alle domande,<br />
non riesce a controllare gli sfinteri, per cui bisogna applicare il catetere vescicale per controllare<br />
la diuresi. Il riflesso della deglutizione <strong>è</strong> presente e il tono muscolare <strong>è</strong> conservato.<br />
stadio II o coma p.d.: il pz non reagisce più agli stimoli, conserva il riflesso pupillare e<br />
corneale, il respiro può essere ancora conservato o già alterato e il tono muscolare <strong>è</strong> diminuito.<br />
stadio III o coma profondo: i riflessi pupillare e corneale sono assenti, il tono muscolare e i<br />
riflessi osteo-tendinei sono aboliti e può comparire il segno di Babinski. Le fx vegetative sono<br />
alterate con respiro irregolare e alterazioni della T°C corporea con ipotermia o ipertermia.<br />
stadio IV (coma depassé): le funzioni vegetative sono assenti e la vita <strong>è</strong> possibile grazie alla<br />
respirazione assistita.<br />
Esame Obiettivo e Semeio<strong>lo</strong>gia dell’Apparato Linfoghiandolare<br />
L’Apparato Linfoghiandolare <strong>è</strong> costituito da stazioni linfonodali superficiali e profonde.<br />
Tra le Stazioni Linfonodali Superficiali abbiamo i linfonodi cervicali, sovraclaveari, ascellari e<br />
inguinali, poi i linfonodi epitrocleari (avambraccio), retroauricolari, preauricolari e sottomandibolari.<br />
I Linfonodi Cervicali sono distinti in:<br />
linfonodi latero-cervicali superficiali (4-5): situati sulla faccia esterna del musco<strong>lo</strong><br />
sternocleidomastoideo in rapporto con la vena giugulare esterna, drenano dall’orecchio e<br />
regione mastoidea e sono tributari <strong>dei</strong> linfonodi cervicali profondi.<br />
linfonodi latero-cervicali profondi (15-30): situati lungo la faccia interna del musco<strong>lo</strong><br />
sternocleido-mastoideo in rapporto con la vena giugulare interna, tra cui i linfonodi giugulari o<br />
giugu<strong>lo</strong>-caroti<strong>dei</strong> e i linfonodi del musco<strong>lo</strong> scaleno anteriore situati dietro l’inserzione clavicolare<br />
del musco<strong>lo</strong> sternocleidomastoideo, palpabili a livel<strong>lo</strong> della 1^ costa se si invita il pz ad eseguire un<br />
colpo di tosse, importanti in caso di metastasi da carcinoma dell’apice polmonare.<br />
linfonodi cervicali anteriori superficiali: lungo il decorso della vena giugulare anteriore.<br />
linfonodi cervicali anteriori profondi: linfonodi infraioi<strong>dei</strong> situati al davanti e sotto l’osso iode,<br />
linfonodi prelaringei davanti alla parte inferiore della laringe, linfonodi pretracheali sulla faccia<br />
anteriore della trachea, tra la tiroide e il tronco venoso brachicefalico sx, linfonodi paratracheali<br />
tra trachea ed esofago in rapporto con i nervi ricorrenti.<br />
I Linfonodi Sopraclaveari sono situati nella regione sovraclaveare, al di sopra del tratto medio<br />
della clavicola, profondamente, importanti in caso di metastasi da carcinoma dell’esofago,<br />
stomaco, polmoni... In genere i linfonodi sopraclaveari di dx drenano il torace, quelli di sx<br />
drenano dall’addome. Il segno di Troisier <strong>è</strong> una linfoadenopatia sovraclaveare sx da metastasi da<br />
carcinoma gastrico, oppure carcinoma della colecisti, reni, ovaie, testicoli, prostata.<br />
I Linfonodi Ascellari sono importanti in caso di metastasi da carcinoma mammario:<br />
linfonodi ascellari di I livel<strong>lo</strong> o inferiori posti all’esterno del margine inferiore del musco<strong>lo</strong> picco<strong>lo</strong><br />
pettorale, in n° di 12-16 linfonodi, corrispondenti ai linfonodi dell’arteria mammaria esterna.<br />
linfonodi ascellari di II livel<strong>lo</strong> o intermedi compresi tra il margine laterale e mediale del musco<strong>lo</strong><br />
picco<strong>lo</strong> pettorale e linfonodi interpettorali di Rotter.<br />
linfonodi ascellari di III livel<strong>lo</strong> o superiori posti a livel<strong>lo</strong> del margine supero-mediale del musco<strong>lo</strong><br />
picco<strong>lo</strong> pettorale, dove la vena ascellare diventa succlavia.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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I Linfonodi Inguinali sono <strong>lo</strong>calizzati nella regione inguinale, drenano dalla pelvi e genitali,<br />
insieme ai linfonodi retrocrurali situati anteriormente all’arteria iliaca esterna.<br />
Tra le Stazioni Linfonodali Profonde abbiamo i linfonodi mediastinici, <strong>lo</strong>mbo-aortici (preaortici,<br />
paraaortici e retroaortici), iliaci esterni e interni, mesenterici e pelvici.<br />
L’ESAME OBIETTIVO <strong>dei</strong> linfonodi si basa sull’ispezione e palpazione, ma in condizioni<br />
normali i linfonodi superficiali non sono apprezzabili né all’ispezione né alla palpazione.<br />
All’Ispezione bisogna valutare soprattutto il volume e forma <strong>dei</strong> linfonodi, sede interessata:<br />
volume <strong>dei</strong> linfonodi: in condizioni normali i linfonodi sono di piccole dimensioni, paragonabili<br />
ad una lenticchia, mentre in condizioni pato<strong>lo</strong>giche hanno dimensioni > 0,5 cm fino a 2-3 cm,<br />
come in caso di linfoadeniti acute o croniche, batteriche, virali, sarcoidosi, malattie<br />
linfoproliferative come leucemie e linfomi, metastasi tumorali…<br />
forma <strong>dei</strong> linfonodi: in condizioni normali hanno una forma fusata, a goccia, ovoidale, mentre in<br />
condizioni pato<strong>lo</strong>giche possono assumere una forma sferica, stellata o irregolarmente ovoidale.<br />
<strong>La</strong> Palpazione avviene con i polpastrelli delle dita eseguendo <strong>dei</strong> movimenti circolari attorno<br />
alla tumefazione, delicatamente, procedendo con una certa regolarità per evitare di saltare<br />
delle stazioni linfonodali valutando se si <strong>è</strong> avuto l’interessamento so<strong>lo</strong> della prima stazione<br />
linfonodale o di altri linfonodi, la confluenza in pacchetti linfonodali, oppure il salto della prima<br />
stazione linfonodale con interessamento <strong>dei</strong> linfonodi più a valle.<br />
<strong>La</strong> palpazione <strong>dei</strong> linfonodi può variare a seconda dell’area da esaminare, in particolare:<br />
─ palpazione <strong>dei</strong> linfonodi sovraclaveari: il pz deve essere in posizione seduta, procedendo dalla<br />
testa dell’omero fino al punto di inserzione del musco<strong>lo</strong> sternocleidomastoideo e musco<strong>lo</strong><br />
scaleno sulla 1^ costa lungo il margine interno della clavicola (segno di Troisier).<br />
─ palpazione <strong>dei</strong> linfonodi latero-cervicali: il pz sta in piedi o in posizione seduta e deve piegare<br />
la testa in avanti in modo da far rilassare i muscoli del col<strong>lo</strong>. L’esaminatore si pone davanti al<br />
pz ed esegue la palpazione procedendo lungo il margine interno ed esterno del musco<strong>lo</strong><br />
sternocleidomastoideo. Le linfoadenopatie latero-cervicali più importanti sono quelle da<br />
carcinoma della tiroide e rinofaringe.<br />
─ palpazione <strong>dei</strong> linfonodi ascellari: pz in posizione seduta con braccio al<strong>lo</strong>ntanato dal tronco<br />
per far rilassare i muscoli pettorali, si palpa dall’apice del cavo ascellare, discendendo lungo la<br />
parete, mediante <strong>dei</strong> movimenti a raggi multipli per palpare la parete toracica laterale.<br />
Le linfoadenopatie ascellari più importanti sono quelle da metastasi da carcinoma mammario.<br />
─ palpazione <strong>dei</strong> linfonodi inguinali: il pz sta in posizione supina con gambe flesse, l’esaminatore<br />
affonda la mano ad uncino nel cavo inguinale, mentre per palpare i linfonodi distribuiti lungo i<br />
vasi si invita il pz ad abdurre l’arto e si palpa lungo la faccia mediale della coscia.<br />
Le linfoadenopatie inguinali sono tipiche delle malattie veneree (sifilide) e neoplasie genitali.<br />
In presenza di una tumefazione linfonodale bisogna valutare:<br />
superficie <strong>dei</strong> linfonodi: liscia o irregolare in base all’interessamento della capsula linfonodale.<br />
consistenza <strong>dei</strong> linfonodi: normalmente i linfonodi sono di consistenza parenchimatosa tesoelastica<br />
come una piccola biglia di gomma, mentre in condizioni pato<strong>lo</strong>giche può essere:<br />
─ molle-elastica da linfoadeniti batteriche acute suppurative con colliquazione linfonodale.<br />
─ duro-elastica da malattie linfoproliferative come linfomi e leucemie, f<strong>lo</strong>gosi croniche<br />
granu<strong>lo</strong>matose, come sarcoidosi, TBC, lue.<br />
─ duro-lignea in caso di metastasi da carcinoma.<br />
do<strong>lo</strong>rabilità: i linfonodi sono dolenti in caso di linfoadenite acuta batterica o virale, come in<br />
caso di morbil<strong>lo</strong>, rosolia, toxoplasmosi, mononucleosi infettiva, mentre i linfonodi sono indolenti<br />
in caso di linfoadenopatie da linfomi, leucemie e metastasi.<br />
mobilità o fissità <strong>dei</strong> linfonodi rispetto ai piani superficiali e profondi: il linfonodo può essere fisso<br />
in caso di metastasi da carcinoma o linfoadenopatie infiammatorie in seguito a f<strong>lo</strong>gosi della<br />
capsula linfonodale che diventa fibrotica con fusione tra i linfonodi contigui, formazione di<br />
pacchetti linfonodali e infiammazione <strong>dei</strong> piani sovra e sottostanti. <strong>La</strong> fusione in pacchetti <strong>è</strong><br />
tipica delle linfoadenopatie croniche, ad es. TBC, lue, sarcoidosi, linfomi non Hodgkin ad alto<br />
grado di malignità, metastasi tumorali.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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lesioni della cute sovrastante i linfonodi: cute arrossata e calda in caso di infezioni acute<br />
batteriche (piogeni) o virali, rosso-violacea con fistolizzazione nella TBC, cute normale in caso<br />
di infiltrazione neoplastica <strong>dei</strong> linfonodi, f<strong>lo</strong>gosi cronica batterica o granu<strong>lo</strong>matosa (sarcoidosi).<br />
sede e n° linfonodi interessati con distinzione tra linfoadenopatie circoscritte o generalizzate.<br />
Si parla di linfoadenopatia circoscritta quando si ha l’interessamento di una sola stazione<br />
linfonodale, anche se può rappresentare l’esordio di una malattia sistemica, come il linfoma di<br />
Hodgkin con interessamento del linfonodo latero-cervicale sx, e la sarcoidosi con interessamento<br />
<strong>dei</strong> linfonodi epitrocleari e prescalenici, con progressivo interessamento degli altri linfonodi.<br />
Le linfoadenopatie generalizzate possono essere di natura infiammatoria, come la mononucleosi<br />
infettiva, toxoplasmosi, morbil<strong>lo</strong>, rosolia, TBC, sifilide secondaria, leishmaniosi viscerale..., e di<br />
natura non infiammatoria, come le leucemie linfatiche e mie<strong>lo</strong>idi, fasi avanzate <strong>dei</strong> linfomi<br />
Hodgkin e non Hodgkin...<br />
In presenza di linfoadenopatie <strong>è</strong> opportuno valutare la presenza di altri <strong>sintomi</strong>, come febbre o<br />
febbricola, eruzioni cutanee esantematiche, ca<strong>lo</strong> ponderale, astenia, l’interessamento <strong>dei</strong><br />
linfonodi profondi o di altri organi linfoidi, cio<strong>è</strong> fegato e milza, soprattutto in caso di<br />
linfoadenopatia generalizzata.<br />
ESAME OBIETTIVO e SEMEIOTICA dell’APPARATO RESPIRATORIO<br />
Il Torace dal punto di vista topografico <strong>è</strong> delimitato da una serie di linee di demarcazione o di<br />
repere che consentono di divider<strong>lo</strong> in varie regioni.<br />
Le Linee Anteriori del Torace sono:<br />
linea medio-sternale: decorre lungo il piano sagittale mediano dal giugu<strong>lo</strong> fino all’appendice<br />
ensiforme dividendo <strong>lo</strong> sterno a metà e che si continua in basso con la linea xifo-pubica addominale.<br />
linee margino-sternali: decorrono lungo i margini laterali del<strong>lo</strong> sterno dx e sx, parallelamente<br />
alla linea medio-sternale.<br />
linee parasternali dx e sx: situate a 3 cm dalle linee margino sternali.<br />
linea emiclaveare: linea verticale che decorre dall’alto verso il basso dal punto medio della<br />
clavicola, passando attraverso il capezzo<strong>lo</strong>, per cui <strong>è</strong> detta anche linea mammillare, dividendo ogni<br />
emitorace in una parte mediale adiacente al<strong>lo</strong> sterno e una parte laterale adiacente al braccio.<br />
linea clavicolare: passa attraverso il bordo inferiore della clavicola.<br />
linea ango<strong>lo</strong>-sternale: passa attraverso l’ango<strong>lo</strong> di Louis, ango<strong>lo</strong> ottuso, anteriore, <strong>lo</strong>calizzato<br />
tra manubrio e corpo del<strong>lo</strong> sterno, su cui si inserisce la 2^ costa che rappresenta un importante<br />
punto di repere perch<strong>è</strong> a sx corrisponde al focolaio di auscultazione del II tono, delle valvole<br />
semilunari, aortica e polmonare e dell’arteria aorta.<br />
linea sottomammaria: decorre lungo il margine inferiore della 6^ costa e a livel<strong>lo</strong> del V spazio<br />
intercostale sx, 2 cm all’interno della linea emiclaveare, possiamo apprezzare l’itto cardiaco.<br />
Le Linee <strong>La</strong>terali del Torace sono:<br />
linea ascellare anteriore: si diparte dal pilastro ascellare anteriore, seguendo il margine laterale<br />
del musco<strong>lo</strong> grande pettorale.<br />
linea ascellare media: si diparte dal fondo del cavo ascellare.<br />
linea ascellare posteriore: si diparte dal pilastro ascellare posteriore.<br />
Le Linee Posteriori o Dorsali del Torace sono:<br />
linea spondi<strong>lo</strong>id<strong>è</strong>a, dorsale o vertebrale: decorre lungo le apofisi spinose delle vertebre,<br />
partendo dalla apofisi spinosa della C7 fino all’osso sacro.<br />
linee paravertebrali dx e sx: decorrono lateralmente alla linea spondi<strong>lo</strong>id<strong>è</strong>a, poste a 3 cm da essa<br />
e a 3 cm dal margine laterale <strong>dei</strong> muscoli paravertebrali.<br />
linea ango<strong>lo</strong>-scapolare: diretta dall’ango<strong>lo</strong> inferiore della scapola (punto di repere) alla cresta iliaca.<br />
Tra le Regioni Anteriori del Torace abbiamo:<br />
regione sopraclavicolare o sovraclaveare: regione di forma triangolare ad apice rivolto verso<br />
l’alto, delimitata in basso dal margine superiore della clavicola, ai lati dal margine posteriore del<br />
musco<strong>lo</strong> sternocleidomastoideo e dal margine anteriore del musco<strong>lo</strong> trapezio (cucullare). <strong>La</strong><br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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egione sovraclaveare ospita la radice del plesso brachiale, arteria e vena succlavia, linfonodi<br />
sovraclaveari e possiamo auscultare l’apice del polmone.<br />
regione sottoclavicolare: corrisponde alla fossetta di Morenheim compresa tra clavicola, deltoide<br />
e gran pettorale.<br />
regione mammaria compresa tra la 2^ e 6^ costa (linea sottomammaria), linea parasternale e<br />
linea ascellare anteriore.<br />
regioni ipocondriache dx e sx.<br />
Tra le Regioni Posteriori del Torace abbiamo:<br />
regione soprascapolare: al di sopra del limite superiore della scapola.<br />
regione scapolare: compresa tra il limite superiore della scapola e la linea ango<strong>lo</strong>-scapolare.<br />
regione interscapo<strong>lo</strong>-vertebrale: delimitata dalla linea paravertebrale e margine mediale<br />
della scapola.<br />
regione dorsale: regione posteriore del torace, impari e mediana, di forma quadrilatera<br />
delimitata superiormente dalla linea cervico-toracica passante per il processo spino della C7,<br />
inferiormente dalla linea toraco-addominale passante lungo il margine inferiore dell’ultima<br />
costa, lateralmente dalle linee paravertebrali.<br />
Tra le Regioni <strong>La</strong>terali del Torace abbiamo:<br />
regione ascellare e sottoascellare.<br />
Esame Obiettivo del Torace<br />
L’Esame Obiettivo del Torace si basa su ispezione, palpazione, percussione, auscultazione.<br />
L’ISPEZIONE del torace consente di valutare la forma del torace, simmetria del torace o<br />
eventuali malformazioni, rientramenti inspiratori, presenza di masse.<br />
In condizioni normali il torace ha la forma di tronco di cono rovesciato, ma nella pratica clinica<br />
bisogna tener conto anche di altre forme che rientrano nei limiti della norma, cio<strong>è</strong>:<br />
torace allungato: tipico <strong>dei</strong> <strong>lo</strong>ngilinei con ango<strong>lo</strong> di Louis sporgente, Ø <strong>lo</strong>ngitudinale<br />
prevalente, regioni sopra-sottoclaveari e giugulari molto infossate, epigastrio ristretto, spesso<br />
con segno di Stiller cio<strong>è</strong> 10^ costa fluttuante.<br />
torace paralitico o astenico: ha le stesse caratteristiche del torace allungato ma con spiccata<br />
ipotonia e ipotrofia muscolare toracica e scapola alata bilaterale.<br />
torace picnico o quadrato: tipico <strong>dei</strong> brevilinei (brachitipi) con prevalenza del Ø trasversale e<br />
antero-posteriore, spazi intercostali ristretti e coste orizzontali.<br />
torace atletico: torace ampio con maggiore sviluppo delle masse muscolari.<br />
torace enfisematoso o torace a botte: caratterizzato da coste a decorso quasi orizzontale, spazi<br />
intercostali allargati, clavicole orientate in dietro e in alto, ango<strong>lo</strong> di Louis pianeggiante,<br />
ango<strong>lo</strong> epigastrico ottuso, <strong>lo</strong>rdosi del rachide dorso-<strong>lo</strong>mbare, prevalenza del Ø anteroposteriore<br />
su quel<strong>lo</strong> trasversale con torace a botte, tipico <strong>dei</strong> bronchitici cronici con evoluzione<br />
enfisematosa che presentano un respiro corto, frequente, superficiale con atteggiamento di<br />
inspirazione profonda costante, per cui le escursioni respiratorie sono scarse, le coste sono<br />
immobili, il pz <strong>è</strong> dispnoico e cianotico perch<strong>è</strong> buona parte del parenchima polmonare <strong>è</strong> stato<br />
distrutto con conseguente < della ventilazione, ecco perch<strong>è</strong> si ha anche l’intervento <strong>dei</strong> muscoli<br />
ausiliari della respirazione, cio<strong>è</strong> musco<strong>lo</strong> sternocleidomastoideo e musco<strong>lo</strong> scaleno.<br />
Le Malformazioni o Deformità della parete toracica possono interessare <strong>lo</strong> sterno, coste,<br />
clavicola, scapola e vertebre.<br />
deformità sternali: abbiamo il torace ad imbuto o torace da calzolaio con infossamento<br />
marcato del<strong>lo</strong> sterno e cartilagini costali adiacenti e comparsa di una concavità sulla parete anteriore<br />
per cui si parla di pectus excavatum che <strong>è</strong> la malformazione congenita della parete toracica più<br />
frequente, con infossamento che può interessare so<strong>lo</strong> il corpo del<strong>lo</strong> sterno o tutto <strong>lo</strong> sterno, le<br />
coste adiacenti fino alle linee emiclaveari, con concavità accentuata e notevole < del Ø anteroposteriore<br />
con atteggiamento posturale scorretto, spostamento del cuore e alterazioni della<br />
funzione cardio-respiratoria, tali da richiedere l’intervento chirurgico di sterno-condroplastica.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Il petto carenato o pectus gallinaceum <strong>è</strong> una malformazione sternale caratterizzata da una<br />
notevole protrusione del piastrone sterno-condrale cio<strong>è</strong> <strong>lo</strong> sterno <strong>è</strong> più sporgente in avanti<br />
come la carena di una nave, distinto in 3 varietà:<br />
− la protrusione interessa tutto <strong>lo</strong> sterno con infossamento delle cartilagini costali.<br />
− la protrusione interessa il manubrio sternale con infossamento del corpo ed estroflessione in<br />
avanti dell’appendice ensiforme, per cui il piastrone sternale assume una forma a Z.<br />
− petto carenato laterale con protrusione unilaterale della parete anteriore del torace dovuta ad<br />
un’enorme prominenza delle cartilagini costali di un lato e rotazione del<strong>lo</strong> sterno sul suo asse<br />
<strong>lo</strong>ngitudinale verso il lato opposto alla protrusione.<br />
deformità costali: coste soprannumerarie o in difetto, anomalie di fusione e alterazioni<br />
morfo<strong>lo</strong>giche come il rosario rachitico con presenza di noduli rilevati, simili a grossi grani di<br />
rosario, a livel<strong>lo</strong> del punto di unione tra coste e cartilagini costali.<br />
deformità clavicolari: disostosi cleidocranica con clavicole assenti o ipoplasiche, per cui il pz<br />
riesce a muovere in modo abnorme le spalle.<br />
deformità scapolari:<br />
– scapola alata unilaterale o bilaterale con scapola molto sporgente rispetto alla parete toracica<br />
normale nei soggetti molto magri oppure da scoliosi o paralisi <strong>dei</strong> muscoli del torace.<br />
deformità spinali: deviazioni della co<strong>lo</strong>nna vertebrale cio<strong>è</strong> la scoliosi e la cifosi a grande arco da<br />
osteoporosi senile, cifosi angolare da distruzione limitata di un corpo vertebrale o morbo di Pott,<br />
cifoscoliosi con deviazione antero-posteriore e laterale della co<strong>lo</strong>nna vertebrale.<br />
Inoltre, <strong>è</strong> molto importante l’Ispezione Comparativa <strong>dei</strong> 2 emitoraci, considerando che in<br />
condizioni normali l’emitorace dx e sx sono simmetrici e ugualmente espansibili negli atti<br />
respiratori mentre le asimmetrie toraciche sono dovute a dilatazioni o retrazioni di un emitorace.<br />
Le dilatazioni toraciche con espansione di un emitorace ed asimmetria sono dovute a versamento<br />
pleurico, pneumotorace, enfisema polmonare con torace a botte, masse intratoraciche,<br />
epatomegalia e splenomegalia notevoli con sollevamento del diaframma.<br />
Le retrazioni toraciche sono dovute a:<br />
– interventi demolitori: toracoplastica o pneumectomia.<br />
– fibrotorace come esito di una pleurite o evoluzione fibrosa di una polmonite con spazi<br />
intercostali ristretti e dinamica respiratoria profondamente compromessa.<br />
– atelectasia polmonare con rientramenti inspiratori degli spazi intercostali.<br />
– atelettasia <strong>lo</strong>bare con retrazioni circoscritte alla base di un emitorace.<br />
I Rientramenti Inspiratori interessano il giugu<strong>lo</strong>, fosse sovraclaveari, spazi intercostali, regione<br />
epigastrica in caso di ostaco<strong>lo</strong> al flusso aereo tracheo-bronchiale con difficoltà inspiratoria e<br />
intervento <strong>dei</strong> muscoli ausiliari della respirazione (asma, atelettasia, ostruzione da corpi estranei).<br />
All’ispezione del torace possiamo valutare anche la presenza di:<br />
─ ectasie venose toraciche: retico<strong>lo</strong> venoso da ostruzione al deflusso della vena porta o della vena<br />
cava inferiore, per cui il flusso ematico <strong>è</strong> diretto verso l’alto grazie alla formazione di un circo<strong>lo</strong><br />
collaterale anastomotico cava-cava o porta-cava, oppure da ostruzione al deflusso della vena cava<br />
superiore, per cui la corrente ematica <strong>è</strong> diretta dall’alto verso il basso.<br />
─ edemi toracici circoscritti come l’edema a mantellina nei tumori mediastinici con compressione<br />
della vena cava superiore e l’edema circoscritto alla parete da empiema pleurico che si fa strada<br />
verso l’esterno o “empiema necessitatis”.<br />
<strong>La</strong> PALPAZIONE consente di valutare l’espansibilità del torace, f.v.t., presenza di crepitii.<br />
espansibilità toracica: l’osservatore si pone alle spalle del pz e mette le mani a piatto sulle<br />
regioni sovraclaveari con i pollici a livel<strong>lo</strong> delle linee paravertebrali, per valutare l’espansibilità<br />
degli apici durante l’inspirazione. Si parla di respiro obliquo se un emitorace si espande in ritardo<br />
rispetto al controlaterale, asimmetrico se si espande di meno rispetto al controlaterale.<br />
fremito vocale tattile (f.v.t.): <strong>è</strong> la sensazione vibratoria che si apprezza mettendo la mano a<br />
piatto sulla parete toracica quando il pz pronuncia delle parole ricche di consonanti come il classico<br />
“dica 33”. Le vibrazioni delle corde vocali si trasmettono agli alveoli polmonari e alla parete<br />
toracica lungo la co<strong>lo</strong>nna aerea contenuta nella trachea e nei bronchi.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Il f.v.t. <strong>è</strong> più facile da apprezzare a livel<strong>lo</strong> delle regioni sottoclaveari e interscapo<strong>lo</strong>-vertebrali<br />
perch<strong>è</strong> sono più vicine alla biforcazione tracheale mentre <strong>è</strong> difficile da apprezzare nei punti in cui si<br />
interpongono strutture osteo-muscolari come nella regione scapolare.<br />
In Condizioni Pato<strong>lo</strong>giche possiamo avere una o scomparsa del f.v.t..<br />
<strong>La</strong> < del f.v.t. può essere dovuta a:<br />
─ pato<strong>lo</strong>gie delle corde vocali cio<strong>è</strong> paralisi, laringite cronica, neoplasie della laringe con afonia.<br />
─ edema polmonare con < o scomparsa del f.v.t..<br />
L’> del f.v.t. può essere dovuto a:<br />
─ bronchiectasie con dilatazione bronchiale.<br />
─ escavazioni del parenchima polmonare comunicanti con un bronco.<br />
─ addensamento del parenchima polmonare senza ostruzione bronchiale da polmonite, atelettasia<br />
polmonare con bronco pervio, infiltrazione polmonare tubercolare, infarto polmonare.<br />
L’assenza o abolizione del f.v.t. può essere dovuto a:<br />
─ occlusione bronchiale da corpi estranei, neoplasie, materiale purulento...<br />
─ enfisema polmonare da bronchite cronica ostruttiva con < elasticità parenchima polmonare.<br />
─ versamento pleurico: provoca un ostaco<strong>lo</strong> alla trasmissione delle vibrazioni tra parenchima<br />
polmonare e parete toracica. Se il versamento occupa tutta la cavità pleurica si ha l’abolizione<br />
del f.v.t. esteso a tutto l’emitorace, mentre in caso di versamento declive il polmone durante<br />
l’inspirazione si avvicina alla parete toracica con > f.v.t. al margine superiore del versamento.<br />
Se il versamento <strong>è</strong> sepimentato dalla presenza di aderenze pleuriche si possono creare condizioni di<br />
migliore trasmissibilità con > f.v.t..<br />
─ evoluzione fibrinosa della pleurite con formazione di cotenne che incarcerano il polmone.<br />
─ pneumotorace.<br />
crepitii: sono rumori simili a quel<strong>lo</strong> che si ottiene camminando sulla neve asciutta, tipico<br />
dell’enfisema sottocutaneo da traumi aperti o fratture costali con comunicazione anomala tra<br />
albero respiratorio e mediastino con passaggio di aria.<br />
<strong>La</strong> PERCUSSIONE del Torace in condizioni normali consente di apprezzare il Suono Chiaro<br />
Polmonare che <strong>è</strong> il tipico suono del parenchima polmonare.<br />
<strong>La</strong> Percussione si basa sul metodo digito-digitale mettendo la mano sx a piatto sulla parete<br />
toracica con il dito medio della mano sx che funge da plessimetro mentre il dito medio della<br />
mano dx funge da martelletto e percuote in senso ortogonale il dito plessimetro.<br />
<strong>La</strong> percussione mediata viene distinta in percussione topografica e percussione comparativa.<br />
<strong>La</strong> Percussione Topografica può essere superficiale o profonda in base alla forza di percussione:<br />
─ percussione topografica superficiale: percussione leggera per delimitare il confine tra i lembi<br />
polmonari e gli organi solidi sottostanti cio<strong>è</strong> cuore, fegato e milza, valutando il cambiamento<br />
del suono plessico tra il sottile lembo polmonare e l’organo che ricopre.<br />
─ percussione topografica profonda: percussione forte per valutare l’eventuale cambiamento di<br />
struttura in profondità come il margine sx del cuore e la cupola epatica.<br />
<strong>La</strong> percussione topografica consente di delimitare gli apici polmonari, margini e <strong>lo</strong>bi polmonari.<br />
delimitazione degli apici polmonari: corrispondono ai campi di Krönig cio<strong>è</strong> 2 larghe<br />
bretelle di 4-5 cm, che si proiettano lungo il margine del musco<strong>lo</strong> cucullare (trapezio) dalla testa<br />
omerale al col<strong>lo</strong>, consentendo di valutare se l’apice polmonare <strong>è</strong> ventilato in modo normale.<br />
L’> dell’area di Krönig con iperfonesi apicale si ha in caso di enfisema polmonare, mentre la < dell’<br />
area di Krönig con ipofonesi apicale si ha in caso di coartazione del parenchima polmonare da<br />
atelettasia o processi fibrosclerotici da pleurite secca (TBC) per cui si parla di domo pleurico per<br />
associazione tra fibrosi parenchimale e pleurica.<br />
delimitazione <strong>dei</strong> margini polmonari anteriori: avviene con una percussione digito-digitale<br />
leggera, ponendo il dito plessimetro perpendicolarmente negli spazi intercostali, partendo<br />
dalla linea emiclaveare e procedendo verso la linea marginosternale, individuando il passaggio<br />
dal suono chiaro polmonare al suono ottuso cardiaco, considerando che normalmente i margini<br />
anteriori <strong>dei</strong> polmoni dx e sx non sono simmetrici.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
23
Il margine anteriore del polmone dx si dirige obliquamente in basso fino a livel<strong>lo</strong> della 2^ costa<br />
superando la linea mediosternale, poi discende verticalmente fino alla 4^ costa, lungo la linea<br />
medio-sternale fino al margine inferiore a livel<strong>lo</strong> della base polmonare.<br />
Invece, il margine anteriore del polmone sx a livel<strong>lo</strong> della 4^ costa si porta lateralmente<br />
descrivendo un’ampia curva a concavità mediale fino alla 6^ cartilagine condrosternale dove si<br />
congiunge il margine inferiore, dovuto alla presenza del ventrico<strong>lo</strong> sx del cuore, delimitando l’aia<br />
di ottusità assoluta del cuore dove il pericardio non <strong>è</strong> ricoperto dal polmone, caratterizzata da<br />
suono cupo, ottuso.<br />
Lo spostamento verso dx o sx <strong>dei</strong> margini polmonari anteriori può essere dovuto a masse<br />
mediastiniche, versamento pericardico o pleurico, attrazione del mediastino da fibrotorace o<br />
atelettasia polmonare.<br />
delimitazione <strong>dei</strong> margini polmonari posteriori: <strong>è</strong> impossibile perch<strong>è</strong> hanno un decorso<br />
verticale lungo la linea paravertebrale dall’apice fino all’11° spazio intercostale (T1-L2).<br />
delimitazione <strong>dei</strong> margini polmonari inferiori cio<strong>è</strong> delle basi polmonari rispetto all’ottusità<br />
epatica e splenica, ponendo il dito plessimetro parallelamente agli spazi intercostali.<br />
Il margine inferiore del polmone dx corrisponde al 6° spazio intercostale lungo la linea<br />
emiclaveare, 7° spazio intercostale lungo la linea ascellare media e 10° spazio intercostale<br />
lungo la linea ango<strong>lo</strong>-scapolare.<br />
Il margine inferiore del polmone sx ha un decorso simile ma anteriormente assume particolare<br />
va<strong>lo</strong>re la delimitazione dell’area semilunare di Traube.<br />
L’Area Semilunare di Traube <strong>è</strong> una zona di timpanismo a livel<strong>lo</strong> della base dell’emitorace sx,<br />
delimitata a dx dall’ottusità epatica, a sx dalla ottusità splenica, in alto a dx dall’ottusità cardiaca,<br />
mentre il timpanismo del sottile lembo polmonare <strong>è</strong> difficile da distinguere dal timpanismo<br />
gastrico, così come in basso <strong>è</strong> difficile distinguere il timpanismo gastrico da quel<strong>lo</strong> colico.<br />
Lo spostamento verso il basso <strong>dei</strong> margini polmonari inferiori si osserva in caso di enfisema<br />
polmonare con scomparsa dell’aia di ottusità assoluta del cuore, mentre <strong>lo</strong> spostamento verso<br />
l’alto si deve a fibrosi polmonare, versamenti pleurici, innalzamento del diaframma da<br />
meteorismo, pneumoperitoneo, ascite, epato-splenomegalia, tumori.<br />
delimitazione <strong>dei</strong> <strong>lo</strong>bi polmonari: avviene proiettando le scissure inter<strong>lo</strong>bari sulla parete<br />
toracica. Le scissure inter<strong>lo</strong>bari dx e sx si portano dalla T3 obliquamente in basso fino alla linea<br />
ascellare posteriore a livel<strong>lo</strong> del IV spazio intercostale, dove la scissura inter<strong>lo</strong>bare dx si divide in<br />
una branca superiore che decorre lungo <strong>lo</strong> spazio intercostale fino al<strong>lo</strong> sterno e una branca<br />
inferiore che discende fino alla linea emiclaveare dx a livel<strong>lo</strong> del margine anteriore della 7^<br />
costa. Invece, la scissura inter<strong>lo</strong>bare sx discende obliquamente dal IV spazio intercostale fino<br />
alla linea emiclaveare sx a livel<strong>lo</strong> dell’apice della 7^ costa.<br />
Il polmone dx presenta un <strong>lo</strong>bo superiore che si proietta in minima parte nel IV spazio<br />
intercostale, un <strong>lo</strong>bo medio che si proietta nel IV spazio intercostale disegnando un triango<strong>lo</strong><br />
con apice sulla linea ascellare posteriore e base nel IV spazio anteriormente, e un <strong>lo</strong>bo inferiore<br />
che si proietta posteriormente a livel<strong>lo</strong> della branca inferiore della scissura inter<strong>lo</strong>bare.<br />
Il polmone sx presenta un <strong>lo</strong>bo superiore che si proietta su un’ampia zona della parete toracica<br />
anteriore al di sopra della scissura inter<strong>lo</strong>bare e in parte posteriormente, e un <strong>lo</strong>bo inferiore che<br />
si proietta al di sotto della scissura inter<strong>lo</strong>bare.<br />
<strong>La</strong> Percussione Comparativa viene eseguita simmetricamente sui due emitoraci per valutare la<br />
presenza di anomalie di risonanza del parenchima polmonare, cio<strong>è</strong> del suono chiaro polmonare<br />
da alterazioni anatomiche, della ventilazione o per interposizione di liquidi, solidi o gas tra<br />
parenchima polmonare e parete toracica.<br />
L’Iperfonesi <strong>è</strong> un > di intensità del suono chiaro polmonare dovuto ad un > del contenuto aereo<br />
polmonare, come in caso di BPCO con enfisema polmonare e pneumotorace.<br />
L’Ipofonesi <strong>è</strong> una < di intensità del suono chiaro polmonare fino a Ottusità o Afonesi in seguito<br />
alla < del contenuto aereo del polmone che viene sostituito da materiale liquido, con suono<br />
cupo, sordo, debole e di breve durata, come in caso di polmonite o versamento pleurico oppure per<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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interposizione di una massa solida tra parenchima polmonare e parete toracica come in caso di<br />
atelettasia o infiltrazione neoplastica.<br />
In caso di versamento pleurico si hanno vari reperti obiettivi:<br />
– Ispezione: asimmetria durante gli atti respiratori poich<strong>è</strong> l’emitorace colpito si espande di meno.<br />
– Palpazione: scomparsa del F.V.T. e ridotta espansione dell’emitorace colpito dal versamento con<br />
tendenza del pz a decombere sul lato affetto per favorire le escursioni ventilatorie del polmone<br />
controlaterale.<br />
– Percussione: in caso di versamento massivo si apprezza un suono ottuso con abbassamento<br />
dell’emidiaframma omolaterale e spostamento controlaterale del mediastino, mentre in caso di<br />
versamento lieve-moderato si apprezza un suono ipofonetico con limite superiore dell’ottusità<br />
dato dalla linea di Damoiseau-Ellis che rappresenta la linea di demarcazione tra suono ottuso e<br />
suono chiaro polmonare ed <strong>è</strong> una linea curva a convessità superiore che delimita, insieme alla<br />
linea spondi<strong>lo</strong>idea a livel<strong>lo</strong> della co<strong>lo</strong>nna vertebrale, 2 triangoli, cio<strong>è</strong> il triango<strong>lo</strong> di Garland a base<br />
superiore, a suono iperfonetico, e il triango<strong>lo</strong> paravertebrale di Grocco sul lato opposto, a base<br />
inferiore, a suono ipofonetico o ottuso in caso di versamento massivo.<br />
– Auscultazione: < o abolizione del m.v. con comparsa del soffio bronchiale.<br />
L’ASCOLTAZIONE del Torace avviene mediante <strong>lo</strong> stetoscopio o fonendoscopio in maniera<br />
comparativa su zone simmetriche <strong>dei</strong> 2 emitoraci, invitando il pz a respirare profondamente a<br />
bocca aperta. <strong>La</strong> respirazione genera 2 tipi di rumori: murmure vescicolare e soffio bronchiale.<br />
Il Murmure Vescicolare si deve al passaggio turbolento dell’aria dai bronchioli agli alveoli<br />
polmonari e viceversa, per cui presenta una fase inspiratoria lunga poiché l’inspirazione <strong>è</strong> un<br />
fenomeno attivo che richiama violentemente aria negli alveoli polmonari e una fase espiratoria<br />
lieve poiché l’espirazione <strong>è</strong> un fenomeno passivo, meno percepibile all’ascoltazione.<br />
Le Alterazioni del Murmure Vescicolare sono rappresentate dal murmure vescicolare o respiro<br />
indebolito, rinforzato e interciso, soffio bronchiale.<br />
Il murmure vescicolare indebolito può essere dovuto a:<br />
─ difficile trasmissione del m.v. da pannico<strong>lo</strong> adiposo sottocutaneo abbondante (obesità).<br />
─ ostruzione vie aeree da corpi estranei tracheo-bronchiali, stenosi bronchiale.<br />
─ < delle escursioni respiratorie della gabbia toracica da nevralgie intercostali, fratture costali,<br />
cifoscoliosi, fibrotorace, paralisi del diaframma.<br />
─ interposizione di aria o liquidi tra polmone e pleura con < distensibilità del parenchima<br />
polmonare, cio<strong>è</strong> pneumotorace, pleurite, fibrosi polmonare.<br />
─ < della superficie di ventilazione alveolare da carcinoma o atelettasia polmonare fino al silenzio<br />
respiratorio da deficit totale della ventilazione bronchio<strong>lo</strong>-alveolare.<br />
Il respiro rinforzato si deve ad un > della ve<strong>lo</strong>cità del flusso di aria e ventilazione come in caso di<br />
sforzi muscolari, pneumotorace controlaterale, pneumectomia con polmoni in funzione vicariante.<br />
Il respiro interciso <strong>è</strong> caratterizzato da una discontinuità del murmure vescicolare, interrotto da<br />
brevi pause tipico delle stenosi parziali di un bronco da catarro mucoso o stenosi a valvola.<br />
Il soffio bronchiale <strong>è</strong> un respiro aspro dovuto al passaggio turbolento dell’aria attraverso la<br />
rima della g<strong>lo</strong>ttide, trachea e bronchi, ma in condizioni normali non si apprezza<br />
all’auscultazione perché viene coperto dal m.v., mentre si apprezza a livel<strong>lo</strong> della superficie<br />
anteriore del col<strong>lo</strong>, fossetta giugulare e C7 posteriormente, in condizioni pato<strong>lo</strong>giche cio<strong>è</strong>:<br />
deficit della ventilazione alveolare con bronchi pervi come in caso di addensamento atelectasico<br />
da versamento pleurico, infiammazioni polmonari essudative.<br />
escavazioni polmonari comunicanti con un bronco da caverne TBC, ascesso polmonare,<br />
bronchiectasie, caratterizzate da soffio anforico simile al suono che si genera soffiando<br />
energicamente sulla bocca di un’anfora vuota o rasente all’orifizio di una bottiglia, mentre in caso<br />
di pneumotorace si ha un soffio anforo-metallico.<br />
I Rumori Aggiunti o Accessori si apprezzano in condizioni pato<strong>lo</strong>giche, distinti in rumori di<br />
origine bronchiale, tracheale, polmonare e pleurica.<br />
I Rumori Bronchiali sono dovuti ad alterazione del calibro <strong>dei</strong> bronchi o alla presenza di<br />
liquido nel lume bronchiale e sono distinti in rumori bronchiali secchi e umidi.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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I rumori secchi sono i ronchi e i sibili:<br />
ronchi: rumori profondi generati dalla vibrazione dell’essudato denso presente nei bronchi di<br />
grosso calibro da passaggio dell’aria in fase inspiratoria ed espiratoria, tipici <strong>dei</strong> bronchitici.<br />
sibili: rumori inspiratori ed espiratori dovuti al transito dell’aria attraverso bronchi e<br />
bronchioli stenosati, come succede nell’asma bronchiale in seguito alla contrazione spastica della<br />
muscolatura bronchiale, edema della mucosa e presenza di secrezioni dense, adese alle pareti<br />
bronchiali, con dispnea sibilante espiratoria ed espirazione prolungata.<br />
I rumori umidi sono rappresentati dai rantoli che originano al passaggio dell’aria attraverso un<br />
liquido presente nel lume bronchiale, percepiti meglio durante l’inspirazione con formazione di<br />
bolle idroaeree di dimensioni variabili in base al Ø del bronco per cui si parla di rantoli a grosse,<br />
medie e piccole bolle che > con i colpi di tosse e sono distinti in rantoli consonanti e tracheali:<br />
rantoli consonanti o sonori: sono molto distinti, forti, superficiali, nascono nei bronchi di<br />
picco<strong>lo</strong> calibro quando sono circondati da parenchima polmonare addensato, tipico delle<br />
polmoniti e broncopolmoniti. I rantoli sonori possono presentare un carattere metallico in caso di<br />
pneumotorace o idro-pneumotorace iperteso e alcune volte sono discontinui determinando il<br />
fenomeno della goccia cadente tipico delle bronchiectasie, pneumotorace e soprattutto in presenza<br />
di grosse caverne polmonari con un unica bolla che si forma ed esp<strong>lo</strong>de ritmicamente con gli atti<br />
respiratori, generando un suono simile alla goccia che cade da un rubinetto chiuso male.<br />
rantoli tracheali: rantoli a grossissime bolle che originano nella trachea o bronchi principali,<br />
udibili anche a distanza nei pz moribondi o in caso di edema polmonare (ranto<strong>lo</strong> orale).<br />
I Rumori Polmonari sono rappresentati dai rantoli crepitanti che originano negli alveoli<br />
polmonari per la contemporanea presenza di aria ed essudato, si ascoltano durante<br />
l’inspirazione, simili al rumore che si ottiene sfregando i capelli tra le dita o schiacciando la neve<br />
nelle mani, poco modificabili con i colpi di tosse, tipici della broncopolmonite e edema polmonare.<br />
In caso di Broncopolmonite l’Ispezione alcune volte evidenzia polipnea o dispnea, la Palpazione<br />
evidenzia un > f.v.t,, la Percussione evidenzia ottusità, l’Auscultazione i rantoli crepitanti nella<br />
fase iniziale della polmonite per la formazione sulla parete alveolare di un tenace essudato<br />
(crepitatio indux) e nella fase risolutiva della polmonite da riassorbimento dell’essudato alveolare<br />
(crepitatio redux), nella fase di epatizzazione si apprezza un soffio bronchiale aspro, il murmure<br />
vescicolare <strong>è</strong> assente in tutte e 3 le fasi.<br />
I Rumori Pleurici sono rappresentati dagli sfregamenti pleurici: normalmente i foglietti<br />
pleurici sono lisci e scorrono tra <strong>lo</strong>ro durante la respirazione senza generare vibrazioni sonore,<br />
mentre gli sfregamenti pleurici sono tipici delle pleuriti con alterazione della superficie <strong>dei</strong><br />
foglietti pleurici, deposito di fibrina e rumore variabile dal lieve fruscio ad un rumore rude simile<br />
al cuoio delle scarpe nuove che può essere palpato con la mano detto fremito pleurico.<br />
Gli sfregamenti non si modificano con i colpi di tosse, sono più evidenti se si esercita una > P<br />
con <strong>lo</strong> stetoscopio sul torace perch<strong>è</strong> > la frizione tra i foglietti pleurici, sono più facili da<br />
apprezzare alle basi polmonari dove l’espansione polmonare e la dinamica pleurica sono<br />
maggiori rispetto agli apici. Gli sfregamenti pleuro-pericardici sono dovuti alla frizione tra<br />
pericardio e pleura, si ascoltano a livel<strong>lo</strong> della zona precordiale, in sincronia con le contrazioni<br />
cardiache e atti respiratori.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Do<strong>lo</strong>re Toracico<br />
Il DOLORE TORACICO può essere di tipo somatico, parietale o viscerale anche se <strong>è</strong> difficile<br />
stabilire la natura esatta del do<strong>lo</strong>re toracico considerando tutte le strutture che costituiscono il<br />
torace e che sono ospitate nella cavità toracica.<br />
Il do<strong>lo</strong>re somatico o parietale può essere dovuto a pato<strong>lo</strong>gie della parete toracica o della pleura<br />
parietale, il do<strong>lo</strong>re viscerale a pato<strong>lo</strong>gie che interessano il cuore, pericardio, grossi vasi ed<br />
esofago, mentre ci sono strutture prive di fibre sensitive algogene per cui non generano do<strong>lo</strong>re<br />
come il parenchima polmonare, pleura viscerale e parte periferica dell’albero respiratorio.<br />
Il Do<strong>lo</strong>re Toracico Somatico Parietale <strong>è</strong> un do<strong>lo</strong>re superficiale, ben <strong>lo</strong>calizzato o puntorio,<br />
veicolato da fibre <strong>dei</strong> nervi intercostali e frenici, può essere evocato dalla digito-pressione e<br />
influenzato dai movimenti respiratori e del cingo<strong>lo</strong> scapolare, dovuto a varie cause:<br />
nevralgie intercostali da reumatismi, malattia influenzale, metastasi tumorali, fratture costali.<br />
nevralgie radicolari toraciche da:<br />
– herpes zoster.<br />
– compressione delle radici spinali all’uscita <strong>dei</strong> corrispondenti forami vertebrali, come in caso di<br />
neoplasie vertebrali, traumi, osteoporosi, osteomalacia, morbo di Paget, spondi<strong>lo</strong>artrosi, ernia<br />
del disco intervertebrale (discopatie).<br />
do<strong>lo</strong>ri muscolari alle basi emitoraciche da bronchite acuta, pertosse, asma con uso eccessivo <strong>dei</strong><br />
muscoli respiratori.<br />
Il Do<strong>lo</strong>re Toracico Viscerale <strong>è</strong> un do<strong>lo</strong>re difficile da <strong>lo</strong>calizzare, profondo, diffuso, irradiato in<br />
varie sedi, dovuto a varie cause, in particolare:<br />
pleurite: do<strong>lo</strong>re toracico dovuto all’irritazione delle fibre nervose della pleura parietale con<br />
do<strong>lo</strong>re puntorio, urente, trafittivo, esacerbato dalla inspirazione profonda e dalla tosse, molto<br />
intenso e tale da impedire l’espansione della gabbia toracica (respiro obliquo) con b<strong>lo</strong>cco della<br />
ventilazione e dispnea, si attenua con la comparsa del versamento pleurico, detto do<strong>lo</strong>re<br />
epicritico quando <strong>è</strong> <strong>lo</strong>calizzato in corrispondenza di uno sfregamento pleurico. In caso di pleurite<br />
diaframmatica si ha un do<strong>lo</strong>re riferito di tipo radicolare in corrispondenza di dermatomeri<br />
cervico-toracici specifici, infatti, la parte centrale del diaframma <strong>è</strong> innervata dal nervo frenico<br />
che invia fibre della sensibilità alle radici C4-C5 mentre la parte periferica del diaframma <strong>è</strong><br />
innervata dai nervi intercostali che inviano fibre della sensibilità alle radici T8-T11.<br />
broncopolmonite con do<strong>lo</strong>re toracico lieve- moderato, discontinuo che tende ad irradiarsi verso<br />
la mandibola e braccio, spesso con diagnosi sbagliata di IMA. In caso di polmonite il do<strong>lo</strong>re si<br />
manifesta so<strong>lo</strong> in seguito all’interessamento della pleura parietale.<br />
carcinoma polmonare con do<strong>lo</strong>re sordo, profondo, continuo associato ad astenia e dimagrimento.<br />
embolia polmonare: do<strong>lo</strong>re improvviso acuto, retrosternale, accompagnato da febbricola,<br />
dispnea, tachicardia e soprattutto emoftoe cio<strong>è</strong> presenza di sangue nell’espettorato.<br />
do<strong>lo</strong>re di origine cardiaca: in genere da angina pectoris e IMA, pericarditi, aneurisma dell’aorta,<br />
(do<strong>lo</strong>re riferito di tipo radicolare).<br />
L’Angina Pectoris si deve a insufficienza coronarica con ischemia miocardica acuta transitoria da<br />
maggior consumo di O2 a livel<strong>lo</strong> miocardico dopo un pasto abbondante, forte emozione, sforzi, e<br />
si parla di angina da sforzo, o da improvvisa < dell’apporto di O2 al miocardio per spasmo <strong>dei</strong><br />
vasi coronarici, e si parla di angina spontanea, raramente il do<strong>lo</strong>re insorge a riposo, e si parla di<br />
angina da decubito. Nell’angina il do<strong>lo</strong>re insorge all’improvviso, <strong>è</strong> di tipo costrittivo, oppressivo o<br />
urente, sottoforma di sensazione di compressione o costrizione marcata in sede retrosternale<br />
(morsa) a livel<strong>lo</strong> del manubrio-corpo del<strong>lo</strong> sterno che si irradia alla spalla sx, lato ulnare dell’arto<br />
superiore sx fino alle ultime 2 dita della mano sx, inoltre si irradia al lato sx del col<strong>lo</strong>,<br />
mandibola e regione mastoidea, talvolta si irradia posteriormente in regione interscapolare a<br />
livel<strong>lo</strong> delle vertebre T2, T3 e T4. Il do<strong>lo</strong>re <strong>è</strong> associato a pal<strong>lo</strong>re, pelle fredda e sudata,<br />
agitazione, ha una durata variabile da 1 a 15-20 min, scompare spontaneamente o dopo la<br />
somministrazione di nitroglicerina che dilata le arterie coronarie.<br />
Nell’IMA il do<strong>lo</strong>re <strong>è</strong> dovuto a insufficienza coronarica con ischemia acuta del miocardio di lunga<br />
durata fino a necrosi <strong>dei</strong> miocardociti: in genere, il do<strong>lo</strong>re insorge a riposo, in modo brusco,<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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intenso, persiste per molte h, con costrizione retrosternale, si irradia ai dermatomeri cervicali<br />
e toracici (C3-C4, T1-T5), in genere polarizzato a sx, raramente a dx, ma può essere bilaterale,<br />
può irradiarsi all’epigastrio simulando pato<strong>lo</strong>gie dell’apparato gastro-enterico, con diagnosi di<br />
addome acuto che induce il chirurgo ad intervenire d’urgenza. Il do<strong>lo</strong>re dell’IMA non <strong>è</strong> influenzato<br />
da farmaci coronaro-dilatatori (nitroglicerina).<br />
Le pericarditi acute si manifestano con un senso di peso retrosternale senza irradiazioni in altre<br />
sedi, mentre in caso di aneurisma dissecante dell’aorta ascendente o toracica con fissurazione<br />
della parete dell’aorta, si ha un do<strong>lo</strong>re retrosternale molto intenso ad insorgenza brusca,<br />
trafittivo, parossistico, irradiato alla base del col<strong>lo</strong> e regione interscapolare, associato a<br />
ipotensione arteriosa e insufficienza cardiocircolatoria da emorragia fino a shock ipovolemico.<br />
esofagite da RGE con do<strong>lo</strong>re urente, oppressivo, in sede retrosternale che si irradia alla base<br />
del col<strong>lo</strong> e si esacerba durante la notte in clinostasi cio<strong>è</strong> in decubito supino per il reflusso del<br />
succo acido gastrico nell’esofago. Se il do<strong>lo</strong>re si manifesta durante il passaggio del bo<strong>lo</strong><br />
alimentare nel faringe si parla di odinofagia.<br />
Dal punto di vista Clinico bisogna valutare le caratteristiche del do<strong>lo</strong>re: esordio acuto o lento, sede<br />
di insorgenza e irradiazione, intensità, durata, rapporto con respiro, tosse, attività fisiche e<br />
decubito, se <strong>è</strong> associato a febbre, dispnea, sfregamenti.<br />
Esame Obiettivo e <strong>Semeiotica</strong> dell’Apparato Cardiovascolare<br />
Il CUORE <strong>è</strong> situato in cavità toracica, tra i 2 polmoni, nel mediastino antero-inferiore, presenta:<br />
base: rappresentata dagli atri dx e sx, diretta in alto, a dx e all’indietro.<br />
apice: rappresentato dalla punta o apice del ventrico<strong>lo</strong> sx, diretto in basso, a sx e in avanti.<br />
Per cui l’asse maggiore del cuore <strong>è</strong> obliquo, diretto dall’alto in basso, da dx a sx, dall’indietro in<br />
avanti, cio<strong>è</strong> il cuore <strong>è</strong> spostato rispetto alla linea medio-sternale per 2/3 del suo volume a sx e<br />
per 1/3 a dx.<br />
faccia anteriore o sternocostale: rappresentata dalla parete anteriore del ventrico<strong>lo</strong> dx e sx,<br />
mentre la parete anteriore degli atri <strong>è</strong> ricoperta dai grossi vasi cardiaci.<br />
faccia postero-inferiore o diaframmatica: faccia posteriore del ventrico<strong>lo</strong> dx e sx.<br />
margine dx o acuto rappresentato dal ventrico<strong>lo</strong> dx e parte dell’atrio dx.<br />
margine sx o ottuso: rappresentato dal ventrico<strong>lo</strong> sx.<br />
Il margine dx e sx del cuore sono in rapporto con la porzione preilare della faccia interna o<br />
mediastinica del polmone dx e sx, dove lasciano l’impronta cardiaca (più evidente a sx).<br />
L’ESAME OBIETTIVO del Cuore si basa sull’ispezione, percussione, palpazione, auscultazione.<br />
All’ISPEZIONE si valuta la regione precordiale e la sede e caratteri dell’itto della punta.<br />
<strong>La</strong> Regione Precordiale <strong>è</strong> compresa tra la linea emiclaveare e la linea ascellare anteriore, che<br />
condizioni normali consente di valutare so<strong>lo</strong> l’itto cardiaco.<br />
L’Itto della Punta o Itto Cardiaco corrisponde all’apice del ventrico<strong>lo</strong> sx (punta) che nel<br />
soggetto adulto, in condizioni normali si apprezza durante la sistole ventricolare a livel<strong>lo</strong> del V<br />
spazio intercostale sx, 1 cm all’interno della linea emiclaveare sx, mentre nei bambini l’itto<br />
batte al IV spazio intercostale sx lungo la linea emiclaveare, valutabile mediante la palpazione<br />
con mano a piatto mediante la punta delle dita, più facile nei soggetti magri.<br />
In condizioni pato<strong>lo</strong>giche possiamo avere Variazioni di Sede e <strong>dei</strong> Caratteri dell’Itto:<br />
itto non visibile e non palpabile: obesità, versamento pericardico con interposizione di una falda<br />
liquida tra cuore e parete toracica, enfisema polmonare con interposizione del margine<br />
polmonare più spesso, oppure da infarto con debolezza del battito cardiaco.<br />
> della durata e forza dell’itto: ipertrofia ventricolare sx da sovraccarico sistolico in caso di<br />
stenosi aortica o ipertensione arteriosa.<br />
itto spostato al IV spazio intercostale: sollevamento del diaframma da ascite, gravidanza,<br />
meteorismo, epato-splenomegalia.<br />
itto spostato in basso, a sx: dilatazione del ventrico<strong>lo</strong> sx da insufficienza mitralica o aortica.<br />
itto spostato a sx: dilatazione del ventrico<strong>lo</strong> dx.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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itto spostato a dx o a sx per cause extracardiache: versamento pleurico con spostamento del<br />
mediastino controlaterale, fibrotorace con aderenze pleuro-pericardiche, atelettasia polmonare<br />
con attrazione del mediastino.<br />
itto apprezzabile al V spazio intercostale dx: destrocardia isolata o situs viscerum inversus.<br />
<strong>La</strong> PERCUSSIONE avviene con il pz in decubito supino e osservatore sul lato dx del pz,<br />
consente di delimitare l’aia di ottusità relativa e assoluta del cuore.<br />
<strong>La</strong> percussione dell’Aia di Ottusità Relativa o grande aia cardiaca ci da informazioni sulle<br />
dimensioni del cuore e avviene in varie fasi:<br />
mediante la palpazione si individua la sede dell’itto puntale segnandola sulla parete toracica con<br />
una matita dermografica.<br />
delimitazione della cupola epatica: si esegue una percussione di intensità forte a livel<strong>lo</strong> degli<br />
spazi intercostali di dx dall’alto in basso lungo la linea emiclaveare, ponendo il dito<br />
parallelamente alle coste; la percussione a livel<strong>lo</strong> del II e III spazio intercostale evidenzia il<br />
suono chiaro polmonare, a livel<strong>lo</strong> del IV o V spazio intercostale un suono subottuso dovuto al<br />
margine anteriore del polmone più sottile al di sotto del quale c’<strong>è</strong> la cupola epatica con suono ottuso.<br />
delimitazione del margine dx o acuto del cuore: si esegue una percussione di intensità media<br />
dall’esterno verso l’interno nel II, III, IV e V spazio intercostale dx, ponendo il dito<br />
perpendicolarmente agli spazi intercostali, paralle<strong>lo</strong> al margine da delimitare. Il margine dx<br />
del cuore <strong>è</strong> <strong>lo</strong>calizzato nel punto in cui si ha il cambiamento da suono chiaro polmonare a<br />
subottuso, cio<strong>è</strong> il margine dx decorre lungo la linea marginosternale dx e forma con la linea<br />
dell’ottusità epatica un ango<strong>lo</strong> leggermente acuto o ango<strong>lo</strong> epato-cardiaco di Ebstein.<br />
delimitazione del margine sx o ottuso del cuore: mediante la percussione sul II, III, IV e V<br />
spazio intercostale di sx, con dito disposto leggermente obliquo, cio<strong>è</strong> paralle<strong>lo</strong> al margine da<br />
delimitare. Il margine sx del cuore si trova nel punto in cui si ha il cambiamento del suono chiaro<br />
polmonare a subottuso, cio<strong>è</strong> decorre obliquamente dalla linea marginosternale sx fino all’itto<br />
della punta a livel<strong>lo</strong> del V spazio intercostale sx sulla linea emiclaveare.<br />
L’Aia di ottusità assoluta del cuore o piccola aia cardiaca corrisponde alla proiezione sulla<br />
parete toracica di quella piccola porzione di cuore non coperta dal margine anteriore del<br />
polmone sx per cui mediante una percussione digito-digitale lieve si apprezza un suono ottuso<br />
assoluto, procedendo da sx verso dx a partire dal margine sx dell’aia di ottusità relativa.<br />
<strong>La</strong> scomparsa dell’aia di ottusità assoluta può essere dovuta a pneumotorace sx o enfisema<br />
polmonare con espansione del margine polmonare sx che va a coprire completamente il cuore.<br />
L’ingrandimento dell’aia di ottusità assoluta fino a coincidere con l’aia di ottusità relativa può<br />
essere dovuto a aderenze pleuriche da pleurite oppure a versamento pericardico massivo.<br />
<strong>La</strong> PALPAZIONE si esegue con il pz in decubito supino ed esaminatore posto alla destra del pz,<br />
iniziando dalla sede dell’itto per confermare e completare i reperti valutati all’ispezione, cio<strong>è</strong><br />
sede e caratteri dell’itto della punta e soprattutto per valutare la presenza di fremiti e sfregamenti.<br />
I Fremiti sono delle vibrazioni palpabili con mano a piatto sulla parete toracica anteriore, in<br />
genere sono associati ai soffi cardiaci di intensità 4/6-6/6.<br />
In caso di stenosi aortica, stenosi polmonare e difetto del setto interventricolare si apprezza un<br />
fremito sistolico. In caso di insufficienza aortica si può apprezzare un fremito sistolico sul focolaio<br />
aortico associato al soffio sistolico. In caso di stenosi mitralica si apprezza un fremito diastolico<br />
forte e palpabile sul focolaio puntale che termina a ridosso del I tono. In caso di persistenza del<br />
dotto di Botal<strong>lo</strong> si apprezza un fremito continuo in sede sottoclaveare sx.<br />
Gli Sfregamenti pericardici sono rumori valutabili mediante la palpazione con palmo della<br />
mano sulla parete toracica anteriore o mediante l’auscultazione, in genere dovuti a pericardite<br />
secca, fibrinosa di origine reumatica, TBC, batterica o reazione pericardica ad un IMA<br />
(pericardite epistenocardica), con essudato scarso o molto denso, fibrinoso, in cui gli sfregamenti<br />
sono dovuti alla frizione tra i 2 foglietti pericardici rugosi generando delle vibrazioni o strofinii<br />
simili al<strong>lo</strong> stropicciamento <strong>dei</strong> capelli fra le dita, al rumore rude della raspa, percepiti bene se<br />
si esercita una certa pressione sul torace con <strong>lo</strong> stetoscopio. Gli sfregamenti non sono in<br />
rapporto con i toni cardiaci, rispetto ai fremiti sono più superficiali, circoscritti, discontinui,<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
29
grossolani, persistenti in apnea rispetto agli sfregamenti pleurici. In caso di versamento<br />
pericardico con al<strong>lo</strong>ntanamento tra i 2 foglietti si ha la scomparsa degli sfregamenti.<br />
L’AUSCULTAZIONE avviene mediante il fonendoscopio a livel<strong>lo</strong> <strong>dei</strong> focolai di ascoltazione<br />
elettivi del cuore, con pz in decubito supino ed esaminatore posto sulla dx del pz.<br />
Dobbiamo ricordare che i Focolai Elettivi di Auscultazione delle Valvole Cardiache non<br />
corrispondono alle aree di proiezione degli osti valvolari sulla parete toracica anteriore:<br />
focolaio valvola mitrale: V spazio intercostale sx, 1 cm all’interno della linea emiclaveare,<br />
cio<strong>è</strong> coincide con l’itto cardiaco per cui viene detto focolaio puntale.<br />
focolaio valvola tricuspide: V spazio intercostale dx tra il 4° inferiore della linea marginosternale<br />
dx e il punto di inserzione della V costa sul corpo del<strong>lo</strong> sterno.<br />
focolaio valvola polmonare: 2° spazio intercostale sx lungo la linea marginosternale sx ed <strong>è</strong><br />
l’unico focolaio che corrisponde alla proiezione anatomica sulla parete toracica.<br />
focolaio valvola aortica: II spazio intercostale dx lungo la linea marginosternale dx.<br />
punto di Erb, focolaio accessorio aortico: III spazio intercostale sx sulla linea margino-sternale.<br />
I focolai di auscultazione della valvola mitrale e tricuspide corrispondono al I tono, mentre i focolai<br />
della valvola aortica e polmonare corrispondono al II tono e sono detti focolai della base.<br />
I TONI CARDIACI sono rumori di origine valvolare dovuti alla chiusura e apertura <strong>dei</strong> lembi<br />
valvolari durante il Cic<strong>lo</strong> Cardiaco che <strong>è</strong> caratterizzato da 4 fasi:<br />
Diastole o fase di riempimento ventricolare: comprende 3 fasi intermedie, cio<strong>è</strong>:<br />
– protodiastole o fase di riempimento rapido ventricolare: la P intraventricolare <strong>è</strong> < alla P atriale<br />
perché i ventricoli in questa fase sono vuoti, con conseguente apertura delle valvole AV (mitrale e<br />
tricuspide) e rapido afflusso di sangue nei ventricoli.<br />
– mesodiastole o fase di riempimento ventricolare lento.<br />
– telediastole o presistole con contrazione atriale che favorisce un ulteriore accelerazione del flusso<br />
di sangue fino al completo riempimento <strong>dei</strong> ventricoli a cui segue la chiusura delle valvole AV.<br />
Sistole o fase di contrazione isovolumetrica <strong>dei</strong> ventricoli: inizialmente le valvole AV e<br />
semilunari sono chiuse con conseguente rapido > delle P intraventricolari fino a 20-30 mmHg<br />
nel ventrico<strong>lo</strong> dx e 120-150 mmHg nel ventrico<strong>lo</strong> sx.<br />
Eiezione o contrazione isotonica ventricolare: la P intraventricolare <strong>è</strong> > alla P aortica e<br />
polmonare con conseguente apertura delle valvole semilunari, espulsione del sangue dal<br />
ventrico<strong>lo</strong> sx all’aorta e dal ventrico<strong>lo</strong> dx alla arteria polmonare, caduta della P<br />
intraventriocolare e chiusura delle valvole semilunari.<br />
Rilasciamento isovolumetrico <strong>dei</strong> ventricoli con P intraventricolare < P atriale e apertura<br />
delle valvole AV, per cui inizia un nuovo cic<strong>lo</strong>.<br />
Il I Tono (tono sistolico) si deve alla chiusura delle valvole AV, cio<strong>è</strong> <strong>è</strong> sincrono con la sistole o<br />
contrazione isovolumetrica <strong>dei</strong> ventricoli (“TUM”) per cui <strong>è</strong> costituito da 2 componenti in<br />
successione, cio<strong>è</strong> la componente mitralica (M1) e tricuspidale (T1), precede di 0,12” il polso<br />
radiale, <strong>è</strong> più intenso del II tono ed ha una durata pari a 0.08-0,15”: la componente mitralica si<br />
ausculta sul focolaio mitralico e si trasmette a tutto il precordio perché <strong>è</strong> intensa, ampia, ad<br />
elevata frequenza, mentre la componente tricuspidale si ausculta sul focolaio tricuspidale ed <strong>è</strong><br />
meno intensa, ampia e frequente.<br />
Il II Tono (tono diastolico) si deve alla chiusura delle valvole semilunari all’inizio della diastole o<br />
rilasciamento isovolumetrico ventricolare (“TA”), si ausculta sui focolai della base, infatti, il II<br />
tono <strong>è</strong> costituito da una componente aortica (A2) sul focolaio aortico e si propaga sugli altri<br />
focolai e una componente polmonare (P2) sul focolaio polmonare, meno intensa che si propaga al<br />
mesocardio e area tricuspidale.<br />
<strong>La</strong> Piccola Pausa o silenzio sistolico <strong>è</strong> l’interval<strong>lo</strong> che separa il I dal II tono, corrisponde alla<br />
sistole con eiezione del sangue dai ventricoli nei grossi vasi, mentre la Grande Pausa o<br />
silenzio diastolico <strong>è</strong> l’interval<strong>lo</strong> che separa il II dal I tono del battito successivo, corrisponde<br />
alla diastole con riempimento ventricolare.<br />
Il III tono corrisponde alla protodiastole o fase di riempimento ventricolare rapido, si manifesta<br />
subito dopo il II tono ma essendo costituito da vibrazioni a bassa frequenza <strong>è</strong> difficile da<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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auscultare in condizioni normali mentre si apprezza bene in tutte quelle situazioni che determinano<br />
iperafflusso AV come nell’insufficienza mitralica, insufficienza aortica, difetto del setto<br />
interventricolare, difetto del setto interatriale, persistenza del dotto arterioso di Botal<strong>lo</strong>, IMA...<br />
Il IV tono o tono atriale segue il III tono e precede il I tono, per cui <strong>è</strong> un tono telediastolico,<br />
dovuto alla contrazione atriale e brusca accelerazione del flusso AV, si ausculta a livel<strong>lo</strong> della<br />
punta come un rumore ottuso, debole, breve, soprattutto in caso di stenosi aortica, stenosi<br />
polmonare serrata, cardiopatia ipertensiva, IMA, angina pectoris, miocardiopatie, miocarditi,<br />
ipertensione polmonare primitiva o secondaria.<br />
L’ascoltazione <strong>dei</strong> toni cardiaci deve avvenire contemporaneamente alla palpazione del polso<br />
radiale considerando che il I tono si apprezza contemporaneamente al battito del polso in modo<br />
da stabilire facilmente la successione <strong>dei</strong> toni, invitando il pz a rimanere per qualche secondo<br />
in apnea respiratoria per consentire una migliore valutazione <strong>dei</strong> rumori cardiaci.<br />
Le Modificazioni <strong>dei</strong> toni cardiaci riguardano l’intensità, timbro, numero e ritmo.<br />
Tra le Modificazioni del I Tono abbiamo:<br />
> di intensità del I tono tipica della stenosi mitralica e stenosi tricuspidale con accentuazione<br />
del I tono sul focolaio mitralico e tricuspidale, da lembi valvolari rigidi, sclerotici e calcificati,<br />
con timbro secco, quasi ligneo.<br />
< di intensità del I tono da insufficienza mitralica, infarto del miocardio, insufficienza cardiaca<br />
con deficit della capacità di contrazione del cuore e urto più debole degli apparati valvolari,<br />
con I tono di intensità uguale o inferiore a quella del II tono, per cui avremo toni cardiaci sordi<br />
ed ovattati, meno frequenti, per cui si parla di parafonia.<br />
sdoppiamento del I tono: si deve ad una chiusura delle valvole AV non contemporanea,<br />
apprezzabile sul focolaio mitralico e tricuspidale, può essere fisio<strong>lo</strong>gico in caso di sforzi fisici<br />
oppure pato<strong>lo</strong>gico da b<strong>lo</strong>cco di branca dx con ritardo di attivazione del ventrico<strong>lo</strong> dx, b<strong>lo</strong>cco di<br />
branca sx con ritardo di attivazione del ventrico<strong>lo</strong> sx, stenosi mitralica con ritardo di chiusura<br />
della mitrale, stenosi tricuspidale con ritardo di chiusura della tricuspide.<br />
Tra le Modificazioni del II tono abbiamo:<br />
> di intensità del II tono sul focolaio aortico in caso di ipertensione arteriosa con maggiore<br />
urto di chiusura delle valvole semilunari aortiche, aortite con sclerosi delle valvole semilunari<br />
(segno di Allbutt), fino a generare un II tono metallico, rinforzato.<br />
> di intensità del II tono sul focolaio polmonare tipica dell’ipertensione polmonare primitiva o<br />
secondaria a stenosi mitralica, bronchite cronica ostruttiva con enfisema...<br />
< di intensità del II tono sul focolaio aortico: insufficienza aortica grave, stenosi aortica serrata.<br />
< di intensità del II tono sul focolaio polmonare: stenosi valvola polmonare, tetra<strong>lo</strong>gia di Fal<strong>lo</strong>t.<br />
< di intensità del I e II tono su tutti i focolai di ascoltazione da versamento pericardico o<br />
pleurico, enfisema polmonare con al<strong>lo</strong>ntanamento del cuore dalla parete toracica per<br />
interposizione del parenchima polmonare.<br />
sdoppiamento del II tono: più frequente del<strong>lo</strong> sdoppiamento del I tono, può essere fisio<strong>lo</strong>gico<br />
auscultabile sul focolaio polmonare in caso di inspirazione forzata con > ritorno sangue venoso<br />
al cuore e pato<strong>lo</strong>gico dovuto a:<br />
− scompenso ventricolare sx e difetto del setto atriale (pervio) caratterizzati da sovraccarico<br />
ventricolare dx con sdoppiamento fisso del II tono (non varia col respiro).<br />
− stenosi polmonare e b<strong>lo</strong>cco di branca dx con sdoppiamento del II tono ampio e persistente da<br />
ritardo di chiusura della valvola polmonare.<br />
− insufficienza mitralica con sdoppiamento del II tono ampio da chiusura anticipata della valvola<br />
aortica.<br />
− stenosi aortica, insufficienza aortica grave, b<strong>lo</strong>cco branca sx con sdoppiamento paradosso in cui<br />
la componente P2 precede la A2 per prolungamento dell’eiezione ventricolare sx.<br />
− ipertensione polmonare con sdoppiamento stretto con P2 aumentata.<br />
Il Ritmo di Ga<strong>lo</strong>ppo si verifica quando si ha l’aggiunta di un tono con ritmo a 3 tempi, simile al<br />
rumore prodotto sulla strada dagli zoccoli di un caval<strong>lo</strong>, distinto in ga<strong>lo</strong>ppo ventricolare o<br />
protodiastolico (III tono) e ga<strong>lo</strong>ppo atriale o presistolico (IV tono).<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Il ga<strong>lo</strong>ppo ventricolare o protodiastolico (fisio<strong>lo</strong>gico nel bambino) si apprezza durante la<br />
protodiastole o fase di riempimento rapido ventricolare con comparsa del III tono che cade 0,10 sec<br />
dopo il II tono, sordo, a tonalità bassa, sul focolaio della mitrale in decubito laterale sx (TUM-<br />
TA-TU), soprattutto in caso di scompenso cardiaco e/o sovraccarico del volume ventricolare.<br />
Il ga<strong>lo</strong>ppo atriale o presistolico si verifica in quelle situazioni che determinano un > della<br />
resistenza al riempimento ventricolare dopo la contrazione atriale con comparsa del IV tono che<br />
precede il I tono, a tonalità bassa, (TU-TUM-TA). Il ga<strong>lo</strong>ppo atriale prevale a sx (IV tono sx) in<br />
caso di cardiopatia ischemica (malattia coronarica) e stenosi aortica, apprezzabile meglio all’apice<br />
in decubito laterale sx, mentre il ga<strong>lo</strong>ppo atriale prevale a dx (IV tono dx) in caso di ipertensione<br />
polmonare e cuore polmonare cronico, stenosi valvola polmonare, apprezzabile meglio sul<br />
margine sternale sx inferiore e si accentua con l’inspirazione.<br />
Si parla di ritmo di ga<strong>lo</strong>ppo a 4 tempi o ritmo di treno quando il III e IV tono coesistono (TUM-<br />
TUM — TUM-TUM) come in caso di cardiopatia severa, mentre si parla di ga<strong>lo</strong>ppo di somma o<br />
mesosistolico quando si ha la fusione tra III e IV tono come in caso di cardiopatia severa con<br />
frequenza cardiaca elevata e accorciamento della durata della diastole con fasi di riempimento<br />
rapido ventricolare e di contrazione atriale che coincidono.<br />
Le Variazioni del Timbro <strong>dei</strong> toni cardiaci sono rappresentate da:<br />
tono metallico: sclerosi valvolare.<br />
tono ligneo: stenosi mitralica.<br />
tono parafonico: cupo, ovattato, profondo, dovuto a insufficienza ventricolare dx e sx.<br />
I SOFFI CARDIACI sono rumori dovuti alla modificazione del flusso di sangue da laminare a<br />
turbolento che si differenziano dai toni cardiaci perch<strong>è</strong> sono più frequenti e di maggiore durata.<br />
In presenza di un soffio cardiaco bisogna valutare l’intensità, timbro, crono<strong>lo</strong>gia, focolaio elettivo di<br />
auscultazione e propagazione.<br />
Per quanto riguarda l’Intensità abbiamo la Scala di Levine con distinzione <strong>dei</strong> soffi in 6 gradi:<br />
─ soffio I grado, intensità 1/6: debolissimo, difficile da auscultare.<br />
─ soffio II grado, intensità 2/6: debole, appena percettibile sottoforma di un fruscio.<br />
─ soffio III grado, intensità 3/6: moderato.<br />
─ soffio IV grado, intensità 4/6: forte, decisamente pato<strong>lo</strong>gico, associato ad un fremito.<br />
─ soffio V grado, intensità 5/6: molto forte, associato ad un fremito,<br />
─ soffio VI grado, intensità 6/6: fortissimo, apprezzabile anche senza fonendoscopio a distanza<br />
dal torace, detto soffio a grido d’anatra, associato ad un fremito.<br />
Il Timbro <strong>dei</strong> soffi cardiaci può essere:<br />
– soffio dolce da rigurgito della mitrale o tricuspide, difficile da apprezzare.<br />
– soffio aspro, raspante apprezzabile alla palpazione sotto forma di fremiti.<br />
– soffio metallico: in genere dovuto alla vibrazione di una corda tendinea o di un lembo valvolare<br />
sclerotico o calcificato, oppure a prolasso della valvola mitrale.<br />
Per quanto riguarda la Crono<strong>lo</strong>gia si fa una distinzione tra soffi sistolici e diastolici:<br />
Il Soffio Sistolico si apprezza tra il I e II tono, nella piccola pausa, dopo la chiusura delle<br />
valvole AV cio<strong>è</strong> inizia con il battito del polso radiale, detto soffio o<strong>lo</strong>sistolico se occupa tutta la<br />
durata della sistole, protosistolico se occupa la prima parte della sistole, mesosistolico se occupa<br />
la parte intermedia della sistole, telesistolico se occupa la parte terminale della sistole.<br />
Il Soffio Diastolico si apprezza tra il II e I tono della sistole successiva, dopo la chiusura delle<br />
valvole semilunari cio<strong>è</strong> precede il battito del polso radiale, detto soffio o<strong>lo</strong>diastolico se occupa<br />
tutta la durata della diastole, protodiastolico se occupa la prima parte della diastole,<br />
mesodiastolico se occupa la parte intermedia della diastole, telediastolico o presistolico se occupa<br />
la parte terminale della diastole.<br />
Per quanto riguarda i Focolai Elettivi di Auscultazione e la Propagazione <strong>dei</strong> soffi si fa una<br />
distinzione tra soffio mitralico, tricuspidale, aortico e polmonare.<br />
Il SOFFIO MITRALICO SISTOLICO <strong>è</strong> tipico dell’Insufficienza Mitralica dovuta a cardiopatie<br />
congenite o acquisite di natura reumatica, prolasso della mitrale, IMA…, caratterizzata da:<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
32
soffio da rigurgito dovuto al reflusso o flusso retrogrado del sangue perché, essendo la valvola<br />
mitralica insufficiente, durante la sistole il sangue ritorna ad alta P dal ventrico<strong>lo</strong> sx all’atrio<br />
sx provocando la vibrazione <strong>dei</strong> lembi valvolari con soffio o<strong>lo</strong>sistolico con rinforzo protomesosistolico<br />
cio<strong>è</strong> più intenso nella fase di massima eiezione ventricolare che si propaga verso il<br />
focolaio polmonare e ascella sx cio<strong>è</strong> nel senso della corrente che <strong>lo</strong> genera.<br />
click o schiocchi di chiusura e apertura della mitrale da alterazioni sclerotiche <strong>dei</strong> lembi valvolari.<br />
sdoppiamento II tono, accentuazione componente polmonare II tono da ipertensione polmonare.<br />
III tono udibile, ritmo di ga<strong>lo</strong>ppo da fusione del III e IV tono.<br />
ipertrofia ventricolare sx da sovraccarico di volume valutabile alla percussione con itto della<br />
punta spostato in basso e a sx, all’ECG con onde T negative con sottoslivellamento del tratto<br />
ST e soprattutto all’Ecocardiografia che evidenzia anche l’ingrandimento dell’atrio sx.<br />
Dal punto di vista Clinico l’insufficienza mitralica si manifesta dopo molti anni con dispnea prima<br />
da sforzo e poi a riposo, astenia da < perfusione periferica, cardiopalmo da fibrillazione atriale,<br />
extrasistoli ventricolari fino a scompenso cardiaco ed edema polmonare acuto o cronico.<br />
Il SOFFIO MITRALICO DIASTOLICO <strong>è</strong> tipico della Stenosi Mitralica, che rappresenta il vizio<br />
valvolare più frequente, di natura congenita, reumatica (RAA), trombotica oppure da endocardite<br />
o mixoma atriale (tumore atrio sx) caratterizzata da:<br />
soffio da eiezione cio<strong>è</strong> da flusso anterogrado poiché, a causa del restringimento dell’ostio<br />
mitralico, il sangue ha difficoltà a passare dall’atrio sx al ventrico<strong>lo</strong> sx durante la diastole o<br />
riempimento ventricolare sx con vibrazione <strong>dei</strong> lembi valvolari e comparsa di un soffio di media<br />
intensità con carattere aspirativo, o<strong>lo</strong>diastolico con rinforzo protodiastolico e presistolico in<br />
seguito all’accelerazione del flusso ematico AV attraverso la valvola ristretta durante la<br />
diastole in seguito al riempimento ventricolare e alla contrazione atriale spiccata con tipico<br />
rullio presistolico (rullare di tamburo: VRUM – VUM – TUM – TATA’).<br />
click di chiusura con rinforzo del I tono e click di apertura della mitrale in seguito a sclerosi e<br />
calcificazione della valvola a cui segue il soffio.<br />
> P atriale sx responsabile di ipertrofia o dilatazione atrio sx a rischio di fibrillazione atriale con<br />
distacco di emboli dall’auricola sx durante la contrazione atriale e ictus cerebrale, inoltre > P<br />
polmonare con trasudazione di plasma negli alveoli e interstizio polmonare (congestione<br />
polmonare) fino a ipertensione polmonare e scompenso cardiaco dx con edema polmonare, edemi<br />
declivi, ascite, epatomegalia, astenia…<br />
ipertensione polmonare con soffio sistolico sul focolaio polmonare, sdoppiamento del II tono e<br />
accentuazione della componente polmonare del II tono, ipertrofia ventricolare dx valutabile all’ECG<br />
con deviazione a dx dell’asse QRS ed Ecocardiografia.<br />
facies mitralica: si osserva nelle fasi avanzate e severe della stenosi, con cianosi <strong>lo</strong>calizzata<br />
agli zigomi, naso, labbra e mento, circondata da pal<strong>lo</strong>re.<br />
Dal punto di vista Clinico il sintomo più significativo della stenosi mitralica <strong>è</strong> la dispnea da<br />
congestione polmonare, associato a tosse cronica ed emottisi da rottura <strong>dei</strong> vasi in corso di<br />
fibrillazione atriale e rantoli, fino a scompenso cardiaco dx.<br />
Il SOFFIO TRICUSPIDALE SISTOLICO <strong>è</strong> tipico dell’Insufficienza Tricuspidale con soffio da<br />
rigurgito perché, essendo la valvola tricuspidale insufficiente, durante la sistole si ha il reflusso<br />
di sangue dal ventrico<strong>lo</strong> dx all’atrio dx, con soffio di debole-media intensità associato a click di<br />
chiusura e apertura della tricuspide, mentre l’onda di rigurgito si ripercuote sulla vena giugulare<br />
con turgore e sulla vena cava inferiore che sbocca nell’atrio dx, fino alle vene sovraepatiche<br />
determinando col passare del tempo fegato da stasi, pulsante in sistole, per cui si parla di polso<br />
epatico. Inoltre, si ha ipertrofia ventrico<strong>lo</strong> dx e atrio dx.<br />
Il SOFFIO TRICUSPIDALE DIASTOLICO si deve a Stenosi Tricuspidale, valvu<strong>lo</strong>patia rara, con<br />
soffio da eiezione diastolico con rinforzo presistolico, associato a turgore delle vene giugulari,<br />
fegato da stasi ad insorgenza precoce, ipertrofia atrio dx.<br />
Il SOFFIO AORTICO SISTOLICO <strong>è</strong> tipico della Stenosi Aortica con soffio o<strong>lo</strong>sistolico da<br />
eiezione poiché, essendo la valvola aortica ristretta, il sangue ha difficoltà a defluire dal<br />
ventrico<strong>lo</strong> sx all’aorta con notevole > P intraventricolare sx, vibrazioni <strong>dei</strong> lembi valvolari con<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
33
comparsa di un soffio rude di V-VI grado con fremito palpabile sul focolaio aortico, qualche volta<br />
udibile anche a distanza dal torace, caratterizzato da rinforzo mesosistolico dovuto alla<br />
espulsione energica del sangue dal ventrico<strong>lo</strong> sx, si apprezza in ritardo rispetto al I tono, fra<br />
toni di debole intensità a causa della fissità o immobilità delle valvole semilunari aortiche, e si<br />
propaga lungo i vasi del col<strong>lo</strong>, cio<strong>è</strong> nel senso della corrente che <strong>lo</strong> genera.<br />
L’esame obiettivo e le indagini strumentali evidenziano la presenza di altri reperti:<br />
− polso tardo e picco<strong>lo</strong> alla palpazione da < perfusione periferica.<br />
− ipertrofia ventrico<strong>lo</strong> sx da sovraccarico sistolico alla percussione, ECG ed Ecocardiografia.<br />
Il SOFFIO AORTICO DIASTOLICO si deve a Insufficienza della Valvola Aortica con soffio da<br />
rigurgito poiché, essendo la valvola aortica insufficiente, si ha il reflusso del sangue dall’aorta<br />
nel ventrico<strong>lo</strong> sx durante la diastole, auscultabile sul focolaio aortico e che tende a propagarsi<br />
verso il focolaio di Erb, inizia subito dopo il II tono e presenta un tipico carattere in decrescendo,<br />
cio<strong>è</strong> ha massima intensità in protodiastole e decresce fino a scomparire in presistole.<br />
Dal punto di vista Clinico l’insufficienza aortica spesso si manifesta dopo molti anni con angina,<br />
sincope, dispnea, ortopnea, dispnea parossistica notturna, palpitazioni...<br />
Inoltre, l’esame obiettivo oltre al soffio evidenzia la presenza di altri reperti:<br />
− < P arteriosa diastolica con > P arteriosa differenziale in seguito al reflusso diastolico aortoventricolare<br />
fino al 50% della gittata sistolica.<br />
− danza delle carotidi cio<strong>è</strong> iperpulsatilità delle carotidi al giugu<strong>lo</strong> e ai lati del col<strong>lo</strong> che può<br />
imprimere alla testa delle oscillazioni ritmiche in senso antero-posteriore (segno di De Musset).<br />
− polso celere di Corrigan e ipersfigmia da sistole ventricolare più energica per il basso regime<br />
pressorio aortico, con pulsazione della carotide netta, scoccante, seguita da collasso.<br />
Inoltre, l’> della P arteriosa differenziale provoca alterazioni emodinamiche periferiche, con:<br />
− polso capillare di Quincke (penetrante): dovuto a fasi alterne e ritmiche tra dilatazione e<br />
costrizione capillare, con pulsazione <strong>dei</strong> capillari del letto ungueale avvertito con una lieve<br />
pressione sull’unghia, sincrona al polso radiale.<br />
− doppio soffio di Durosiez: comprimendo delicatamente la arteria femorale si crea una stenosi<br />
artificiale con comparsa di un primo soffio dovuto all’attrito dell’onda sistolica in senso centrifugo<br />
e un secondo soffio dovuto al passaggio del sangue in senso centripeto per il vizio valvolare.<br />
− ipertrofia ventricolare sx.<br />
Il SOFFIO POLMONARE SISTOLICO, raramente si deve a Stenosi della Valvola Polmonare<br />
con soffio da eiezione per l’ostaco<strong>lo</strong> al deflusso del sangue dal ventrico<strong>lo</strong> dx all’arteria<br />
polmonare, in genere si deve alle sindromi di Fal<strong>lo</strong>t:<br />
tri<strong>lo</strong>gia di Fal<strong>lo</strong>t: caratterizzata da stenosi infundibolare polmonare, comunicazione<br />
interatriale da difetto del setto e ipertrofia ventricolare dx.<br />
tetra<strong>lo</strong>gia di Fal<strong>lo</strong>t: stenosi infundibolare polmonare, comunicazione interventricolare,<br />
destroposizione dell’aorta che pesca da entrambi i ventricoli e ipertrofia ventricolare dx.<br />
penta<strong>lo</strong>gia di Fal<strong>lo</strong>t: caratterizzata da stenosi infundibolare polmonare, comunicazione<br />
interatriale e interventricolare, ipertrofia ventricolare dx e destroposizione aortica.<br />
Le sindromi di Fal<strong>lo</strong>t sono caratterizzate da un soffio sistolico rude, intenso sul focolaio della<br />
polmonare che si propaga verso la fossa sovraclaveare sx, focolaio aortico e vasi del col<strong>lo</strong>.<br />
L’Insufficienza Ventricolare Sx <strong>è</strong> caratterizzata dal deficit di contrazione del ventrico<strong>lo</strong> sx con<br />
difficoltà a pompare tutto il sangue, come in caso di valvu<strong>lo</strong>patie, miocarditi, IMA... con:<br />
< gittata sistolica con ridotta perfusione a livel<strong>lo</strong> cerebrale con vertigini fino a sincope, renale<br />
con oliguria, e cardiaca con insufficienza coronarica e ipotensione arteriosa.<br />
stasi intracardiaca a monte del cuore con ipertensione polmonare, tosse stizzosa, dispnea da<br />
sforzo o a riposo, dispnea parossistica notturna fino all’edema polmonare acuto.<br />
dilatazione ventrico<strong>lo</strong> sx e polso irregolare.<br />
L’Insufficienza Ventricolare Dx <strong>è</strong> caratterizzata dal deficit di contrazione del ventrico<strong>lo</strong> dx con<br />
difficoltà a pompare il sangue nel circo<strong>lo</strong> polmonare, come in caso di miocarditi, ipertensione<br />
polmonare primitiva o secondaria a stenosi mitralica, BPCO con enfisema polmonare, fibrosi<br />
polmonare con chiusura e distruzione degli alveoli polmonari..., con conseguente:<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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congestione e stasi venosa, soprattutto agli arti inferiori con cianosi ed edemi periferici.<br />
turgore vene giugulari da trasmissione della contrazione atriale dx lungo la co<strong>lo</strong>nna ematica<br />
alle vene giugulari con pulsazione presistolica (in diastole) e sistolica (in sistole).<br />
fegato da stasi con epatomegalia, splenomegalia da stasi portale.<br />
<strong>Semeiotica</strong> <strong>dei</strong> Polsi Arteriosi<br />
I Polsi Arteriosi consentono di valutare <strong>lo</strong> stato di salute dell’apparato cardiocircolatorio,<br />
infatti, i caratteri <strong>dei</strong> polsi arteriosi dipendono da:<br />
− gittata cardiaca e P arteriosa sistolica (contrazione ventrico<strong>lo</strong> sx).<br />
− mantenimento della P arteriosa diastolica (elasticità aorta e grandi arterie).<br />
− volume ematico nel sistema arterioso e viscosità ematica.<br />
I Polsi Arteriosi principali sono:<br />
arteria radiale: polso periferico palpabile facilmente a livel<strong>lo</strong> del processo sti<strong>lo</strong>ideo del radio,<br />
mediante i polpastrelli del dito indice, medio e anulare della mano dx per il polso sx e viceversa,<br />
stringendo il polso dorsalmente mediante il pollice, esercitando una lieve compressione<br />
sull’arteria con le 3 dita in modo da apprezzare la pulsazione sottoforma di un sollevamento<br />
della parete arteriosa che segnala il passaggio dell’onda sfigmica, con ritardo tra battito<br />
cardiaco centrale dovuto alla contrazione ventricolare e battito del polso dovuto al tempo<br />
impiegato dall’onda sfigmica per raggiungere l’arteria radiale.<br />
arteria brachiale o omerale: la possiamo apprezzare poco al di sopra della piega del gomito,<br />
lungo il margine mediale del musco<strong>lo</strong> bicipite.<br />
arteria ascellare: il pz deve essere in decubito supino tenendo il braccio in abduzione e<br />
ruotato verso l’esterno, la palpazione avviene affondando le dita nel cavo ascellare subito al di<br />
sotto del pilastro anteriore dell’ascella, premendo l’arteria sul piano osseo sottostante.<br />
arteria succlavia: si apprezza nella fossa sovraclaveare uncinando con le dita il 3° medio del<br />
bordo posteriore della clavicola e spingendo leggermente le dita dall’avanti indietro,<br />
dall’esterno all’interno e dall’alto in basso, in modo da comprimere l’arteria contro la 1^ costa.<br />
arteria carotide (polso centrale): si apprezza sulla regione anteriore del col<strong>lo</strong> lungo il margine<br />
interno del musco<strong>lo</strong> sternocleidomastoideo al di sotto dell’ango<strong>lo</strong> della mandibola, oppure nella<br />
fossetta giugulare, adiacente al musco<strong>lo</strong> sternocleidomastoideo.<br />
aorta addominale: la palpazione avviene a sx della linea sagittale mediana xifopubica, un<br />
paio di cm al di sopra dell’ombelico, comprimendo gradualmente la parete addominale per<br />
evitare la contrazione <strong>dei</strong> muscoli e spingendo l’aorta contro il piano vertebrale, mentre nei<br />
soggetti obesi si esercita una pressione con 2 mani sovrapposte.<br />
<strong>La</strong> palpazione dell’aorta addominale <strong>è</strong> importante per escludere la presenza di un aneurisma.<br />
arteria femorale (centrale) palpabile nel punto di mezzo della linea che unisce la spina iliaca<br />
antero-superiore al tuberco<strong>lo</strong> pubico, tenendo le ultime 4 dita della mano al di sotto del<br />
legamento inguinale (Poupart) nella piega inguinale.<br />
arteria poplitea (periferico): può essere apprezzata con il pz in decubito supino con gamba<br />
lievemente flessa sulla coscia per detendere i muscoli, mentre l’esaminatore afferra con le due<br />
mani il ginocchio in modo che i pollici siano fissati sulla rotula e le altre dita siano affondate<br />
nel cavo popliteo a livel<strong>lo</strong> del margine mediale del musco<strong>lo</strong> gastrocnemio dove decorre l’arteria<br />
poplitea. Può essere palpata anche a pz prono, sollevandogli la gamba per detendere i muscoli e<br />
affondando l’altra mano nel cavo.<br />
arteria tibiale posteriore (periferico): palpabile dietro il malleo<strong>lo</strong> mediale o interno con le<br />
ultime dita della mano e il pollice sul malleo<strong>lo</strong> laterale.<br />
arteria pedidia o dorsale del piede (periferico): si apprezza a pz supino ponendo le falangi del<br />
2°-3° e 4° dito sulla regione dorsale del piede tra il 1° e 2° metatarso.<br />
All’Esame Obiettivo bisogna valutare i Caratteri del polso cio<strong>è</strong> la frequenza, ritmo, ampiezza,<br />
forza, durata, consistenza, tensione, uguaglianza.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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<strong>La</strong> Frequenza <strong>è</strong> il n° pulsazioni/min corrispondenti al n° contrazioni cardiache/min che viene<br />
valutata contando il n° di pulsazioni nei primi 15 sec. e moltiplicando × 4, mentre se il battito <strong>è</strong><br />
irregolare si effettua una conta per 1 minuto intero, consentendo di fare una distinzione tra:<br />
− normosfigmia in condizioni normali pari a 60-80 bat/min nell’adulto, 130-140 nel lattante,<br />
90/100 nel bambino.<br />
− tachisfigmia: n° pulsazioni/min > 80 bat/min (tachicardia).<br />
− bradisfigmia: n° pulsazioni/min < 60 bat/min (bradicardia).<br />
− polso raro: n° pulsazioni/min < 40 bat/min ad es. da b<strong>lo</strong>cco AV di 3° grado, bradicardia sinusale.<br />
Il Ritmo del polso <strong>è</strong> regolare quando l’interval<strong>lo</strong> tra le singole pulsazioni resta costante,<br />
mentre si parla di ritmo irregolare quando tale interval<strong>lo</strong> non <strong>è</strong> costante, per cui si parla di polso<br />
aritmico con distinzione tra:<br />
battito intermittente quando dopo una normale successione di battiti si ha una pausa, come in<br />
caso di extrasistole oppure momentaneo arresto del battito ventricolare da b<strong>lo</strong>cco seno-atriale.<br />
battito prematuro quando si apprezza una pulsazione anticipata rispetto alla normale<br />
sequenza <strong>dei</strong> battiti dovuta a extrasistole.<br />
aritmia totale con successione di battiti assolutamente irregolare o polso folle, in genere con<br />
frequenza elevata o tachiaritmia, raramente con bassa frequenza o bradiaritmia, dovuta a<br />
fibrillazione atriale (polso aritmico e disuguale).<br />
L’Ampiezza indica il grado di espansione dell’arteria sotto l’onda di P correlata alla contrazione<br />
ventricolare, gittata sistolica, massa sanguigna circolante, elasticità e tono della parete<br />
arteriosa con distinzione tra:<br />
polso ampio (forte) caratterizzato da pulsazioni forti come in caso di insufficienza valvolare<br />
aortica, pervietà dotto arterioso di Botal<strong>lo</strong>.<br />
polso picco<strong>lo</strong> o filiforme (debole) caratterizzato da pulsazioni deboli come in caso di deficit della<br />
gittata sistolica da tachicardia parossistica, stenosi mitralica, stenosi aortica e pericarditi,<br />
debole contrazione miocardica da miocardite e IMA, shock ipovolemico.<br />
polso assente in caso di fibrillazione ventricolare con perdita della contrazione ventricolare da<br />
arresto cardiaco o shock cardiogeno (rianimazione cardio-polmonare, defibrillazione).<br />
<strong>La</strong> Durata indica il tempo che intercorre tra incremento e decremento dell’onda sfigmica correlata<br />
a ve<strong>lo</strong>cità di contrazione e svuotamento ventricolare, resistenza valvola aortica e resistenze<br />
periferiche, con distinzione tra:<br />
polso celere: polso di breve durata da svuotamento ventricolare rapido o < resistenze<br />
arteriose periferiche come in caso di febbre, ipertiroidismo, insufficienza aortica con polso<br />
scoccante di Corrigan da contrazione ventricolare energica e rapida e reflusso aortoventricolare.<br />
polso tardo: polso di durata maggiore tipico della stenosi aortica dovuto al lento e difficile<br />
svuotamento del ventrico<strong>lo</strong> sx per l’ostaco<strong>lo</strong> infundibolare od ostiale.<br />
<strong>La</strong> Consistenza indica la sensazione di rigidità della parete arteriosa con impossibilità a far<br />
scomparire l’onda sfigmica, per cui si parla di polso duro come in caso di processi di<br />
aterosclerosi con parete arteriosa sclerotica, calcifica con resistenza alla compressione digitale.<br />
<strong>La</strong> Tensione indica il grado di compressione che occorre esercitare sull’arteria radiale affinché<br />
si abbia la scomparsa del polso, consentendo di fare una distinzione tra:<br />
polso teso: tipico dell’ipertensione arteriosa essenziale, ipertensione maligna con polso<br />
radiale picco<strong>lo</strong> e teso con sensazione palpatoria di un fi<strong>lo</strong> di ferro.<br />
polso molle: tipico dell’ipotensione arteriosa.<br />
L’Uguaglianza indica la presenza di battiti di uguale ampiezza, altrimenti si parla di polso<br />
disuguale ad es. da extrasistole con battiti di diversa ampiezza oppure di polso alternante ad es.<br />
da gravi miocardiopatie (IMA) con alternanza tra battiti ampi e meno ampi.<br />
All’Ispezione si possono osservare le arterie tortuose aterosclerotiche o pulsatilità anomale.<br />
All’Auscultazione possiamo apprezzare i soffi caroti<strong>dei</strong>, soffi arterie renali…<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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ESAME OBIETTIVO e SEMEIOLOGIA dell’ADDOME<br />
Quadranti dell’Addome<br />
L’Addome dal punto di vista topografico viene suddiviso in 4 quadranti mediante 2 linee<br />
perpendicolari tra <strong>lo</strong>ro che si incrociano a livel<strong>lo</strong> della cicatrice ombelicale, cio<strong>è</strong> la linea<br />
sagittale mediana xifopubica (linea alba) che parte dal processo xifoideo del<strong>lo</strong> sterno e giunge<br />
alla sinfisi pubica e la linea ombelicale trasversa che passa a livel<strong>lo</strong> ombelicale, suddividendo<br />
l’addome in quadrante superiore dx e sx, quadrante inferiore dx e sx.<br />
Dal punto di vista semeio<strong>lo</strong>gico l’addome viene suddiviso in 9 quadranti mediante 4 linee, cio<strong>è</strong> 2<br />
linee verticali date dal prolungamento verso il basso delle linee emiclaveari dx e sx che si<br />
incrociano con le 2 linee orizzontali, cio<strong>è</strong> la linea sottocostale che unisce i margini inferiori delle<br />
arcate costali a partire dall’apice della 10^ costa e la linea bicresto-iliaca che unisce le spine<br />
iliache antero-superiori dx e sx, dividendo l’addome in regioni superiori, intermedie e inferiori:<br />
regioni superiori addome: epigastrio, regione ipocondrio dx e ipocondrio sx.<br />
regioni intermedie addome: mesogastrio o regione ombelicale, regione del fianco dx, regione<br />
del fianco sx (regione <strong>lo</strong>mbare dx e sx).<br />
regioni inferiori addome: ipogastrio o regione sovrapubica, fossa iliaca dx o regione inguinale<br />
dx, fossa iliaca sx o regione inguinale sx.<br />
Per ogni regione possiamo Proiettare i corrispondenti visceri sulla parete addominale:<br />
epigastrio: stomaco, duodeno, testa-corpo pancreas, aorta addominale soprarenale.<br />
ipocondrio dx: fegato, colecisti, flessura dx o epatica del co<strong>lo</strong>n.<br />
ipocondrio sx: milza, coda pancreas, flessura sx o splenica del co<strong>lo</strong>n.<br />
mesogastrio: intestino tenue, co<strong>lo</strong>n trasverso, cicatrice ombelicale, aorta addom, sottorenale.<br />
fianco dx: co<strong>lo</strong>n ascendente, rene dx, fegato.<br />
fianco sx: co<strong>lo</strong>n discendente, rene sx.<br />
ipogastrio: vescica (distesa), sigma pelvico, utero (IV mese gravidanza).<br />
fossa iliaca dx: cieco, appendice vermiforme, ovaio dx.<br />
fossa iliaca sx: sigma iliaco, ovaio sx.<br />
Sede di Elezione del Do<strong>lo</strong>re degli Organi Addominali e Punti Do<strong>lo</strong>rosi<br />
Il Do<strong>lo</strong>re Addominale viene distinto in do<strong>lo</strong>re parietale o somatico e do<strong>lo</strong>re viscerale mentre ci<br />
sono delle strutture addominali prive di afferenze sensitive algogene come la milza e il peritoneo<br />
viscerale la cui stimolazione non provoca do<strong>lo</strong>re.<br />
Il Do<strong>lo</strong>re Addominale Parietale o Somatico origina dal peritoneo parietale, mesoco<strong>lo</strong>n,<br />
mesentere e omento, in seguito a stimolazione <strong>dei</strong> nervi somatici cio<strong>è</strong> <strong>dei</strong> nervi spinali T5-L1 e <strong>dei</strong><br />
nervi frenici C3-C5, oppure di recettori algogeni (corpuscoli di Pacini, Ruffini...).<br />
In caso di peritonite acuta ad esempio da perforazione di un viscere cavo il pz presenta un do<strong>lo</strong>re<br />
addominale acutissimo, diffuso a tutta la parete addominale o circoscritto, associato a reazione<br />
di difesa alla palpazione superficiale con contrattura di tipo lignea della parete addominale<br />
(addome non trattabile), pz immobile nel letto perché qualsiasi movimento esacerba il do<strong>lo</strong>re,<br />
febbre alta di tipo settica preceduta da brividi con respiro superficiale, picco<strong>lo</strong> e frequente,<br />
tachicardia, ipotensione arteriosa, pal<strong>lo</strong>re, pelle fredda e sudata...<br />
Il Do<strong>lo</strong>re Addominale Viscerale può essere dovuto a stimolazione di recettori do<strong>lo</strong>rifici specifici<br />
in caso di spasmo o distensione, a stimolazione <strong>dei</strong> plessi nervosi come il plesso celiaco,<br />
ipogastrico, pelvico, a stimolazione <strong>dei</strong> tronchi nervosi come i nervi splancnici e nervi vaghi.<br />
Il do<strong>lo</strong>re viscerale spesso <strong>è</strong> sordo, difficile da <strong>lo</strong>calizzare con riflessi viscero-viscerali, può essere<br />
continuo o a crisi, di tipo spastico/colico.<br />
Dal punto di vista Clinico esistono delle Sedi di Elezione del do<strong>lo</strong>re addominale viscerale<br />
associati a specifici Punti Do<strong>lo</strong>rosi Addominali:<br />
appendicite acuta: do<strong>lo</strong>re acuto in fossa iliaca dx associato a nausea, vomito, reazione di<br />
difesa addominale con contrattura muscolare circoscritta o diffusa in caso di peritonite, febbre,<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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leucocitosi neutrofila, alvo chiuso a feci e gas da ileo paralitico con pz immobile nel letto<br />
(peritonite acuta). <strong>La</strong> palpazione <strong>dei</strong> punti appendicolari conferma la diagnosi:<br />
− punto di Mc Burney a metà della linea che unisce l’ombelico alla spina iliaca antero-super. dx.<br />
− punto di <strong>La</strong>nz: corrisponde alla sede anatomica dell’appendice, <strong>lo</strong>calizzato nel punto di<br />
unione tra 3° laterale e 3° medio della linea bisiliaca.<br />
− segno di Rovsing: esercitando una pressione sulla fossa iliaca sx, paradossalmente si genera<br />
un do<strong>lo</strong>re nella fossa iliaca dx per <strong>lo</strong> spostamento <strong>dei</strong> gas colici.<br />
− segno di Blumberg o do<strong>lo</strong>re da rimbalzo: eseguendo una palpazione lenta e profonda nella<br />
fossa iliaca dx e staccando la mano dalla parete addominale, si genera un do<strong>lo</strong>re acuto, molto<br />
intenso dovuto all’irritazione del peritoneo (peritonite acuta).<br />
Ricordiamo che in condizioni normali l’appendice si trova in fossa iliaca dx in posizione<br />
discendente, altre volte si trova nella fossa iliaca sx in caso di situs viscerum inversus o in sede<br />
ectopica, cio<strong>è</strong> in posizione sottoepatica con do<strong>lo</strong>re all’ipocondrio dx tale da simulare una<br />
colecistite acuta, in posizione retro-ciecale con do<strong>lo</strong>re <strong>lo</strong>mbare, in posizione mediale o<br />
mesoceliaca verso il punto di Morris a 4 cm dall’ombelico lungo la linea che unisce l’ombelico<br />
alla spina iliaca antero-superiore dx, oppure si trova dietro la vescica, con do<strong>lo</strong>re<br />
all’esp<strong>lo</strong>razione digito-rettale della tasca di Douglas o sfondato retto-uterino.<br />
<strong>La</strong> diagnosi differenziale <strong>è</strong> tra appendicite acuta e annessiti (salpingiti, ovariti), torsione di una<br />
cisti ovarica o testicolare, ileite terminale di Crohn, rottura di gravidanza extrauterina...<br />
ulcera peptica gastrica: do<strong>lo</strong>re epigastrico crampiforme o puntorio, postprandiale precoce<br />
perché si manifesta nel giro di 30 min. dopo i pasti associato a bruciore o pirosi, dura ~ 1-2 h, per<br />
cui il pz si trova in uno stato di benessere a stomaco vuoto.<br />
ulcera peptica duodenale: do<strong>lo</strong>re epigastrico urente, sordo o costrittivo che insorge dopo ~<br />
2-3 h dai pasti per cui <strong>è</strong> un do<strong>lo</strong>re postprandiale tardivo o do<strong>lo</strong>re da fame perch<strong>è</strong> si manifesta a<br />
stomaco vuoto, specie durante la notte, con stato di benessere a stomaco pieno.<br />
pancreatite acuta: do<strong>lo</strong>re epigastrico trafittivo, a colpo di pugnale, detto a sbarra o a cintura<br />
perché si irradia ai fianchi, vertebre <strong>lo</strong>mbari e regione sottoscapolare sx, in genere postprandiale<br />
da pasto abbondante o abuso di alcool, viene alleviato dalla posizione seduta o dalla<br />
posizione fetale (gambe e tronco piegati verso il bacino), associato a nausea, vomito, subittero o<br />
ittero, febbricola, addome trattabile con lieve resistenza muscolare, comparsa di chiazze di<br />
ecchimosi in sede periombelicale o segno di Grey-Turner e in sede <strong>lo</strong>mbare o segno di Cullen.<br />
colica epatica o biliare: dovuto alla migrazione del calco<strong>lo</strong> dalla colecisti nel dotto cistico o<br />
coledoco con do<strong>lo</strong>re violento ad insorgenza brusca, talvolta dopo un pasto ricco di grassi,<br />
<strong>lo</strong>calizzato a livel<strong>lo</strong> dell’ipocondrio dx, irradiato all’epigastrio, regione sottoscapolare e spalla<br />
dx, esacerbato dalla respirazione profonda, con pz immobile nel letto, subittero.<br />
In tal caso <strong>è</strong> importante la palpazione del punto colecistico che corrisponde al fondo della<br />
colecisti, <strong>lo</strong>calizzato nel punto di incrocio tra arcata costale dx a livel<strong>lo</strong> della 9^-10^ costa e la<br />
linea che passa lungo il margine esterno del musco<strong>lo</strong> retto dell’addome. Il punto colecistico <strong>è</strong><br />
estremamente do<strong>lo</strong>roso in caso di colecistite acuta con segno di Murphy +, cio<strong>è</strong> se si affonda la<br />
mano nel punto colecistico e si invita il pz ad eseguire una inspirazione profonda si scatena un<br />
do<strong>lo</strong>re vivo in seguito all’urto della colecisti contro le dita affondate al di sotto dell’arcata costale<br />
con conseguente b<strong>lo</strong>cco della respirazione.<br />
<strong>La</strong> colecisti può essere palpata in caso di ristagno della bile in seguito a ostruzione del coledoco o<br />
dotto cistico da calco<strong>lo</strong> (idrope colecisti) carcinoma della colecisti. In caso di ittero ingravescente e<br />
colecisti palpabile si parla di segno di Courvoisier-Terrier tipica dell’ostruzione del coledoco<br />
intrapancreatico da carcinoma della testa del pancreas (tumori periampollari).<br />
colica renale in seguito alla migrazione di un calco<strong>lo</strong> dal bacinetto renale nell’uretere con<br />
do<strong>lo</strong>re acuto in regione <strong>lo</strong>mbare omolaterale, irradiato all’inguine, pube, genitali esterni,<br />
ingravescente, il pz <strong>è</strong> irrequieto, agitato nel tentativo di trovare una posizione antalgica, il<br />
segno di Giordano +, dolenzia <strong>dei</strong> punti ureterali e renali, associato a manifestazioni vegetative<br />
cio<strong>è</strong> nausea, vomito, sudorazione e tachicardia e a disturbi della minzione cio<strong>è</strong> ematuria,<br />
stranguria, disuria, ta<strong>lo</strong>ra anuria (ostruzioni bilaterali).<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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do<strong>lo</strong>re di origine intestinale: in genere di tipo crampiforme da iperperistalsi e distensione<br />
spastica, dovuto a meteorismo intestinale, enterocoliti acute, morbo celiaco, morbo di Crohn,<br />
retto-colite ulcerosa, occlusione intestinale, sindrome del co<strong>lo</strong>n irritabile, ischemia e infarto<br />
intestinale da occlusione trombo-embolica dell’a.m.s con do<strong>lo</strong>re addominale atroce.<br />
do<strong>lo</strong>re di origine splenica all’ipocondrio sx da splenomegalie congestizie, infarto splenico…<br />
do<strong>lo</strong>re di origine genitale: flusso mestruale, salpingite, ovarite, torsione di una cisti ovarica,<br />
prostatite... con do<strong>lo</strong>re profondo, in sede ipogastrica, può interessare la regione <strong>lo</strong>mbare, inguine,<br />
regione supero-interna della coscia (esp<strong>lo</strong>razione rettale e vaginale), inoltre, do<strong>lo</strong>rabilità del<br />
punto ovarico situato a metà della linea che unisce l’ombelico al centro dell’arcata crurale,<br />
oppure del punto uterino situato sulla linea mediana, sopra la sinfisi pubica.<br />
rottura aneurisma aorta addominale: do<strong>lo</strong>re violento in sede epigastrica e mesogastrica,<br />
irradiato al dorso, associato a shock emorragico, massa con pulsazione espansiva alla<br />
palpazione e soffio vascolare all’auscultazione.<br />
Palpazione e Percussione del Fegato<br />
<strong>La</strong> PALPAZIONE del Fegato si basa su due tecniche, cio<strong>è</strong> la palpazione a piatto e la manovra<br />
dell’uncinamento che in condizioni normali consentono appena di percepire il margine o bordo<br />
inferiore del fegato, più facile nei soggetti magri, ecco perché durante la palpazione si invita il<br />
pz ad eseguire delle inspirazioni profonde in modo da favorire l’abbassamento del diaframma e<br />
la discesa del fegato di un paio di cm, visto che il fegato <strong>è</strong> solidale al diaframma durante le<br />
escursioni respiratorie. <strong>La</strong> palpazione a piatto avviene con il pz in decubito supino ed<br />
esaminatore sul fianco dx che mette la mano dx a piatto sulla parete addominale, con dita<br />
unite, parallele al musco<strong>lo</strong> retto addominale, affondando delicatamente la mano nella parete<br />
addominale, iniziando dalla fossa iliaca dx fino all’ipocondrio dx al di sotto dell’arcata costale<br />
dx, invitando il pz ad eseguire delle profonde inspirazioni.<br />
In genere, si ricorre alla palpazione bimanuale del fegato mettendo la mano dx a piatto sulla<br />
parete addominale anteriore, con dita parallele al musco<strong>lo</strong> retto e la mano sx sulla parete<br />
posteriore dell’addome tra la 12^ costa e la cresta iliaca.<br />
<strong>La</strong> manovra dell’uncinamento avviene con il pz in decubito supino ed esaminatore rivolto verso<br />
i piedi del pz, affondando le mani e flettendo le dita al di sotto dell’arcata costale dx per<br />
apprezzare il bordo epatico.<br />
Durante la palpazione bisogna valutare i Caratteri Semeio<strong>lo</strong>gici del Fegato cio<strong>è</strong> le dimensioni,<br />
margine inferiore, superficie, consistenza, do<strong>lo</strong>rabilità, mobilità, presenza di masse e pulsazioni.<br />
Le dimensioni del fegato devono essere valutate considerando la distanza del margine epatico<br />
rispetto all’arcata costale dx sulla linea xifo-ombelicale, paracentrale e ascellare anteriore: in<br />
condizioni normali a stento si percepisce il margine epatico, il fegato presenta consistenza<br />
parenchimatosa, superficie liscia, margine inferiore liscio e lievemente arrotondato, la palpazione<br />
non provoca do<strong>lo</strong>re, il fegato <strong>è</strong> solidale al diaframma durante le escursioni respiratorie.<br />
In condizioni pato<strong>lo</strong>giche il margine inferiore deborda al di sotto dall’arcata costale come in caso<br />
di epatomegalia, ptosi epatica, masse intratoraciche che spingono il diaframma e fegato più in basso.<br />
L’epatomegalia <strong>è</strong> un > volume del fegato che può essere lieve-moderato o notevole fino ad<br />
occupare buona parte della cavità addominale, dovuta a:<br />
− fegato da stasi secondario a scompenso cardiaco, pericardite, miocardite e insufficienza della<br />
valvola tricuspide con soffio da rigurgito che si ripercuote attraverso la v.c.i. e le vene<br />
sovraepatiche a livel<strong>lo</strong> epatico con conseguente pulsazione epatica che può essere apprezzata<br />
mediante la palpazione bimanuale. In caso di fegato da stasi acuta il fegato <strong>è</strong> di consistenza<br />
molle ed <strong>è</strong> dolente in seguito a sovradistensione della capsula glissoniana con margine inferiore<br />
più arrotondato e regolare, in caso di stasi cronica <strong>è</strong> di consistenza dura con margine tagliente.<br />
– cirrosi: consistenza dura, margine inferiore assottigliato, tagliente e irregolare macronodulare.<br />
– epatite acuta con fegato di consistenza molle, margine più arrotondato, dolente in seguito a<br />
distensione acuta della capsula glissoniana.<br />
– epatite cronica con fegato di consistenza ridotta e superficie irregolare micronodulare.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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– epatomegalia da neoplasia secondaria a metastasi, in genere da carcinoma gastrico o<br />
intestinale, con fegato di consistenza dura e superficie irregolare macronodulare.<br />
Inoltre, alla palpazione si possono apprezzare delle masse epatiche dovute a:<br />
neoplasie del fegato: massa nodulare unica o multipla circoscritta ad un <strong>lo</strong>bo o diffusa di<br />
consistenza parenchimatosa, dura, lignea o teso-elastica, con superficie liscia, regolare o<br />
irregolare, isolati o confluenti, in base alla natura della neoplasia, con do<strong>lo</strong>re in seguito<br />
all’infiltrazione della capsula glissoniana.<br />
cisti epatica da echinococco superficiale: rotondeggiante, liscia, consistenza molle,<br />
scarsamente dolente alla palpazione.<br />
Infine, normalmente il fegato <strong>è</strong> solidale al diaframma durante le escursioni respiratorie,<br />
altrimenti si sospetta la presenza di fenomeni aderenziali tra la capsula e il peritoneo circostante.<br />
<strong>La</strong> PERCUSSIONE del fegato consente di delimitare la cupola epatica (margine superiore) e<br />
l’area di ottusità epatica. Il pz deve essere in decubito supino con esaminatore sul lato dx.<br />
Si ricorre alla percussione con metodo digito-digitale mettendo la mano sx a piatto sul torace con<br />
il dito medio che funge da martelletto, paralle<strong>lo</strong> agli spazi intercostali, e dito medio della mano<br />
dx che funge da martelletto, esercitando un percussione leggera, lungo la linea emiclaveare,<br />
dall’alto in basso, a partire dal 2° spazio intercostale dx, apprezzando il suono chiaro polmonare<br />
fino al 4° spazio intercostale con suono subottuso per la presenza della cupola epatica che si<br />
proietta anche al 7° spazio intercostale dx sulla linea ascellare media e apofisi spinosa della T9<br />
sulla linea spondi<strong>lo</strong>idea (linea di Jacks). <strong>La</strong> proiezione della cupola epatica sulle pareti<br />
toraciche corrisponde all’aia di ottusità relativa del fegato, cio<strong>è</strong> quella parte di parenchima<br />
epatico ricoperta dal lembo polmonare, al di sotto della quale c’<strong>è</strong> l’aia di ottusità assoluta del<br />
fegato estesa fino alla 6^ costa, data dal passaggio da suono chiaro polmonare a suono ottuso, al<br />
di sotto della quale si apprezza il timpanismo gastrico e colico.<br />
Possiamo valutare l’aumento, riduzione o scomparsa dell’aia di ottusità epatica:<br />
– > aia ottusità epatica: epatomegalia, ascite e altre condizioni che determinano uno spostamento<br />
del diaframma e della cupola epatica verso l’alto come il meteorismo intestinale, neoplasie<br />
voluminose del<strong>lo</strong> stomaco o intestino, pato<strong>lo</strong>gie pleuro-polmonari.<br />
– < aia ottusità epatica: cirrosi epatica, enfisema polmonare, pneumotorace con > della falda<br />
d’aria posta anteriormente al fegato, versamento pleurico massivo.<br />
– scomparsa aia ottusità epatica: indica la presenza di aria libera nel cavo peritoneale, come in<br />
caso di perforazione gastrica o intestinale (pneumoperitoneo).<br />
L’ascite <strong>è</strong> la presenza di liquido libero in cavità peritoneale caratterizzata da vari reperti obiettivi:<br />
Ispezione: addome g<strong>lo</strong>boso (a botte, batraciano) con cute distesa, liscia e lucente fino al<strong>lo</strong><br />
spianamento o estroflessione della cicatrice ombelicale a rischio di ernia ombelicale.<br />
Palpazione: si valuta il segno del fiotto con il pz in decubito supino, osservatore sul fianco sx,<br />
mette la mano sx a piatto sulla regione del fianco dx, un altro osservatore mette la mano a taglio<br />
lungo la linea mediana esercitando una compressione con il margine ulnare per impedire la<br />
trasmissione degli impulsi lungo la parete addominale soprattutto nei soggetti adiposi, mentre<br />
l’osservatore eserciterà con la mano dx <strong>dei</strong> piccoli urti sul fianco sx, percependo con la mano sx<br />
l’onda di percussione dovuta al<strong>lo</strong> spostamento del liquido contenuto in cavità peritoneale.<br />
Percussione: consente la delimitazione del versamento. Quando il pz <strong>è</strong> in decubito supino il<br />
liquido tende ad accumularsi in basso e a formare un livel<strong>lo</strong> orizzontale in alto che incontra la<br />
parete addominale lungo una linea semicircolare a concavità rivolta verso l’alto.<br />
Partendo dal centro dell’addome e percuotendo lungo linee raggiate, <strong>è</strong> possibile disegnare<br />
questa linea in base al brusco cambiamento del suono da timpanico dovuto al gas presente nelle<br />
anse intestinali, a suono ottuso dovuto al liquido libero a contatto diretto con la parete<br />
addominale. In caso di versamento modesto si ricerca l’ottusità mobile: si invita il pz a<br />
decombere sul fianco sx e si esegue la percussione dell’addome lungo una linea trasversale da<br />
dx verso sx; se vi <strong>è</strong> liquido libero la regione del fianco dx darà un suono timpanico, mentre la<br />
regione del fianco sx darà un suono ottuso. Se il pz decombe sul fianco dx il suono plessico si<br />
inverte per fluttuazione del liquido al fianco controlaterale.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Palpazione e Percussione della Milza<br />
<strong>La</strong> MILZA <strong>è</strong> un organo linfatico situato in cavità addominale, al di sotto dell’emidiaframma sx,<br />
nella regione ipocondriaca sx, circondata anteriormente, lateralmente e posteriormente dalle<br />
coste, per cui pur essendo addominale viene proiettato sul torace tra la 9^ e 11^ costa.<br />
In condizioni normali la milza non <strong>è</strong> apprezzabile all’ispezione e palpazione dell’addome.<br />
<strong>La</strong> Percussione della milza consente di delimitare l’aia di ottusità splenica o po<strong>lo</strong> superiore<br />
della milza: il pz deve essere in decubito laterale dx e poiché l’asse maggiore della milza <strong>è</strong><br />
obliquo in basso e medialmente, si ricorre alla tecnica di Percussione Crociata partendo dal 5°<br />
spazio intercostale, tenendo il dito plessimetro paralle<strong>lo</strong> agli spazi interocostali e procedendo<br />
dall’alto in basso lungo la linea ascellare media e posteriore, il passaggio da suono chiaro<br />
polmonare a un suono ottuso indica la presenza del po<strong>lo</strong> superiore della milza che in condizioni<br />
normali corrisponde al margine superiore della 9^ costa, mentre il passaggio da suono ottuso a<br />
suono timpanico della flessura sx o splenica del co<strong>lo</strong>n indica il po<strong>lo</strong> inferiore della milza che<br />
corrisponde al margine inferiore dell’11^ costa.<br />
L’ottusità splenica può essere assente in caso di agenesia della milza, splenectomia,<br />
pneumoperitoneo con interposizione di una falda gassosa tra milza e parete toracica.<br />
In caso di splenomegalia si ha un > dell’ottusità splenica con < area semilunare di Traube, cio<strong>è</strong><br />
l’area di proiezione del timpanismo gastrico sulla parete.<br />
<strong>La</strong> Palpazione della milza in condizioni normali non <strong>è</strong> possibile, tranne in caso di soggetti<br />
molto magri in cui si può apprezzare so<strong>lo</strong> il po<strong>lo</strong> inferiore in inspirazione profonda, mentre <strong>è</strong> più<br />
semplice in caso di splenomegalia e ptosi della milza da alterazione <strong>dei</strong> mezzi di fissità (legamento<br />
frenico-lienale, gastro-lienale, pancreatico-lienale, spleno-renale, spleno-colico) con discesa della<br />
milza nella fossa iliaca sx, oppure migrazione nell’ipogastrio o mesogastrio.<br />
<strong>La</strong> Palpazione della milza prevede due tecniche:<br />
Palpazione Bimanuale secondo Bailey: il pz deve essere in decubito supino, l’esaminatore<br />
si pone sul fianco sx del pz, mette la mano sx sul bordo costale sx stirando lievemente la cute in<br />
basso e la mano dx a piatto subito al di sotto del margine costale (ipocondrio sx) tenendo le dita<br />
in direzione del po<strong>lo</strong> inferiore della milza. Si invita il pz ad eseguire delle inspirazioni profonde<br />
in modo da favorire l’abbassamento del diaframma e la discesa della milza e contemporaneamente<br />
si affonda la punta delle dita della mano dx in modo da percepire il margine splenico.<br />
Palpazione ad Uncino: il pz deve essere in decubito supino con braccio sx sollevato in modo<br />
da appoggiare il gomito sulla testa, mentre l’esaminatore si pone sul fianco sx del pz mettendo<br />
le mani a piatto sull’ipocondrio sx e curvando l’estremità delle dita ad uncino in modo da poter<br />
apprezzare eventuali masse durante l’inspirazione profonda.<br />
<strong>La</strong> Splenomegalia <strong>è</strong> un > di volume della milza distinta in splenomegalia di grado lieve, moderato,<br />
notevole ed enorme.<br />
splenomegalia di grado lieve: il po<strong>lo</strong> inferiore della milza deborda dal margine costale di 2<br />
cm, come in caso di infezioni acute o croniche in particolare brucel<strong>lo</strong>si, mononucleosi infettiva ed<br />
epatite, anemia emolitica, leucemia mie<strong>lo</strong>ide acuta o linfoblastica acuta, LES, cirrosi epatica.<br />
splenomegalia di grado moderato: la milza deborda di 3-5 cm dal margine costale, come in<br />
caso di malaria, mononucleosi, cirrosi epatica con ipertensione portale e splenomegalia<br />
congestizia da stasi, anemia emolitica, leucemia linfatica cronica.<br />
splenomegalia di grado notevole: la milza deborda di 6-8 cm dal margine costale come nella<br />
leucemia mie<strong>lo</strong>ide cronica (LMC), metaplasia mie<strong>lo</strong>ide, anemia emolitica, leishmaniosi viscerale,<br />
spesso con splenomegalia enorme cio<strong>è</strong> la milza supera la linea ombelicale trasversa fino ad<br />
occupare buona parte della cavità addominale.<br />
L’> di volume della milza provoca la distensione della capsula splenica con stimolazione delle<br />
fibre nervose do<strong>lo</strong>rifiche con do<strong>lo</strong>re e compressione o dis<strong>lo</strong>camento delle strutture circostanti.<br />
Inoltre, si ha un > della fx emocateretica con maggiore sequestro splenico degli elementi<br />
corpuscolati del sangue, cio<strong>è</strong> ipersplenismo con anemia, leucopenia e piastrinopenia associata a<br />
iperattività midollare nel tentativo di rimpiazzare le cellule del sangue.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Esame Obiettivo dell’Apparato Uro-Genitale<br />
L’Esame Obiettivo associato all’anamnesi <strong>è</strong> importante per la diagnosi di orientamento della<br />
malattia.<br />
All’Ispezione si valutano alcuni caratteri<br />
generali, come la facies, l’aspetto della cute e<br />
delle mucose, la presenza di edemi declivi, e<br />
soprattutto si passa all’ispezione addominale<br />
valutando la presenza di:<br />
− alterazioni del profi<strong>lo</strong> parietale da tumefazioni<br />
addominali voluminose, più evidenti nei<br />
soggetti magri, come i reni displastici,<br />
idronefrosi e neoplasie voluminose.<br />
− fistolizzazioni cutanee.<br />
− ascessi della <strong>lo</strong>ggia renale.<br />
− distensione vescicale con rigonfiamento<br />
sovrapubico a convessità superiore che può essere<br />
dovuta anche a neoplasie vescicali voluminose.<br />
Per la Palpazione dobbiamo ricordare che i Reni<br />
sono organi retroperitoneali, situati ai lati della<br />
co<strong>lo</strong>nna vertebrale fra il limite superiore della<br />
T12 e il limite inferiore della L2, con il rene dx situato 1-2 cm più in basso rispetto al rene sx.<br />
In condizioni normali i reni non sono palpabili, tranne nei soggetti molto magri in cui si può<br />
apprezzare il po<strong>lo</strong> inferiore del rene dx.<br />
<strong>La</strong> Palpazione del rene prevede varie tecniche:<br />
metodo bimanuale di Guyon: il pz deve essere in decubito supino, mentre l’esaminatore si<br />
mette sul lato del rene da esaminare, ad es. per<br />
esaminare il rene dx si mette sul fianco dx del pz,<br />
pone la mano dx sulla parete addominale<br />
anteriore a livel<strong>lo</strong> dell’ipocondrio dx, subito al di<br />
sotto dell’arcata costale, e la mano sx a contatto<br />
della regione dorso-<strong>lo</strong>mbare (viceversa per il rene<br />
sx).<br />
Il medico invita il pz ad eseguire delle profonde<br />
respirazioni durante le quali affonda<br />
delicatamente la mano anteriore cercando di<br />
apprezzare in profondità il po<strong>lo</strong> inferiore del<br />
rene, rotondeggiante. Inoltre, si esegue la<br />
manovra del bal<strong>lo</strong>ttamento cio<strong>è</strong> si imprimono<br />
delle scosse sulla regione dorso-<strong>lo</strong>mbare in modo<br />
che la mano anteriore possa percepire la<br />
presenza di eventuali masse renali, mentre la<br />
mano posteriore può percepire il po<strong>lo</strong> inferiore<br />
spinto posteriormente per contatto <strong>lo</strong>mbare.<br />
metodo di Israel: identico al metodo di Guyon ma il pz <strong>è</strong> in decubito sul fianco opposto a<br />
quel<strong>lo</strong> da esaminare.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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metodo di Glenard o del pollice: il pz deve essere in decubito supino e la palpazione<br />
avviene agganciando il rene tra il pollice anteriormente e le<br />
altre dita posteriormente; questa manovra consente di<br />
valutare soprattutto il po<strong>lo</strong> inferiore del rene, specie in caso di<br />
ptosi renale, tumori, ectopie, idronefrosi giganti... Nelle<br />
ptosi il rene <strong>è</strong> ipermobile, mentre <strong>è</strong> fisso in caso neoplasie,<br />
processi infiammatori perirenali...<br />
metodo di Petit o palpazione crociata: l’esaminatore si<br />
pone dal lato opposto a quel<strong>lo</strong> da esaminare, l’avambraccio<br />
<strong>è</strong> introdotto sotto il dorso del pz, fino a che la mano non<br />
giunge a poggiare sulla <strong>lo</strong>ggia <strong>lo</strong>mbare; l’altra mano <strong>è</strong><br />
posta sull’addome, sotto l’arcata costale.<br />
<strong>La</strong> Percussione <strong>dei</strong> reni si basa sulla Manovra di<br />
Giordano cio<strong>è</strong> percussione della regione <strong>lo</strong>mbare con il<br />
margine ulnare della mano cio<strong>è</strong> con mano a taglio che scatena un do<strong>lo</strong>re intenso in caso di<br />
calco<strong>lo</strong>si del bacinetto renale, processi infiammatori...<br />
<strong>La</strong> palpazione <strong>dei</strong> reni consente di apprezzare la presenza di:<br />
ptosi renale: discesa del rene in cavità addominale, con distinzione tra ptosi di I grado se si<br />
palpa il po<strong>lo</strong> inferiore del rene durante l’inspirazione profonda, ptosi di II grado se il rene può<br />
essere trattenuto tra le mani durante l’espirazione, ptosi di III grado se il rene <strong>è</strong> situato più in<br />
basso ed ha perso la mobilità con gli atti respiratori.<br />
superficie <strong>dei</strong> reni: normalmente <strong>è</strong> liscia, irregolare in caso di neoplasie o rene policistico.<br />
massa renale: neoplasia (tumore di Wilms), rene policistico, idronefrosi cio<strong>è</strong> raccolta pato<strong>lo</strong>gica<br />
di urine nel bacinetto renale e nei calici renali in seguito a inginocchiamento dell’uretere,<br />
calco<strong>lo</strong> ureterale, stenosi cicatriziale o compressione dall’esterno con rene liscio, teso-elastico,<br />
dolente, la massa renale può scomparire rapidamente per sb<strong>lo</strong>cco dell’uretere con improvvisa e<br />
abbondante emissione di urine torbide contaminate da pus.<br />
Inoltre, la palpazione consente di apprezzare i Punti Do<strong>lo</strong>rosi Ureterali e Renali:<br />
punti do<strong>lo</strong>rosi ureterali:<br />
– punto sottocostale anteriore (1): corrisponde al bacinetto renale, subito sotto l’arcata costale,<br />
lungo la linea parasternale.<br />
– punto ureterale superiore di Bazin (2) situato sulla linea ombelicale trasversa a 5 cm<br />
dall’ombelico, corrisponde al 3° superiore dell’uretere, che risulta dolente in caso di idronefrosi,<br />
pionefrosi, TBC e soprattutto in caso colica renale da calco<strong>lo</strong>.<br />
– punto ureterale medio di Tourneux (3) situato nel punto di incrocio tra la linea bispino-iliaca e<br />
linea paracentrale, corrisponde al 3° medio dell’uretere, dolente in caso di colica renale.<br />
– punto ureterale soprapubico (4) situato sopra il tuberco<strong>lo</strong> pubico (3° inferiore uretere).<br />
– punto ureterale inferiore: corrisponde al<strong>lo</strong> sbocco dell’uretere in vescica valutabile mediante<br />
l’esp<strong>lo</strong>razione rettale nell’uomo e<br />
l’esp<strong>lo</strong>razione vaginale nella donna.<br />
punti do<strong>lo</strong>rosi renali:<br />
─ punto costale (5): estremità libera dell’11^<br />
costa.<br />
─ punto costo-muscolare (6): ango<strong>lo</strong> tra 12^<br />
costa e margine esterno <strong>dei</strong> muscoli<br />
<strong>lo</strong>mbari.<br />
─ punto costo-vertebrale (7): ango<strong>lo</strong> tra 12^<br />
costa e vertebra corrispondente.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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<strong>La</strong> Palpazione della Vescica a livel<strong>lo</strong> sovrapubico <strong>è</strong> possibile so<strong>lo</strong> in condizioni di parziale o<br />
totale riempimento.<br />
<strong>La</strong> Percussione della Vescica consente di valutare la presenza di ottusità sovrapubica.<br />
All’Ispezione <strong>dei</strong> genitali esterni si valuta la presenza di secrezioni uretrali, ulcerazioni, stenosi<br />
e tumefazioni più o meno evidenti a livel<strong>lo</strong> del meato uretrale esterno.<br />
Nella donna si può evidenziare un prolasso della mucosa e l’uretro-cistocele.<br />
L’Ispezione del pene consente di valutare la presenza di:<br />
− processi infiammatori a livel<strong>lo</strong> del glande.<br />
− retrazioni cicatriziali del prepuzio (fimosi).<br />
− strozzamenti del glande da retrazione prepuziale (parafimosi).<br />
− frenuli corti.<br />
− sinechie balano-prepuziali (frequenti nei bambini e anziani).<br />
− incurvamenti del pene ventrali, dorsali o laterali in caso di corda<br />
cicatriziale da ipospadia ed induratio penis plastica.<br />
− ipoplasia.<br />
− edema.<br />
− ipospadia e epispadia.<br />
<strong>La</strong> Palpazione del pene permette di apprezzare la presenza di placche dure di varie dimensioni e<br />
consistenza, adese ai piani profondi, tipiche della<br />
malattia di <strong>La</strong> Peyronie.<br />
Lo scorrimento del prepuzio sul glande consente di fare<br />
diagnosi di fimosi, frenu<strong>lo</strong> corto e sinechie balanoprepuziali.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
<strong>La</strong> Palpazione uretrale consente di valutare la<br />
presenza di corpi estranei, calcoli ed eventualmente<br />
tumori.<br />
L’Ispezione scrotale consente di evidenziare:<br />
− tumefazioni con cute arrossata e lucida in caso di infiammazioni, mentre la transilluminazione<br />
consente di valutare se la tumefazione <strong>è</strong> solida o liquida.<br />
− ipoplasie di vario grado.<br />
− fistolizzazioni da ascessi, ad es. di origine TBC.<br />
Il funico<strong>lo</strong> viene apprezzato a livel<strong>lo</strong> della borsa scrotale, poco sopra il po<strong>lo</strong> superiore del testico<strong>lo</strong><br />
mediante la manovra del pinzettamento con le prime 3 dita della mano: in presenza di cisti si<br />
apprezzano noduli di consistenza teso-elastica, mobili ed indolenti, mentre la presenza di do<strong>lo</strong>re<br />
indica la sovrapposizione di un processo infiammatorio.<br />
In caso di infezione TBC la palpazione del dotto deferente evidenzia una lesione a corona di<br />
rosario.<br />
L’Esp<strong>lo</strong>razione del Canale Inguinale <strong>è</strong> importante per valutare la presenza di un ernia inguinale<br />
e la mancata obliterazione del dotto peritoneo-vaginale.<br />
<strong>La</strong> Palpazione del testico<strong>lo</strong> si effettua con la tecnica bimanuale per ridurre al minimo<br />
l’interferenza prodotta dalle tonache scrotali: si apprezza il volume, consistenza, superficie,<br />
scorrevolezza e do<strong>lo</strong>rabilità del didimo, rapporti con le strutture dell’epididimo che si trova in<br />
posizione postero-mediale rispetto al didimo da cui <strong>è</strong> separato da una doccia per tutta la sua<br />
lunghezza. <strong>La</strong> presenza di tumefazioni scrotali può essere dovuta a:<br />
− masse del didimo e epididimo di natura infiammatoria o neoplastica.<br />
− spermatocele: sito superiormente e posteriormente alla gonade, dovuto alla dilatazione delle<br />
prime vie spermatiche.<br />
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− varicocele: situato posteriormente ed inferiormente alla gonade, dovuto ad una ectasia delle<br />
vene del plesso pampiniforme (specie la vena spermatica interna).<br />
− idrocele: raccolta di liquido nella cavità scrotale.<br />
− ematocele: raccolta di sangue nella cavità scrotale.<br />
L’Esp<strong>lo</strong>razione Digito-Rettale viene condotta con il pz in posizione gineco<strong>lo</strong>gica, genupettorale,<br />
ortostatismo con tronco flesso in avanti:<br />
l’esaminatore usa un gel per favorire l’ingresso del<br />
dito indice della mano nel<strong>lo</strong> sfintere anale, valutando<br />
subito il tono sfinteriale, la scorrevolezza della mucosa<br />
rettale, il volume, consistenza, superficie e limiti della<br />
prostata:<br />
− iperplasia prostatica benigna: > di volume e<br />
consistenza teso-elastica della prostata.<br />
− adenocarcinoma della prostata: morfo<strong>lo</strong>gia e limiti<br />
irregolari, consistenza aumentata.<br />
− prostatite acuta: consistenza diminuita e do<strong>lo</strong>rabilità.<br />
− prostatite cronica: diagnosi differenziale con il<br />
carcinoma.<br />
Segni e Sintomi indicativi di Pato<strong>lo</strong>gie Digestive<br />
disfagia: difficoltà alla deglutizione da ostaco<strong>lo</strong> meccanico come un tumore dell’esofago,<br />
compressione ab estrinseco come i diverticoli esofagei, tumori, gozzo tiroideo, linfoadenopatie<br />
mediastiniche, aneurisma aorta, oppure può essere dovuta a cause nervose senza occlusione<br />
come la miastenia grave, distrofie muscolari, acalasia, spasmo esofageo diffuso, lesioni del<br />
SNC da traumi con paralisi <strong>dei</strong> nuclei motori del tronco cerebrale e coma.<br />
odinofagia: passaggio do<strong>lo</strong>roso del bo<strong>lo</strong> alimentare attraverso l’esofago.<br />
dispepsia: disfunzione digestiva dovuta a ulcera peptica, carcinoma gastrico, carcinoma<br />
pancreatico, pancreatite cronica, epatopatie croniche, litiasi biliare.<br />
pirosi: <strong>è</strong> una sensazione di bruciore in sede epigastrica o retrosternale, spesso accompagnata ad<br />
eruttazioni e rigurgito acido come in caso di reflusso gastro-esofageo da ernia iatale, esofagite<br />
peptica da reflusso e ulcera peptica duodenale.<br />
alterazioni dell’alvo cio<strong>è</strong> della funzione di defecazione o espulsione delle feci con stipsi o diarrea.<br />
<strong>La</strong> stipsi o stitichezza <strong>è</strong> una < della frequenza delle defecazioni con evacuazione difficoltosa di<br />
feci di consistenza aumentata o defecazione incompleta, dovuta ad un rallentamento del transito<br />
intestinale correlata alcune volte ad una mancata educazione alla regolarità della defecazione con<br />
tendenza a ritardare la defecazione, oppure dieta povera di fibre, frutta e verdure, intestino<br />
pigro, abuso di lassativi con progressivo esaurimento della peristalsi intestinale, anestetici,<br />
antistaminici, antidepressivi..., ipotiroidismo, megaco<strong>lo</strong>n...<br />
<strong>La</strong> diarrea <strong>è</strong> un emissione di feci superiore alla norma per quantità e per n° di evacuazioni,<br />
poltacee, liquide o semiliquide, dovuta a iperperistalsi intestinale, aumentata permeabilità della<br />
mucosa, malassorbimento intestinale..., dovuta a:<br />
– enterocoliti da E. coli, Shigella, Salmonella, Yersinia enterocolitica, Vibrio cholerae.<br />
– malattie infiammatorie croniche: morbo di Crohn, retto-colite ulcerosa emorragica, celiachia.<br />
– disfunzioni motorie come la sindrome del co<strong>lo</strong>n irritabile.<br />
– sindrome da malassorbimento intestinale: insufficienza pancreatica con creatorrea e steatorrea.<br />
– abuso di farmaci: antibiotici, come la colite pseudomembranosa da C<strong>lo</strong>stridium difficile (Gram + )<br />
causata dalla somministrazione prolungata di antibiotici ad ampio spettro d’azione, soprattutto<br />
la clindamicina, lincomicina, cefa<strong>lo</strong>sporine, che uccidono la f<strong>lo</strong>ra batterica intestinale aerobica a<br />
favore di quella anaerobica con co<strong>lo</strong>nizzazione dell’intestino da parte del C<strong>lo</strong>stridium difficile.<br />
– disturbi psichici: stress psico-fisico intenso, disturbo di somatizzazione...<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Il VOMITO l’espulsione rapida e forzata del contenuto gastrico dalla bocca, accompagnato a<br />
contrazioni addominali e diaframmatiche, spesso preceduto da nausea, associato a scia<strong>lo</strong>rrea,<br />
sudorazione, pal<strong>lo</strong>re, ipotensione arteriosa e bradicardia, dovuto a varie cause:<br />
cause viscerali: gastroenteriti, colelitiasi biliare, pancreatite, ostruzione intestinale con<br />
vomito precoce nelle occlusioni alte, gravidanza.<br />
cause tossiche: malattie febbrili, insufficienza epatica, renale, chetoacidosi diabetica.<br />
cause centrali: ipertensione endocranica da emorragie cerebrali, tumori, traumi contusivi, con<br />
vomito improvviso a getto, non preceduto da nausea.<br />
cause otovestibolari: mal di mare, mal d’auto (cinetopatie).<br />
Il vomito può essere di diverso tipo:<br />
− vomito alimentare con emissione di cibo indigerito o parzialmente digerito.<br />
− vomito acquoso: emissione del succo acido gastrico, chiaro, mucoso (ulcera gastrica).<br />
− vomito biliare: emissione di materiale verdastro refluito dal duodeno nel<strong>lo</strong> stomaco, frequente<br />
in caso di occlusione intestinale e sindrome dell’ansa afferente nei gastroresecati.<br />
− vomito emorragico o ematemesi: emissione di sangue rosso-vivo in caso di emorragia da ulcera<br />
peptica, carcinoma gastrico, rottura di varici esofagee in corso di ipertensione portale.<br />
− vomito feca<strong>lo</strong>ide in caso di occlusione intestinale bassa.<br />
Il rigurgito <strong>è</strong> l’emissione di materiale alimentare non digerito in seguito ad una violenta contrazione<br />
antiperistaltica della parete gastrica, senza le tipiche contrazioni addominali e diaframmatiche come<br />
in caso di ernia del<strong>lo</strong> jatus esofageo del diaframma, stenosi cicatriziali dell’esofago e diverticoli<br />
esofagei.<br />
Esame Obiettivo e Semeio<strong>lo</strong>gia del SNC e SNP<br />
Mobilità Piramidale (vo<strong>lo</strong>ntaria)<br />
Il Sistema Piramidale <strong>è</strong> costituito dal 1° e 2° motoneurone:<br />
− 1° motoneurone o neurone centrale cortico-midollare: origina dall’area motoria della<br />
corteccia cerebrale.<br />
− 2° motoneurone o neurone motore periferico, mie<strong>lo</strong>-muscolare: origina dalle cellule delle<br />
radici anteriori del midol<strong>lo</strong> spinale o dai nuclei motori del tronco dell’encefa<strong>lo</strong> e raggiunge i<br />
muscoli corrispondenti attraverso i nervi di moto.<br />
I Deficit della Motilità Vo<strong>lo</strong>ntaria sono dovuti a lesioni del 1° e 2° motoneurone, rappresentati<br />
dalle ipocinesie, paresi e paralisi.<br />
Le Ipocinesie sono caratterizzate da un deficit o povertà <strong>dei</strong> movimenti vo<strong>lo</strong>ntari, gesti, mimica<br />
e movimenti riflessi della testa, tronco e arti.<br />
Le Paresi sono caratterizzate da un deficit motorio parziale, le Paralisi da un deficit motorio<br />
totale e sono distinte in paralisi di origine centrale (spastiche) da lesioni del 1° motoneurone e<br />
paralisi di origine periferica (flaccide) da lesioni del 2° motoneurone.<br />
Dal punto di vista Clinico i disturbi della motilità vo<strong>lo</strong>ntaria sono rappresentati da:<br />
− monoparesi o monoplegia: paralisi parziale o totale <strong>lo</strong>calizzata ad un so<strong>lo</strong> arto.<br />
− emiparesi o emiplegia: paralisi parziale o totale <strong>lo</strong>calizzata all’arto superiore ed inferiore di un<br />
so<strong>lo</strong> lato, dx o sx.<br />
− paraparesi o paraplegia: paralisi parziale o totale <strong>lo</strong>calizzata ai 2 arti superiori o inferiori.<br />
− tetraparesi o tetraplegia: paralisi parziale o totale <strong>lo</strong>calizzata ai 4 arti, superiori ed inferiori.<br />
− diplegia: paralisi di 2 parti simmetriche del corpo.<br />
Le Paralisi di origine centrale sono paralisi spastiche caratterizzate da deficit della motilità<br />
vo<strong>lo</strong>ntaria che interessa diversi gruppi muscolari con ipertonia muscolare, segno di Babinski +,<br />
riflessi superficiali assenti o torpidi in sede omolaterale alla lesione, atrofia modesta e<br />
incostante dovuta a disuso <strong>dei</strong> muscoli, sincinesie dal lato colpito cio<strong>è</strong> movimenti che si<br />
manifestano in una parte del corpo in risposta ad altri movimenti eseguiti in altre parti, dovute a:<br />
lesioni capsulari: responsabili di emiparesi o emiplegia.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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lesioni del tronco encefalico con emiplegia spastica controlaterale associata a lesione<br />
omolaterale di uno o più nervi cranici, come la sindrome di Weber da lesione mesencefalica con<br />
emiplegia facio-brachio-crurale controlaterale e paralisi del nervo cranico ocu<strong>lo</strong>motore comune<br />
omolaterale, la sindrome di Babinski da lesione bulbare con emiplegia controlaterale,<br />
emianestesia siringomielica per lesioni concomitanti del fascio spino-talamico e paralisi<br />
omolaterale del ve<strong>lo</strong>pendu<strong>lo</strong> (palato molle), faringe e laringe.<br />
sezione midollare completa con tetraplegia spastica o paraplegia, disturbi della sensibilità e<br />
della motilità ano-rettale e vescicale, fino a gravi disturbi trofici da decubito (piaghe).<br />
sindrome da Emisezione Midollare di Brown-Sequard dovuta a sezione di metà midol<strong>lo</strong><br />
con paralisi spastica, perdita della sensibilità profonda e tattile omolaterale alla lesione,<br />
anestesia termo-do<strong>lo</strong>rifica controlaterale, anestesia totale omolaterale da compromissione delle<br />
radici di 2-3 segmenti posteriori.<br />
Le Paralisi di origine periferica sono paralisi flaccide che possono interessare sedi diverse a<br />
seconda delle strutture lesionate, cio<strong>è</strong> centri motori spinali, radici o tronchi nervosi, caratterizzate<br />
da deficit della motilità vo<strong>lo</strong>ntaria che interessa gruppi muscolari isolati con asimmetria,<br />
ipotonia e flaccidità muscolare, areflessia totale, cio<strong>è</strong> assenza <strong>dei</strong> riflessi superficiali e<br />
profondi, atrofia muscolare marcata con presenza di fascicolazioni <strong>dei</strong> muscoli interessati,<br />
fenomeni vasomotori, assenza di sincinesie, in genere dovute a poliomielite, compressione di<br />
determinate radici midollari da ernie del disco intervertebrale, compressione di tronchi nervosi o<br />
invasione tumorale come nella sindrome di Pancoast nei tumori dell’apice polmonare (radici del<br />
plesso brachiale).<br />
In caso di lesioni spinali multifocali o sistemiche si ha l’associazione tra paralisi spastiche e<br />
flaccide, come nella sclerosi laterale amiotrofica (SLA) caratterizzata da spasticità agli arti<br />
inferiori e atrofie <strong>dei</strong> piccoli muscoli delle mani (mortale).<br />
L’Esame Obiettivo della Motilità Vo<strong>lo</strong>ntaria si basa essenzialmente sul<strong>lo</strong> Studio <strong>dei</strong> Riflessi<br />
superficiali e profondi che <strong>è</strong> importante per valutare la presenza di deficit della motilità<br />
vo<strong>lo</strong>ntaria da lesioni delle fibre nervose sensitive e motorie periferiche.<br />
I riflessi profondi sono valutati mediante la stimolazione di strutture tendinee e periostee,<br />
mentre i riflessi superficiali sono valutati mediante la stimolazione della cute.<br />
Tra i riflessi profondi abbiamo:<br />
riflesso rotuleo: si valuta mediante la percussione con martelletto sulla rotula o sul tendine<br />
del musco<strong>lo</strong> quadricipite al di sotto della rotula che in condizioni normali determina una brusca<br />
contrazione del musco<strong>lo</strong> quadricipite femorale con sollevamento o estensione della gamba, in<br />
seguito a stimolazione delle fibre nervose sensitive che penetrano nel midol<strong>lo</strong> spinale attraverso<br />
la 3^ radice <strong>lo</strong>mbare posteriore, con interessamento <strong>dei</strong> metameri L2, L3 e L4, e a stimolazione<br />
delle fibre nervose motorie del nervo femorale. Le lesioni delle fibre sensitive provocano la<br />
scomparsa del riflesso rotuleo, cio<strong>è</strong> areflessia con anestesia omolaterale alla lesione, mentre le<br />
lesioni delle fibre motorie provocano areflessia con ipocinesia o paralisi flaccida del musco<strong>lo</strong><br />
corrispondente.<br />
riflesso achilleo: la percussione del tendine di Achille con il pz in ginocchio sul letto facendo<br />
sporgere i piedi dalla sponda, oppure in posizione supina con arto inferiore semiflesso, tenendo<br />
con la mano libera il piede in stato di leggera flessione, determina l’estensione del piede sulla<br />
gamba (nervo sciatico, metamero L5).<br />
riflesso supinatore: la percussione dell’apofisi sti<strong>lo</strong>ide del radio ad arto semiflesso determina<br />
la flessione dell’avambraccio sul braccio (nervo radiale, metameri C5-C6-C7).<br />
riflesso pronatore: la percussione della apofisi sti<strong>lo</strong>ide dell’ulna determina la pronazione<br />
dell’avambraccio e della mano (nervo ulnare, metameri C7-C8).<br />
riflesso bicipitale: la percussione del tendine del musco<strong>lo</strong> bicipite alla piega del gomito, a<br />
braccio lievemente flesso, determina la flessione dell’avambraccio.<br />
riflesso tricipitale: la percussione del tendine del musco<strong>lo</strong> tricipite del braccio subito sopra<br />
l’olecrano con arto semiflesso determina estensione dell’avambraccio (nervo radiale, met. C6-C7).<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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iflesso medio-plantare: la percussione della regione medio-plantare determina la flessione<br />
delle dita del piede (nervo sciatico, metameri S1-S2).<br />
Tra i Riflessi Superficiali abbiamo:<br />
− riflesso corneale: toccando la superficie della cornea con un batuffo<strong>lo</strong> di cotone si ha la<br />
chiusura della palpebra (branca oftalmica trigemino, nervo facciale).<br />
− riflesso addominale: strisciando sulla superficie addominale si determina la contrazione <strong>dei</strong><br />
muscoli sottostanti (addome sup.: D7-8-9; addome medio: D9-10; addome inf.: D11-12).<br />
− riflesso cremasterico: strisciando la faccia interna della coscia si determina una elevazione del<br />
testico<strong>lo</strong> per contrazione del musco<strong>lo</strong> cremasterico (L1-L2).<br />
− riflesso plantare: strisciando sulla parte laterale della pianta del piede si ha la flessione delle<br />
dita.<br />
Nel<strong>lo</strong> <strong>studio</strong> delle paralisi spastiche <strong>è</strong> importante il riflesso plantare, infatti, se la via piramidale <strong>è</strong><br />
compromessa non si avrà la flessione plantare delle dita ma il segno di Babinski cio<strong>è</strong> se si<br />
striscia una punta smussa sul bordo esterno del piede e si va verso l’alluce, si osserva<br />
l’estensione dell’alluce con abduzione delle dita che si allargano a ventaglio (segno di Dupr<strong>è</strong>).<br />
Il segno di Babinski <strong>è</strong> considerato il segno più attendibile di deficit piramidale e deriva dalla<br />
perdita dell’attività soppressoria della corteccia sul riflesso in flessione.<br />
All’Esame Obiettivo possiamo valutare i deficit della motilità vo<strong>lo</strong>ntaria da Paralisi <strong>dei</strong> nervi spinali:<br />
deficit della motilità vo<strong>lo</strong>ntaria del col<strong>lo</strong> per interessamento <strong>dei</strong> neuromeri C1-C4: si invita il pz a<br />
flettere, estendere, inclinare e ruotare la testa.<br />
deficit della motilità vo<strong>lo</strong>ntaria del tronco per interessamento <strong>dei</strong> neuromeri D1-D12: si invita il pz<br />
a passare dalla posizione supina alla posizione seduta.<br />
deficit della motilità vo<strong>lo</strong>ntaria degli arti: si invita il pz ad eseguire i movimenti di abduzione,<br />
adduzione, flessione, estensione, rotazione, prensione, inoltre si fa un confronto della forza<br />
muscolare fra arto colpito e arto controlaterale.<br />
<strong>La</strong> manovra di Mingazzini consente un apprezzamento oggettivo delle ipocinesie: si invita il pz a<br />
mantenere sollevati gli arti superiori a occhi chiusi, osservando che l’arto paretico tende<br />
progressivamente ad abbassarsi. Nel caso di paralisi agli arti inferiori il pz deve essere disteso<br />
sul letto e deve sollevare le gambe, osservando che l’arto paretico si abbasserà<br />
progressivamente.<br />
Sistema Extrapiramidale<br />
Il Sistema Extrapiramidale <strong>è</strong> costituito dall’insieme di aree corticali, nuclei e vie nervose,<br />
come il corpo striato <strong>dei</strong> nuclei della base, g<strong>lo</strong>bo pallido, nucleo rosso e sostanza nera, che<br />
agiscono direttamente o indirettamente sulla motilità, coordinazione <strong>dei</strong> movimenti,<br />
equilibrio...<br />
Tra le Sindromi Extrapiramidali abbiamo le ipercinesie o discinesie, come la sindrome<br />
parkinsoniana, corea, atetosi, ballismo, spasmi e distonie extrapiramidali, tic, caratterizzate da<br />
movimenti invo<strong>lo</strong>ntari, associati o meno ad alterazioni del tono muscolare.<br />
<strong>La</strong> Sindrome Parkinsoniana <strong>è</strong> caratterizzata da:<br />
− tremore a riposo a grandi scosse con movimenti ritmici di flesso-estensione che si manifestano<br />
alternativamente sui gruppi muscolari agonisti e antagonisti con scariche di frequenza di 4-5<br />
cicli/sec., che diminuiscono o scompaiono con i movimenti vo<strong>lo</strong>ntari e durante il sonno. I<br />
tremori interessano gli arti superiori e la testa con tipico movimento dell’indice e del pollice<br />
come se il pz stesse contando delle banconote.<br />
− ipertono e rigidità muscolare soprattutto alla radice degli arti presente durante il movimento e<br />
che scompare a riposo. L’ipertono <strong>è</strong> responsabile del volto inespressivo, amimico, del fenomeno<br />
della ruota dentata cio<strong>è</strong> quando si cerca di estendere il gomito si ha un movimento a scatti.<br />
− bradicinesia ed acinesia: movimenti lenti, andatura difficoltosa a piccoli passi, difficoltà a<br />
pronunciare le parole, palilalia cio<strong>è</strong> tendenza a ripetere l’ultima parola, scrittura tremolante...<br />
<strong>La</strong> Corea <strong>è</strong> caratterizzata da movimenti invo<strong>lo</strong>ntari rapidi, a grande raggio degli arti e del<br />
tronco, disordinati, irregolari, privi di qualsiasi ritmo, che cessano durante il sonno, tra cui<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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abbiamo la Corea di Sydenham di origine reumatica che colpisce i bambini e la corea di<br />
Huntington che, pur essendo di natura ereditaria, esordisce dopo i 30 anni con manifestazioni<br />
prevalenti al tronco e arti inferiori con andatura danzante e demenza progressiva.<br />
Le Atetosi sono caratterizzate da movimenti lenti, tentacolari, che interessano prevalentemente le<br />
dita delle mani e i polsi, anche se possono estendersi a tutto l’arto e al tronco, tipici delle<br />
cerebropatie spastiche con ipertonia muscolare.<br />
Il Ballismo <strong>è</strong> caratterizzato da movimenti ampi, scuotenti, spesso <strong>lo</strong>calizzati a un emisoma o<br />
emiballismo, dovute ad alterazioni organiche del nucleo subtalamico di Lewis.<br />
Gli Spasmi e le Distonie extrapiramidali sono movimenti invo<strong>lo</strong>ntari lenti, energici e<br />
persistenti di gruppi muscolari estesi che comportano una fissazione del segmento interessato<br />
in una determinata posizione, come il torcicol<strong>lo</strong> spastico, spasmo di torsione del tronco, flessione<br />
o rotazione di un arto in atteggiamenti definiti “pose ginniche”, associati a ipertonia muscolare.<br />
Sono dovuti a gravi lesioni extrapiramidali come le cerebropatie perinatali da parto prematuro o<br />
distocia con anossia fetale, ittero nucleare, meningoencefalite infantile...<br />
I Tic sono movimenti improvvisi, invo<strong>lo</strong>ntari, in genere di natura psichica, stereotipati, ripetuti<br />
in maniera ossessiva, come la rotazione oculare, smorfia per contrazione facciale, sollevamento<br />
di una spalla, alcune volte controllabili con notevole sforzo da parte del pz.<br />
Disturbi del Tono Muscolare<br />
Il Tono Muscolare <strong>è</strong> un lieve grado di contrazione invo<strong>lo</strong>ntaria <strong>dei</strong> muscoli che <strong>è</strong> alla base del<br />
mantenimento della postura e del movimento.<br />
I disturbi del tono muscolare sono distinti in ipertonie e ipotonie muscolari generalizzate e <strong>lo</strong>calizzate.<br />
Le Ipertonie Muscolari Generalizzate si osservano in caso di:<br />
sindromi nervose extrapiramidali come il morbo di Parkinson.<br />
emorragia cerebrale e leptomeningea con inondazione ventricolare.<br />
tetano (trisma facciale, ipertonia ai muscoli del tronco, col<strong>lo</strong>, arti, addome e interessamento <strong>dei</strong><br />
visceri).<br />
squilibri idroelettrolitici con ipereccitabilità neuromuscolare, come la tetania ipocalcemia, tetania<br />
normocalcemica con ipokaliemia e alca<strong>lo</strong>si...<br />
Le Ipertonie Muscolari Localizzate si osservano in caso di:<br />
paralisi spastiche da lesioni delle vie piramidali, <strong>lo</strong>calizzate all’emisoma colpito oppure agli arti<br />
interessati in caso di monoplegia o paraplegia. In realtà più che di ipertonia si tratta di spasticità<br />
con crampi muscolari do<strong>lo</strong>rosi spontanei o di natura professionale (crampo degli scrivani).<br />
Le Ipotonie Muscolari Generalizzate raramente si osservano nelle malattie del sistema<br />
extrapiramidale come la corea, mentre sono più comuni nel collasso cardiocircolatorio e lipotimie.<br />
Le Ipotonie Muscolari Localizzate si osservano nelle paralisi flaccide da lesioni del 2°<br />
motoneurone.<br />
Per valutare il tono muscolare agli arti superiori possiamo scuotere i polsi afferrando le mani e<br />
ruotando rapidamente l’avambraccio, mentre agli arti inferiori si sollevano entrambe le gambe da<br />
dietro il ginocchio osservando che in condizioni normali durante il movimento degli arti inferiori il<br />
calcagno striscia sul lettino, mentre in caso di ipertono del musco<strong>lo</strong> quadricipite femorale si discosta<br />
dal lettino.<br />
Valutazione Semeio<strong>lo</strong>gica della Atassia Cerebellare<br />
L’Atassia Cerebellare <strong>è</strong> un disturbo <strong>dei</strong> movimenti vo<strong>lo</strong>ntari da lesioni del cervelletto con difetto<br />
di coordinazione muscolare.<br />
Dal punto di vista obiettivo bisogna valutare la capacità del pz di mantenere la stazione eretta e<br />
durante la marcia, la presenza di eventuali oscillazioni con andatura a mò di ubriaco, a zigzag,<br />
con base di appoggio allargata per cercare di mantenere l’equilibrio, fino alla caduta a<br />
terra, in particolare si valuta la presenza del segno di Romberg, cio<strong>è</strong> il pz <strong>è</strong> in posizione eretta<br />
con piedi uniti e deve chiudere gli occhi e se il corpo del pz inizia ad oscillare o addirittura il pz<br />
cade a terra si parla di segno di Romberg +.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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Disturbi della Sensibilità<br />
<strong>La</strong> sensibilità può essere di vario tipo, cio<strong>è</strong>:<br />
− sensibilità superficiale o esterocettiva con capacità di riconoscere uno stimo<strong>lo</strong> tattile, termico,<br />
do<strong>lo</strong>rifico o pressorio a livel<strong>lo</strong> cutaneo.<br />
− sensibilità profonda o propriocettiva a livel<strong>lo</strong> delle ossa, articolazioni, tendini e muscoli.<br />
− sensibilità enterocettiva a livel<strong>lo</strong> delle arterie e visceri.<br />
L’esp<strong>lo</strong>razione della sensibilità tattile si effettua toccando leggermente la cute con un batuffo<strong>lo</strong> di<br />
cotone, l’esp<strong>lo</strong>razione della sensibilità termica avviene con 2 provette di laboratorio contenenti<br />
rispettivamente acqua calda e fredda, l’esp<strong>lo</strong>razione della sensibilità do<strong>lo</strong>rifica si effettua pungendo<br />
con un ago la cute, l’esp<strong>lo</strong>razione della sensibilità profonda si effettua applicando sulle sporgenze<br />
ossee un diapason in vibrazione, per cui si parla di sensibilità vibratoria o pallestesia, o spostando<br />
lentamente segmenti di un arto. Durante le prove di sensibilità il pz deve tenere gli occhi chiusi.<br />
Tra i Disturbi della Sensibilità abbiamo l’iperestesia, parestesia, ipoestesia e anestesia.<br />
L’Iperestesia <strong>è</strong> un aumento pato<strong>lo</strong>gico della sensibilità ad uno stimo<strong>lo</strong> con abbassamento<br />
della soglia di percezione o aumento della risposta a quel<strong>lo</strong> stimo<strong>lo</strong>, per irritazione <strong>dei</strong> nervi di<br />
senso o delle radici spinali posteriori.<br />
Si parla di iperalgesia in caso di > eccessivo della sensibilità ad uno stimo<strong>lo</strong> do<strong>lo</strong>roso, iperpatia<br />
in caso di > della soglia di sensibilità ad uno stimo<strong>lo</strong> do<strong>lo</strong>roso che non viene percepito come tale<br />
fino a quando non viene superata una certa soglia o frequenza con percezione improvvisa di un<br />
do<strong>lo</strong>re molto intenso e con forte componente affettiva, mentre si parla di al<strong>lo</strong>dinia in caso di<br />
percezione del do<strong>lo</strong>re in risposta ad alcuni stimoli non do<strong>lo</strong>rosi.<br />
Le Parestesie sono disturbi della sensibilità che si manifestano con formicolii, senso di caldo<br />
fino al bruciore o senso di freddo, punture di spil<strong>lo</strong>, senso di pesantezza agli arti, senso di<br />
costrizione al torace o all’addome, che si presentano senza do<strong>lo</strong>re, altrimenti si parla di disestesie.<br />
L’Ipoestesia <strong>è</strong> la perdita parziale della sensibilià mentre l’Anestesia <strong>è</strong> la perdita totale della<br />
sensibilità distinta in:<br />
− anestesia totale: interessa la parte inferiore del tronco, bilateralmente, da polineurite o lesione<br />
totale del midol<strong>lo</strong> spinale.<br />
− anestesia termico-do<strong>lo</strong>rifica: tipica della sindrome di Brown-Sequard da emisezione midollare<br />
con anestesia ad un arto inferiore e paralisi motoria dell’arto controlaterale.<br />
− anestesia diffusa a tutto il corpo: deve fa sospettare ad una forma psichica, isterica.<br />
− anestesia dissociata di tipo tabetica da lesione delle radici posteriori del midol<strong>lo</strong> caratterizzata<br />
da perdita della sensibilità profonda e tattile, conservazione della sensibilità termico-do<strong>lo</strong>rifica<br />
con do<strong>lo</strong>re folgorante, segno di Romberg +, ariflessia rotulea ed achillea, come si verifica nella<br />
tabe dorsale (malattia luetica rara), anemia perniciosa, sclerosi a placche.<br />
− anestesia dissociata di tipo siringomielica da lesione della sostanza grigia del midol<strong>lo</strong> con<br />
perdita della sensibilità termo-do<strong>lo</strong>rifica e conservazione della sensibilità profonda.<br />
Esame obiettivo e semio<strong>lo</strong>gia delle Lesioni <strong>dei</strong> Nervi Cranici<br />
Le Lesioni <strong>dei</strong> nervi cranici possono provocare Paralisi nel <strong>lo</strong>ro territorio di distribuzione:<br />
nervo ocu<strong>lo</strong>motore comune (III): ptosi palpebrale e strabismo divergente, impossibilità a<br />
ruotare il bulbo oculare in alto, in basso e verso l’interno, pupilla non reagente alla luce e alla<br />
accomodazione, dip<strong>lo</strong>pia cio<strong>è</strong> visione doppia.<br />
nervo trocleare (patetico) (IV): debolezza del<strong>lo</strong> sguardo verso il basso per il cui il pz tende ad<br />
inclinare la testa verso la spalla opposta.<br />
nervo ocu<strong>lo</strong>motore esterno o abducente (VI): strabismo convergente, impossibilità a<br />
ruotare il bulbo oculare verso l’esterno, dip<strong>lo</strong>pia.<br />
All’Esame Obiettivo <strong>è</strong> utile <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> <strong>dei</strong> Riflessi Pupillari: in condizioni normali le pupille<br />
sono perfettamente rotonde e di uguale Ø, per cui si parla di isocoria, mentre se il Ø <strong>è</strong> diverso<br />
tra occhio dx e sx si parla di anisocoria. <strong>La</strong> miosi <strong>è</strong> una < Ø pupillare da ipertono vagale, mentre<br />
la midriasi <strong>è</strong> un > Ø pupillare da ipertono simpatico. All’esame obiettivo si valutano:<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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iflesso pupillare alla luce: in condizioni normali la pupilla sottoposta ad un fascio di luce si<br />
contrae e si osserva anche il restringimento della pupilla controlaterale, detto riflesso<br />
consensuale. Il riflesso alla luce sarà abolito in caso di lesioni dell’arco riflesso costituito dalla<br />
retina, nervo ottico, nervo ocu<strong>lo</strong>motore comune, ganglio ciliato e musco<strong>lo</strong> sfintere dell’iride.<br />
riflesso pupillare all’accomodazione: la pupilla diventa miotica osservando il dito<br />
dell’esaminatore posto ad una distanza di 10 cm.<br />
riflesso pupillare alla convergenza: le pupille diventano miotiche seguendo l’avvicinarsi del<br />
dito dell’osservatore alla punta del naso.<br />
Inoltre, <strong>è</strong> importante la valutazione combinata del Ø pupillare e della reattività alla luce:<br />
− miosi bilaterale rigida si osserva nell’ipertensione endocranica con sofferenza o lesione del<br />
ponte, intossicazione da oppiacei (eroina), avvelenamento da funghi contenenti muscarina.<br />
− midriasi bilaterale rigida si osserva in caso di collasso cardiocircolatorio con sincope e lesioni<br />
cerebrali da anossia, intossicazione da barbiturici, atropina, amfetamina e cocaina.<br />
− midriasi unilaterale rigida da lesione del nervo ocu<strong>lo</strong>motore comune, ipertensione endocranica,<br />
ematoma da trauma cranico, compressione del tronco encefalico da tumore o aneurisma.<br />
Altre lesioni <strong>dei</strong> nervi cranici:<br />
nervo trigemino (V): dismassia cio<strong>è</strong> difetto di masticazione con ipotrofia e deficit contrattile<br />
<strong>dei</strong> muscoli massetere e temporale apprezzabili alla palpazione mentre il pz viene invitato a<br />
masticare energicamente; inoltre nella lenta apertura della bocca si osserva la deviazione della<br />
mandibola verso il lato malato per deficit del musco<strong>lo</strong> pterigoideo che esercita una azione<br />
crociata. <strong>La</strong> nevralgia del trigemino può provocare un tic do<strong>lo</strong>roso.<br />
nervo facciale (VII): stiramento della rima labiale verso il lato sano perché il tono <strong>dei</strong> muscoli<br />
mimici di quel lato <strong>è</strong> conservato, appianamento delle rughe frontali, dilatazione della rima<br />
palpebrale (lagoftalmo) per deficit del musco<strong>lo</strong> orbicolare della palpebra; invitando il pz a<br />
corrugare la fronte, a chiudere gli occhi e a mostrare i denti, si osserva un deficit di tutti i<br />
movimenti con fenomeno di Bell cio<strong>è</strong> a palpebre chiuse il bulbo oculare dal lato colpito ruota<br />
regolarmente verso l’alto ma lascia scoperta la sclera. <strong>La</strong> paralisi periferica si realizza per<br />
lesione del nervo nel suo percorso nella rocca petrosa del temporale in caso di mastoidite,<br />
interventi demolitori, zoster del ganglio genicolato. <strong>La</strong> paralisi centrale <strong>è</strong> tipica delle emiplegie.<br />
nervo g<strong>lo</strong>sso-faringeo (IX): disfagia per i solidi, movimento a tendina del faringe; invitando<br />
il pz a pronunciare la lettera “a” si osserva <strong>lo</strong> spostamento <strong>dei</strong> tessuti molli del faringe verso il<br />
lato sano per azione traente <strong>dei</strong> muscoli normalmente funzionanti.<br />
nervo vago (X): disfagia per i liquidi, deviazione del palato molle verso il lato sano, voce<br />
bitonale per paralisi della corda vocale apprezzabile alla laringoscopia.<br />
nervo accessorio (XI): paralisi e atrofia <strong>dei</strong> muscoli sternocleidomastoideo e trapezio con<br />
rotazione della scapola.<br />
In caso di lesione bilaterale <strong>dei</strong> nervi IX-X-XI si hanno gravi disturbi della deglutizione con<br />
passaggio di cibo nelle vie aeree, disturbi della fonazione con disartria e afonia.<br />
nervo ipog<strong>lo</strong>sso (XII): paralisi e atrofia della metà omolaterale della lingua ed eventuali<br />
movimenti fibrillari; se si invita il pz a tirare fuori la lingua si osserva che questa tende a<br />
deviare verso il lato malato per il prevalere del musco<strong>lo</strong> geniog<strong>lo</strong>sso del lato sano. Il pz<br />
presenta importanti disturbi nella masticazione, deglutizione e articolazione della parola.<br />
Metodo<strong>lo</strong>gia Clinica – <strong>Semeiotica</strong> Medica (Prof. Gianluigi Vendemiale)<br />
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