sulla “profezia dei tre giorni di buio - Amici della Croce - Altervista
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SUI “TRE GIORNI DI BUIO”<br />
conosceva chiaramente quale strage sarebbe Dio per fare con la sua spada ven<strong>di</strong>catrice.<br />
A questa cognizione tanto lacrimevole ed afflittiva procuravo per quanto potevo <strong>di</strong> resistere a Dio, non con il<br />
fatto né con le parole, ma mostrandogli il mio gran <strong>di</strong>spiacere e la mia grande pena. Il buon Dio tornava <strong>di</strong> bel nuovo<br />
ad invitarmi ad esultare con lui, non solo m’invitava ad esultare con lui, ma per mezzo <strong>di</strong> particolare illustrazione mi<br />
dava a conoscere quanto retto e giusto fosse il suo operare.<br />
Io, a questa cognizione, piena <strong>di</strong> umiltà, confessavo questa gran verità, che Dio è giusto e retto in tutte le sue<br />
opere; ma il mio cuore, ciò nonostante non poteva esultare, anzi per quanto potevo mi opponevo e facevo a Dio<br />
resistenza. Nel tempo stesso che confessavo con ogni sincerità che la creatura non può né deve opporsi al suo<br />
Creatore, mostravo al mio buon Dio la grave mia pena. Gli <strong>di</strong>cevo piena <strong>di</strong> santo affetto: .<br />
A questa preghiera tornava il buon Dio a persuadermi. In questo contrasto si è trattenuto il mio spirito dal 9 fino<br />
al 24 marzo, giorno <strong>di</strong> venerdì santo. Nell’assistere alla devozione delle <strong>tre</strong> ore dell’agonia <strong>di</strong> nostro Signore Gesù<br />
Cristo, tanto si era internato lo spirito nella considerazione <strong>di</strong> questo doloroso mistero, che quattro ore continue<br />
stetti in ginocchio, <strong>di</strong>mentica affatto <strong>di</strong> me, solo intenta a compassionare il mio Signore e piangere la mia<br />
ingratitu<strong>di</strong>ne, che fu cagione <strong>di</strong> tanto scempio. Con abbondanti lacrime gli domandavo perdono e, afflitta fino<br />
all’ultimo segno, desideravo morire in croce con lui.<br />
Dopo aver passato circa <strong>tre</strong> ore in questa considerazione, tutto ad un tratto il Signore fece passare il mio spirito<br />
a cognizioni tutte opposte. Di nuovo mi <strong>di</strong>ede a conoscere come al sua <strong>di</strong>vina giustizia a mano armata ven<strong>di</strong>cherà<br />
severamente i gravissimi oltraggi che tuttora riceve dai suoi. Prendendo alta compiacenza nella sua sovrana<br />
giustizia, mi dava a conoscere come avrebbe trionfato, mostrandomi il crudo scempio che è per fare <strong>dei</strong> viventi.<br />
Che spavento, che terrore ebbe mai il mio spirito! Cosa più funesta non si dà! Raccoman<strong>di</strong>amoci caldamente al<br />
Signore, perché si degni <strong>di</strong> mitigare il suo rigore.<br />
Tornò <strong>di</strong> bel nuovo ad invitare la povera anima mia ad esultare con lui; ma il mio spirito, sentendo una viva<br />
compassione fraterna, non poteva prendere compiacienza nella giustizia, anzi procuravo quanto potevo <strong>di</strong> oppormi.<br />
Il Signore cercava, per mezzo <strong>di</strong> interne illustrazioni, <strong>di</strong> persuadermi e, per tenermi contenta, mi fece vedere<br />
come salverebbe tutte quelle anime che mi fanno del bene, e tutte quelle che sono a me in spirito unite, ponendo<br />
sopra queste un segno che le renderebbe sicure. Nonostante tutte queste finezze, io mi opponevo ai suoi voleri col<br />
mostragli la mia pena. Questo contrasto apportava al mio spirito molta angustia e gravissima afflizione.<br />
238 61 – Dicevo al mio padre la grave afflizione in cui gemeva il mio spirito, ma non avevo coraggio <strong>di</strong> manifestare la<br />
causa. Finalmente il 25 marzo 1815, sabato santo, manifestai al mio parer la causa <strong>della</strong> mia afflizione. Il suddetto<br />
mi <strong>di</strong>sse che non dovevo oppormi a Dio; ma a costo <strong>di</strong> ogni mai pena, dovevo compiacermi nella sua <strong>di</strong>vina volontà,<br />
benchè dovesse perire tutto il mondo. Non solo mi consigliò, ma mi comandò <strong>di</strong> fare una preghiera tutta conforme<br />
alla <strong>di</strong>vina volontà.<br />
La mattina <strong>di</strong> Pasqua, nella prima orazione, che sono solita fare subito levata, feci al suddetta orazione con molto<br />
raccoglimento e sincerità <strong>di</strong> affetto. Molto gradì il buon Dio l’orazione, che la chiamò orazione degna <strong>di</strong> lui. A<br />
questo elogio il mio spirito si umiliò profondamente e, presentando al mio Signore il padre mio, lo significavo autore<br />
<strong>della</strong> orazione da lui tanto gra<strong>di</strong>ta, e chiedendo a Dio grazia per lui con tutto l’impegno dell’anima mia, mi fu ingiunto<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli, per sua consolazione, che il suo nome era scritto nel libro <strong>della</strong> vita.<br />
La mattina nella santa comunione, il Signore mi degnò <strong>di</strong> particolar favore. All’ora <strong>della</strong> messa cantata mi portai in<br />
Sant’Andrea delle Fratte 62 . Nell’assistere alla messa cantata si sopì il mio spirito, e improvvisamente mi parve <strong>di</strong><br />
essere trasportata sopra un altissimo monte, dove vi<strong>di</strong> il buon Dio tutto ammantato <strong>di</strong> luce. Compiacendosi nella sua<br />
giustizia, con la sua mano onnipotente scagliò nel nostro mondo <strong>tre</strong> pie<strong>tre</strong>, in <strong>tre</strong> <strong>di</strong>verse parti <strong>della</strong> terra; poi il<br />
cielo si ammontò <strong>di</strong> caliginose nubi e il nostro mondo le vedevo gemere sotto il peso <strong>di</strong> spietate afflizioni. Il mio<br />
spirito, a cognizioni tanto lacrimevoli, non si opponeva più al suon buon Dio con mostragli la sua pena, ma come da<br />
nuovo spirito rivestito, sperimentavo nel mio cuore una umile soggezione alle <strong>di</strong>vine <strong>di</strong>sposizioni e, annientata in me<br />
stessa, lodavo e bene<strong>di</strong>cevo Dio senza più soffrire la minima pena, benchè conoscessi quale sterminio Dio sia per<br />
fare <strong>dei</strong> viventi. Raccoman<strong>di</strong>amoci al Signore, acciò si degni <strong>di</strong> mitigare la sua giustizia; molto si può ottenere con le<br />
preghiere.<br />
257 63 – Il 7 giugno 1815, giorno del ritorno del nostro Santo Padre in Roma, tutta la città era in grande allegria e il<br />
mio spirito era in grande malinconia. Mi furono mostrate le gravi afflizioni che dovrà patire la nostra Madre, la<br />
61 Parte II: Le nozze Mistiche, pagg 238-239<br />
62 Si tratta <strong>di</strong> una chiesa sita vicino Piazza <strong>di</strong> Spagna dove la Santa Vergine comparve all’ebreo Ratisbone convertendolo. L’apparizione<br />
<strong>della</strong> Madonna è praticamente simile a quella <strong>della</strong> <strong>di</strong>ffusissima Medaglietta Miracolosa.<br />
63 Parte II: Le nozze Mistiche, pagg 285-286<br />
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