sulla “profezia dei tre giorni di buio - Amici della Croce - Altervista
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SUI “TRE GIORNI DI BUIO”<br />
Oh come l’anima si liquefaceva <strong>di</strong> compiacenza, <strong>di</strong> gau<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> amore, nella cognizione delle perfezioni dell’unico suo<br />
<strong>di</strong>letto; ma quando mi deliziavo in questo sommo bene, che io non so e non posso esprimere, fui sopraffatta da<br />
nuova illustrazione, e tutto ad un tratto mi fu mostrato il mondo. Questo lo vedevo tutto in rivolta, senza or<strong>di</strong>ne,<br />
senza giustizia, i sette vizi capitali si portavano in trionfo, e per tutto vedevo che regnava l’ingiustizia, la frode, il<br />
libertinaggio e ogni sorta <strong>di</strong> iniquità. Il popolo mal costumato, senza fede, senza carità, ma tutti immersi nelle<br />
crapule e nelle perverse massime <strong>della</strong> moderna filosofia.<br />
Mio Dio! Qual pena provava il povero mio spirito nel vedere che tutti quei popoli avevano la fisionomia più da<br />
bestie che uomini.<br />
Oh che orrore il mo spirito ne aveva <strong>di</strong> tutti questi uomini così sformati per il vizio!<br />
Io mi vedevo in una grande altura, come separata da questo luogo tanto miserabile, e per mezzo <strong>di</strong> una luce, che<br />
rifletteva in quel cupo basso del mondo, vedevo tutte le sopraddette iniquità e per mezzo <strong>della</strong> grazia infusami,<br />
conoscevo <strong>di</strong> questi miseri la loro profonda malizia.<br />
Oh quanto si affliggeva il mio povero cuore, quante lacrime versavo nel vedere tante iniquità!<br />
Ma ecco che in un momento il mondo cambiava scena. Ecco lo sdegno <strong>di</strong> Dio, che ad un tratto circondava tutto il<br />
mondo, facendo provare a quei mal costumati popoli il rigore <strong>della</strong> sua giustissima e rettissima giustizia.<br />
Il povero mio spirito, nel vedere lo sdegno <strong>di</strong> Dio sopra quei miseri, pieno <strong>di</strong> terrore e <strong>di</strong> spavento gemeva, e con<br />
abbondanti lacrime deplorava la loro misera sorte, e, riconcentrata tutta in me stessa, mi umiliavo profondamente,<br />
e incessantemente lodavo e bene<strong>di</strong>cevo l’infinita bontà <strong>di</strong> Dio in avermi sottratta da sì <strong>tre</strong>menda rovina,<br />
riconoscendomi per i miei peccati meritevole <strong>di</strong> ogni castigo.<br />
Ma <strong>di</strong> nuovo tornai a riabbassare lo sguardo nel mondo, e vedo i gran<strong>di</strong> travagli che da ogni lato lo circondavano.<br />
Tutte le cose sensibili che appaiono sopra la terra le vedevo senza or<strong>di</strong>ne, senza armonia, ma tutto era in rivolta,<br />
tutto era confuso. L’or<strong>di</strong>ne <strong>della</strong> natura era tutto sconvolto. Il solo mirre la terra <strong>di</strong>mostrava lo sdegno <strong>di</strong> Dio. In<br />
un momento tutto il mondo era in una gran<strong>di</strong>ssima desolazione.<br />
Oh quante grida, quante lacrime e quanti sospiri flebili voci si sentivano risuonare in quel teatro <strong>di</strong> mestizia.<br />
Vedevo poi in mezzo a tanta iniqua gente, un demonio tanto brutto che scorreva il mondo con tanta superbia ed<br />
alterigia. Costui teneva gli uomini in una penosa schiavitù, con orgoglioso impero voleva che tutti gli uomini fossero<br />
a lui soggetti, rinunziando la fede <strong>di</strong> Gesù Cristo, con l’inosservanza <strong>dei</strong> suoi santi comandamenti, dandosi in preda<br />
al libertinaggio e alle perverse massime del mondo, adottando la vana e falsa filosofia <strong>dei</strong> nostri moderni e falsi<br />
cristiani.<br />
Oh, miseria grande, veramente da deplorarsi con infinite lacrime!<br />
Vedere che <strong>di</strong>etro a queste false massime correvano pazzamente ogni sorta <strong>di</strong> persone, <strong>di</strong> ogni ceto, <strong>di</strong> ogni età,<br />
non solo secolari, ma ancora ecclesiastici <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>gnità, tanto secolare che regolare.<br />
In questo stato così deplorevole il mio povero spirito amaramente piangeva, e tutto si conturbava nel vedere tanto<br />
oltraggiato un Dio che è la stessa bontà, che merita <strong>di</strong> essere amato, vederlo tra<strong>di</strong>to e oltraggiato; era tanto<br />
grande la pena mia che credevo veramente <strong>di</strong> morire in quel momento <strong>di</strong> un colpo mortale, tanto era grande<br />
l’afflizione del mio povero spirito, nel vedere tanto offeso il mio amorosissimo Dio.<br />
Oh cosa non avrei fatto, cosa non avrei patito per compensare le gravi ingiurie che questi finti cristiani facevano<br />
all’eterno Dio! In questo stato <strong>di</strong> cose, la povera anima mia si offrì a patire ogni qualunque pena, ogni qualunque<br />
travaglio, ogni qualunque strapazzo <strong>di</strong>abolico. Unii questa povera anima mia offerta all’eterno <strong>di</strong>vin Padre, unendo il<br />
mio sacrificio a quello del suo santissimo Figliolo, e lo pregai che, per gli infiniti meriti <strong>di</strong> Gesù Cristo, si degnasse<br />
ricevere il povero mio sacrificio, promettendo <strong>di</strong> darmi ad esercitare con più rigore ed asprezza la penitenza, il<br />
<strong>di</strong>giuno, l’orazione, le vigilie, come, con la grazia <strong>di</strong> Dio, puntualmente eseguii, con il permesso del mio lodato padre<br />
spirituale.<br />
412 67 – L’eterno Dio si degnò, per sua infinita bontà, <strong>di</strong> accettare la povera mia offerta. Mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> dunque a<br />
mortificare il mio corpo con rigoroso <strong>di</strong>giuno, non prendendo cibo che ogni quarantotto ore, e questo era un poco <strong>di</strong><br />
pano con olio e aceto, oppure una chicchera <strong>di</strong> cioccolata. In questa guisa passai il mese <strong>di</strong> novembre e <strong>di</strong>cembre,<br />
come già <strong>di</strong>ssi sopra, nel 1818.<br />
Mi pareva dunque che, attesa la mia povera offerta, che unito avevo agli infiniti meriti <strong>di</strong> Gesù Cristo, l’eterno<br />
Dio mi dava il permesso, me<strong>di</strong>ante la sua onnipotenza, <strong>di</strong> legare <strong>di</strong> propria mano quel demonio pervertitore <strong>di</strong> tante<br />
anime, che aveva sedotto con la sua profonda malizia, facendogli adottare le perverse massime del mondo libertino,<br />
macchiandoli, contaminandoli con la falsa filosofia. Sì, aiutata dal braccio onnipotente <strong>di</strong> Dio, mi pareva <strong>di</strong> propria<br />
mano <strong>di</strong> ricondurlo nel cupo abisso dell’inferno. Nella grande impresa <strong>di</strong> incatenare il suddetto mostro del cupo<br />
abisso dell’inferno, erano in mio aiuto due padri trinitari; questi mi davano <strong>di</strong> mano e mi aiutavano a rilegare questo<br />
terribile demonio, questo spietato mostro, e ricondurlo con somma fatica nel cupo abisso dell’inferno.<br />
67 Parte II: Le nozze Mistiche, pagg 430-431<br />
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