64 BLOOMSBURY AUCTIONS 132. Nicolaes Pietersz. Berchem (Haarlem 1620 – Amsterdam 1683) Gi o v e e Ca l l i s to olio su tela cm 99 x 148 €50000 – €80000 * * * Siamo grati al Professor Wayne E. Franits per aver confermato la presente attribuzione sulla base di fotografie a colori. Del tema è nota un’altra versione, offerta da Christie’s, Londra, 9-XII-1988, lotto 86, di formato lievemene ridotto rispetto al presente dipinto (cm 95 x 112,5). Proveniente da collezioni inglesi, l’opera già Christie’s presentava tracce di firma, non visibili dalla riproduzione in catalogo. Secondo lo studioso, che sottolinea la qualità <strong>del</strong> presente dipinto, non è possibile stabilire quale <strong>del</strong>le due opere sia la prima versione <strong>del</strong> tema, non avendone conoscenza diretta. Qui l’impaginazione spaziale è più ampia e si estende verso sinistra rispetto al dipinto già Christie’s, mentre la tavolozza appare più chiara e meno contrastata, le figure più leggere ed i drappeggi più cangianti. Sulla figura di Callisto, punto focale <strong>del</strong>la composizione, è divenuto leggibile nel corso <strong>del</strong> tempo un pentimento <strong>del</strong> pittore che in origine aveva ideato il seno destro <strong>del</strong>la giovane meno fiorente rispetto alla redazione finale, di accentuata bellezza realistica. L’episodio raffigurato rappresenta uno degli amori di Giove narrato da Ovidio nelle Metamorfosi (II, 442-453). Callisto, insieme alle altre ninfe di Diana, aveva fatto voto di castità e passava la vita nei boschi cacciando. Giove la vide e, rapito dalla sua bellezza, la sedusse. Il pittore sceglie di rappresentare il momento <strong>del</strong>l’incontro perturbante tra la ninfa e il re <strong>del</strong>l’Olimpo che, per avvicinarla, assume le sembianze di Diana. Ed ecco che nel dipinto si scorge Giove in aspetto femmineo con l’aquila alle spalle, suo attributo iconografico. Formatosi presso il padre Pieter Claesz., Nicolaes Pietersz. Berchem fu uno dei maggiori artisti italianizzanti olandesi di seconda generazione, insieme a Jan Both e Jan Baptist Weenix. La sua incessante attività, durata oltre quarant’anni, è attestata da una produzione pittorica e grafica che conta oltre 800 <strong>dipinti</strong>, 500 <strong>disegni</strong>, e più di 50 incisioni (alla fortuna incisoria <strong>del</strong> maestro, a cui contribuì anche l’editore calcografo Giuseppe Wagner è stata dedicata un’interessante mostra al Museo Civico di Bassano, cfr. Nicolaes Berchem: incisore e inventore. 1620-1683, catalogo <strong>del</strong>la mostra a cura di G. Dillon, Bassano 1981). Se agli esordi, avvenuti nella metà degli anni Quaranta <strong>del</strong> Seicento, la cifra stilistica dei suoi paesaggi pastorali si attesta su una pregevole emulazione dei modi di Jan van Goyen e di Pieter van Lear, dagli anni Cinquanta Berchem recepisce con estrema acutezza gli aspetti innovativi <strong>del</strong> classicismo di Jan Both, dipingendo paesaggi di gusto italianizzante, animati da eleganti figure e resi con esiti cromatici più ricchi e variati. Berchem dipinse soggetti biblici e mitologici, scene di notturni e allegorie e marine con porti mediterranei, molto ricercate queste dai contemporanei e per tutto il Settecento e oltre. Tale fortuna critica e di mercato trovò una battuta d’arresto quando John Constable nel 1836, nel corso di una conferenza, definì la predilezione per la pittura di Berchem ‘un assurdo miscuglio <strong>del</strong> gusto olandese e italiano’. La riscoperta <strong>del</strong>l’artista si colloca a partire dalla mostra dedicata agli artisti italianizzanti nel 1965 (Nederlandse 17de eeuwse Italianiserende landschapschilders, catalogo <strong>del</strong>la mostra a cura di A. Blankert, Utrecht 1965, pp. 147-71). Seppure fu ritenuto ‘un prescursore <strong>del</strong> rorocò’, il maestro di Haarlem resta un fe<strong>del</strong>e interprete <strong>del</strong>la realtà (cfr. I. von Sick, Nicolaes Berchem. Ein Vorlaeufer des Rokoko, Berlino 1930). L’aspetto probabilmente più interessante <strong>del</strong> presente dipinto sta proprio nella scelta di ritrarre come mo<strong>del</strong>le la moglie e la sorella, secondo quanto aveva osservato Waagen a proposito <strong>del</strong>la versione <strong>del</strong> dipinto in collezione Munro, così il dato naturalistico si colora di connotazioni letterarie, raggiungendo gli esiti sublimi <strong>del</strong> grande racconto barocco [cfr. G. F. Waagen, Treasures of Art in Great Britain, II, 1854 (ried. 1999), p. 138].
Dipinti e Di s e g n i An t i c h i Lotto 132 65