Blog (pdf) - Maurizio Ferrarotti

E comunque si ricandida. Diocristo incoronato di spine. Fatemi solo fare quel dannato
biglietto per Tampa.
Sabato mattina presto, rockando e scrollando up and down Faccialibro, m’imbatto in una
foto di Urbano Cairo sorridente tra le sorelle Rodriguez, Belén e Cecilia; l’occasione é il
party di presentazione del calendario di quest’ultima. Segue una cascata del Niagara di
commenti sferzanti scritti da tifosi del Toro per i quali si prospetta un altro campionato di
dolori addominali e cristi. Per mia somma afflizione io sono granata fino al midollo. «Lei
si accontenta di farsi sfogliare mese per mese, o giorno per giorno, da chi deciderà di
acquistare For Men, il magazine di proprietà della Cairo editore, a cui uscirà abbinato il
calendario.» Belén appare in gran forma, nonostante sia al quinto mese di gravidanza;
Cecilia é meno carina di viso ma ha un corpo da schianto e, a quanto sembra, la stessa
feroce determinazione a farsi strada in questo mondo a colpi di tette e culo. I segaioli di
tutt’Italia ringraziano, amen. Take good care of the baby, Belén.
“Ma Cairo é un vuggo?”
No, Carmelo. È un mandrogno trapiantato nella Milano da bere. Già. Quanti, tra coloro
che quotidianamente inveiscono contro il presidente del Torino Football Club, conoscono
davvero il suo background? Non molti, dubito. Ciò che segue é un articolo apparso sulla
rivista L’Espresso il 13 settembre 2005, poche settimane dopo l’investitura di “Papa
Urbano I”:
SONO IL VIGILE URBANO
Berlusconi, le feste, la Milano da bere, Mani pulite. Il rilancio nell’editoria gossip. Vita e
amici di Urbano Cairo, neo boss astuto e spregiudicato del Torino
Un venerdì del lontano 1982 Urbano Cairo, assistente personale di Silvio Berlusconi, va a trovare
il vecchio Edilio Rusconi nei suoi uffici di via Vitruvio, a Milano. Non è una visita di cortesia. La
Fininvest, con Canale 5, sta vendendo gli spot a prezzi stracciati e Rusconi, proprietario di Italia
1, non riesce più a sostenere la corsa al ribasso. Urbano ed Edilio discutono fino a sera e trovano
un accordo. Una firma sancisce l’impegno a non scendere sotto una cifra pattuita fin dal lunedì
successivo. Rusconi, tranquillizzato, va a godersi il meritato weekend. Cairo invece esce di fretta
e si fa portare a Cologno, dove convoca subito tutti i venditori di Publitalia, la concessionaria
Fininvest, per sguinzargliarli in una 48 ore filata di svendite di spot ai prezzi vecchi. È un fine
settimana di fuoco, ma alla fine l’intera stagione di Canale 5 viene piazzata. Quando Edilio torna
in ufficio, il lunedì, capisce di essere stato gabbato. A quel punto, per far sopravvivere l’azienda
deve vendere Italia 1. E l’unico acquirente possibile è proprio Fininvest.
L’aneddoto, raccontato da un ex manager rusconiano, rende l’idea della scaltrezza di Cairo,
acclamato a furor di popolo e di sindaco nuovo proprietario del Torino calcio, cavaliere bianco di
fede granata chiamato a salvare l’antica e nobile società di football. L’ascesa al pianeta pallonaro
di Cairo del resto è il coronamento di una carriera avvolta nel mito, fin da quando nel 1981, da
poco laureato alla Bocconi, legge un’intervista rilasciata a Capital da Silvio Berlusconi. “Se
qualche giovane ha una buona idea, mi chiami”, diceva tra l’altro al mensile il fresco fondatore di
Canale 5. Detto fatto, Urbano si presenta negli uffici del Biscione e si piazza davanti alla
segretaria di Sua Emittenza finché non riesce a farsi ricevere. Scoppia il colpo di fulmine e
Urbano, a 24 anni, diventa l’assistente personale del futuro premier. Per il ragazzo di Alessandria
è l’inizio folgorante di un’epopea fininvestiana che durerà 14 anni, sempre al fianco di Berlusconi
tanto nelle fatiche degli affari quanto nelle notti di baldoria della Milano da bere. I soldi non
mancano e le ballerine neppure, sicché nulla osta i divertimenti e le complicità dei due. Sul
lavoro, invece, Cairo è un’idrovora a ciclo continuo di raccolta pubblicitaria, prima a Publitalia
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