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Blog (pdf) - Maurizio Ferrarotti

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CAIRO ENTRA IN BORSA. I milanesi meno concentrati sulle cose dell’editoria non capiscono e<br />

commentano: “Chel lì l’è matt”. Invece Urbano riesce a piazzare un quarto delle azioni a 65 euro<br />

l’una, un affarone (per lui) visto che subito dopo il titolo inizia a crollare e ancor oggi è sotto<br />

quota 47. Comunque, grazie ai miliardi freschi dei piccoli azionisti, Cairo può dare una svolta al<br />

gruppo: le vecchie testate della Giorgio Mondadori infatti sono solo mensili di nicchia, patinati e<br />

sobri, come Airone e Bell’Italia, che non soddisfano l’indole popolaresca di Cairo. Lui, come<br />

Berlusconi, pensa di saper parlare alle masse ed è alle masse che vuole vendere giornali. Così<br />

dopo aver scoperto che in Inghilterra fanno un mensile maschile ad alta tiratura che si chiama For<br />

him magazine decide di imitarlo con un clone più trash che chiama For men magazine. Pochi anni<br />

dopo passa al settimanale con DiPiù, testata di gossip diretta a un target particolarmente basso,<br />

proposta in edicola a un euro. Un successo, così come il televisivo che vede la luce pochi mesi<br />

dopo, DiPiùTv. Culla anche il sogno di un un quotidiano popolare, un tabloid tipo il Sun inglese.<br />

La passione per la carta stampata non gli fa scordare il primo amore, quello televisivo: litiga con<br />

Sky (che quando si compra Telepiù rescinde il contratto per la raccolta pubblicitaria) ma si<br />

consola con La7 di Tronchetti Provera, che gli affida la vendita dei suoi spot. Gli affari vanno<br />

bene e negli uffici di corso Magenta si stappa frizzantino a ogni budget raggiunto. Cairo si fa<br />

fotografare per il sito aziendale in posa da James Bond, con un trapano in mano al posto della<br />

pistola: una misteriosa metafora edilizia o forse un inconscio omaggio al passato palazzinaro del<br />

suo mito/mentore Berlusconi, chissà. E quando il gruppo arriva a fatturare quasi 200 milioni di<br />

euro l’anno, Cairo pensa che sia giunto il momento buono per imitare Silvio anche nello sfizio<br />

ludico-mediatico di farsi una squadra di calcio. S’interessa al Genoa e al Bologna, ma ci sono da<br />

tirare fuori troppi soldi. Si avvicina allora all’Alessandria, squadra della sua città natale con un<br />

lontano passato in A (ci giocava anche Rivera) ma un grigio presente nelle serie minori che dopo<br />

un po’ lo convince a lasciar perdere.<br />

Finalmente, dopo un estenuante tiramolla, quest’anno riesce a prendersi il Torino e subito giura di<br />

averlo fatto non per ottenere visibilità televisiva, ma per un’autentica passione granata sorta in<br />

cuore quando sua madre gli raccontava della tragedia di Superga. La parte dell’eroe buono<br />

contrapposto al cattivo Luca Giovannone - l’importatore di infermiere ciociaro che alla fine gli ha<br />

ceduto le sue azioni - lo galvanizza. L’ovazione della folla plaudente in piazza Palazzo di Città, a<br />

Torino, lo commuove. E lui benedice tutti dal balcone del municipio, stando attento a non<br />

spiegazzare la cravatta. “Sono sempre un ragazzo pieno di sogni”, dice di sé. In fondo è più<br />

giovane di Silvio B. quando si prese il Milan. E davanti vede stagliarsi prospettive radiose, come<br />

una partecipazione a Controcampo e mille ospitate da Biscardi.<br />

31<br />

Gianluca Di Feo e Alessandro Gilioli<br />

Domenica... maledetta domenica. Il Toro viene sconfitto 2-4 dal Milan, grazie anche al<br />

solito stomachevole arbitraggio vug. Ancora una volta, il maestro venuto dalle stelle ha<br />

superato l’allievo terrestre. Berluscone se lo mangia a colazione, il Berluschino venuto da<br />

Masio.<br />

Ma io ho smesso di arrabbiarmi per il Toro. È finita. Voialtri continuate pure a farvi il<br />

sangue amaro perché vi rompono il giocattolo, invecchiando stagione dopo stagione nella<br />

vana speranza che questo biscazziere allestisca finalmente una squadra degna di tal nome.<br />

Io vivo solo più per la mia splendida donna americana e quei tre adorabili bassotti che mi<br />

stanno aspettando dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. See you soon guys!

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