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Blog (pdf) - Maurizio Ferrarotti

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itorno da un colloquio con la mia consulente bancaria - vado sempre a piedi in banca, la<br />

filiale non é molto lontana da dove abito.<br />

Mi sono incamminato verso l’entrata del giardino con gli Stereolab sparati nelle orecchie.<br />

Mars Audiac Quintet. Modernariato binaurale, perfetto per la giornata. L’Ipod nano é il<br />

mio antidoto per il ciacolio ubiquo invadente e virtualmente incessante dei vug, qualcosa<br />

come l’intro di Voices dei Cheap Trick cantata dai Teletubbies poi campionata e mandata<br />

in loop 24 fottute ore al giorno. Pss pss bao bao brrrrrrrr cha cha cha gagaga bububu<br />

ippa loppa ooooh grogga grogga... Alienante, a lungo andare.<br />

Varco la soglia del giardino ignorando olimpicamente due alieni seduti su una panchina a<br />

fumare le loro puzzolenti sigarette di tolina - giusto per aggiungere insulto all’ingiuria di<br />

un’aria che già di suo odora di scoreggia rafferma, anche oggi che é una bella giornata.<br />

Come sono fatti i vug ve lo spiego un’altra volta. Per un istante il loro incomprensibile<br />

parlottio interferisce con la musica, sia pure in bassa frequenza: e non suona fuori luogo,<br />

sinceramente. Come un fugace cinguettio di passerotti theremin. Potrebbe essere un’idea<br />

per il prossimo disco degli Stereolab: Vug and The Situationist Apple Pie.<br />

Lo scivolo é ridotto uno sconcio. Lurido come il peccato, parzialmente recintato da una<br />

barriera arancione - colore quasi indistinguibile sotto questo cielo -, di quelle in plastica<br />

estrusa che si usano per i lavoro in corso. Poco o nulla allettante per la mia Kodak. Quel<br />

“fuck” size 200 assume ora per me un significato ben preciso: “Fanculo, questo scivolo<br />

per bambini é veramente fottuto.” Crollo il capo e mi allontano.<br />

La villa Amoretti é la vera attrazione del parco, un edificio tardo barocco del 1760 che<br />

dal 1977 ospita svariate attività ricreative, appuntamenti culturali ma principalmente una<br />

biblioteca comunale piuttosto ben fornita. Il complesso é stato di recente sottoposto a una<br />

scenografica riqualificazione funzionale. Si é scelto di realizzare un moderno padiglione<br />

aggiuntivo per la libreria ed é stata restaurata l’arancera. Tutto molto bello, come soleva<br />

dire Bruno Pizzul; peccato si siano “dimenticati” di fare un lifting anche al muro di cinta,<br />

che sta cadendo a pezzi. E non parlo di pietrine, ma di mini-asteroidi che ti sfonderebbero<br />

il cranio se il karma avesse deciso che sei tu lo sfigato di turno.<br />

Comunque la villa non m’interessa, per il momento. Appena giuntovi devio attraverso<br />

uno dei viali interni verso il muro a sinistra dell’ingresso principale a doppia scala: voglio<br />

verificare se quei graffiti laggiù sono meritevoli d’essere fotografati. Un paio di essi sono<br />

davvero degni di nota, non i soliti tag amorfi che personalmente detesto. Dedico un paio<br />

di scatti a un alieno verde (sic) che si fuma un cannone (sic again) dopodiché torno sui<br />

miei passi.<br />

E come per serendipità, m’imbatto in questa... come chiamarla, installazione? Questa me<br />

l’ero proprio persa. Era tempo che non passavo di fronte alla villa. Bella, proprio bella.<br />

So rooomantic. It reminds me of you and me, bubs. Mi ricorda di te e me, amore. It pulls<br />

my heart string. Ora ne scatto due, tre, sei foto, le pubblico su Faccialibro e ti taggo in<br />

tutte quante. Click, click, click.<br />

Mi manchi da morire, QIJane. Ma presto sarai di nuovo qui con me. Oh, non vedo l’ora. I<br />

can’t wait.<br />

E vaffanculo ai vug. FUCK THE VUG. Col cazzo che lo prendo più, il vostro Aulin di<br />

merda.<br />

7

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