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ELENA, la BELLEZZA della PAROLA, ovvero dal MITO alla ...

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Odisseo, / che fu allevato tra le genti del<strong>la</strong> rocciosa Itaca, / maestro d’ogni sorta d’inganno e di pensieri<br />

sottili”. / A lei si rivolgeva allora il saggio Antenore: / “O donna, risponde al vero quello che hai detto. /<br />

Venne qui un giorno il glorioso Odisseo, / in compagnia di Mene<strong>la</strong>o caro ad Ares, come ambasciatore<br />

per te; / io li ospitai e accolsi nel<strong>la</strong> mia dimora / e di entrambi conobbi l’indole e i pensieri sottili. /<br />

Quando stavano i piedi al centro dell’assemblea dei Troiani, / Mene<strong>la</strong>o era più alto di tutte le spalle; /<br />

quando invece stavano tutti e due seduti, era più maestoso Odisseo. / Ma quando a tutti esponevano i loro<br />

pensieri e i loro disegni, / allora Mene<strong>la</strong>o par<strong>la</strong>va in maniera spedita, / poche parole ma con voce assai<br />

chiara, perché non era prolisso / e conosceva l’arte del dire, in quanto anche più giovane 5 . / Quando<br />

invece si alzava l’astuto Odisseo, / restava immobile, guardando in basso, con gli occhi fissi a terra; /<br />

teneva fermo lo scettro, senza muoverlo né avanti / né indietro, simile a uno sprovveduto: / l’avresti detto<br />

un uomo in preda al<strong>la</strong> collera oppure del tutto privo di senno. / Ma quando <strong>dal</strong> petto emetteva voce<br />

possente / e parole simili a fiocchi di neve d’inverno, / allora nessun altro mortale avrebbe sfidato a<br />

contesa Odisseo; / allora i presenti non stavano a guardare l’aspetto di Odisseo”. / E per <strong>la</strong> terza volta,<br />

al<strong>la</strong> vista di Aiace, il vecchio re domandava: / “Chi è quest’altro eroe acheo nobile e grande / che con <strong>la</strong><br />

testa e le ampie spalle supera tutti gli Argivi?”. / A lui rispondeva Elena <strong>dal</strong> lungo peplo, divina fra le<br />

donne: / “Quello è il prodigioso Aiace, baluardo degli Achei; / <strong>dal</strong>l’altra parte, in mezzo ai Cretesi, sta<br />

Idomeneo, / simile a un dio: attorno a lui sono raccolti tutti i capi di Creta. / Spesso Mene<strong>la</strong>o caro ad<br />

Ares lo ospitò / nel<strong>la</strong> nostra dimora, quando veniva da Creta. / Ora posso vedere anche tutti gli altri<br />

Achei <strong>dal</strong>lo sguardo lucente / e potrei riconoscerli e dire il loro nome; / però due non riesco a vedere, due<br />

condottieri d’eserciti, / Castore domatore di cavalli e Polluce, il pugile valente, / i due fratelli di sangue<br />

che ha generato mia madre. / O non hanno seguito l’esercito <strong>dal</strong>l’amata Lacedemone, / oppure son giunti<br />

sin qui sulle navi che solcano il mare, / ma ora non vogliono prendere parte al<strong>la</strong> battaglia dei guerrieri, /<br />

per tema del<strong>la</strong> vergogna e del biasimo copioso che mi sono propri”. / Così disse: ma quelli in patria, a<br />

Lacedemone, / ormai ricopriva <strong>la</strong> fertile terra»).<br />

d) Il. 9, 103-113<br />

Nestore convince Agamennone a restituire Briseide ad Achille:<br />

aujta;r ejgw;n ejrevw w{ç moi dokei' ei\nai a[riçta.<br />

ouj gavr tiç novon a[lloç ajmeivnona tou'de nohvçei<br />

oi|on ejgw; noevw hjme;n pav<strong>la</strong>i hjd∆ e[ti kai; nu'n<br />

ejx e[ti tou' o{te diogene;ç Briçhi?da kouvrhn<br />

cwomevnou ∆Acilh'oç e[bhç kliçivhqen ajpouvraç<br />

ou[ ti kaq∆ hJmevterovn ge novon: mav<strong>la</strong> gavr toi e[gwge<br />

povll∆ ajpemuqeovmhn: çu; de; çw'/<br />

megalhvtori qumw'/<br />

ei[xaç a[ndra fevriçton, o}n ajqavnatoiv per e[tiçan,<br />

hjtivmhçaç, eJlw;n ga;r e[ceiç gevraç: ajll∆ e[ti kai; nu'n<br />

frazwvmeçq∆ w{ç kevn min ajreççavmenoi pepivqwmen<br />

dwvroiçivn t∆ ajganoi'çin e[peççiv te meilicivoiçi.<br />

(«Ora io dirò quello che a me pare il partito migliore. / Certo nessuno avrà in mente un'idea migliore / di<br />

questa che io penso – l'avevo già prima e l'ho tuttora - / <strong>dal</strong> giorno in cui tu, stirpe divina, in preda all'ira /<br />

<strong>dal</strong><strong>la</strong> tenda d'Achille portasti via <strong>la</strong> fanciul<strong>la</strong> Briseide, / contro il nostro parere. Eppure io molto / ti<br />

sconsigliavo, ma tu, cedendo al tuo impulso arrogante, / hai disonorato l'eroe più forte / onorato persino<br />

dagli dèi immortali: gli hai sottratto e tieni per te il suo dono d'onore. / Dunque, pensiamo ormai come<br />

convincerlo, facendogli cosa gradita, / sia con doni preziosi sia con parole dolci come miele»).<br />

3. Par<strong>la</strong>re nell’Odissea<br />

a) Od. 1, 384-385<br />

e il padre putativo un mortale (Tindaro)»; Isocrate, 10, 16 («Sebbene un gran numero di semidèi sia stato generato da<br />

Zeus, soltanto di questa donna il dio ha consentito d'essere chiamato padre») e 38 («Quanto a colei che fu generata da<br />

Zeus e che ebbe il sopravvento su tanta virtù e saggezza, come non è doveroso tributarle lodi e onori e riconoscere che<br />

sia di gran lunga superiore a tutte le donne mai esistite?»)<br />

5 Primo esempio, si direbbe, di stile oratorio <strong>la</strong>conico,<br />

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