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Oltre la Istituzione. Crisi E Riforma Della Psichiatria (Davide Lasagno).

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26 OLTRE L’ISTITUZIONE. CRISI E RIFORMA DELL’ASSISTENZA PSICHIATRICA A TORINO E IN ITALIA<br />

menti in precedenza piuttosto ben tollerati o comunque non ritenuti di<br />

rilevanza medica, rendendoli pertanto passibili di cura e di ricovero. Un<br />

processo che le disposizioni legis<strong>la</strong>tive del 1904 e del 1909 avrebbero addirittura<br />

aval<strong>la</strong>to, indicando quale criterio per <strong>la</strong> custodia manicomiale<br />

coatta un non meglio precisato stato di alienazione mentale, unito,<br />

come si è già avuto modo di notare, ad altre due condizioni: <strong>la</strong> pericolosità<br />

sociale del folle o il pubblico scandalo derivante dal<strong>la</strong> sua condotta.<br />

Il “grande internamento” di fine Ottocento ripropose nei manicomi<br />

di Torino il problema del<strong>la</strong> mancanza di posti letto. Data <strong>la</strong> situazione<br />

di sovraffol<strong>la</strong>mento nel<strong>la</strong> quale versavano, già nei primi anni del 1900,<br />

tanto <strong>la</strong> sede di via Giulio quanto <strong>la</strong> succursale di Collegno, prese immediatamente<br />

corpo l’ipotesi di ampliare l’apparato ospedaliero mediante<br />

<strong>la</strong> costruzione di ulteriori fabbricati. La Provincia, tenuta fin dal<br />

1865 al mantenimento degli alienati poveri e detentrice, a seguito del<strong>la</strong><br />

riforma statutaria del 1909, del diritto a nominare <strong>la</strong> maggioranza dei<br />

consiglieri dell’Opera pia, divenuta a sua volta ente autonomo e svinco<strong>la</strong>to<br />

dal<strong>la</strong> congregazione religiosa, fu <strong>la</strong> prima a muoversi in tal senso.<br />

Tra il 1910 e il 1913 essa progettò e portò a compimento il “Ricovero di<br />

Savonera”, una struttura capace di circa seicento posti letto che negli<br />

intendimenti degli amministratori provinciali avrebbe dovuto ospitare<br />

“maniaci tranquilli” ma che di fatto fu poi trasformata, come del resto<br />

anche <strong>la</strong> sede di via Giulio, in un nosocomio esclusivamente femminile.<br />

A Collegno furono invece trasferiti tutti gli uomini.<br />

Nonostante «il riordino così attuato permette[sse] un utilizzo più<br />

razionale delle strutture contenitive» 24 e malgrado <strong>la</strong> disponibilità del<br />

nuovo “Ricovero di Savonera” avesse fatto aumentare sensibilmente <strong>la</strong><br />

capienza complessiva del comprensorio manicomiale, l’inarrestabile<br />

incremento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione ricoverata, salita nel frattempo a circa<br />

3.000 ma<strong>la</strong>ti, determinò ancora una volta una situazione di crisi dovuta<br />

all’eccessivo affol<strong>la</strong>mento dei locali. Il consiglio di amministrazione<br />

dell’Opera pia avviò allora una serie di contatti con <strong>la</strong> deputazione provinciale,<br />

allo scopo di sollecitare presso quest’ultima <strong>la</strong> costruzione di<br />

un altro grande manicomio. Tra i due enti si pervenne in breve tempo<br />

a un accordo informale, in base al quale <strong>la</strong> Provincia s’impegnava<br />

ad accol<strong>la</strong>rsi tutti gli oneri finanziari del progetto, confermando però<br />

all’Opera pia le responsabilità di gestione del futuro ospedale. Acquisiti<br />

i terreni, i <strong>la</strong>vori ebbero inizio abbastanza rapidamente, nell’autunno<br />

del 1916, ma sia per il protrarsi del conflitto mondiale sia per le varie<br />

vicissitudini che nell’immediato dopoguerra travagliarono il manicomio,<br />

essi poterono essere terminati soltanto nel 1931. Il complesso, che<br />

sorgeva a Grugliasco, un piccolo centro abitato non lontano da Collegno,<br />

venne denominato “Istituto interprovinciale Vittorio Emanuele<br />

III per infermi di mente”: era formato da un insieme di edifici destinati<br />

24 M. Moraglio, Costruire il Manicomio cit., p. 60.

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