AA.VV. - Appendici del futuro 8 - ctsbasilicata
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La signorina Keene guardò freddamente l’infermiera. Poi, dopo un istante, fece di<br />
sì col capo una volta sola. Con riluttanza.<br />
La signorina Keene era sdraiata nella stanza buia mentre il telefono le ronzava<br />
nelle orecchie tenendola sveglia. «Forse sono io che mi suggestiono», pensò, «o mi<br />
tiene veramente sveglia? Non ho dormito anche la prima notte con il ricevitore<br />
staccato?»<br />
No, non era il rumore che la impressionava, ma qualcos’altro. Richiuse gli occhi<br />
con ostinazione. «Non ci farò caso», si disse. «Farò finta di non sentirlo.» Ed emise<br />
nel buio un sospiro pieno di paura. Comunque l’oscurità non riusciva a calmare la sua<br />
fantasia né ad eliminare quel suono.<br />
La signorina Keene tastò qua e là sul letto finché riuscì a trovare la vestaglia. La<br />
mise sul telefono e l’avvolse più volte sulla superficie nera e levigata. Quindi tornò a<br />
distendersi respirando tutta irrigidita. «Riuscirò a dormire?», si chiese. «Devo<br />
riuscirci.»<br />
Ma continuava a sentire il suono <strong>del</strong> telefono.<br />
Allora con una decisione improvvisa si sollevò, tolse il ricevitore dalla vestaglia e<br />
lo gettò con rabbia sul supporto. Il silenzio (adesso) riempiva la stanza, e la pace era<br />
assoluta. La signorina Keene si lasciò cadere sul cuscino con un debole lamento.<br />
«Adesso spero di dormire», pensò.<br />
Ma il telefono aveva ricominciato a suonare.<br />
Le venne meno il respiro. Gli squilli sembravano permeare l’oscurità<br />
circondandola in una specie di nuvola di vibrazioni che la colpivano alle orecchie.<br />
Allungò la mano per rimettere la cornetta sul tavolino, ma poi la tirò indietro con un<br />
brivido, per paura di riudire la voce <strong>del</strong>l’uomo.<br />
La gola le si contraeva nervosamente. «Farò in modo di togliere in fretta il<br />
ricevitore», decise, «molto in fretta, di abbassarlo e di interrompere la linea premendo<br />
col supporto. Ecco! Farò così!»<br />
Si concentrò nello sforzo e allungò cautamente la mano fino a raggiungere il<br />
telefono che suonava. Poi, trattenendo il respiro, incominciò ad attuare il suo piano.<br />
Lo squillo s’interruppe e lei fece per prendere l’apparecchio che serviva a tenere<br />
sollevate le lenzuola...<br />
Ma appena la voce <strong>del</strong>l’uomo si propagò nell’oscurità raggiungendola, si<br />
immobilizzò, irrigidita. — Dove siete? — domandava la voce. — Vorrei parlarvi.<br />
Una morsa di ghiaccio strinse dal profondo il petto tremante <strong>del</strong>la signorina Keene.<br />
Giaceva come pietrificata, incapace di interrompere la voce sorda e senza espressione<br />
<strong>del</strong>l’uomo che continuava a domandare: — Dove siete? Vorrei parlarvi.<br />
Dalla gola <strong>del</strong>la signorina Keene uscì un suono strozzato, flebile.<br />
E l’uomo continuava a dire — Dove siete? Desidero parlarvi.<br />
— No, no! — singhiozzò la signorina Keene.<br />
— Dove siete? Vorrei...<br />
Premette il supporto facendo forza con le dita pallide, e lo tenne abbassato per un<br />
quarto d’ora, prima di lasciarlo andare.<br />
— Vi dico che non riuscirò mai ad individuarlo!<br />
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