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AA.VV. - Appendici del futuro 8 - ctsbasilicata

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due ecclesiastici comportarsi in quella maniera, van Rijn porse la sua caraffa per<br />

farsela riempire daccapo, gli stranieri nell’angolo frusciarono e lampeggiarono, il<br />

Taverniere si strinse nelle spalle con aria sconsolata.<br />

Leonardo si chinò sul tavolo e mi sussurrò: — Ho sentito bene? Sono davvero<br />

Abelardo ed Eloisa?<br />

— Devono essere loro — risposi, senza sapere cosa pensare. — Ma forse non<br />

provengono né dalla mia né dalla vostra storia.<br />

Lui aveva compreso l’idea di universi paralleli esistenti in una realtà multidimensionale,<br />

in alcuni dei quali la magia funzionava, mentre in altri no; in alcuni dei<br />

quali Re Artù e Orlando Furioso erano vissuti realmente, mentre in altri lui stesso non<br />

era mai nato. Mormorò: — Presto, prima che senza volerlo diciamo qualcosa di<br />

dannoso, mettiamo a confronto quello che raccontano le nostre cronache su di loro.<br />

— Pietro Abelardo era il più grande filosofo scolastico <strong>del</strong> suo tempo — dissi in<br />

fretta, cercando, senza riuscirci, di staccare gli occhi dalla coppia, che adesso<br />

piangeva. — Verso i quarant’anni incontrò Eloisa, una ragazza sui venti. Lei era sotto<br />

la tutela <strong>del</strong>lo zio, un canonico potente e di alto lignaggio. Si innamorarono, ebbero<br />

un figlio, ma non poterono sposarsi, per il fatto che lui aveva preso i voti... Poi lo zio<br />

scoprì la relazione e andò su tutte le furie. Assoldò una banda di bravi che lo<br />

assalirono e lo castrarono. Dopo di che, Eloisa entrò in convento, contro la volontà<br />

<strong>del</strong>lo zio, credo, e non rivide mai più il suo innamorato. Ma il legame che li univa<br />

restò saldo come prima. Il mondo ricorderà sempre le lettere che si scambiarono, e ai<br />

miei giorni essi sono sepolti nella stessa tomba.<br />

Leonardo annuì. — Sì, è uguale a quello che ho letto io. Ma mi sembra di ricordare<br />

anche che si sposarono, sia pure in segreto.<br />

— Forse sono io che non ricordo bene.<br />

— O forse io. È stato tanto tempo fa! Per noi. Ma, Dio onnipotente, quei due...<br />

Forse loro erano consci che quello era l’unico posto in cui potevano incontrarsi; o<br />

forse, come la maggior parte degli individui <strong>del</strong> loro tempo, avevano un concetto<br />

molto approssimativo <strong>del</strong>l’intimità; o ancora, forse non gliene importava un fico.<br />

Sentii quello che balbettavano fra le lacrime.<br />

Provenivano da linee temporali diverse. Lei apparteneva probabilmente alla mia e<br />

a quella di Leonardo, se le nostre due erano uguali: la sua storia era infatti quella che<br />

conoscevamo. Abelardo, invece, era ancora un uomo integro. Per lui, Eloisa. era<br />

morta tre anni prima, dando alla luce il figlio.<br />

Dopo un po’, il Taverniere li condusse a un divano appartato; l’ostessa arrivò con i<br />

rinfreschi, ma loro non se ne accorsero neppure. I padroni di casa sussurrarono ai due<br />

innamorati qualcosa che nessuno poté sentire. Non che nessuno lo desiderasse. Come<br />

se si vergognassero, quelli al bar tornarono a bere, Leonardo e io alla nostra<br />

conversazione, quelli nell’angolo aspettarono in silenzio.<br />

Ben presto il mio compagno si dimenticò <strong>del</strong> suo imbarazzo. Il sentimentalismo<br />

non è una caratteristica <strong>del</strong> Rinascimento. Dal momento che entrambi sapevamo<br />

pochissimo sulle ramificazioni <strong>del</strong>l’esistenza, eravamo liberi di speculare ad alta voce<br />

su di esse. Leonardo cominciò a costruire un mondo immaginario (supponiamo che<br />

Antonio avesse vinto la battaglia di Azio, così che la biblioteca di Alessandria non si<br />

fosse incendiata quando Cesare aveva assediato la città, e in essa ci fossero ancora i<br />

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