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biblioteca di studi di filologia moderna – 17 - Firenze University Press

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36<br />

domenico antonio cusato<br />

analessi e dando l’idea <strong>di</strong> come gli inserimenti degli altri ricor<strong>di</strong> non fossero<br />

interruzioni bensì interferenze <strong>di</strong> pensieri contigui.<br />

mi sembra opportuno segnalare che i pensieri dei personaggi non solo<br />

sono contigui ma anche ricorrenti. infatti, l’impostazione del testo teatrale<br />

suggerisce che l’episo<strong>di</strong>o dell’evocazione <strong>di</strong> meche non sta succedendo<br />

soltanto in quella fati<strong>di</strong>ca notte <strong>di</strong> noia, ma accade tutte le notti, essendo<br />

già <strong>di</strong>ventato un rito. e il rito si ripete perché è l’unico ricorso affinché<br />

l’immaginazione prenda il volo facendo vivere ad ognuno dei personaggi<br />

la realtà che avrebbero preferito. Quello che ci propone l’autore quin<strong>di</strong> è<br />

un episo<strong>di</strong>o para<strong>di</strong>gmatico <strong>di</strong> ogni notte <strong>di</strong> ebbrezza e monotonia che gli<br />

inconquistabili trascorrono nella su<strong>di</strong>cia taverna suburbana. e le ultime<br />

battute del dramma ci confermano che l’opera <strong>di</strong> Vargas llosa illustra perfettamente<br />

quello che genette definisce una scena iterativa 13 :<br />

José (Prima <strong>di</strong> attraversare la soglia, come se ripetesse un rito)<br />

chunga, domani mi racconterai quello che successe quella volta con<br />

mechita?<br />

la chunga (Chiudendogli la porta in faccia)<br />

domandalo a quella là.<br />

Fuori gli Inconquistabili ridono, festeggiando la battuta. La Chunga […]<br />

spenge la lampada […] si lascia cadere sul letto, levandosi a fatica i sandali..<br />

Voce della chunga<br />

a domani mechita. 14<br />

* * *<br />

il fatto che i ricor<strong>di</strong> quoti<strong>di</strong>ani si sviluppino in forma sovrapposta, ci<br />

fa dedurre che il tempo utilizzato per poterli drammatizzare sulla scena<br />

è molto maggiore <strong>di</strong> quello che sarebbe necessario se la fiction potesse seguire<br />

fedelmente i ritmi della realtà. Però il tempo minore che dovrebbero<br />

occupare le evocazioni non si deve soltanto al fatto che i ricor<strong>di</strong>, che<br />

in realtà sono sovrapposti, vengono rappresentati in sequenza uno dopo<br />

l’altro, ma anche al fatto che il vortice della memoria, correndo alla velocità<br />

del pensiero, deve includere il tempo cronologico, modulato secondo<br />

un ritmo oggettivo molto più lento. Quin<strong>di</strong> per <strong>di</strong>mostrare la proporzione<br />

tra la temporalità psichica e quella degli orologi, quest’ultima si dovrà<br />

fermare per permettere <strong>di</strong> percepire la velocità della prima.<br />

l’esempio più evidente <strong>di</strong> questo viene dato nel lungo brano che va<br />

dalla scena intitolata Speculazioni su Meche (che inizia a pagina 43) fino a<br />

quella che ha come titolo Fantasie su un crimine (che finisce a pagina 57).<br />

tra queste due scene, se ne inseriscono altre due, Ruffianeria e Un amore<br />

romantico, che occupano le pagine 45-51, e corrispondono, come si è già<br />

visto, all’analessi drammatizzata del ricordo <strong>di</strong> lituma. come si ricorde-

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