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biblioteca di studi di filologia moderna – 17 - Firenze University Press

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miti uniVersali e memoria PeruViana<br />

veri insepolti, coperti <strong>di</strong> mosche, che incominciavano a marcire sotto i loro nasi, e le<br />

schiene ammaccate <strong>di</strong> quelli che erano stati flagellati. tutti sentivano che andamarca<br />

non sarebbe mai più stata quello che era stata» (p. 81). Va detto anche, comunque, che<br />

Vargas llosa ha sottolineato in più <strong>di</strong> un’occasione il rischio, per le democrazie, <strong>di</strong> giustificare<br />

l’abbandono dei principi <strong>di</strong> legalità e rispetto dei <strong>di</strong>ritti umani in nome della<br />

lotta alla violenza e al terrorismo (m. Vargas llosa, Contra viento y marea, 3 voll., seix<br />

barral, barcelona 1983, 1986, 1990; cfr. vol. 2, pp. 425-428).<br />

10 Può essere interessante qui ripercorrere alcune delle riflessioni <strong>di</strong> Károly Kerényi sul<br />

mito <strong>di</strong> <strong>di</strong>oniso che mettono in luce il nucleo più profondo del significato del mito, ossia<br />

l’idea della rinascita della vita attraverso il passaggio <strong>di</strong> morte del sacrificio (K. Kerényi,<br />

Dioniso. Archetipo della vita in<strong>di</strong>struttibile, adelphi, milano 1992). Per introdurre la propria<br />

ricostruzione del mito, Kerényi si sofferma innanzitutto sul significato nella lingua e<br />

nella cultura greca antica dei due termini che si possono tradurre con ‘vita’: zoè e bìos. il<br />

primo termine significa «vita senza caratterizzazione alcuna», la vita al suo grado zero,<br />

irriducibile all’esperienza della morte: una vita in<strong>di</strong>struttibile. contrariamente, il secondo<br />

termine esprime la vita <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo, caratterizzata da una propria storia, unica e irripetibile,<br />

cui corrisponde la storia della propria morte, altrettanto unica e irripetibile. Per<br />

Kerényi, il mito <strong>di</strong> <strong>di</strong>oniso corrisponde al mito della zoè, intesa come vita in<strong>di</strong>struttibile.<br />

le prime testimonianze del mito si trovano nella cultura cretese antica. esse sono legate<br />

non alla vite e alla produzione del vino, ma ad una bevanda alcolica ricavata dalla fermentazione<br />

del miele. dunque, lo stato <strong>di</strong> euforia, coa<strong>di</strong>uvato dallo stato <strong>di</strong> ubriachezza, veniva<br />

raggiunto inizialmente attraverso il miele. Per Kerényi ciò ha un significato archetipico,<br />

fondato anche su basi biologiche: «la zoè, oltre al nutrimento, cerca ciò che è dolce, ed in<br />

questo si ritrova come potenziata». il racconto della nascita <strong>di</strong> <strong>di</strong>oniso collegato al mito <strong>di</strong><br />

un liquore sorto dalla fermentazione del miele, offrì, secondo Kerényi, «lo spunto per dare<br />

vita ad un mito della zoè, ad una enunciazione con pretesa <strong>di</strong> verità riguardo alla vita, la<br />

quale <strong>di</strong>mostra la sua in<strong>di</strong>struttibilità nella fermentazione, anzi ad<strong>di</strong>rittura nella putrefazione»<br />

(p. 56). il riferimento al passaggio della zoè attraverso la putrefazione richiama l’idea<br />

del sacrificio, del passaggio attraverso la morte. infatti, ricorda Kerényi, al racconto sulla<br />

bevanda al miele si collegano altre storie, che riguardano la nascita delle api da un animale<br />

morto e la nascita <strong>di</strong> orione dalla pelle <strong>di</strong> un toro usata come otre. il comune denominatore<br />

è la rigenerazione attraverso un passaggio <strong>di</strong> morte e putrefazione, che si realizza in un<br />

otre <strong>di</strong> cuoio. Kerényi poi collega questi racconti ad un’altra serie <strong>di</strong> miti, ancora più antica<br />

ed estesa geograficamente, che narra la lotta tra un <strong>di</strong>o e un drago. secondo la versione greca,<br />

la lotta fu tra Zeus e il drago tifone; per gli ittiti si trattava dello scontro tra un mostro<br />

serpentiforme e il loro <strong>di</strong>o dei fenomeni atmosferici. in entrambi i casi importa sottolineare<br />

che il <strong>di</strong>o è temporaneamente sconfitto: nella versione greca il drago taglia i ten<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Zeus<br />

e lo depone in una grotta, nascondendo i ten<strong>di</strong>ni (o il membro virile) in una pelle d’orso.<br />

Poi, mentre la femmina del drago custo<strong>di</strong>sce Zeus e i ten<strong>di</strong>ni (o il membro) a lui strappati,<br />

ermes e aigipan riescono a ricomporlo, cosicché egli può sconfiggere il drago in un nuovo<br />

scontro. Per Kerényi, questo insieme <strong>di</strong> dati e <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni mitologiche <strong>di</strong>mostra che <strong>di</strong>oniso<br />

penetrò in grecia «al posto <strong>di</strong> una più antica visione della vita in<strong>di</strong>struttibile, che in<br />

un certo senso, era già lui, solo che non nel segno del vino, bensí in quello del miele [...]. il<br />

segreto della vita, simboleggiato dal miele e dalla sua fermentazione, prese forme religiose<br />

che passarono nella religione <strong>di</strong>onisiaca» (pp. 66-67). al suo arrivo in grecia, <strong>di</strong>oniso è già<br />

contrad<strong>di</strong>stinto da altri segni: egli appare ai greci come <strong>di</strong>o del vino, del toro e delle donne.<br />

della vite Kerényi sottolinea l’aspetto inquietante, poiché è in grado «con la sua crescita<br />

silenziosa e raccolta <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere la massima quiete, e con il suo succo che fermenta rapidamente<br />

<strong>di</strong> risvegliare la massima irrequietezza, <strong>di</strong> rendere la vita così incandescente ed<br />

esaltata da far sì che l’essere vivente procuri al suo simile ciò che è assolutamente opposto e<br />

inconciliabile con la vita: la morte» (p. 79). l’atto stesso della pigiatura dell’uva, che veniva<br />

eseguito per lo più da uomini mascherati da satiri, poteva richiamare il momento dello<br />

smembramento <strong>di</strong> <strong>di</strong>oniso: in questo modo il dolore e la morte entrano a far parte, come<br />

componenti ineliminabili, del mito e del culto della vita. È anche interessante ricordare,<br />

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