PDF N. 30 - Liceo Classico Ragusa

14 IL LICEO CLASSICO OGGI E … DOMANI
noi ha cercato di operare – come cerca ancora di fare – al meglio delle
proprie possibilità, con i mezzi e negli spazi che ci erano e ci sono consentiti.
Questo rapidissimo accenno ai vistosi mutamenti intervenuti negli anni
Settanta e Ottanta mi viene spontaneo, ripensando alle mie personali
esperienze nei Licei milanesi in quegli anni, ma mi torna anche utile per
entrare in medias res nella vexata quaestio (immarcescibile tormentone
che ciclicamente viene riproposto alla nostra ….. disattenzione!) della
attualità dei Licei Classici, della loro asserita distonia, in termini di programmi
di studio e di contenuti culturali con essi veicolati, rispetto alle
declamate urgenze del mondo contemporaneo e, quindi, della conseguente
necessità di intervenire, con tempestività e con fermezza, a reimpostare
la loro offerta formativa.
Tutte cose, come ben sapete, di cui da un po’ di tempo si fa un gran
parlare, pur se talora con modi e con argomentazioni su cui è lecito avanzare
qualche perplessità. Tutti hanno diritto ad esprimere quel che pensano,
ma non credo che occorra sempre prestare orecchio ai vaneggiamenti
o alle argomentazioni speciose e poco produttive.
In queste cose è necessario essere seri, perché non di una schermaglia
dialettica si tratta, ma di addentrarsi in una questione di grande momento,
che investe il nostro nobile, ma disagevole e periclitante, compito di educatori,
il futuro degli studi umanistici nel nostro Paese, l’avvenire stesso
dei nostri studenti, verso i quali – diceva Quintiliano – si deve avere un
sommo rispetto, cioè la più attenta considerazione per ciò che attiene ai
contenuti culturali e ai valori che ad essi vengono proposti. Nel testo
quintilianeo il termine re-verentia, nella sua chiara derivazione da vereor,
dice quanta attenzione e quanta onestà debbono sempre caratterizzare
l’opera del magister, che, proprio in quanto si propone in un più (magis)
alto livello di conoscenza, tanto maggiormente deve dare testimonianza-
sempre e ovunque sia chiamato ad operare –di essere consapevole che il
suo è – come diceva Freud – un mestiere “impossibile”, che egli dovrà
affrontare al limite della sua intelligenza e dl suo cuore, facendo di tutto
per non sbagliare, ma sapendo che l’errore è sempre in agguato.
CHRONOS
QUADERNI DEL LICEO CLASSICO "UMBERTO I"
DI RAGUSA