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Canetti ciano piedino:Canetti.qxd - Andrea Nanetti, Ph.D.

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248<br />

al documento sulla base della lettera iniziale del nome del papa: se cum spatiis<br />

et floribus erat assegnavano il filo serico, se impleta incausto quello di canapa 58 .<br />

La pergamena mostra inoltre la consueta piegatura in avanti detta plica, ovvero<br />

rivestimento avvolgente, del margine inferiore, dove si riconoscono ancora i due<br />

fori (cfr. le Tavv. 6 e 7), da cui doveva passare il sericum sigillato in piombo.<br />

Sulle bolle plumbee di Gregorio X, che si sono conservate, vediamo due facce<br />

impresse sul modello consolidatosi con Pasquale II (1099-1118) e rimasto poi<br />

immutato 59 . Sul recto, con campo delimitato da un filetto a perline, si ha l’iscrizione<br />

in caratteri gotici maiuscoli S(anctus) PA(ulus) S(anctus) PE(trus) sovrastanti<br />

le rispettive effigi dei volti dei due apostoli Paolo, con capelli e barba<br />

tratteggiati, e Pietro con capelli e barba punteggiati, tra le quali spicca una croce<br />

latina astata. Sul verso, in campo delimitato da filetto perlinato, si ha la legenda<br />

GRE- / GORIUS / P(a)P(a) X’ 60 , sempre in caratteri gotici maiuscoli come sarà<br />

consuetudine nelle bolle fino al pontificato di Martino V (1417-1431).<br />

3.3. Il tenore del formulario 61<br />

<strong>Andrea</strong> <strong>Nanetti</strong><br />

Il protocollo (r. 1) si apre con l’intitulatio, dove il papa nomina se stesso<br />

senza il numero ordinale con il titolo di «episcopus» e la formula «servus servorum<br />

Dei», come di consueto nei documenti bollati. Segue l’inscriptio al dativo<br />

«venerabili fratri episcopo et dilectis filiis fratribus Montis Synay … regularem<br />

vitam professis» 62 ; dove si notano i consueti appellativi onorifici utilizzati per i<br />

vescovi (venerabilis frater) e per tutti gli uomini in genere (dilectus filius) 63 .<br />

Chiude il protocollo la formula di perpetuità «In perpetuum», che in questo periodo<br />

sostituisce la salutatio quando la concessione viene fatta, come è del caso,<br />

senza limiti di tempo e di luogo.<br />

58 Cfr. RABIKAUSKAS, Diplomatica cit., p. 64.<br />

59 Cfr. FRENZ, I documenti cit., p. 49.<br />

60 A titolo esemplificativo se ne veda una riproduzione commentata in Il sigillo nella storia e<br />

nella cultura, Mostra documentaria (Venezia, Museo Correr, 6 luglio – 31 agosto 1985), Catalogo<br />

a c. di S. Ricci, Roma, Jouvence, 1985, p. 156; tratta da Venezia, Archivio di Stato, SS. Felice e Fortunato<br />

di Ammiana, in Procuratori di S. Marco de supra, n. 136.<br />

61 Nell’analisi del tenor formularis si proporrà costantemente il confronto con il privilegio di<br />

Celestino III in favore della Canonica Portuense di Ravenna del 1196, maggio 20 (che rinnovava<br />

ad exemplar i precedenti di Innocenzo II, 1130-1143, e di Adriano IV, 1154-1159) edito (ex Tabulario<br />

Portuensi. Capsa C. Num. 671) da M. FANTUZZI, Monumenti ravennati de’ secoli di mezzo per<br />

la maggior parte inediti, II, Venezia 1802, num. LXXXVII, pp. 167-170, a dimostrazione che il privilegio<br />

per il Monte Siani utilizza il formulario tipico della Santa Sede per i privilegi concessi alle<br />

comunità monastiche.<br />

62 regularem vitam professis chiude l’inscriptio anche in FANTUZZI, Monumenti cit., II, num.<br />

LXXXVII, p. 167.<br />

63 L’imperatore e i re avevano charissimus in Christo filius e le donne dilecta in Christo filia.<br />

Cfr. FRENZ, I documenti cit. p. 40.<br />

Estratto da Studi di storia del cristianesimo. Per Alba Maria Orselli, a cura di Luigi <strong>Canetti</strong>,<br />

Martina Caroli, Enrico Morini, Raffaele Savigni, Ravenna, Longo, 2008

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