lavoro e politica al femminile lavoro e politica al femminile
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Vi è una strana coincidenza in<br />
questo periodo dell’anno che<br />
potrebbe essere foriera di<br />
positività per la categoria. Il rinnovo<br />
del Parlamento Europeo coincide<br />
infatti con una ripresa dell’attività del<br />
Club Europeo, che dopo un periodo<br />
di stasi sta riprendendo la programmazione<br />
sotto la presidenza polacca.<br />
Inutile sottolineare l’importanza del<br />
legame del mondo politico con le<br />
libere professioni; l’impegno del prossimo<br />
futuro dovrà essere incentrato<br />
sulla creazione di una rete di conoscenze<br />
trasvers<strong>al</strong>i<br />
nell’Europarlamento per la ricerca del<br />
massimo appoggio <strong>al</strong>le nostre istanze.<br />
Il Club si è dato un programma<br />
che è stato affidato nella sua fase di<br />
impostazione ad un Gruppo di <strong>lavoro</strong>,<br />
creato <strong>al</strong>l’interno del Club medesimo,<br />
e che ha come precipuo scopo quello<br />
di razion<strong>al</strong>izzare le iniziative da<br />
intraprendere e da sottoporre <strong>al</strong>l’approvazione<br />
del Consiglio. Qui di<br />
seguito ne pubblichiamo il resoconto<br />
della prima riunione con il qu<strong>al</strong>e sono<br />
stati individuati gli obiettivi da perseguire.<br />
In questo periodo particolare per il<br />
Continente un’attenzione particolare<br />
va riservata poi a quelli che sono i problemi<br />
più immediati scaturenti d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>largamento<br />
degli Stati dell’Unione. E<br />
la libera circolazione fornisce molti<br />
spunti di riflessione.<br />
Rosario DE LUCA<br />
rdeluca1@consulentidel<strong>lavoro</strong>.it<br />
LAVORO<br />
Consulenti del Lavoro per l'Europa<br />
obiettivi ed impegni<br />
per un futuro comunitario<br />
L’<strong>al</strong>largamento degli Stati<br />
dell’Unione: primi problemi<br />
Preliminarmente vorrei sgombrare<br />
il campo da <strong>al</strong>cune perplessità<br />
nate in ambienti occident<strong>al</strong>i<br />
circa le eventu<strong>al</strong>i ricadute negative sul<br />
piano occupazion<strong>al</strong>e che potrebbero<br />
scaturire d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>largamento dell’Unione<br />
Europea. L’esperienza di questi ultimi<br />
decenni ci ha insegnato tanto; dopo<br />
una ondata di emigrazione verso <strong>al</strong>tri<br />
Stati europei da parte dei lavoratori<br />
dell’Est Europa, a seguito della caduta<br />
del muro di Berlino, questo flusso è<br />
r<strong>al</strong>lentato sino a fermarsi quasi del<br />
tutto.<br />
E ciò è dovuto ad una serie di motivi;<br />
innanzitutto, la scarsa convenienza<br />
del rapporto ricavi/sacrifici considerato<br />
che il reddito medio ricavabile<br />
restando in Patria, specie per i lavoratori<br />
con qu<strong>al</strong>ificazione di basso profilo,<br />
non è di molto inferiore a quanto ricavabile<br />
con l’espatrio a causa del costo<br />
della vita certamente più <strong>al</strong>to. Un <strong>al</strong>tro<br />
fattore che dovrebbe disincentivare la<br />
migrazione di massa di lavoratori dell’est<br />
Europa è la considerazione che<br />
anche in molti Stati membri il tasso di<br />
disoccupazione è <strong>al</strong>to e quindi difficile<br />
potrebbe risultare l’inserimento nel<br />
mercato del <strong>lavoro</strong>; tranne che per<br />
<strong>al</strong>cune figure profession<strong>al</strong>i speci<strong>al</strong>istiche.<br />
Ed infine la crescita glob<strong>al</strong>e della<br />
qu<strong>al</strong>ità della vita in questi stati aiutata<br />
negli anni da un processo di moder-<br />
nizzazione t<strong>al</strong>e da non invogliare i<br />
lavoratori a cercare <strong>lavoro</strong> <strong>al</strong>l’estero<br />
con un esodo di massa.<br />
Il Trattato di Atene e la clausola<br />
di s<strong>al</strong>vaguardia<br />
Quanto appena esposto<br />
dovrebbe portare ad un flusso<br />
migratorio assolutamente circoscritto,<br />
rendendo inutile la presenza<br />
di un periodo transitorio <strong>al</strong>la libera circolazione<br />
dei lavoratori nei Paesi<br />
Membri; cosa invece prevista in quasi<br />
tutti gli Stati membri. Il Trattato di<br />
Atene, siglato il 16 aprile 2003, concede<br />
infatti la possibilità di porre dei limiti<br />
a questo consolidato principio prevedendo<br />
un periodo transitorio che<br />
può oscillare da 2 a 7 anni durante i<br />
qu<strong>al</strong>i il principio della libera circolazione<br />
dei lavoratori può non essere applicato.<br />
Ciò nasce d<strong>al</strong>l’esperienza pregressa<br />
fatta con l’ingresso di<br />
Portog<strong>al</strong>lo, Spagna e Grecia, a seguito<br />
del qu<strong>al</strong>e non vi fu nessuna migrazione<br />
di massa e neanche ora si suppone<br />
ve ne sarà. Ma nonostante ciò è<br />
stata introdotta la limitazione (anche<br />
se per due anni e sotto forma di quote<br />
d’ingresso) <strong>al</strong>la circolazione dei lavoratori<br />
subordinati provenienti da tutti i<br />
nuovi Stati membro, tranne Cipro e<br />
M<strong>al</strong>ta; invece lavoratori autonomi e<br />
liberi professionisti potranno circolare<br />
ed insediarsi liberamente in qu<strong>al</strong>siasi<br />
Stato europeo. La previsione di que-