lavoro e politica al femminile lavoro e politica al femminile
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zioni sindac<strong>al</strong>i (<strong>al</strong>le qu<strong>al</strong>i la legge<br />
assegna a proposito un ruolo<br />
determinante) vengono definiti i<br />
criteri di individuazione dei soggetti<br />
da collocare in mobilità, e solo in<br />
mancanza di t<strong>al</strong>e concerto secondo<br />
quelli individuati d<strong>al</strong>la legge<br />
(anzianità di servizio, carichi di<br />
famiglia, esigenze tecniche della<br />
produzione aziend<strong>al</strong>e).<br />
La Corte di cassazione, con la sentenza<br />
in esame, dimostra di assegnare<br />
l’adeguato rilievo a t<strong>al</strong>i<br />
aspetti, riconoscendo esplicitamente<br />
la preminenza della tutela<br />
della occupazione e del reddito del<br />
lavoratore (e della sua famiglia).<br />
Secondo la Corte, infatti, lo svolgimento<br />
anche solo s<strong>al</strong>tuario di una<br />
attività lavorativa autonoma in<br />
costanza di trattamento di mobilità,<br />
non fa decadere il lavoratore interessato<br />
dai diritti connessi <strong>al</strong> suo<br />
status poiché “lo svolgimento dell’attività<br />
lavorativa ha lo stesso effetto<br />
di <strong>al</strong>leviare la situazione di difficoltà<br />
del lavoratore fino <strong>al</strong> punto in<br />
cui la copertura obbligatoria risulterebbe<br />
eccedente ai fini della sicurezza<br />
soci<strong>al</strong>e. L’individuazione di<br />
t<strong>al</strong>e soglia margin<strong>al</strong>e di intervento<br />
è, tuttavia, rimessa <strong>al</strong>la discrezion<strong>al</strong>ità<br />
del legislatore” (Cass. n.<br />
6463/2004).<br />
Alla luce di quanto fin qui<br />
osservato, la sentenza in<br />
oggetto denota dunque di<br />
dover individuare un punto di equilibrio<br />
– la soglia della garanzia della<br />
sicurezza soci<strong>al</strong>e – oltre il qu<strong>al</strong>e la<br />
decadenza d<strong>al</strong> trattamento di<br />
mobilità e la cancellazione d<strong>al</strong>le<br />
liste, dichiarata non automatica né<br />
indefettibile, diviene invece opportuna.<br />
La Corte, premesso che <strong>al</strong>la<br />
luce della ratio del principio informatore<br />
dell’istituto della mobilità,<br />
non può giudicarsi il <strong>lavoro</strong> autonomo<br />
incompatibile tout court con<br />
la collocazione in mobilità, in riferimento<br />
<strong>al</strong> rapporto tra la misura del<br />
reddito da <strong>lavoro</strong> autonomo e l’indennità<br />
di mobilità, è opportuno<br />
individuare una soglia oltre la qu<strong>al</strong>e<br />
t<strong>al</strong>e incompatibilità è effettiva e il<br />
disconoscimento delle tutele particolari<br />
della mobilità diventa necessario.<br />
È del tutto evidente che l’individuazione<br />
di t<strong>al</strong>e soglia, fin<strong>al</strong>izzata a<br />
costituire il discrimen premesso,<br />
non può che essere compito del<br />
legislatore.<br />
“<br />
NON PUÒ GIUDICARSI<br />
IL LAVORO AUTONOMO<br />
INCOMPATIBILE TOUT<br />
COURT CON LA<br />
COLLOCAZIONE<br />
IN MOBILITÀ<br />
”<br />
L’occasione appena brevemente<br />
suaccennata, d<strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e è scaturito<br />
il giudizio che ha portato infine<br />
<strong>al</strong>la sentenza della cassazione,<br />
verte sulla interpretazione – sconfessata<br />
d<strong>al</strong>la Corte – che l’INPS<br />
aveva dato <strong>al</strong>l’art. 7 della legge<br />
223/91.<br />
Ai sensi del quinto comma del suddetto<br />
articolo, “i lavoratori in mobilità<br />
che ne facciano richiesta per<br />
intraprendere una attività autonoma<br />
possono ottenere la corresponsione<br />
anticipata dell’indennità”.<br />
Operando una interpretazione decisamente<br />
restrittiva della norma,<br />
l’INPS, ha ritenuto di negare lo status<br />
di lavoratore in mobilità quando<br />
<strong>al</strong>l’esercizio della attività lavorativa<br />
autonoma, già svolto, non sia corrisposta<br />
la richiesta di ricevere l’indennità<br />
anticipata in un’unica soluzione.<br />
Sul punto la Corte di cassazione,<br />
richiamando per<strong>al</strong>tro una precedente<br />
sentenza (la n. 5951/2001),<br />
ha riaffermato il principio per il<br />
qu<strong>al</strong>e d<strong>al</strong> quinto comma dell’art. 7<br />
della legge n. 223/91, deve ricavarsi<br />
la gener<strong>al</strong>e compatibilità delle<br />
tutele connesse <strong>al</strong>la mobilità con lo<br />
svolgimento di una attività lavorativa<br />
autonoma.<br />
Solo una interpretazione in questo<br />
senso, secondo la Corte, è conforme<br />
<strong>al</strong>lo spirito della legge (di tutela<br />
di lavoratori evidentemente svantaggiati)<br />
e di conseguenza, la circostanza<br />
che la legge descriva la<br />
possibilità di ricevere l’indennità in<br />
unica soluzione anticipatamente, e<br />
non preveda – ma nemmeno vieti –<br />
<strong>al</strong>tre soluzioni, riconoscere il diritto<br />
<strong>al</strong>la indennità mensile “ordinaria”<br />
non appare contraria <strong>al</strong>la legge né<br />
tantomeno <strong>al</strong>le ragioni giuridiche<br />
che l’hanno ispirata.<br />
In particolare, la Corte ha avuto<br />
modo di precisare inoltre che “il<br />
verbo intraprendere deve essere<br />
inteso non solo nel senso, letter<strong>al</strong>e,<br />
di iniziare, ma anche in quello<br />
di applicarsi con maggiori energie<br />
e per un maggior tempo che in<br />
passato”.<br />
Tanto più che, proprio <strong>al</strong>la legge n.<br />
223/91, invocata d<strong>al</strong>l’INPS a<br />
sostegno del rigetto delle richieste<br />
del lavoratore, non è del tutto sconosciuto<br />
il principio gener<strong>al</strong>e della<br />
cumulabilità delle posizioni di lavoratore<br />
e trattamento di mobilità.<br />
Si rilevano diverse disposizioni in<br />
tema:<br />
-art. 8, comma 6°: “il lavoratore in<br />
mobilità ha facoltà di svolgere<br />
attività di <strong>lavoro</strong> subordinato, a<br />
tempo parzi<strong>al</strong>e, ovvero a tempo<br />
determinato, mantenendo l’iscrizione<br />
nella lista”;<br />
-art. 9, comma 9°: “i lavoratori di<br />
cui <strong>al</strong>l’articolo 7, comma 6 (c.d.<br />
mobilità lunga), nel caso in cui<br />
svolgano attività di <strong>lavoro</strong> subordinato<br />
od autonomo hanno facoltà<br />
di cumulare l’indennità di mobilità<br />
nei limiti in cui sia utile a garantire<br />
la percezione di un reddito pari <strong>al</strong>la<br />
retribuzione spettante <strong>al</strong> momento<br />
della messa in mobilità…”.<br />
Appare evidente come i principi<br />
appena esposti, pur con i limiti<br />
imposti d<strong>al</strong>la legge, favoriscono le<br />
conclusioni raggiunte d<strong>al</strong>la Corte<br />
di cassazione con la sentenza in<br />
oggetto.