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Renzo Lodoli - La Repubblica

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<strong>Repubblica</strong> Nazionale 32 14/05/2006<br />

32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 MAGGIO 2006<br />

la copertina<br />

Dal dipinto al mito<br />

Una vita dedicata<br />

al mistero di un sorriso<br />

ANAIS GINORI<br />

(segue dalla copertina)<br />

notano le piccole imperfezioni,<br />

la mano rilavorata più volte, la<br />

spalla sinistra in rilievo per un<br />

sollevamento del legno», prosegue<br />

Scaillierez. «Il paesaggio a de-<br />

«Si<br />

stra è chiaramente incompiuto,<br />

ma si sa che per Leonardo nessuna opera era mai<br />

del tutto terminata. <strong>La</strong> tavola di pioppo è sottile.<br />

Tutti pensano che sia un dipinto scuro. Non è vero.<br />

Il cielo era azzurro in origine, si vede benissimo sotto<br />

alla cornice».<br />

Passano alcuni operai con delle scale. «Che succede?»,<br />

chiede subito lei, sospettosa. Un guasto al<br />

sistema di condizionamento. «Ma la cosa eccezionale»,<br />

continua, in piedi davanti al quadro, «sono i<br />

colori perfettamente amalgamati, una precisione<br />

infinitesimale, è impossibile scorgere le pennellate.<br />

Rimane ancora misteriosa la tecnica usata per lo<br />

sfumato, a base di un minerale, il manganese. Dei<br />

chimici stanno tentando di scoprirne la formula».<br />

Scaillierez appare poco nei giornali, non cerca la<br />

ribalta. Alta ed elegante, un viso regolare con grandi<br />

occhi azzurri, usa un francese forbito, si dedica<br />

allo studio e alla ricerca, ha condotto una carriera<br />

dietro le quinte. «Una diva basta e<br />

avanza», scherza. Aveva meno di<br />

trent’anni quando si ritrovò in dono il<br />

tesoro di Leonardo da Vinci con cui ha<br />

condiviso polemiche, rivelazioni, traslochi,<br />

incidenti. L’ultimo qualche<br />

giorno fa. «Ero nel mio ufficio in fondo<br />

alla Grande Galerie quando un custode<br />

è arrivato correndo. Un uomo aveva<br />

strappato un palo delle transenne,<br />

tentando di scaraventarlo contro il dipinto.<br />

Per fortuna è stato fermato in<br />

tempo e siamo riusciti a non diffondere<br />

la notizia. Più se ne parla e più i pazzi<br />

arrivano».<br />

Mona Lisa ha sempre avuto la capacità<br />

di attrarre mitomani e psicopatici.<br />

Scaillierez ha tre cassetti pieni di lettere,<br />

telegrammi e bigliettini. Una corrispondenza<br />

unica per un quadro. Tra<br />

gli ammiratori c’è persino chi sogna di<br />

portare il dipinto nella sua camera da<br />

letto, come fece Napoleone. Recentemente<br />

un principe kuwaitiano si è fatto<br />

avanti. «Non ha prezzo e non è in<br />

vendita», è stata la risposta del Louvre.<br />

Scrivono sedicenti studiosi. <strong>La</strong> Gioconda<br />

è incinta, è emiplegica, è asmatica,<br />

è un uomo, è la madre di Leonardo,<br />

è un autoritratto. Un professore<br />

giapponese scandalizzato chiede di<br />

sapere perché è esposta una copia,<br />

«dov’è l’originale?». Dalla Svizzera vogliono<br />

conoscere la distanza tra le pupille,<br />

dal Senegal hanno trovato una<br />

formula sul calcolo delle probabilità. CÉCILE SCAILLIEREZ<br />

<strong>La</strong> conservatrice richiude i cassetti. Conservatrice del museo<br />

«E adesso sarà anche peggio». <strong>La</strong> “Gio-<br />

del Louvre<br />

condolatria” rischia di diventare ingestibile<br />

con l’uscita del Codice da Vinci.<br />

«Non ho letto il romanzo ed ero contraria a concedere<br />

il permesso di girare il film dentro al museo.<br />

No, non sono snob. Ma tutta questa mistificazione<br />

danneggia il senso dell’arte». I custodi sono già esasperati.<br />

«Le guide turistiche bloccano la fila mettendosi<br />

a leggere ad alta voce scene del romanzo»,<br />

racconta uno di loro, Jocelyn. «Vengono per vedere<br />

il Cenacolo senza sapere che è in Italia», aggiunge<br />

un altro.<br />

Il Grand Louvre immaginato da François Mitterrand<br />

è in continua trasformazione. Scaillierez ha visto<br />

nascere la Piramide inaugurata nel 1989, la conquista<br />

dei locali sottratti al ministero delle Finanze<br />

nel 1993, l’apertura delle sale per i reperti egizi nel<br />

1998 e quella per le arti primitive nel 2000. Oggi c’è<br />

il cantiere per il nuovo settore dedicato all’Islam.<br />

Trentacinquemila opere esposte, capolavori universali,<br />

una delle strutture museali più grandi del<br />

mondo. Eppure per la dama fiorentina manca co-<br />

Cécile Scaillierez, conservatrice<br />

del Louvre, è da ventuno anni<br />

la guardiana del ritratto più famoso<br />

del mondo. Lo ha seguito<br />

nei suoi quattro traslochi nel museo<br />

e ne parla come di una persona<br />

“<strong>La</strong> maggioranza<br />

dei visitatori<br />

rimane delusa<br />

dopo averla vista<br />

Dicono<br />

che è brutta<br />

e piccola<br />

Per il quadro<br />

è una lenta morte”<br />

munque lo spazio. Tra i sette milioni di visitatori all’anno<br />

pochissimi rinunciano a incrociare fugacemente<br />

il suo sguardo.<br />

Un anno fa Scaillierez ha sovrainteso al quarto<br />

trasloco del ritratto. Al centro di una parete issata in<br />

mezzo alla Salle des Etats; insieme alle opere della<br />

scuola veneziana; davanti alle Nozze di Cana. «Avevo<br />

sperato di poter riunire Mona Lisa agli altri quadri<br />

di Leonardo da Vinci, la Sant’Anna con Madonna<br />

e Bambino e il San Giovanni Battista. Ma l’unica<br />

sala grande abbastanza era questa. I dipinti della<br />

scuola veneziana non si potevano spostare altrove<br />

a causa delle loro dimensioni. Il risultato è pessimo,<br />

un matrimonio artistico senza senso. Non mi piace<br />

neanche questa parete beige, troppo scura, e la bacheca<br />

posata su una specie di altare, sembra una<br />

Madonna. Cosa vuole, io ragiono con una testa diversa.<br />

Hanno prevalso i problemi di ordine pubblico<br />

e di sicurezza».<br />

Anche con trecento metri quadri a disposizione,<br />

la ressa continua. «Siamo stati costretti ad aggiungere<br />

una seconda barriera di protezione, c’è stato<br />

un bambino che ha rischiato di morire nella calca.<br />

Da pochi giorni ci sono anche transenne e insegne<br />

per far circolare il flusso. Non è orribile? Sembra di<br />

stare al check-in di un aeroporto. Un’opera d’arte<br />

senza pubblico è come un mare senza spiaggia ma<br />

di questo passo la Gioconda finirà in una stanza tutta<br />

per sé, in un recinto lontano dieci metri dai visitatori.<br />

Allora sarà davvero una catastrofe,<br />

almeno dal mio punto di vista».<br />

FOTO AFP<br />

Il punto di vista di Cécile Scaillierez è<br />

quello di una studiosa che immagina i<br />

musei come luogo di incontro ed emozione,<br />

di «metamorfosi» come diceva<br />

André Malraux. «Oggi tutto è cambiato,<br />

si entra al Louvre come si va a un<br />

concerto rock, non ci sono più i mecenati<br />

ma gli sponsor. Tutti vogliono Mona<br />

Lisa, nessuno la guarda veramente.<br />

Vengono per verificare che esiste. Secondo<br />

un’indagine che abbiamo fatto<br />

tra i visitatori, la maggioranza rimane<br />

delusa dopo averla vista. Dicono che è<br />

brutta e piccola perché non corrisponde<br />

all’icona che conoscevano. Amo<br />

questo quadro e mi dispiace assistere<br />

alla sua lenta morte».<br />

<strong>La</strong> protegge, la cura, l’ascolta. «Ogni<br />

mattina le passo davanti e il suo sorriso<br />

mi fa stare bene». Le minacce sono le<br />

più diverse. Si mormorava che il governo<br />

volesse mandare il dipinto all’estero,<br />

che il presidente Chirac avesse voluto<br />

organizzare una mostra internazionale<br />

per ringraziare un Paese alleato.<br />

«Impossibile, il quadro non può<br />

viaggiare», ha risposto Scaillierez, fornendo<br />

le prove di una piccola crepa<br />

aperta sul lato alto del dipinto. <strong>La</strong> notizia<br />

è finita sui giornali due anni fa, «<strong>La</strong><br />

Gioconda è malata». «Abbiamo esagerato»,<br />

ammette adesso. «<strong>La</strong> crepa esiste<br />

ma probabilmente fa parte della<br />

conformazione della tavola di pioppo e<br />

comunque non sta peggiorando. In<br />

realtà il quadro è in ottimo stato di conservazione.<br />

Ma l’idea di trasportarlo<br />

era una follia, dovevo in qualche modo<br />

respingere le pressioni politiche».<br />

Inutile dire che questa signora così poco ossequiosa<br />

e refrattaria alle mode non si è fatta voler bene nel<br />

management. Le sue dichiarazioni sul Codice da Vinci<br />

hanno stonato con quelle del direttore del Louvre,<br />

Henri Loyrette. «Se il film porta pubblico allora è benvenuto»,<br />

ha detto Loyrette, monetizzando l’ospitalità<br />

concessa alla produzione hollywoodiana. Il palazzo<br />

reale, trasformato in museo durante la Rivoluzione<br />

francese, è ormai un’azienda autonoma che deve finanziarsi<br />

anche con fondi privati.<br />

Tra pochi mesi la guardiana della Gioconda se ne<br />

andrà. Trasferita ad occuparsi di pittori fiamminghi<br />

del Cinquecento. «Era la mia specializzazione originaria»,<br />

spiega. «Mi sembra giusto cambiare dopo<br />

tanti anni, questo rapporto mi ha consumata». Abbandona<br />

con un po’ di paura. «Spero che dopo di me<br />

ci sarà qualcuno capace di vedere la Gioconda semplicemente<br />

per quello che è. Un bellissimo ritratto».

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