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Renzo Lodoli - La Repubblica

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<strong>Repubblica</strong> Nazionale 33 14/05/2006<br />

DOMENICA 14 MAGGIO 2006<br />

I CASI<br />

L’IDENTITÀ<br />

FRANCESCO MERLO<br />

Secondo il Vasari<br />

è la gentildonna fiorentina<br />

Lisa Gherardini, moglie<br />

di Francesco<br />

del Giocondo. Ma c’è<br />

chi ha visto nel quadro<br />

l’autoritratto di Leonardo<br />

(segue dalla copertina)<br />

Edove adesso uno dei pellegrini con cui ripercorriamo<br />

i luoghi e i simboli del thriller<br />

esoterico alla ricerca del sacro enigma,<br />

chiede all’impiegato di indicargli la sala<br />

dell’Ultima Cena. «Lei si sbaglia, signore:<br />

sta a Milano». Ma forse in un museo contano<br />

ormai solo i quadri mentali, come la traccia di quel<br />

pendente di lapislazzuli che Marta, americana di Philadelphia<br />

e lettrice accanita del Codice, cerca di indovinare<br />

sotto i capelli di Mona Lisa. Dan Brown descrive un<br />

gioiello con l’effigie della dea Isis che ovviamente all’orecchio<br />

di Mona Lisa non c’è mai stato. Eppure Marta<br />

crede davvero di vederlo, con l’identica mistica morbosità<br />

di chi vede senza vederle le lacrime delle Madonne<br />

che piangono. Allo stesso modo, sul fondo di quella bottiglietta<br />

“Air de Paris” acquistata dai ragazzi di Boston<br />

c’è, inciso sul vetro, appena visibile, un piccolo «made<br />

in Hong-Kong». Ma riguarda il contenitore e non il contenuto<br />

e, al momento opportuno, non modificherà né<br />

l’intensità dell’odore di Parigi né il significato attribuito<br />

al lungo respiro di nostalgia.<br />

Se dunque è ancora lecito dubitare che Mona Lisa sia<br />

egiziana come vorrebbe il romanzo, non ha alcun senso<br />

ricordare la fiorentina Lisa Gherardini del Giocondo<br />

e «la véritable identité de la Joconde» perché, come lo<br />

champagne, le coiffures branchées, il gla-<br />

mour e la Torre Eiffel «Mona Lisa is so French,<br />

so chic». Lo dice anche una vecchia canzone<br />

americana, ed è inutile discutere<br />

perché davanti a queste immagini siamo<br />

tutti ignoranti attivi, o se preferite cretini<br />

cognitivi, o ancora idioti sapienti, quelli<br />

che appunto formano il senso comune.<br />

Io per esempio ho appena letto un vivace<br />

libro italiano, da pochi giorni in libreria,<br />

scritto da Valeria Botta e che si intitola Leonardo<br />

nascosto. Sostiene che la Gioconda<br />

è il ritratto di un cadavere; che Leonardo<br />

insomma dipinse il viso di una signora già<br />

morta, perché era un negromante, un necrofilo<br />

oltre che, come dice Dan Brown, un<br />

adepto della magia nera, un omosessuale<br />

e un femminista precursore, nientemeno,<br />

anche di Bachofen.<br />

Trattata dagli stessi custodi del Louvre<br />

come un feticcio, la Gioconda, che respira<br />

aria condizionata sotto un vetro di protezione,<br />

da nessuno è percepita come un<br />

quadro sporco di cinque secoli e che mai si può vedere<br />

da vicino né tanto meno toccare. Mona Lisa non è più<br />

un pezzo di pioppo convesso, instabile colloso e gessoso,<br />

ma è un immenso cumulo di teorie più o meno bizzarre,<br />

di libri e prose ispirate, di enigmi storiografici. È<br />

l’evasione, soggettiva e di massa, verso un imprendibile<br />

mondo immaginario, la conferma delle ossessioni di<br />

ciascuno, la patacca che ognuno di noi si porta dentro,<br />

l’idea solida contenuta in ogni testa, dove la cosa meno<br />

importante è la verità.<br />

Del resto, sono ancora più buffi quegli altri cretini cognitivi<br />

che si ostinano a fare gli esami di storia archivistica<br />

al libro di Dan Brown, per esempio. E si indignano<br />

come si indignarono i grecisti quando uscì il film sulla<br />

guerra di Troia, perché «non è in quel modo che Omero<br />

fa morire Paride», e «non andò così tra Achille ed Ettore».<br />

Sono tutti sindacalisti della presunta autenticità documentale,<br />

o cobas dell’aoristo, o custodi della vera vita<br />

di Cristo, di Maria Maddalena, della Gioconda e di<br />

Leonardo... Tutti pronti, con l’autorevole Vittorio Messori,<br />

a fare il processo inquisitoriale come se la qualità di<br />

un romanzo si potesse misurare con la veridicità storico-archivistica.<br />

I soli criteri di valutazione di un romanzo<br />

sono la qualità della scrittura e la coerenza interna,<br />

l’affabulazione e l’intreccio.<br />

Davvero è un po’ comica questa discussione filologica<br />

che puntualmente è stata riproposta, anche contro il<br />

Codice da Vinci. Se poi la presunta veridicità viene difesa<br />

in nome della religione e di Dio, che è materia di fede<br />

e non di storia, allora la disputa da comica diventa barbara,<br />

come sono appunto le dispute tra sciiti e sunniti.<br />

Meglio lasciare in pace Dio, e se ai cattolici legittimamente<br />

non piace il successo antipapista di Dan Brown<br />

e la sua interpretazione di Leonardo e della Gioconda,<br />

ebbene scrivano un libro uguale e contrario, provino ad<br />

avere maggiore successo romanzando le tesi che prefe-<br />

IL FURTO<br />

Il 21 agosto 1911 il dipinto<br />

viene rubato da Vincenzo<br />

Perugia, un decoratore<br />

che voleva restituirlo<br />

all’Italia. Per due anni<br />

lo nasconde in una valigia<br />

sotto il letto<br />

LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33<br />

L’ICONA<br />

Da Malevic a Duchamp,<br />

da Salvador Dalì a Andy<br />

Warhol: innumerevoli<br />

sono le imitazioni di quella<br />

che è considerata<br />

un’icona della nostra<br />

cultura<br />

Davanti a Mona Lisa<br />

tra i fan di Dan Brown<br />

<strong>La</strong> tavola<br />

di Leonardo<br />

è ormai<br />

un immenso<br />

cumulo di teorie<br />

più o meno<br />

bizzarre<br />

e di enigmi<br />

storiografici<br />

riscono. I libri si combattono con i libri. Tutti il resto —<br />

boicottaggi, censure, roghi e suoni di campane — è barbarie.<br />

Sono almeno 28 le agenzie turistiche che organizzano<br />

i “Da Vinci Walking Tour”, pensione completa e serate<br />

a tema nel nome della Gioconda. Il lussuoso hotel<br />

Ritz, dove comincia l’avventura del Codice, offre la camera<br />

al prezzo promozionale di 670 euro anziché 770.<br />

Tappa obbligata è lo gnomo di Saint Sulpice che inutilmente<br />

padre Paul Roumanet, parroco della chiesa, cerca<br />

disperatamente di qualificare come «strumento<br />

astrologico e non esoterico». Il buon prete lo ha pure<br />

scritto in un cartello vagamente minaccioso: qui non c’è<br />

nessun enigma sacro; e non è vero che Saint Sulpice fu<br />

costruita sulle rovine di un antico tempio dedicato alla<br />

dea Isis; e non è vero che il santuario riproduce la pianta<br />

di Notre-Dame. Crede, il parroco, che il Codice da Vinci<br />

sia materia da teologi e non da turisti.<br />

Mentre dunque il parroco insiste con i suoi «non è vero,<br />

non è vero, non è vero», seguendo la giovane guida<br />

che sa tutto del sangue che cola e dell’alter ego femminile<br />

di Gesù Cristo, noi pellegrini siamo già arrivati nel<br />

Jardin des Tuileries, e ora sostiamo in raccoglimento davanti<br />

alla Pyramide: lama e calice. Ma quello che ai pellegrini<br />

interessa veramente è contemplare in Mona Lisa<br />

l’androgino omosessuale. Perciò entrano in estasi<br />

quando la guida ricorda che il celebre sorriso si riferisce<br />

all’anagramma AMON L’ISA, l’unione cioè di Amon, dio<br />

della fertilità maschile, e di Isis, dea egiziana della fertilità<br />

femminile. E c’è pure lo squilibrio ver-<br />

so sinistra che celebrerebbe il femminismo<br />

leonardesco.<br />

Il Walking Tour prevede una fuga sulla<br />

rue de Rivoli e poi sugli Champs-Elysées. E<br />

qui i pellegrini maschi vorrebbero conoscere<br />

l’itinerario della Paris sexy, l’eccitazione<br />

notturna che i parigini più raffinati<br />

non cercano certo a Pigalle e nel nono ma<br />

nell’ottavo arrondissement chiamato appunto<br />

“le Huitième Ciel”: niente più letteratura<br />

ma, tra il ministero dell’Interno e il<br />

castello dell’Eliseo, si slitta verso l’Apogée,<br />

il Tania club, il Flamingo, le Sirènes, il Christin’s,<br />

l’Orange bleue… È un imprevedibile<br />

tour notturno in mezzo a un fiume<br />

umano di donne velate e pelle nera, che alle<br />

quattro del mattino diventa bouillonnant,<br />

ribollente, e molto orientale. Ha<br />

scritto Marc-Édouard Nabe: solamente<br />

sui Campi si può ancora provare l’anarchia<br />

di esistere, nel cuore di queste notti<br />

molto dense e soffocanti, dove solo quelli<br />

che oggi sono decisi a lottare contro la cultura accettano<br />

di vivere quella che io chiamo la vita di Parigi, il mistero<br />

di Parigi che non è più il sorriso della Gioconda. Agli<br />

arabi di Parigi non piace per nulla la Gioconda che non<br />

a caso fa parte, secondo l’antiterrorismo, dei possibili<br />

obiettivi occidentali dell’estremismo islamico.<br />

In realtà, nel libro di Dan Brown si parla poco della Gioconda<br />

e molto della Cena, che è il dipinto chiave dell’enigma,<br />

il dipinto dell’eresia ortodossa. Ma nella copertina<br />

del best seller c’è la Gioconda e così pure nei manifesti<br />

del film, nei siti Internet, nelle riviste. Dappertutto insomma<br />

c’è la Gioconda che è marketing, è Parigi, è turismo.<br />

Ecco dunque l’ultima patacca: anche il romanzo di<br />

Dan Brown si dissolve nel sorriso della Giocondache inghiotte<br />

ormai tutte le patacche del mondo, raffinatissima<br />

e meravigliosa patacca di Parigi come quel libro cult<br />

che si intitola Parisintrouvable, recentemente ripresentato<br />

e celebrato dal Colloque des Invalides, un circolo parigino<br />

molto colto, molto ironico e molto snob. Datato<br />

1997, edito da Byzantium Book Inc., con una Tour Eiffel<br />

rovesciata in copertina, questo libro è una perfetta guida<br />

turistica che descrive con pedanteria, mappe, itinerari,<br />

prezzi, una Parigi che non esiste ma è verosimile,<br />

una Parigi introvabile appunto. Tra i tanti nomi dei ristoranti<br />

ci sono, per esempio, la Brasserie Loplop, il Café<br />

Conjugal, la Patte à la main. E, tra i servizi offerti dal Comune,<br />

il kidnapping e il fax food. Tra i night-club le Folies-Berbères.<br />

E poi l’Eglise des Marionettes, l’hotel Crillon<br />

sans ascenseur, il monumento al Voleur en smoking,<br />

la rue des Mauvais garçons manqués, la rue des Enfants<br />

normaux, l’impasse de Godot, il carrefour des Mots croisés,<br />

la rue Zazie sans culotte. Ci sarebbe anche la Maison<br />

de Mona Lisa, dove visse e abitò la tante di Leonardo, la<br />

zia Lisa da Vinci: numero civico 31, terzo piano, chiusa il<br />

lunedì. Ecco dunque risolto l’enigma della Gioconda: si<br />

può trovare l’introvabile.

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