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Zì Rosa,<br />
terzo giro<br />
Tanto ormai ci siamo abituati a leggere lo<br />
sport in chiave paliesca. Anzi, ci siamo talmente<br />
abituati che non ci facciamo nemmeno<br />
più caso quando chi non è senese ci guarda<br />
come si guarderebbe un marziano (e pensa<br />
che siamo matti: ma tanto siamo abituati<br />
anche a questo e, per dirla tutta, non ci fa nemmeno<br />
dispiacere perché in fondo in fondo<br />
siamo convinti che ha ragione).<br />
E allora continuiamo a leggere le vicende<br />
delle nostre squadre senesi in chiave paliesca.<br />
Siamo, nel calcio come nel basket, come<br />
dire? al terzo giro alla Zi’ Rosa (sì lo sappiamo:<br />
ora si chiama differente ma a noi non ce ne<br />
frega un bel niente: quelli della nostra generazione,<br />
magari nati, come chi scrive, nella<br />
prima metà dello scorso secolo, continuiamo a<br />
chiamarla la Zi’ Rosa e continueremo a chiamarla<br />
così anche se un giorno ci dovessero<br />
mettere <strong>il</strong> dipartimento di astronomia venusiana<br />
dell’università). E allora: siamo al terzo giro<br />
alla Zi’ Rosa per tutt’e due i campionati ma le<br />
sensazioni, a onta dell’identica situazione,<br />
24 sim<strong>il</strong>itudini<br />
suonano, invece, in modo differenziato.<br />
Cominciamo dal basket. La Zi’ Rosa al<br />
terzo giro ci lascia la bocca un po’ agra e un<br />
po’ dolce. Un po’ agra, perché (mentre scriviamo<br />
manca ormai solo la partita con la bestia<br />
nera Napoli, a Napoli: terque quaterque…<br />
come si sbisoriava al liceo prima che c’interrogassero<br />
a greco o a fisica) la conclusione di<br />
regular season della squadra con lo scudetto<br />
sulle maglie si aspettava un po’ diversa. Mica<br />
si pensava che sarebbe stata la marcia dell’Aida<br />
verso <strong>il</strong> primo posto come l’anno scorso<br />
(siamo tifosi, ma bischeri no) ma ci si attendeva,<br />
questo sì, che l’esito sarebbe stato un po’<br />
migliore; magari al secondo posto anziché al<br />
terzo; magari più a ridosso di quella bestiaccia<br />
nerissima di Treviso che c’è stata mandata dal<br />
Padreterno per la punizione dei nostri peccati.<br />
Magari, anche che non sarebbe stato necessario<br />
inghiottire bocconi amarissimi di<br />
sconfitte con squadre qualcuna delle quali non<br />
entrerà nemmeno nei play off.<br />
E un po’ dolce, perché, qualche settimana<br />
fa, s’era già salutata l’Eurolega dell’anno prossimo.<br />
È stata riacchiappata per i capelli. Meno<br />
male. Adesso aspettiamo i play off e speriamo<br />
in Dio o in chi altri vi pare, perché non saranno<br />
semplici. Comunque, l’obiettivo minimo è<br />
stato acciuffato: la partecipazione europea è<br />
salva. È forse meno di quel che ci aspettavamo;<br />
è probab<strong>il</strong>mente più di quel che poteva essere<br />
per come s’erano messe le cose.<br />
Terzo giro alla Zi’ Rosa nel calcio.<br />
Diversa musica.<br />
In questo campo, <strong>il</strong> “palio” corso è stato modestissimo.<br />
Davanti al palco delle comparse, al<br />
terzo giro, era bell’andata: retrocessione sicura,<br />
di quelle che non te le salva nemmeno papa<br />
Wojtyla che deve fare fior di miracoloni se<br />
vuole che lo selezionino per la Nazionale del<br />
Paradiso: quella dove giocano i Santi. Poi le<br />
cose sono cambiate: la squadra ha cambiato fisionomia;<br />
ha smesso di essere la pittoresca<br />
congrega di amici che disputava partitelle della<br />
domenica mattina prima di andare a comprare<br />
le paste dal Nannini, <strong>il</strong> giornale da Linda e andare<br />
a pranzo. E ha cominciato a giocare come<br />
una squadra seria. E a stupire: chi se l’aspettava<br />
<strong>il</strong> 2-1 al M<strong>il</strong>an? E, di più, chi se l’aspettava<br />
la vittoria sulla Roma di Totti-<strong>il</strong>-manesco nel<br />
tempio dell’Olimpico? Peccato quel 3-2 con<br />
l’Udinese: un pareggino sarebbe stato oro (ma<br />
Mister! Benedetto <strong>il</strong> Signore! Lungi da noi l’idea<br />
di darLe consigli! Lei <strong>il</strong> suo mestiere lo sa fare<br />
e noi si chiacchiera per chiacchierare, ma<br />
senza Tudor e Colonnese, quando si era sul 2-<br />
2 si doveva proprio continuare a puntare sull’attacco?<br />
ma non era meglio infittire <strong>il</strong> centrocampo<br />
e vedere se si portava a casa <strong>il</strong><br />
pidocchioso pareggino? Intendiamoci: se Lei<br />
ha letto diversamente la partita ha ragione Lei<br />
che è un professionista, non noi che facciamo<br />
parte della folta schiera dei 56 m<strong>il</strong>ioni di commissari<br />
tecnici, come ironizzava decenni fa un<br />
<strong>il</strong>lustre giornalista). Comunque: mentre scriviamo<br />
stiamo preparando lo zainetto con le birre<br />
e i panini alla porchetta per la trasferta interista<br />
di San Siro; poi c’è Stalingrado (come sarebbe:<br />
cos’è Stalingrado? È la partita a Livorno col Livorno.<br />
Resistere a Stalingrado: ordinò Stalin e<br />
salvò l’URSS dalla disfatta; resistere a Livorno,<br />
spero che intimerà <strong>il</strong> Mister e che salverà <strong>il</strong><br />
Siena in serie A) e poi…e poi, madonninasanta,<br />
e poi ci sono gli scontri diretti che fanno una<br />
paura boia. Ma al terzo giro alla Zi’ Rosa, in<br />
questo campo, sentiamo che sotto abbiamo <strong>il</strong><br />
cavallo che risponde, che ha ancora fiato, che<br />
lo spunto lo può avere, che ci si può fare. Bisogna<br />
crederci, bisogna non sbagliare: sbracciata,<br />
traiettoria stretta, appoggiare a quelli esterni,<br />
capo in cassetta, dare di gambe e forse ci si<br />
fa a levare in alto <strong>il</strong> nerbo. ■<br />
Duccio Balestracci