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28<br />

zapping<br />

Chi non salta un cronista è<br />

Vincenzo Coli<br />

o lo adoro, Beniamino!”. Flavio Tran-<br />

“Iqu<strong>il</strong>lo, prima voce Sky, con questo<br />

omaggio all’energia e alla simpatia del<br />

nostro Eze chiosava la telecronaca di<br />

Armani-MPS. Dichiarazione di due secondi<br />

che doveva b<strong>il</strong>anciare quaranta<br />

minuti f<strong>il</strong>ati di simpatia pro Olimpia. Per<br />

carità, una roba soft e sorvegliata; niente,<br />

rispetto alle faziosità ‘avverbiali’<br />

(“Purtroppo vince Siena”) specialità di<br />

Marco Bonamico, però avvertib<strong>il</strong>e fac<strong>il</strong>mente<br />

nell’anda e rianda del punteggio,<br />

se una bomba di Djordjievic viene salutata<br />

da un esplosivo ‘incredib<strong>il</strong>eeee!’, e<br />

la risposta da sotto di Chiacig si becca<br />

un notar<strong>il</strong>e ‘Siena non ci sta’, epigrafe<br />

che si riserva alle vittime sacrificali. Per<br />

non dire della malcelata mestizia alla sirena<br />

finale.<br />

L’abbiamo scritto più volte: le ex scarpette<br />

rosse sono a pieno titolo nel mainstream<br />

mediatico impegnato a pompare<br />

le magnifiche sorti e progressive della<br />

Lombardia sportiva, tra Gazzetta dello<br />

<strong>Sport</strong>, Corriere della Sera, Mediaset e<br />

redazione sportiva Rai, che proprio da<br />

M<strong>il</strong>ano irradia. E Sky sarà pure dell’australiano<br />

Murdoch, ma parla distintamente<br />

meneghino. Del resto, se Armani,<br />

Galliani e Moratti investono fior di quattrini<br />

in una società salvata dal tracollo, la<br />

testata giornalistica che pesca nella<br />

stessa area geografica e della pubblicità<br />

ha bisogno come del pane, cosa deve<br />

fare? Primo, compiacersi di tanta generosità;<br />

secondo, fare <strong>il</strong> tifo.<br />

Tutto questo ricordiamocelo, quando<br />

vediamo i nostri amici telecronisti -<br />

Canale Tre, Antenna Radio Esse,<br />

Radio Siena - saltare come tarantolati<br />

in tribuna stampa, cuffie di traverso e<br />

microfoni che schizzano nel parterre. E<br />

cerchiamo di non giudicare severamente<br />

un entusiasmo in apparenza<br />

poco professionale. Parlano a un pubblico<br />

amico, stessa lingua stessa passione,<br />

è una complicità che non ha bisogno<br />

di patti e codici preventivi. Certo,<br />

<strong>il</strong> messaggio può infastidire nel caso si<br />

rivolga a un destinatario non tenuto a<br />

condividere: quante volte abbiamo sentito<br />

<strong>il</strong> bravo giornalista da Reggio Calabria,<br />

collegato con una nostra radio che<br />

non aveva trovato un’anima da mandare<br />

sullo Stretto, salutare gli amici toscani<br />

all’ascolto, mantenersi stoicamente<br />

imparziale per trentanove minuti<br />

e sbracare negli ultimi sessanta secondi,<br />

con tanto di Forza Viola! (nel senso<br />

della società calabrese) sparato in dialetto.<br />

Se la dimensione è circoscritta, e<br />

media e pubblico sono rigorosamente<br />

locali, essere faziosi è permesso, anzi<br />

doveroso. Ma se la trasmissione è su<br />

scala nazionale, e lo spettatore ha pagato<br />

un canone, sarebbe <strong>il</strong> caso di<br />

darsi una regolata.<br />

Il povero Paolo Valenti tifava Fiorentina,<br />

ma ce lo dissero dopo che era<br />

morto, lui non aveva mai voluto pubblicizzare<br />

“per rispetto degli ascoltatori”.<br />

Oggi Giampiero Galeazzi parla di calcio,<br />

entrando nel merito di rigori e moviole,<br />

mai dimenticandosi di essere laziale,<br />

fede più volte rivendicata a<br />

telecamere accese. Il sospetto di doversi<br />

attenere allo stesso codice deontologico<br />

cui teneva tanto Valenti non lo deve<br />

sfiorare, visto che, subito dopo Sessantesimo<br />

Minuto, balla <strong>il</strong> boogie woogie<br />

nel salotto di Mara Venier e resta allegramente<br />

in mutande.<br />

Dall’intonazione non sembrerebbe,<br />

ma dice sempre qualcosa di interessante,<br />

e di spericolato, <strong>il</strong> grande<br />

Zeman. L’ultima: “Siena ha vinto due<br />

volte in maniera sospetta, contro <strong>il</strong><br />

M<strong>il</strong>an e contro la Roma, così <strong>il</strong> campionato<br />

è falsato”. Eh già, <strong>il</strong> Diavolo era<br />

sceso al Franchi con lo scudetto in<br />

tasca, e i giallorossi venivano da sette<br />

risultati ut<strong>il</strong>i consecutivi, ad avversari<br />

così r<strong>il</strong>assati è fac<strong>il</strong>e sf<strong>il</strong>are i tre punti.<br />

Oppure, lo vedete Paperone De Luca<br />

che nell’oscurità di un parcheggio<br />

passa a quel poveraccio di Galliani una<br />

busta di banconote in piccolo taglio?<br />

Serbare un buon ricordo di Papadopulo<br />

allenatore è cosa buona e giusta.<br />

Rimpiangerlo come persona mica<br />

tanto, dopo la dichiarazione da lui r<strong>il</strong>asciata<br />

all’indomani della gazzarra nazista<br />

inscenata dagli ultrà laziali durante<br />

la partita col Livorno: “Io guardo la partita,<br />

per me svastiche o banane sono la<br />

stessa cosa”. Corrado Augias su Repubblica<br />

ha proposto di mandare l’ex allenatore<br />

bianconero a visitare <strong>il</strong> campo<br />

di concentramento di Auschwitz insieme<br />

a qualche scolaresca. La sensib<strong>il</strong>ità<br />

civ<strong>il</strong>e dei ragazzi di sedici anni forse gli<br />

insegnerebbe qualcosa. ■<br />

Dall’alto in basso: Tranqu<strong>il</strong>lo, Zeman<br />

ePapadopulo.

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