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era tutto un gran divertimento e a quei tempi nessuno si lamentava<br />
se usavamo stivali di cuoio, a nessuno interessava sapere<br />
se l’anarchia e la pace fossero conciliabili e nessuno ci annoiava<br />
con i monologhi di Bakunin, un nome che, per quel che<br />
ne sapevamo noi all’epoca, non poteva essere altro che una<br />
marca di vodka. Stavamo realizzando le nostre vite tutti insieme.<br />
Erano gli anni gloriosi, poco prima che le libere alternative<br />
che avevamo creato si trasformassero in una serie di regole bigotte,<br />
prima che il punk vero e autentico diventasse l’ennesimo<br />
schifoso ghetto. Riuscimmo perfino a suonare durante il Rock<br />
Against Racism, e quello fu l’unico concerto in cui ci pagarono.<br />
Rifiutammo i soldi, dicendo che avrebbero potuto usarli<br />
per la causa, e l’organizzatore ci rispose che era quella la causa.<br />
Non abbiamo mai più suonato per loro.<br />
Mentre i fantocci si dirigevano in massa negli Stati Uniti a<br />
respirare un po’ di quell’aria che a loro piaceva tanto, noi diventavamo<br />
ogni giorno più intransigenti a causa del nostro volontario<br />
isolamento. Decidemmo di smettere di farci del male<br />
con l’alcol e di prenderci più sul serio. Iniziammo a vestirci di<br />
nero, in risposta al pavoneggiarsi narcisistico della moda punk,<br />
e a utilizzare video e filmati durante i nostri spettacoli. Stampammo<br />
volantini per spiegare le nostre posizioni e pubblicammo<br />
una fanzine, “International Anthem”. Disegnammo una<br />
bandiera che è rimasta appesa dietro di noi fino all’ultimo concerto,<br />
e ci impegnammo a portare avanti il tutto fino al termine<br />
del mitico 1984.<br />
Più tardi, nell’estate del 1978, Pete Stennet, padrone dell’indimenticabile<br />
etichetta Small Wonder Records, ascoltò uno<br />
dei nostri demotape e ci contattò. Voleva pubblicare un singolo,<br />
ma non riusciva a scegliere la canzone. Alla fine, registrammo<br />
tutte le canzoni che avevamo scritto fino ad allora e ne nacque<br />
il primo disco. Intitolammo l’album The Feeding of the<br />
5000 perché cinquemila era il minimo di copie che potevamo<br />
incidere: quasi 4900 in più di quelle che pensavamo di riuscire<br />
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