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Wally ci mise due giorni per raggiungere casa nostra dall’ospedale<br />
con la macchina arcobaleno. Cento chilometri in due<br />
giorni, due orribili giorni. Non riusciva a guidare troppo a lungo<br />
e doveva fermarsi per intere ore per recuperare la fiducia in<br />
se stesso. Nessuno sapeva della sua liberazione e, forse per recuperare<br />
un po’ di orgoglio, era deciso a farcela da solo. Quando<br />
finalmente si presentò a casa nostra, lo trovammo in condizioni<br />
peggiori dell’ultima volta che lo avevamo visto in ospedale<br />
e riusciva a mala pena a camminare. La cosa più semplice gli<br />
era impossibile. Non potevamo credere che fosse stato in grado<br />
di guidare per quei cento chilometri. La pallida ombra della<br />
persona che un tempo conoscevamo non riusciva a stare al sole,<br />
il suo viso e le sue mani si gonfiavano fino a deformarsi. Il<br />
sole, che tempo prima aveva elogiato, si era oscurato. Di notte<br />
piangeva; un pianto silenzioso e disperato si protraeva fino all’alba,<br />
quando finalmente si addormentava. Sembrava che nulla<br />
potesse farlo uscire da quella tragica condizione. Cercammo<br />
di insegnargli di nuovo a camminare bene, ma non riusciva a<br />
coordinarsi e faceva avanzare il braccio sinistro con la gamba<br />
sinistra, e il destro con la destra. A volte ridevamo della situazione,<br />
ma poi la comicità lasciava sempre posto alle lacrime.<br />
Non capivamo e avevamo paura. Presi dalla disperazione, alle<br />
fine lo portammo da un nostro amico medico che diagnosticò<br />
una discinesia cronica, una malattia causata da overdose di<br />
Modecate e altre droghe del genere. Avevano fatto di Wally un<br />
fantoccio, ma la cosa peggiore era che non c’era cura. Poco a<br />
poco l’idea che sarebbe stato condannato a vivere in uno stato<br />
di idiozia indotto dalle droghe iniziò a farsi strada anche in<br />
quel poco che restava del suo cervello. Il 3 dicembre del 1975,<br />
incapace di sopportare un altro giorno, e forse nella speranza<br />
che la morte potesse offrirgli più di ciò gli restava da vivere,<br />
Wally Hope ingoiò un’overdose di sonniferi e morì soffocato<br />
dal suo stesso vomito.<br />
Nel tempo relativamente breve che passiamo in questo<br />
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