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ERA DEI MARTIRI

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11. Tutte queste minacce, senza parlare delle preoccupazioni che venivano anche<br />

dalle frontiere orientali del Danubio, decisero Diocleziano a proseguire in quella<br />

restauratio imperii in cui egli aveva già fatto il primo passo con la nomina di<br />

Massimiano ad augusto. Oramai i due augusti non bastavano più da soli, e avevano<br />

bisogno di altri attivi collaboratori; anzi, in questa occasione si poteva provvedere<br />

pure alla norma stabile per la loro successione, in maniera da impedire usurpazioni.<br />

Era l'antico disegno del cauto Diocleziano (§ 4).<br />

Già nei primi mesi del 291 i due augusti si erano incontrati a Milano, ed è<br />

probabile che allora fossero state tracciate le linee principali dell'azione da svolgere;<br />

ma la decisione fu pubblicata il 1° marzo 293. I due augusti elessero ciascuno un suo<br />

proprio cesare, quale era stato eletto da principio Massimiano (§ 4); da Diocleziano<br />

fu scelto Gaio Valerio Galerio Massimiano, e da Massimiano fu scelto Gaio Flavio<br />

Valerio Costanzo.<br />

Galerio, di nascita illirico, era stato bifolco, e di tale mestiere mostrava tutti i<br />

requisiti materiali e morali. Di statura gigantesca, egli rimase anche da alto ufficiale<br />

un uomo ignorante e brutale; fornito di grande coraggio e di sagacia pratica, era<br />

particolarmente esperto di affari della Persia, e con il re Tiridate rifugiatosi presso i<br />

Romani aveva concertato un ipotetico piano per restituirgli il trono.<br />

Costanzo, soprannominato Cloro, «verdastro», «pallido», era egualmente illirico, e<br />

dalle fonti è fatto discendere dall'imperatore Claudio II il Gotico; ma può darsi che<br />

tale discendenza sia una compiacente invenzione a gloria del suo celebre figlio<br />

Costantino. Valoroso ufficiale e prefetto del pretorio sotto Massimiano, era di<br />

carattere mite e anche di malferma salute, la quale gli aveva attirato il soprannome<br />

riferito.<br />

I due nuovi cesari risentirono molto dell'influenza di due donne. Galerio, di quella<br />

di sua madre Romula, sacerdotessa di divinità montane importate probabilmente dalla<br />

Germania, e fanatica nemica del cristianesimo. Costanzo risentì dell'influenza di<br />

Elena, la donna con cui egli conviveva prima di essere eletto cesare e da cui aveva<br />

avuto, nel 280 o poco prima, il figlio Costantino. Le condizioni sociali di Elena erano<br />

molto umili: sant'Ambrogio (De obitu Theodos.) 42) dice che era stata una donna<br />

stabularia, cioè ostessa o albergatrice, termine che riferendosi alle costumanze dei<br />

tempi non era certamente onorifico. Eletto cesare, Costanzo fu costretto ad<br />

allontanarla per le esigenze della nuova dignità, che implicava legami anche di<br />

parentela fra gli augusti e i cesari, e allora sposò Teodora, figliastra di Massimiano.<br />

Se Costanzo era un pagano incline ad un vago monoteismo, Elena fin dai tempi<br />

della sua convivenza con Costanzo doveva nutrire qualche simpatia per il

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