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ERA DEI MARTIRI

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avesse debellato quelli. Fu dato allora di vedere moltissimi (***) militari preferire<br />

ben volentieri la vita privata per non diventare rinnegati dell'Artefice dell'universo<br />

(ivi, VIII, 4, 1-2). In questi due passi il cesare Galerio non è nominato come autore<br />

della persecuzione nell'esercito; ma è espressamente indicato come tale in un terzo<br />

passo che alcuni manoscritti offrono quale appendice al Libro VIII dell'opera di<br />

Eusebio, e che probabilmente proviene da una precedente edizione dell'opera. Anche<br />

da quanto narra Lattanzio, su ciò che avvenne poco prima della persecuzione generale<br />

(De mortibus persecut., 10-11), si raccoglie che fu Galerio l'istigatore della<br />

persecuzione sporadica nello esercito, e che Diocleziano si arrese alle sue insistenze<br />

solo gradualmente e a malincuore.<br />

38. Non ha serio fondamento l'ipotesi prospettata da qualche studioso moderno,<br />

secondo cui l'appiglio alla persecuzione fu il rifiuto da parte dei cristiani di eseguire<br />

l'«adorazione» dell'imperatore richiesta dall'etichetta di corte (§ 13). Questa<br />

adorazione, ossia ***, qualunque fosse la sua ispirazione originaria, era diventata<br />

praticamente una semplice cerimonia aulica che poteva, essere interpretata in maniera<br />

non lesiva per una coscienza cristiana: tant'è vero che la cerimonia si mantenne anche<br />

nella corte imperiale già diventata cristiana .<br />

Il dilagare della persecuzione nell'esercito è ricollegato con due episodi differenti.<br />

Secondo Lattanzio (De mortibus persecut., 10), mentre Diocleziano era in Oriente<br />

compì sacrifizi d'animali, dalle cui viscere gli aruspici avrebbero dovuto prevedere il<br />

futuro. Sennonché alcuni cristiani, che assistevano ai sacrifizi perché funzionari di<br />

corte, si fecero sulla fronte il segno di croce; e allora il capo degli aruspici, che non<br />

riusciva a trarre alcun presagio dalle vittime, attribuì questo fallimento alla presenza<br />

di persone profane, sgradite agli Dei. Di qui, ira di Diocleziano, e immediato ordine<br />

che sacrificassero tutti i presenti e i funzionari di corte, sotto pena della flagellazione.<br />

Furono anche spedite lettere agli alti ufficiali, affinché anche i soldati fossero costretti<br />

a sacrificare sotto pena di espulsione dall'esercito. Ma pare che la cosa finisse lì,<br />

perché lo stesso Lattanzio soggiunge che Diocleziano non commise altro contro la<br />

legge e la religione divina.<br />

39. Da questa relazione diverge quella di Eusebio: Quando colui. che era il<br />

comandante degli accampamenti (***) mise mano da principio alla persecuzione<br />

contro gli eserciti, fece una rassegna e una purificazione di coloro ch'erano addetti<br />

agli accampamenti, concedendo la scelta di obbedire conservando il loro grado, o<br />

nel caso contrario di esser privati di questo se avessero contravvenuto all'ordine. I

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