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ERA DEI MARTIRI

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ispettivamente su Massenzio, figlio di Massimiano e genero di Galerio, e su<br />

Costantino figlio di Costanzo; ma ambedue, per motivi differenti, davano ombra a<br />

Galerio, che voleva due uomini dipendenti in tutto da lui. Fu allora imposta la nomina<br />

di Severo, un generale devoto a Galerio ma devoto anche più al vino e alle orgie, e di<br />

un nepote di Galerio, certo Daia (o Daza), un bestione di barbaro chiamatosi da poco<br />

Massimino per aver di romano almeno il nome: Severo sarebbe stato il cesare di<br />

Costanzo, e Massimino Daia il cesare di Galerio. Diocleziano trasecolò all'udire i<br />

nomi dei due candidati, e piagnucolando ancora disse a Galerio: «Tu non mi proponi<br />

uomini degni di governare lo Stato». Ma Galerio lo rassicurò: «Li conosco bene io».<br />

Diocleziano replicò con rassegnato rammarico: «Te la vedrai tu, che stai per<br />

assumere il potere. Io ho lavorato abbastanza e ho fatto di tutto per mantenere integra<br />

la compagine dell'Impero durante il mio governo. Se le cose andranno male, la colpa<br />

non sarà mia».<br />

Queste parole avevano il valore di una predizione. Il vecchio augusto, nel<br />

momento di abbandonare quel potere che egli più tardi si rifiuterà di riprendere,<br />

temeva per la stabilità di quella costruzione politica ch'egli aveva innalzata con tanta<br />

cura. Nonostante i suoi errori, e primo di tutti l'aver permesso la persecuzione dei<br />

cristiani, Diocleziano era stato un leale e sincero restauratore dell'Impero; adesso, che<br />

vedeva vacillare la sua costruzione, ne era turbato e temeva per il futuro. Gli eventi<br />

successivi mostrarono che i suoi timori avevano gravi motivi; ma bisogna pur<br />

riconoscere che non poteva avvenire diversamente, giacché quella sua costruzione<br />

non aveva sode fondamenta e sarebbe rimasta ritta soltanto nel caso utopistico che<br />

tutti i sudditi dell'Impero fossero stati leali e sinceri come Diocleziano.<br />

59. Le deliberazioni concordate con Galerio rimasero segrete fino al principio di<br />

maggio, quando avvenne il trapasso dei poteri. Massimiano, assai a malincuore,<br />

abdicava in Milano, e al suo posto subentrava automaticamente il suo cesare<br />

Costanzo. L'abdicazione di Diocleziano avvenne lo stesso giorno con una certa<br />

solennità a Nicomedia, su una collina distante tre miglia dalla città: ivi, diciannove<br />

anni prima, Massimiano aveva ricevuto la porpora da Diocleziano (§ 5). Adunati<br />

soldati e comandanti, era presente anche il figlio di Costanzo, Costantino (§ Il), che<br />

dimorava nella corte del sommo augusto quale prezioso ostaggio; benvoluto dai<br />

soldati per il suo valore e la nobiltà del tratto, era apprezzato anche da Diocleziano<br />

che lo aveva eletto tribuno di prim'ordine.<br />

Il vecchio augusto con le lacrime agli occhi parlò brevemente alle truppe, e<br />

annunziò che sentendosi stanco lasciava il peso dell'Impero a spalle più robuste ed

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