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ERA DEI MARTIRI

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cristiano sebbene sconfessato dalla chiesa, il quale affermava che il corpo del Cristo<br />

risorto dimorava nel sole (Ippolito, Refutatio) VIII, 17,3 segg.; cfr. le notizie di<br />

Tertulliano, Apologet.) XVI, 9-11).<br />

Sembrava dunque ritrovato un terreno su cui potevano pacificamente incontrarsi e<br />

cristiani e pagani. I cristiani avrebbero continuato tranquillamente ad adorare il loro<br />

Cristo, perché questo dio non era che una emanazione del dio Sole, e davanti a lui si<br />

sarebbero volentieri prostrati anche i pagani: costoro, alla loro volta, avrebbero<br />

continuato ad adorare Giove, Apollo, Marte e tutta la schiera del loro pantheon,<br />

perché erano altrettante emanazioni dell'unica divinità solare. Riassumendo le<br />

adorazioni dei due campi cristiano e pagano, si trovava che tutte erano dirette a un<br />

unico oggetto, al dio Sole, e così l'accordo fra i due campi era perfetto.<br />

30. È inutile dire che siffatte proposte, se potevano sembrare ragionevoli al<br />

sincretismo pagano in voga, non potevano neppure esser prese in considerazione del<br />

monoteismo cristiano, per il quale il Cristo era un Dio «geloso» non meno del Dio<br />

dell'Antico Testamento (cfr. le considerazioni di sant'Agostino in De consensu<br />

evangel., I, 12, 18). Quindi, data questa «gelosia» intransigente del Dio dei cristiani<br />

per ogni divinità pagana, le due correnti seguitarono a profluire separatamente, in<br />

attesa che una delle due si fosse dispersa od essiccata. Era infatti impossibile che<br />

ambedue continuassero a lungo, anche nel caso ben difficile che non venissero a<br />

nuovi urti violenti come nel passato; e in realtà la natura stessa delle cose esigeva che<br />

un progresso continuo del cristianesimo essiccasse le fonti del paganesimo, e per<br />

cot;1trario una resistenza indefinita del paganesimo producesse l'arresto e la<br />

decadenza del cristianesimo. Intanto, provvisoriamente, si andava avanti con questo<br />

equilibrio instabile.<br />

Chi turbò irrimediabilmente l'equilibrio fu il governo di Diocleziano, più che egli<br />

personalmente. Verso le religioni diverse dalla romana Diocleziano non ebbe ostilità<br />

preconcette durante i primi anni del suo governo, e piuttosto le riguardava con quella<br />

vecchia tolleranza romana ch'era suggerita un po' da scetticismo teorico e un po' da<br />

prudenza pratica. Naturalmente, quando intervenivano ragioni politiche, si ricorreva<br />

anche alla repressione legale, come avvenne nel caso dei Manichei che già vedemmo<br />

(§ 16): ma nei riguardi del cristianesimo queste ragioni politiche da principio non<br />

esistevano, o almeno non apparivano. D'altra parte Diocleziano sapeva bene a quali<br />

risultati avevano portato le precedenti persecuzioni mosse contro i cristiani da<br />

Settimio Severo, Massimino, Decio, Valeriano e Aureliano: i perseguitati, invece di<br />

scomparire, erano cresciuti di numero, dando così ragione all'aforisma di Tertulliano,

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