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ERA DEI MARTIRI

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«Fanno dunque male, quelli che militano?»<br />

«Lo sai tu, quello che fanno». Altre insistenze, con minacce di morte, non smuovono<br />

il coscritto. Allora il proconsole fa cancellare il suo nome dal registro, e rivolgendosi<br />

a lui pronunzia la sentenza:<br />

«Poiché indevoto animo disprezzasti il servizio militare, riceverai la sentenza<br />

meritata, che servirà d'esempio». Quindi legge il decreto dalla tabella:<br />

«Massimiliano, che si è reso colpevole d'insubordinazione non accettando il servizio<br />

militare, sarà punito di spada». Massimiliano risponde:<br />

«Deo gratias».<br />

Condotto subito al luogo dell'esecuzione, egli si rivolse agli altri cristiani:<br />

«Fratelli carissimi, affrettatevi con tutte le forze e tutto il desiderio ad ottenere la<br />

visione di Dio e a meritare simile corona».<br />

Quindi, sorridendo, pregò suo padre di dare al carnefice il vestito nuovo da<br />

coscritto che era stato preparato per lui.<br />

Fu decapitato subito. Una matrona di nome Pompeiana ne fece trasportare, sulla<br />

propria lettiga, il cadavere a Cartagine, ove fu sepolto presso la tomba di san<br />

Cipriano. Suo padre, Vittore, tornò a casa pieno di gioia e ringraziando Dio per<br />

quanto era accaduto.<br />

43. Il martirio di Marcello avvenne nella Mauretania Tingitana, all'estremità<br />

occidentale dell'Africa mediterranea. Ivi in un anno imprecisato, ma che sembra<br />

aggirarsi attorno al 298, nella città di Tingis (Tangeri) si celebrava il genetliaco<br />

dell'augusto Massimiano. L'occasione era ottima per scoprire i cristiani dissimulati, e<br />

metterli nell'alternativa di abbandonare la milizia o di partecipare al culto idolatrico;<br />

l'epurazione dell'esercito, infatti, aveva reso di stretto obbligo la partecipazione alle<br />

funzioni idolatriche abituali in tali ricorrenze, mentre prima non vi si annetteva<br />

importanza (§ 31). A differenza di Massimiliano non ancora arruolato, Marcello era<br />

soldato da molti anni ed aveva raggiunto il grado di centurione nella legione Traiana<br />

(la quale era di guarnigione in Egitto, ma da essa Marcello poteva essere distaccato<br />

per servizio in Mauretania). Nel bel mezzo di adorazioni idolatriche e di banchetti<br />

sacrificali, Marcello, invece di gettare incensi nei tripodi, gettò a terra davanti alle<br />

aquile legionarie il suo cingolo esclamando: «Sono soldato di Gesù Cristo»; appresso<br />

gettò via anche il bastone di legno di vite, ch'era l'insegna dei centurioni, dichiarando:

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