ERA DEI MARTIRI
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31), furono le prime ad esser messe davanti all'alternativa o di offrire il sacrifizio<br />
idolatrico o di essere uccise: le due principesse cedettero e sacrificarono.<br />
Non cedettero invece, e quindi furono uccisi, gli alti dignitari di corte Doroteo e<br />
Gorgonio (§ 31). Atrocissima fra tutte fu la fine dell'uomo di fiducia di Diocleziano,<br />
il cubiculario Pietro, il cui martirio viene descritto da Eusebio in questo modo:<br />
Essendosi rifiutato (di sacrificare) si comandò che fosse sospeso nudo in aria, e tutto<br />
il suo corpo fosse stracciato con flagelli, fino a che, vinto, facesse pur contro sua<br />
voglia ciò ch’era stato ordinato. Ma poiché anche soffrendo tali cose era<br />
irremovibile, si passò a versare una mescolanza di aceto e sale sulle parti disfatte del<br />
corpo, essendo già le sue ossa scoperte; ma sprezzando egli anche queste sofferenze,<br />
strascinarono nel mezzo un braciere con fuoco) e a guisa di carni comestibili gli<br />
avanzi del suo corpo furono consumati sul fuoco lentamente, non in massa, affinché<br />
egli non perisse rapidamente: giacché coloro che lo avevano messo sul fuoco non<br />
avevano facoltà di rimandarlo prima che avesse, per tali fatti, acconsentito alle<br />
imposizioni. Ma egli, mantenendosi tenace nel suo proposito, da vincitore rese in<br />
quei tormenti lo spirito. Tale fu il martirio di uno dei servi imperiali, degno in realtà<br />
anche del suo appellativo: si chiamava infatti Pietro (Hist. Eccl., VIII, 6, 2-4).<br />
50. Aperte così le cataratte, il fiume della persecuzione dilagò prima nella città e poi<br />
in altri territori. Uno dei primi ad esser colpito fu Antimo, vescovo di Nicomedia, che<br />
fu decapitato (Eusebio, ivi, VIII, 6, 6).<br />
Al pastore tenne dietro gran parte del suo gregge; anche qui bisogna ascoltare il<br />
testimonio dei fatti: «Vennero arrestati sacerdoti e ministri, e senza ombra di colpa o<br />
confessione alcuna furono condannati e condotti al supplizio con tutta la famiglia.<br />
Persone d'ogni sesso ed età erano condannate alle fiamme: non uno alla volta, ma a<br />
gruppi venivano circondati e bruciati nel fuoco; gli schiavi, invece, erano gettati in<br />
mare con un gran sasso legato al collo. Del resto, sugli altri cittadini la persecuzione<br />
infuriava con non minore violenza. I magistrati, infatti, si erano distribuiti nei diversi<br />
templi e costringevano ogni cittadino a sacrificare. Le carceri rigurgitavano,<br />
s'inventavano nuove specie di supplizi, e affinché a nessuno s'amministrasse la<br />
giustizia inconsideratamente, furono collocate are nelle curie e davanti ai tribunali,<br />
perché i contendenti dapprima sacrificassero e così esponessero le loro cause»<br />
(Lattanzio, De mortibus persecut., 15).<br />
Si provvide anche a quelli già uccisi: si ripensò infatti che le loro tombe, le quali<br />
dalle leggi romane erano sempre concesse anche ai giustiziati, diventassero oggetto di<br />
venerazione per i loro correligionari, e ciò non poteva tollerarsi; di conseguenza gli