Catalogo PDF - Tagliacozzo
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Giovedì 2 agosto | CInEMA<br />
Palazzo Ducale, ore 18.00<br />
1001 Irans<br />
Spagna, Italia, 2010, 42 min<br />
rEGIA Firouzeh Khosrovani<br />
FOTOGRAFIA Paolo Guglielmo Sulpasso (Rome),<br />
Mehran Tamadon (Paris), David Rengel Borreguero<br />
(Madrid), Ivan Bricio (Madrid), Lukas Seibel<br />
(Chicago), Marcos Ruisaba (Tenerife), Firouzeh<br />
Khosrovani (San Diego)<br />
MONTAGGIO Babak Karimi<br />
MUSICA Mohammad Reza Mortazavi<br />
SUONO Paolo Segat<br />
ABOUT<br />
“Sono iraniana”. Dodici anni fa, quando sono arrivata<br />
in Italia, non ero consapevole del peso di<br />
quest’identità, complessa, irriducibile: per me era<br />
semplice, come respirare il proprio nome senza<br />
chiederne il senso.<br />
Improvvisamente mi sono ritrovata a dover sostenere<br />
tutto il carico di essere figlia di tre decenni di<br />
Rivoluzione Islamica.<br />
Come se fossi il prodotto di questo sistema, come<br />
se fossi costretta a indossare una maschera di<br />
rappresentanza ufficiale; ma non avevo le conoscenze,<br />
né le intenzioni, né la capacità di far fronte<br />
a quelle domande serrate che mi chiedevano di<br />
24<br />
chiarire nero su bianco il senso di quell’Iran islamizzato<br />
e tanto minaccioso agli occhi degli occidentali.<br />
Potrei dire che sono state le tante reazioni e domande<br />
che mi sono state rivolte nel corso della<br />
mia permanenza, in Italia e in Europa, a far sorgere<br />
in me la coscienza di un’identità da definire volta<br />
per volta e difendere.<br />
Vedevo bene come nell’Italia di quegli anni l’Iran<br />
era soprattutto un attore politico, che, volente o<br />
nolente, ero chiamata a rappresentare in modo<br />
tanto netto da non lasciar spazio a ombra di dubbio:giudicavano<br />
il mio paese, ma ero io stessa a sentirmi<br />
giudicata in prima persona, come se non intercorresse<br />
nessuna differenza tra la mia identità personale<br />
e l’identità generica del paese da cui<br />
provenivo.<br />
L’immagine che ha l’occidente dell’Iran è il frutto<br />
delle notizie che diffondono i mass media internazionali,<br />
o del cinema iraniano: entrambi hanno<br />
contribuito ai luoghi comuni più ricorrenti. Se la<br />
Persia millenaria era lo scenario da mille e una<br />
notte con i tappeti volanti, i fasti imperiali, la parola<br />
Iran ormai è associata al nero dei chador, l’islam<br />
politicizzato, agli ayatollah, al governo teocratico,<br />
le scuole coraniche e la bomba atomica.<br />
Questi stereotipi e le contraddittorie affermazioni<br />
degli europei sul mio paese mi hanno suggerito la<br />
necessità di realizzare un film sull’immaginario pittoresco<br />
o grottesco che l’Iran d’oggi evoca in occidente;<br />
che in alcune occasioni si avvicina alla<br />
realtà, altre volte ne riflette frammenti parziali o