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Sieog 2-2008

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gestinici nella prevenzione dell’aborto spontaneo e del<br />

PPT si basa su tali premesse.<br />

In un recente trial clinico randomizzato multicentrico, effettuato<br />

su un cospicuo numero di pazienti, O’Brien e<br />

coll. hanno dimostrato che in gravide a rischio anamnestico<br />

di PPT spontaneo la somministrazione profilattica<br />

di progesterone per via vaginale a partire dal secondo<br />

trimestre non riduceva la percentuale di ricorrenza di tale<br />

evento < 32 settimane né il tasso di mortalità e morbilità<br />

neonatale (29). Il disegno dello studio prevedeva<br />

l’arruolamento fra 18+0 e 22+6 settimane gestazionali<br />

di donne con gravidanza monofetale senza segni o sintomi<br />

di travaglio pretermine nella gravidanza attuale e con<br />

storia di PPT spontaneo nella gravidanza monofetale immediatamente<br />

precedente (659 casi), randomizzate in un<br />

gruppo (332 casi) trattato con progesterone per via vaginale<br />

(90 mg al dì in gel) e in un gruppo di controllo<br />

(327 casi) trattato con placebo. Il trattamento veniva protratto<br />

fino all’eventuale parto pretermine o a 37+0 settimane.<br />

La scelta dell’end-point (prevenzione del PPT<br />

< 32 settimane) è dovuta all’evidenza che al di sotto di<br />

quest’epoca gestazionale sono riportati i maggiori tassi<br />

di mortalità e morbilità neonatale. Gli Autori avanzano<br />

un’interessante ipotesi per spiegare i loro risultati: le donne<br />

gravide con storia di pregresso PPT rappresentano<br />

una popolazione eterogenea in cui probabilmente esiste<br />

un gruppo di pazienti che può beneficiare della somministrazione<br />

profilattica di progestinici sin dal secondo<br />

trimestre per ridurre il tasso di PPT spontaneo. Questo<br />

sottogruppo di pazienti, cosiddetti responders, sembra<br />

essere rappresentato da gravide senza segni e/o sintomi<br />

di PPT spontaneo con cervice precocemente corta<br />

che possono essere facilmente identificate mediante valutazione<br />

ecografia con sonda vaginale nel secondo trimestre.<br />

Due studi supportano tale ipotesi.<br />

Nel trial randomizzato controllato multicentrico doppio<br />

cieco pubblicato da Fonseca e coll. (30) 250 gravide asintomatiche<br />

(gravidanze sia monofetali che gemellari) con<br />

cervice corta individuata con ETV a 20-25 settimane di<br />

gestazione (lunghezza cervicale ≤ 15 mm) sono state trattate<br />

da 24 a 34 settimane con 200 mg di progesterone<br />

(125 casi) o con placebo (125 casi) per via vaginale. Lo<br />

studio ha dimostrato che l’assunzione profilattica di progesterone<br />

determinava un tasso di PPT < 34 settimane<br />

significativamente più basso rispetto al gruppo di controllo<br />

(19,2% contro 34,4%). Un’analisi secondaria dei dati<br />

indica che tale riduzione era presente in maniera significativa<br />

nelle donne senza anamnesi positiva di PPT<br />

< 34 settimane (17,9% contro 31,2%) e in caso di gravidanza<br />

monofetale (17,5% contro 32,1%), mentre non<br />

sono state dimostrate differenze significative nel sottogruppo<br />

di gravidanze gemellari. Il trial non ha invece dimostrato<br />

alcuna differenza in termini di mortalità e morbilità<br />

perinatale fra i casi trattati e i casi controllo, anche<br />

se è importante riconoscere che da un punto di vista<br />

statistico la ricerca non era stata disegnata con una casistica<br />

sufficiente per valutare questi outcome. Gli Autori<br />

suggeriscono la validità di una strategia di screening ecografico<br />

nel secondo trimestre rivolto alla popolazione<br />

V<br />

ostetrica generale al fine di individuare le gravide asintomatiche<br />

con cervice corta che possono giovarsi della<br />

somministrazione profilattica vaginale di progesterone per<br />

ridurre il tasso di PPT spontaneo precoce.<br />

Nello studio multicentrico retrospettivo di De Franco e<br />

coll. (31) la somministrazione vaginale di progesterone (19<br />

casi) a partire da 18-22 settimane in gravide asintomatiche<br />

a rischio anamnestico di PPT spontaneo e/o con riduzione<br />

della lunghezza cervicale identificata con ETV nel<br />

secondo trimestre (< 28 mm) si è dimostrata significativamente<br />

efficace, rispetto al placebo (27 casi), non solo<br />

nel ridurre il tasso di PPT spontaneo ≤ 32 settimane<br />

(0% contro 29,6%) ma anche nel migliorare l’outcome<br />

neonatale, espresso in termini di tasso di ricoveri e giorni<br />

di permanenza in unità di terapia intensiva neonatale<br />

(rispettivamente 15,8% contro 51,9% e 1,1 giorni contro<br />

16,5 giorni). Il limite di questa ricerca è che si tratta<br />

di un’analisi secondaria del più vasto trial randomizzato<br />

precedentemente descritto (29) condotto per valutare<br />

l’efficacia della somministrazione vaginale di progesterone<br />

nella prevenzione del PPT spontaneo in donne con<br />

gravidanze monofetali. Gli Autori concludono che mentre<br />

la somministrazione profilattica di progesterone non<br />

è in grado di ridurre il tasso di PPT spontaneo in gravide<br />

asintomatiche con fattori di rischio solamente di tipo<br />

anamnestico, l’ETV rappresenta un valido ed obiettivo test<br />

di screening del secondo trimestre per identificare le<br />

pazienti con cervice corta (< 28 mm) in grado di giovarsi<br />

di tale terapia e in cui sia quindi possibile prevenire<br />

il PPT spontaneo e migliorare l’outcome neonatale.<br />

RUOLO DEL “FANGO” AMNIOTICO<br />

(AMNIOTIC FLUID “SLUDGE”)<br />

COME FATTORE DI RISCHIO DI PPT<br />

Esistono numerose evidenze relative all’associazione fra<br />

la presenza di materiale corpuscolato iperecogeno flottante<br />

nel liquido amniotico, definito “amniotic fluid sludge”<br />

nella letteratura anglosassone (“fango” amniotico), e<br />

PPT imminente, invasione microbica della cavità amniotica<br />

(MIAC) e corionamnionite istologica, sia in gravide<br />

con minaccia di PPT spontaneo a membrane integre che<br />

in gravide asintomatiche con fattori di rischio anamnestici<br />

di PPT (32, 33). E’ stata avanzata l’ipotesi che il “fango”<br />

amniotico, individuabile mediante ETV in prossimità<br />

dell’OUI (Fig. 1), sia costituito da aggregati di batteri e<br />

cellule della risposta infiammatoria e che la sua presenza<br />

rappresenti un segno di MIAC e di processo infiammatorio<br />

in corso (34).<br />

Kusanovic e coll. (35) hanno recentemente dimostrato<br />

che, rispetto alla lunghezza cervicale misurata con ETV,<br />

la presenza di “fango” amniotico nel secondo trimestre<br />

rappresenta un predittore indipendente di PPT spontaneo<br />

e PPROM in donne con gravidanza monofetale, asintomatiche<br />

e con fattori di rischio per PPT (storia di aborto<br />

spontaneo del 2° trimestre o di PPT, cervice corta<br />

< 25 mm nel 2° trimestre, anomalie mulleriane, pregressa<br />

conizzazione cervicale). Lo studio, di tipo retrospetti-

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