Prelibatezza da gustare lentamente - Gustolocale

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Mondo VINO Dall’amore per la vite… il Cìo Bacaro Del Tocai Rosso è stato detto tutto? Non di certo, se ci soffermiamo al Cìo Bacaro di Pialli. Azienda agricola PIALLI ALESSANDRO Via Fabiani 22 - Barbarano 0444-886788 L’azienda agricola Pialli è nata dall’esperienza vitivinicola di due famiglie storicamente produttrici di vino a Barbarano Vicentino, cuore dei Colli Berici e patria del Tocai Rosso. I vecchi vigneti sono stati rimpiazzati con un clone selezionato di Tocai Rosso, varietà di uva autoctona scelta dall’azienda come specchio dell’identità Berica. Alessandro e Fiorenzo Pialli gestiscono questo piccola realtà vitivinicola curando il vigneto con lavoro certosino come fosse un figlio, utilizzando metodi biologici, sostenendo ripetuti ed accurati diradamenti, coccolando ogni grappolo scelto per raggiungere lo scopo… Una produzione di un solo kg d’uva per vigna: grappoli perfetti, maturi e sani, raccolti a vendemmia tardiva con elevate concentrazioni di sostanze fenoliche e zuccheri, vinificati quindi con una lunga macerazione sulle bucce e con una fermentazione solo parzialmente controllata che permette un’estrazione eccezionale. Ne risulta un vino pieno, carico, sapido, strutturato e di notevole grado alcolico completamente diverso dal classico Tocai Rosso; il lungo affinamento in botti di rovere da 500 litri per un anno e la permanenza di un minimo di sei mesi in bottiglia, trasformano la passione e l’amore di ogni giorno per il vigneto in un vino unico, ricco di emozioni, sicuramente di nicchia. Profumi originali e carattere forte, colori e sentori del bosco donano un’esperienza unica nella degustazione meditativa, sposo perfetto di grandi piatti di carne rossa, formaggi invecchiati e spiedi proibiti. Un percorso di sacrifici in campo che auspichiamo dia grande soddisfazione all’idea del “Cìo Bacaro”, valorizzazione di una grande varietà che rappresenta la storia e la tradizione del classico vino di Barbarano. 17
18 Sfumature culinarie Giannino Marzotto racconta se stesso in un libro di memorie: ritratto di una vita vissuta con passione. Anche, e soprattutto, per la buona cucina. Una di quelle vite che a raccontarle sembrano un romanzo. Giannino Marzotto, classe 1928, è stato prima pilota d’aereo e di auto da corsa (ha vinto le Mille Miglia del ’50 e del ’53), poi capitano della grande industria e sperimentatore di nuove imprese. Sempre: buongustaio e amante del buon vivere. Il conte Marzotto ha finalmente ceduto alle pressioni di chi lo invitava a fissare i ricordi in un’autobiografia. Ne è uscito Così è o mi parve, 300 pagine scritte con penna graffiante, com’è nello stile dell’uomo. Racconta una vita vissuta “sotto il segno dell’intensità” tra gare, aziende, amori e passioni. Su tutte, una occupa il capitolo più voluminoso: quella per la buona tavola. In realtà il conte Marzotto ripropone un ampio stralcio di un libro già pubblicato in precedenza e scritto a quattro mani con Isabella Fucale, dal titolo Arte e sfumature culinarie. Non è contenuta nemmeno una ricetta, ma vi si trova concentrato il Mazottopensiero sulla cucina. Parte dai dieci comandamenti culinari, tra i quali: “non uccidere il commensale, è la vostra ragione di cucina!”. Con sorprendente ironia invita all’equilibrio e alla ponderazione; e così se non si deve ammazzare gli ospiti “con erbe ed odori in misura eccessiva che travolgono il vero sapore delle pietanze”, il conte rifugge con decisione le mode e si fa beffa di chi le deve seguire a tutti i costi. Ne escono spunti interessantissimi per piatti tradizionali e insieme innovativi, di cui la coppia Marzotto-Fucale fornisce solo indicazioni di massima, lasciando al lettore la possibilità di mettersi ai fornelli per sperimentare a modo proprio. Non mancano istruzioni dettagliate sulle dotazioni della cucina ideale e il vademecum per la preparazione di una cena in famiglia o di un grande ricevimento. Infine il conte si toglie qualche sassolino della scarpa. “…la massima classe consiste nell’avere sommelier con biberon d’argento nelle loro belle divise da pompe funebri. Essi frenano la libera iniziativa dell’ospite e rallentano il consumo…”. Evidentemente preferisce la bottiglia in tavola.
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