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Cavie e chimere - Comune di Parma

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che ci avrebbe messo più tempo del previsto. Erano già le otto e doveva sbrigare ancora<br />

mille altre faccende prima <strong>di</strong> lasciare Costa Martinello.<br />

Aprì il bauletto e si concentrò sul da farsi. Prese del polistirolo conservato sotto il<br />

lavan<strong>di</strong>no (e Angelo che glielo spaccava <strong>di</strong> nascosto perché <strong>di</strong>ceva che non serviva a<br />

niente) e vi avvolse dentro le più belle delle porcellane della sua vecchia, assieme a Padre<br />

Pio, Giovanni Paolo II, la Madonna <strong>di</strong> Lourdes ed un piccolo rosario dʼargento. La vecchia<br />

Ella sarebbe stata salva.<br />

Di per sé, avrebbe preso anche tutto, ma nel bauletto non cʼera abbastanza spazio. In una<br />

scatola nera, il cui scopo non ricordava, ripose le fotografie più care, scatti dove<br />

apparivano: lui e la Ella da poco sposati; Angelo e Attilio da ragazzini,tali e quali a<br />

comʼerano adesso; foto <strong>di</strong> gruppo nelle varie gite della domenica, con amici e parenti<br />

meno stretti, come suo cugino Gigio e il Pesada, un prozio celeberrimo a Lido Libero, la<br />

cui memoria ancora si mantiene presso coloro che hanno avuto la fortuna <strong>di</strong> incontrarlo;<br />

poi Alessia alle prese con Tobia, un cane da pastore che delle pecore non gli interessava<br />

assolutamente nulla, ma aveva una pre<strong>di</strong>lezione particolare per la bambina; Attilio e le<br />

figliole; lui e il Corso a pesca sul Po; il Magro e la Amelia che <strong>di</strong>scutevano animatamente a<br />

Natale, certamente <strong>di</strong> politica; infine, la famiglia Filimenghi al completo, davanti al<br />

ristorante <strong>di</strong> Filippo, “Il Canovaccio ubriaco”, il migliore dei tre ristoranti a Lido Libero.<br />

Quando richiuse la scatola, non poté nascondere <strong>di</strong> avere gli occhi umi<strong>di</strong>. Quei tempi<br />

erano finiti, non avrebbe più avuto il piacere <strong>di</strong> tenere fra le mani fotografie così belle e<br />

significative. Forse, quando il pericolo sarebbe passato, ne avrebbero scattate delle altre,<br />

<strong>di</strong> valore altrettanto forte. Per ora, il cuore <strong>di</strong> ogni membro della famiglia sarebbe stato un<br />

album perfetto.<br />

Che altro portare? Beh, il coltellino svizzero poteva tornare utile... meglio prenderlo per<br />

sicurezza. E per passare il tempo? Bella domanda. Solitamente, la sua giornata era<br />

scan<strong>di</strong>ta dalle faccende domestiche, dal vero e proprio restauro <strong>di</strong> oggetti, dai programmi<br />

televisivi, dalle passeggiate, dalle chiacchierate con i compagni, dai pomeriggi con le<br />

nipoti. E là che cosa avrebbe fatto? Di spazio ne avrebbe avuto per passeggiare,ma non<br />

avrebbe potuto farlo tutti i giorni, col freddo e la pioggia che cʼerano; sicuramente avrebbe<br />

conosciuto qualcuno, ma avrebbe avuto dei momenti <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne, e la televisione forse<br />

non ce lʼaveva in camera. Non gli piaceva leggere, non gli era mai piaciuto e non sarebbe<br />

mai e poi mai <strong>di</strong>ventato un assiduo lettore, ma si vide costretto a dover salvare qualche<br />

libro. Gli era sempre sembrata una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo, una cosa troppo astratta per uno che<br />

aveva visto i suoi tempi; ed o<strong>di</strong>ava gli intellettualoi<strong>di</strong> con gli occhiali che parlavano senza<br />

accento <strong>di</strong> nomi stranieri con parole strane che finivano in -ismo e -logia. Quale libro aveva<br />

un minimo valore <strong>di</strong>etro quella vetrina? In alto, separata da tutti gli altri tomi, una<br />

monumentale Divina Comme<strong>di</strong>a illustrata da un tizio famoso, francese... Gustavo Chissàche...<br />

E Anna “Cazzo, nonno: Gustave Dorè!”. Sì, lui. Ecco, quello era un gran bel libro,<br />

unʼopera dʼarte fra miniatura e letteratura, avrebbe osato <strong>di</strong>re. Ma mica aveva voglia <strong>di</strong><br />

leggersi Dante! Non ci capiva niente <strong>di</strong> quella sua lingua raffinata e toscana, con qualche<br />

parolona arcaica tanto per alzare il tono del <strong>di</strong>scorso; e poi cʼerano troppi nomi, troppe<br />

storie... non succedeva altro che Dante parlava con unʼanima e poi sveniva, sempre. E<br />

Virgilio prima a guidarlo, poi la sua ragazza morta... lo avrebbe lasciato alle nipoti, proprio<br />

per non darlo al Po, ma non si sarebbe mai sognato <strong>di</strong> portarselo appresso. Lo tirò fuori<br />

dalla vetrina e lo mise sul tavolo per ricordarsi <strong>di</strong> prenderlo su. Allora, che <strong>di</strong>amine avrebbe<br />

potuto leggere? Passò tutti i titoli con un <strong>di</strong>to, strabuzzando gli occhi. Erano tutti libri<br />

rilegati con copertina blu e filigrana dorata, opere della letteratura italiana e non solo che,<br />

quando erano stati piccini i suoi figli e poi le nipoti, avevano combattuto la noia dei<br />

pomeriggi invernali. Forse, avrebbe potuto <strong>di</strong>re alle ragazze <strong>di</strong> prenderli su e tenerseli a<br />

casa, sarebbe stato un peccato perderli così. Quin<strong>di</strong> li riesumò tutti, togliendo anche un<br />

pesante strato <strong>di</strong> polvere da ciascuno, e li posò sul tavolo accanto a Dante. Ma si arrivava<br />

allo stesso problema: cosa portare al S. Pancrazio? Guardò fra i titoli rimasti, sgualciti dal

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