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Cavie e chimere - Comune di Parma

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“Io e la Giulia an<strong>di</strong>amo a Verona, da sua sorella. Mio papà, la Mariella e suo marito invece<br />

vanno a Mantova, ci hanno un amico che ha una seconda casa e li può ospitare per tanto<br />

tempo. E Angelo e Attilio, con le tre ragazze?”<br />

“Non ho capito, ma sono al sicuro; oggi mi portano al S. Pancrazio, poi loro vanno”<br />

“Beh, allora buona fortuna a tutti i Filimenghi”<br />

Si alzò e gli strinse la mano. Arca<strong>di</strong>o notò che aveva gli occhi leggermente rossi.<br />

“Salutami tutti, soprattutto tuo padre. Ciao”<br />

Questa era la fine de “Il Canovaccio ubriaco”. Arca<strong>di</strong>o sospirò ricordando le cene e i pranzi<br />

<strong>di</strong> quel meraviglioso ristorante e della gente,degli amici che vi erano andati ed avevano<br />

riso, con<strong>di</strong>viso dolori e momenti bellissimi. Forse, dopo la piena, avrebbero potuto<br />

costruirne uno uguale da unʼaltra parte.<br />

La nebbia era sparita, ma una leggera pioggia cominciava a scendere. Il Po gorgogliava e<br />

la corrente trascinava tronchi e ruderi vari; tra breve, si sarebbe insinuato nelle case,<br />

conquistando lʼintera pianura. In fondo, per quanto piatta e spenta fosse, la pianura era<br />

bella, era il suo mondo e <strong>di</strong> molti altri che lʼavevano vista in mano ai soldati, agli immigrati,<br />

al nulla ed ora al fiume che, comunque, ne era sempre stato il legittimo proprietario.<br />

Arrivò a casa del Corso; erano le <strong>di</strong>eci e mezza, forse un poʼ <strong>di</strong> più, lui e la Marie<br />

dovevano essere ancora lì. Bussò forte, perché come lui non ci sentivano proprio<br />

benissimo, ed attese. Gli venne ad aprire la Marie, curiosamente vestita da città, con un<br />

vestito scuro, una fine catenina al collo e i capelli raccolti.<br />

“Arrca<strong>di</strong>o! Che bella sorrprresa! Vieni dentrro,perrfavorre!”<br />

Arca<strong>di</strong>o ubbidì, si tolse la giacca e il cappello e li lasciò sullʼappen<strong>di</strong>abiti.<br />

“Perché sei così elegante, Marie? Dove devi andare?”<br />

“Vieni in cucina e te lo <strong>di</strong>co subito” fece lei, zampettando davanti al visitatore “Ehi tu, cʼè<br />

Arrca<strong>di</strong>o!”<br />

Arca<strong>di</strong>o seguì la donna in cucina. Il Corso sedeva a tavola con una tazza <strong>di</strong> tè e limone e<br />

qualche biscotto <strong>di</strong> contorno. Anche lui era vestito bene, con gli abiti da città; e così messo<br />

sembrava meno malato. Aveva uno sguardo triste, assorto.<br />

“Ohi là, Arrca<strong>di</strong>o! Che bello vederrti... tutto bene?”<br />

Lʼaltro si sedette, mentre la Marie gli serviva lʼultima fetta <strong>di</strong> una torta para<strong>di</strong>so lasciata sul<br />

davanzale della finestra. Ringraziò e si rivolse allʼamico.<br />

“Io bene, grazie... ma voi? Come mai così in ghingheri? E quel muso lungo? Che è<br />

successo?”<br />

Ci arrivò due secon<strong>di</strong> dopo. Il Po.<br />

Il Corso mescolò il tè svogliatamente, senza guardare Arca<strong>di</strong>o. Tirò un lungo e sofferente<br />

sospiro. La Marie, più forte del marito, gli mise una mano sulla spalla e gli tolse il limone<br />

dalla tazza.<br />

“An<strong>di</strong>amo via da qui, come tutti, penso. Il fiume andrrà in piena staserra e il paese è<br />

evacuato; trra poco arriverranno i militarri e ci manderranno via.”<br />

“E voi?”<br />

“Abbiamo lʼaerreo alle cinque <strong>di</strong> questo pomerriggio, da Linate. Torrniamo in Frrancia, a<br />

Parrigi.”<br />

“E non siete contenti? Caspita, è Parigi! Voi comunque siete francesi... beh, tu non<br />

proprio... ma è la Francia!”<br />

La Marie sorrise dolcemente e rispose per il marito.<br />

“Cerrto sono tanti anni che non an<strong>di</strong>amo via da qui, ma orrmai erra questo paese la<br />

nostrra Frrancia. Andando via, an<strong>di</strong>amo in un posto che non conosciamo, via dalla nostrra<br />

casa, dai nostrri amici, dalla nostrra terra.”<br />

Arca<strong>di</strong>o non sʼera mai chiesto prima dʼora come il Corso e la Marie vivessero il fatto <strong>di</strong> non<br />

essere italiani. Evidentemente, lʼItalia era la loro vera casa e della Francia non avevano<br />

ricor<strong>di</strong> né amici o parenti da cui tornare.<br />

“E avete una casa, a Parigi?”

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