Cavie e chimere - Comune di Parma

forse false o storpiate da parte di chi era lì da più tempo. Addirittura, il veterano del S.
Pancrazio, Claudio, di ben cento e uno anni, lì dalla fondazione dellʼistituto, cioè dieci anni
prima, una sera gli aveva detto, con sguardo fisso nel vuoto e quella voce che veniva
dallʼoltretomba: “Questo posto è lʼinferno. Io sono già morto”
Si mormorava che, sotto sotto, ci fossero interessi strani e che loro pensionanti ne erano
vittime inconsapevoli. Dicevano che se si andava a fare un giro intorno agli altri reparti, a
volte si udivano urla agghiaccianti che avrebbero spezzato il cuore anche al peggiore dei
demoni. Dicevano che il Dr. Ravèn non si facesse mai vedere per via di certi esperimenti...
e pari pari il Dr. Mosca, suo compare; il Dr. Celeste era forse lʼunico senza scheletri
nellʼarmadio, mentre Ursula... pardon, la Dr. Marchigiani era semplicemente cattiva, ma
non aveva altri interessi a trattare male tutti se non per il gusto di farlo. Così, una volta
Arcadio tentò di insistere su Claudio, seduto sulla sua poltrona ben foderata, perché gli
spiegasse più nel dettaglio che cosa volessero dire tutte quelle voci di corridoio; Claudio lo
afferrò per un polso e con quel timbro cavernoso disse
“Gli organi che prendono non vengono dai morti... quando ancora il sangue circola e puoi
respirare tranquillamente anche se sei in coma, ti bloccano la sensazione del dolore con
degli anestetici o dei farmaci paralizzanti...” fece un bel respiro “ A me hanno tolto un rene,
un polmone e lʼappendice... io non lo sapevo...”
Arcadio non ci credeva. Davvero rubavano gli organi alla gente come i ragazzini rubano le
caramelle? E perché mai al S. Pancrazio avrebbero dovuto usare violenza sui propri
pensionanti?
“E dove ti hanno operato, sentiamo...”
“Ci sono delle stanze, nei sotterranei...” rispose piano Claudio, visibilmente nervoso “ cʼè
una porta bianca, sempre chiusa... dopo di quella ci sono delle scale strette e poi un
grandissimo laboratorio... più vai avanti, più mostruosità vedi...”
“ Le hai viste tutte mentre ti operavano?”
“Sì, prima e dopo... lʼuomo è la creatura peggiore di questo schifo di mondo... anzi, lo
abbiamo ridotto noi così, prima si stava meglio... Dio santo...”
“Claudio!” insistette Arcadio, dando una scossa al braccio massiccio dellʼuomo. Quello si
riprese accigliato.
“Là dentro ci sono cavie... umane! Nessuno lo immaginerebbe... ma là dentro ci sono
pensionati come me e te, gente con cui ho parlato e sono stato per diverso tempo...
congelati interi o solo in parti, fino al busto o magari soltanto braccia o gambe... poveretti
bruciati pezzo per pezzo, da capo ai piedi, anche in faccia o sulla testa, prima rasata... e
malati dal nulla! Gli fanno una puntura di un virus, lo fanno ammalare di chissà che cosa e
poi lo vedi morire davanti a te, sofferente... e nessuno può farci niente perché nessuno sa
guarirlo... siamo tutti esperimenti, burattini,bambole,giocattoli... vedrai, ci uccideranno tutti
con la loro maledetta scienza con le siringhe e la confusione... unire lʼanimale con
lʼumano, credere che lʼumano sia uguale al topo,alla scimmia, al gatto...noi smettiamo di
credere di essere animali solo quando ci fa comodo! Siamo più intelligenti, ma è civile
quello che succede nei sotterranei? Essere umani è una condanna, unʼoffesa, un modo
diverso di essere bestie? Quei dottori sono delle bestie! “
Il vecchio fu preso da una crisi respiratoria e cominciò a tremare. Arcadio cercò di
calmarlo, gli diede un bicchiere dʼacqua ma non fu abbastanza. Gli altri che erano attorno
a giocare a carte e a farsi i fatti propri se ne accorsero e, dopo aver tentato di aiutare
lʼamico, andarono a chiamare un infermiere o chi per lui. Venne subito il buon Giovanni ed
un collega, presero Claudio sotto le braccia e lo portarono via.
Tutti furono scossi da quellʼevento. Claudio era il più vecchio del reparto anziani, quindi il
più vecchio di tutta la struttura, e col tempo era diventato un idolo, un pilastro. Il fatto che
fosse stato male mise insicurezza negli altri. Che cosa gli era venuto? Dove lʼavevano
portato? Questʼultima era la domanda che faceva fare le giravolte al cervello di Arcadio. E
lo disse anche ai fidi compagni.