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Cavie e chimere - Comune di Parma

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persona esigente. Quando la signorina se ne fu andata, cominciò lentamente a <strong>di</strong>sfare le<br />

valigie e a dare un tocco suo alla camera che sarebbe stata la sua casa per un tempo<br />

indeterminato. Prima toccò ai vestiti, che piegò ed or<strong>di</strong>nò nellʼarma<strong>di</strong>o allo stesso modo in<br />

cui erano stati nellʼarma<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Costa Martinello, senza riempire nemmeno tutto lo spazio.<br />

Poi passò agli oggetti, cercando <strong>di</strong> avere un poʼ <strong>di</strong> inventiva, o perlomeno più del solito,<br />

ossia ben poca: sistemò i libri su una scrivania che stava sotto la grossa finestra, accanto<br />

la scatola delle fotografie. Le porcellane trovarono posto sui como<strong>di</strong>ni, mentre il kit per<br />

radersi venne esposto sulla prima mensola davanti allo specchio; il quadro del Corso e<br />

della Marie, in mancanza <strong>di</strong> chio<strong>di</strong> e martello, dovette accontentarsi invece <strong>di</strong> essere<br />

appoggiato semplicemente a terra,contro il muro. Infine, il coltellino svizzero poteva servire<br />

in ogni caso, e decise <strong>di</strong> portarlo sempre con sé, nonché <strong>di</strong> dormire con quello sotto il<br />

cuscino.<br />

Non fece in tempo a finire <strong>di</strong> sistemare e fermarsi per riflettere sulla propria situazione,<br />

quando qualcuno bussò alla porta. Arca<strong>di</strong>o <strong>di</strong>ede unʼocchiata allʼorologio appeso al muro.<br />

Erano le quattro, più o meno. La vita stava tornando, al S. Pancrazio.<br />

Quando aprì, si trovò davanti un vecchietto gracile e come rannicchiato, quasi avesse tutte<br />

le ossa curve, con i pie<strong>di</strong> fasciati, un lungo maglione marrone e una testa sproporzionata,<br />

o forse semplicemente rasata a zero. Aveva la barba folta e bianchissima, occhiali da vista<br />

leggeri sul naso adunco e occhi piccoli e cerulei.<br />

“Salve” esordì con voce rauca e affannata, muovendo la testa mentre parlava “tu sei il<br />

nuovo arrivato?” respirò pesantemente ed allungò una mano, dato che lʼaltra lo teneva in<br />

pie<strong>di</strong> grazie ad un bastone “Io mi chiamo Gaspare Freticelli e sto nella camera <strong>di</strong> fianco”<br />

Arca<strong>di</strong>o si irritò per vari motivi: <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>sturbato al suo tanto agognato arrivo; <strong>di</strong> essere<br />

già un tu, quando la buona educazione impone un iniziale <strong>di</strong>stacco; <strong>di</strong> stringere una mano<br />

tanto fragile che parve scricchiolare contro la sua.<br />

“Arca<strong>di</strong>o Filimenghi,<strong>di</strong> Costa Martinello,frazione <strong>di</strong> Lido Libero, piacere”<br />

E quel curioso tizio fece subito una cosa strana. Da una larga tasca del maglione tirò fuori<br />

un quadernino ed una biro e si mise a scrivere. Ecco, appena arrivato e già gli si accollava<br />

un pazzo. Arca<strong>di</strong>o si sporse, ma non aveva più gli occhi <strong>di</strong> lince <strong>di</strong> un tempo, e dovette<br />

domandargli che cosa stesse facendo.<br />

“Sto scrivendo quello che sto facendo.” spiegò quello, calcando con la biro sul foglio “É da<br />

ventʼanni che lo faccio e ormai sono abituato. Me lo chiese il mio dottore, per evitare <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>menticarmi le cose”<br />

Quando ebbe finito, lo consegnò ad Arca<strong>di</strong>o. In una scrittura straor<strong>di</strong>nariamente chiara e<br />

precisa, Gaspare scriveva ogni cosa succedesse, con tanto <strong>di</strong> ora e luogo.<br />

“ORE 6: 45 Mi alzo, mi metto un maglione marrone, pantaloni neri e le ciabatte <strong>di</strong> cuoio<br />

perché ho i pie<strong>di</strong> fasciati e mi fanno male. Mi lavo la faccia.<br />

ORE 8:00 Scendo a fare colazione. Bevo il caffè dʼorzo con una brioche alla marmellata<br />

<strong>di</strong> frutti <strong>di</strong> bosco, tre fette biscottate con il burro e il succo <strong>di</strong> pera. Sono al tavolo con<br />

Luciana. Ha mal <strong>di</strong> gola, così non parliamo.<br />

ORE 9:30 Faccio una passeggiata in giar<strong>di</strong>no, ma torno dentro quasi subito perché fa<br />

troppo freddo e cʼè la nebbia. Gioco a scarabeo con Ivo, Luciana ed Ersilia. Vince Ersilia.<br />

ORE 12:00 Pranzo con Ersilia e Ivo. Mangio gli gnocchi al pomodoro, una bistecca con le<br />

patate e una fetta <strong>di</strong> torta al limone. Ivo parla degli immigrati e <strong>di</strong>ce che vorrebbe bruciare<br />

tutto Montecitorio.<br />

ORE 13:00 Sono in camera.<br />

ORE 16:10 Busso alla porta <strong>di</strong> fianco. Mi apre un uomo alto e grosso che si chiama<br />

Arca<strong>di</strong>o Filimenghi e viene da Costa Martinello, frazione <strong>di</strong> Lido Libero.”<br />

Questa era stata la giornata <strong>di</strong> Gaspare Freticelli, e lui probabilmente non se nʼera reso<br />

conto. Arca<strong>di</strong>o pensò che, se fosse stato nei suoi panni, avrebbe chiesto <strong>di</strong> sparargli un<br />

colpo alla nuca. E parlargli, ora che sapeva del suo problema, era piuttosto imbarazzante.<br />

“Da quanto sei qui?”

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