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Cavie e chimere - Comune di Parma

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“Ieri Clau<strong>di</strong>o parlava <strong>di</strong> esperimenti, <strong>di</strong> cavie umane, <strong>di</strong> laboratori... forse si è agitato troppo<br />

per la sua età e tu lʼhai portato via. Dovʼè ora?”<br />

“Nella sua camera...”<br />

“Non è nella sua camera, altrimenti non te lo chiederemmo” replicò Luciana.<br />

“Io non ne so niente... quando è stato male, lo abbiamo portato allʼaccettazione e se ne<br />

sono occupati altri. È tutto quello che so”<br />

Tutti guardarono Arca<strong>di</strong>o, in cerca <strong>di</strong> una risposta. Egli non ne aveva, perché non era mai<br />

stato un capo; la cosa più logica da fare era fidarsi del giovane infermiere ed andare<br />

allʼaccettazione. Quin<strong>di</strong> lo lasciarono libero e si precipitarono, ovviamente con la prestanza<br />

fisica <strong>di</strong> unʼetà avanzata, con tanto <strong>di</strong> bastone, mano sulla schiena e appoggi vari, giù per<br />

le scale.<br />

“Per favore, an<strong>di</strong>amo un poʼ più piano” si lamentò Gaspare. Ivo rimase più in<strong>di</strong>etro, anche<br />

a causa del grosso peso che doveva portare con sé, e gli offrì il proprio braccio. Arca<strong>di</strong>o<br />

ed Ersilia invece furono i più veloci, forse perché i più coinvolti; li seguiva, tenendo lʼamica<br />

per la manica del golf,Luciana.<br />

Allʼaccettazione la signorina Assunta stava scartabellando fra i suoi documenti e con il<br />

computer, con aria annoiata. Il gruppo le animò la giornata: quando se vide arrivare<br />

incontro quella curiosa banda <strong>di</strong> vecchi, si levò gli occhiali e li guardò stupita.<br />

“Cosʼè tutto questo rumore? Perché così in tanti?...”<br />

Arca<strong>di</strong>o si appoggiò al bancone, mentre gli altri gli stavano <strong>di</strong>etro come scagnozzi.<br />

“Ieri è stato male un uomo, Clau<strong>di</strong>o, e lo avete portato via. Ma non è tornato neanche<br />

questa notte e nemmeno questa mattina: dovʼè ora?”<br />

“Clau<strong>di</strong>o chi?”<br />

Il vecchio chiese ai compagni se conoscessero almeno il cognome <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o, ma<br />

nessuno gli seppe rispondere. Gaspare non lo aveva scritto.<br />

“Ha cento e uno anni... è il più vecchio dellʼistituto... su, lei è giovane, non può avere una<br />

memoria come Gaspare...”<br />

“Che cʼè? Cosa cʼentro io?”<br />

Tuttavia la signorina Assunta non sembrava particolarmente collaborativa.<br />

“Signori, non posso dare questo tipo <strong>di</strong> informazioni ad estranei. A meno che non siate<br />

parenti o abbiate la delega del signor Clau<strong>di</strong>o, io non posso <strong>di</strong>rvi niente.”<br />

“Non ci può neanche <strong>di</strong>re perché Clau<strong>di</strong>o parlava <strong>di</strong> esperimenti e laboratori?”<br />

“Evidentemente perché era molto vecchio ed aveva una fervida immaginazione”<br />

Arca<strong>di</strong>o non ne era convinto. Altrimenti, perché nel parlarne si sarebbe agitato in quel<br />

modo? Era pazzo? No, non lo era; un poʼ rincoglionito poteva anche esserlo, data lʼetà,<br />

ma pazzo non era. E se tutti <strong>di</strong>cevano loro che la storia degli esperimenti era pura<br />

fantasia, poteva voler <strong>di</strong>re due cose <strong>di</strong>verse: o la storia era vera e tutto il personale la<br />

negava, ovviamente; oppure, la storia era falsa e Clau<strong>di</strong>o era del tutto rincoglionito.<br />

Ma Arca<strong>di</strong>o sapeva che quel vecchio aveva detto un fondo <strong>di</strong> verità, lo aveva guardato<br />

negli occhi e gli occhi parlano più della bocca. Quegli occhi non erano folli, erano<br />

spaventati. Dʼaltra parte, a questo punto insistere era inutile, bisognava pensare ad un<br />

altro piano. Quin<strong>di</strong> abbandonarono il campo <strong>di</strong> battaglia giurando la rivincita.<br />

“Secondo me, è qualcosa come V per Vendetta” <strong>di</strong>sse Ersilia, sbuffando con il braccio<br />

appoggiato sul <strong>di</strong>vano, a fianco <strong>di</strong> Luciana. Ivo, Gaspare e Arca<strong>di</strong>o erano seduto al tavolo<br />

davanti e tentavano <strong>di</strong> giocare a shangai, un gioco che non necessitasse <strong>di</strong> memoria ma<br />

che non era facilitato dal tremolio della vecchiaia.<br />

“Nessuno ha visto quel film” ribatté Ivo, prendendo un bastoncino e lasciando la mano ad<br />

Arca<strong>di</strong>o.<br />

“Perché siete un branco <strong>di</strong> ignoranti. Almeno sapete cosa facevano i me<strong>di</strong>ci nazisti ai<br />

prigionieri?”

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