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Modelli teorici e metodologici nella storia del diritto privato 4

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BONA FIDES<br />

133<br />

cidono ampiamente con quelli connessi ai giudizi di buona fede. Innanzitutto,<br />

l’actio è concessa quando il metus è iustus, così come, nei<br />

iudicia bonae fidei in cui sia fatta valere la violenza, la causa timoris<br />

deve essere iusta 96 , ossia oggettivamente rilevante per una persona che<br />

<strong>nella</strong> trattazione <strong>del</strong>l’actio metus viene descritta come homo constantissimus<br />

97 , e che nei giudizi di buona fede è naturalmente il bonus vir.<br />

In secondo luogo, l’actio quod metus causa può portare – come i iudicia<br />

bonae fidei – all’annullamento sostanziale <strong>del</strong> negozio, perché<br />

l’unico modo che il convenuto ha di evitare l’onerosa condanna al<br />

quadruplum è quello di liberare il debitore obbedendo al iussum de<br />

restituendo <strong>del</strong> giudice che precede la condanna pecuniaria: una caratteristica<br />

questa – dovuta alla cd. clausola arbitraria, che costituiva<br />

una condizione negativa <strong>del</strong>la condanna 98 – che amplia i poteri <strong>del</strong><br />

giudice 99 in forme parzialmente analoghe a quanto avveniva nei iudicia<br />

bonae fidei 100 .<br />

Forse qualche anno dopo 101 , Aquilio Gallo propone anche un’actio<br />

a protezione dal dolo (e forse ammette un’exceptio doli nei iudicia<br />

stricti iuris), che viene concessa in via residuale tutte le volte che il<br />

comportamento doloso non sia già tutelato da altre azioni, e che è anch’essa<br />

un iudicium arbitrarium 102 .<br />

96 Alf. 2 dig. D. 19, 2, 27, 1, su cui cfr. (in espressa connessione con la nozione<br />

di metus) S. TAFARO, Causa timoris e migratio inquilinorum in un responso serviano,<br />

in «Index», V, 1974-1975, 49 ss. e, più di recente, FIORI, La definizione <strong>del</strong>la locatio<br />

conductio, cit., 101 ss.<br />

97 Gai. 4 ad ed. prov. D.4,2,6:metum autem non vani hominis, sed qui merito<br />

et in homine constantissimo cadat, ad hoc edictum pertinere dicemus. Sul rapporto tra<br />

fides e constantia cfr. supra, § 9.1; questo rapporto induce a escludere l’interpolazione,<br />

spesso sostenuta (cfr. per tutti A. S. HARTKAMP, Der Zwang im römischen Privatrecht,<br />

Amsterdam, 1971, 27 ss.), <strong>del</strong>l’espressione gaiana.<br />

98 Cfr. per tutti LENEL, Das Edictum Perpetuum, cit., 112; TALAMANCA, Processo<br />

civile, cit., 67 nt. 473; M. KASER - K. HACKL, Das römische Zivilprozessrecht2 , München,<br />

1996, 336 nt. 9.<br />

99 Per il procedimento cfr. KASER - HACKL, Das römische Zivilprozessrecht2 , cit.,<br />

335 ss.<br />

100 Cfr. supra, nt. 56.<br />

101 Cfr. supra, nt. 94.<br />

102<br />

LENEL, Das Edictum Perpetuum, cit., 115; TALAMANCA, Processo civile, cit., 67<br />

nt. 473; KASER - HACKL, Das römische Zivilprozessrecht2 , cit., 336 nt. 9.

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