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Modelli teorici e metodologici nella storia del diritto privato 4

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BONA FIDES<br />

ma maggiormente garantista <strong>del</strong>le azioni edilizie, oppure quella più<br />

ampia ma meno semplice da ottenere dei iudicia bonae fidei.<br />

139<br />

4.7. Gli sviluppi posteriori. – Il quadro sin qui <strong>del</strong>ineato è sostanzialmente<br />

confermato nei frammenti <strong>del</strong>la giurisprudenza <strong>del</strong> principato,<br />

le cui riflessioni si presentano come sviluppi coerenti <strong>del</strong> sistema<br />

repubblicano.<br />

Ulpiano 128 , ad esempio, non solo ribadisce 129 il principio secondo<br />

il quale il venditore cui fosse nota una servitù gravante sul bene è responsabile<br />

quando la sua esistenza non fosse conosciuta dall’acquirente<br />

130 , trattandosi di comportamento contra bonam fidem. Ma aggiunge<br />

che ai medesimi effetti si perviene se il venditore abbia (non<br />

solo falsamente affermato, non solo taciuto, ma anche) negato l’esistenza<br />

<strong>del</strong>la servitù 131 ; se abbia inserito clausole contrattuali per limi-<br />

128 Ulp. 28 ad Sab. D. 19, 1, 1, 1: venditor si, cum sciret deberi, servitutem celavit,<br />

non evadet ex empto actionem, si modo eam rem emptor ignoravit: omnia enim<br />

quae contra bonam fidem fiunt veniunt in empti actionem. sed scire venditorem et<br />

celare sic accipimus, non solum si non admonuit, sed et si negavit servitutem istam<br />

deberi, cum esset ab eo quaesitum. sed et si proponas eum ita dixisse: ‘nulla quidem<br />

servitus debetur, verum ne emergat inopinata servitus, non teneor’, puto eum ex empto<br />

teneri, quia servitus debebatur et scisset. sed si id egit, ne cognosceret emptor aliquam<br />

servitutem deberi, opinor eum ex empto teneri. et generaliter dixerim, si improbato<br />

more versatus sit in celanda servitute, debere eum teneri, non si securitati suae prospectum<br />

voluit. haec ita vera sunt, si emptor ignoravit servitutes, quia non videtur esse<br />

celatus qui scit neque certiorari debuit qui non ignoravit. Per le ipotesi di interpolazione,<br />

basti rinviare alle efficaci valutazioni di STEIN, Fault in the Formation of Contract,<br />

cit., 11.<br />

129 Forse traendolo da Sabino: P. JÖRS, Domitius (88), in «RE», V.1, Stuttgart,<br />

1903, 1443, seguito da Fr. SCHULZ, Sabinus-Fragmente in Ulpians Sabinus-Commentar,<br />

Halle, 1906, 64; RODGER, Concealing a Servitude. II, cit., 238; R. ASTOLFI, I libri tre<br />

iuris civilis di Sabino 2 , Padova, 2001, 234 (che però ibid., 118, ferma la citazione sabiniana<br />

a ignoravit).<br />

130 Lungi dall’essere affermazione ovvia – e dunque indice di interpolazione,<br />

anche secondo STEIN, Fault in the Formation of Contract, cit., 11 – questo rilievo è il<br />

risultato di una conquista interpretativa quale quella descritta da Cic. off. 3, 67 (cfr.<br />

supra, § 4.1), e viene giustamente riportato da Sabino e Ulpiano (così anche TALA-<br />

MANCA, La bona fides, cit., 192 nt. 548; non mi sembra invece necessario ipotizzare<br />

con RODGER, Concealing a Servitude, cit., 134 ss.; ID., Concealing a Servitude. II, cit.,<br />

238 s., che vi fossero dubbi al riguardo: cfr. infra, nt. 135).<br />

131 Potrebbe apparire strano che quest’ultima ipotesi sia fatta seguire alla reticenza,<br />

posto che negare l’esistenza <strong>del</strong>la servitù potrebbe apparire nulla più che una

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