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Linguistica Romanza Varvaro - Appunti Unict

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<strong>Linguistica</strong> <strong>Romanza</strong><br />

Corso introduttivo<br />

Alberto <strong>Varvaro</strong><br />

Solo con la dialettologia moderna, dalla fine dell’800 e soprattutto nel 900,<br />

appaiono vocabolari dialettali di concezione diversa. Basati sulla varietà di<br />

piccoli centri o di aree molto vaste, essi mirano a raccogliere l’intero lessico di<br />

un dialetto per permetterne non la traduzione ma la conoscenza, e quindi in<br />

tutta la sua varietà formale e semantica.<br />

Dalla stessa esigenza nascono, già nel medioevo, le prime descrizioni<br />

grammaticali del francese ad uso di chi era di lingua madre inglese. Una<br />

lingua può essere descritta affinché sia parlata correttamente oppure affinché<br />

chi non la conosce ne apprenda almeno i rudimenti.<br />

11 LO STUDIO DELLA VARIAZIONE: DIALETTOLOGIA ED ETNOLINGUISTICA<br />

Tradizionalmente, lo studio dei dialetti mirava a dimostrare che la loro dignità<br />

linguistica non era minore di quella delle lingue letterarie del tempo. Si tratta<br />

dunque di grammatiche normative che definiscono come si dovrebbe scrivere<br />

in dialetto e non descrivono come si parlava effettivamente.<br />

La dialettologia moderna invece, (dalla seconda metà dell’800) è descrittiva.<br />

Essa non si concentra sullo studio di un dialetto in particolare, ma sulla sua<br />

metodologia. È basata sulla raccolta diretta, sul terreno, dei dati da parte<br />

dell’autore; i dati sono di norma tratti dal parlato e non dallo scritto o dalla<br />

letteratura dialettale.<br />

Lo studioso, dopo aver scelto la zona da analizzare, vi si reca per svolgere<br />

inchieste personale, trascrive il dialetto locale attraverso risposte alle sue<br />

domande o alla conversazione spontanea e poi studia e sistema i dati così<br />

raccolti.<br />

In passato si mirava a raccogliere e studiare il dialetto nella sua forma più<br />

pura e arcaica; a questo fine si selezionavano soggetti quanto più anziani e<br />

incolti possibile, senza esperienza di altre parlate. Poi ci si è resi conto che il<br />

dialetto “puro” è inesistente, poiché da nessuna parte esiste perfetta<br />

omogeneità. Il dialettologo mira dunque a raccogliere tutte le modalità di una<br />

parlata locale, sia in funzione dello studio della variazione diatòpica che di<br />

quelle diafàsica e diastràtica. Così la dialettologia diventa sempre di più<br />

sociolinguistica. Mentre quest’ultima era nata come studio della varietà nelle<br />

parlate urbane e l’altra si occupava dei piccoli paesi e dei villaggi, ora le<br />

metodologia convergono.<br />

I dialettologi non trascurano quasi mai il lessico, anche se non hanno come<br />

scopo la confezione di un vocabolario, ma poiché il fine dello studio è<br />

evidenziare le variazioni, queste sono sottolineate con maggiore rilevanza nel<br />

lessico. In ogni caso la descrizione di una rete di dialetti porta alla<br />

constatazione di differenze e somiglianze che permettono di tracciare delle<br />

aree geografiche separate la linee dette isoglosse. La constatazione di una<br />

rete di dialetti permette di tracciare un gran numero di isoglosse, ma si<br />

constaterà che assai di rado esse si sovrappongono.<br />

Lo studio dei dialetti non investe solo le forme, ma anche i loro usi. Se si<br />

considera ad esempio il caso dei pronomi personali le cui forme nei dialetti<br />

regionali non presentano molte particolarità, si trova interessante, invece, il<br />

loro uso ad esempio come allocutivo che varia a seconda delle regioni: nella<br />

zona appenninica si usa quasi sempre il “tu” anche con persone del rango<br />

superiore, mentre nel sud Italia si usa il “voi”.<br />

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