notiziario di medicina nucleare ed imaging molecolare - AIMN
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Bersagli e sonde alternative<br />
Nella cascata apoptotica, le caspasi sono state in<strong>di</strong>viduate come potenziali bersagli per l’<strong>imaging</strong> <strong>di</strong><br />
apoptosi. Le caspasi sono enzimi proteolitici presenti all’interno della cellula nella loro forma inattiva.<br />
Quando un segnale <strong>di</strong> morte raggiunge la cellula esse vengono sequenzialmente attivate e degradano vari<br />
substrati intracellulari causando l’implosione della cellula e tutti quei cambiamenti morfologici e<br />
biochimici tipici del processo <strong>di</strong> apoptosi. E’stato recentemente proposto un approccio per visualizzare il<br />
processo <strong>di</strong> apoptosi a livello delle caspasi basato sull’uso <strong>di</strong> substrati proteici delle caspasi da poter<br />
marcare con isotopi gamma- o positrone emittenti. Questo approccio si basa sull’ipotesi che il substrato<br />
proteico ra<strong>di</strong>omarcato una volta penetrato all’interno della cellula venda degradato dalle caspasi attivate<br />
durante l’apoptosi <strong>ed</strong> intrappolato all’interno della cellula. Un recente articolo ha riportato la sintesi e la<br />
caratterizzazione <strong>di</strong> 10 pepti<strong>di</strong> in grado <strong>di</strong> funzionare come substrati della caspasi (Bauer et al., 2005).<br />
L’uptake <strong>di</strong> questi composti ra<strong>di</strong>omarcati e’ stato valutato in linee cellulari tumorali durante il processo <strong>di</strong><br />
apoptosi. La problematica piu’ importante <strong>di</strong> questo approccio e’ rappresentata dal fatto che le caspasi<br />
sono un bersaglio intracellulare <strong>ed</strong> e’ stato quin<strong>di</strong> necessario sviluppare delle strategie per permettere<br />
l’ingresso dei pepti<strong>di</strong> all’interno delle cellule. Una <strong>di</strong> queste strategie e’ rappresentata dalla coniugazione<br />
dei substrati neosintetizzati a specifiche sequenze <strong>di</strong> pepti<strong>di</strong> <strong>di</strong> penetrazione cellulare come la proteina<br />
Tat. Tra tutti i pepti<strong>di</strong> saggiati quelli costituiti dalla sequenza DEVDG e dalla sequenza derivata da Tat<br />
hanno mostrato le piu’ favorevoli con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> captazione nelle cellule apoptotiche rispetto alle cellule <strong>di</strong><br />
controllo.<br />
Anche i mitocondri possono potenzialmente fungere da bersaglio per l’<strong>imaging</strong> <strong>di</strong> apoptosi utilizzando<br />
traccianti ad elettiva localizzazione mitocondriale come i cationi lipofilici il cui accumulo risente delle<br />
variazioni del potenziale <strong>di</strong> membrana mitocondriale durante il processo <strong>di</strong> apoptosi. Recentemente<br />
abbiamo riportato che i livelli <strong>di</strong> proteine della famiglia Bcl-2 che regolano il processo <strong>di</strong> apoptosi a<br />
livello della membrana mitocondriale possono influenzare l’uptake <strong>di</strong> questi traccianti (Del Vecchio et al.<br />
2003).<br />
Tuttavia ancora molto lavoro rimane da fare affinche’ questi nuovi approcci molecolari all’<strong>imaging</strong> <strong>di</strong><br />
apoptosi possano trovare convalida in un contesto clinico.<br />
Conclusioni<br />
La identificazione non invasiva del processo <strong>di</strong> apoptosi e’ possible con i ligan<strong>di</strong> attualmente a<br />
<strong>di</strong>sposizione e con tecniche <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina <strong>nucleare</strong>. Con l’avanzamento delle conoscenze <strong>di</strong> base sul<br />
processo <strong>di</strong> apoptosi, nuovi bersagli vengono identificati e nuove sonde molecolari vengono saggiate in<br />
vivo. Poter monitorare il processo <strong>di</strong> apoptosi in tempo reale e’ <strong>di</strong> primaria importanza per valutare<br />
l’efficacia <strong>di</strong> farmaci antiblastici sia nel modello animale che nei pazienti oncologici. Ad esempio,<br />
l’attivita’ antitumorale <strong>di</strong> nuovi composti e’ attualmente valutata nei modelli animali usando come in<strong>di</strong>ci<br />
<strong>di</strong> risposta le variazioni delle <strong>di</strong>mensioni, del volume e lo specifico ritardo della crescita tumorale.<br />
L’<strong>imaging</strong> <strong>di</strong> apoptosi in questo contesto sperimentale consentirebbe non solo <strong>di</strong> anticipare la risposta<br />
tumorale ma fornirebbe anche nuovi criteri per lo screening <strong>di</strong> farmaci antiblastici da avviare a fasi<br />
successive della sperimentazione.<br />
In un contesto clinico il monitoraggio della risposta terapeutica me<strong>di</strong>ante <strong>imaging</strong> <strong>di</strong> apoptosi sarebbe<br />
naturalmente <strong>di</strong> pari importanza. Il trasferimento della proc<strong>ed</strong>ura in ambito clinico richi<strong>ed</strong>e tuttavia altri<br />
stu<strong>di</strong> clinici per ottimizzare le varie fasi della proc<strong>ed</strong>ura <strong>di</strong> <strong>imaging</strong>. Allo stato attuale non sono ancora ad<br />
esempio definiti gli intervalli temporali ottimali tra trattamento e <strong>imaging</strong>. Inoltre non e’noto se e’<br />
sufficiente una singola somministrazione del farmaco citotossico o se e’ necessario completare uno o piu’<br />
cicli <strong>di</strong> chemioterapia per poter visualizzare in vivo la risposta apoptotica. Non sono sufficientemente<br />
definiti i valori <strong>di</strong> sensibilita’ e specificita’ della meto<strong>di</strong>ca. Per quanto riguarda ad esempio la sensibilita’,<br />
basta l’accumulo del tracciante in una sola lesione per definire il singolo paziente come rispondente?<br />
Queste e molte altre domande richi<strong>ed</strong>ono una risposta prima <strong>di</strong> poter utilizzare confidentemente la<br />
meto<strong>di</strong>ca in ambito clinico. Molte aspettative sono riposte in stu<strong>di</strong> clinici che facciano uso <strong>di</strong> sonde<br />
marcate con positrone emittenti e <strong>di</strong> PET. L’impiego della tecnologia PET consentirebbe, oltre ai noti<br />
<strong>AIMN</strong> - Notiziario elettronico <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Nucleare <strong>ed</strong> Imaging Molecolare, n.3, 2005 pag. 50/83