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Storia di Partinico - Blog di Giuseppe Casarrubea

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Viceré Marcantonio Colonna, procuratore seriamente creato a tal<br />

uopo dalla Maestà <strong>di</strong> suddetto Filippo 2, in forza <strong>di</strong> lettere regali<br />

della Cancellaria, date a 10 aprile del 1581 ed esseguite in Palermo<br />

li 10 gennaio del 1582, come si espressa a piè dello in<strong>di</strong>gitato<br />

atto <strong>di</strong> transazione in detto notar Occhipinti, detto giorno 21<br />

luglio 1582.<br />

A perpetua cautela degli enfiteuti si ricuperò ben anco la Paolina<br />

della Santità <strong>di</strong> papa Gregorio XIII, data in Roma, li 8 febbraio<br />

del 1583, essecutoriata in Palermo a 23 marzo dell’istesso anno e<br />

ne seguì finalmente in conferma <strong>di</strong> sì gran transazione formal<br />

sentenza, profferita dal delegato apostolico monsignor Ludovico<br />

de Torres, Arcivescovo <strong>di</strong> Morreale, che venne transuntata in Palermo<br />

da notar Giacomo Lavaggi, li 7 luglio del detto anno 1583,<br />

avverso i contravventori <strong>di</strong> essi accor<strong>di</strong>i.<br />

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Illese soltanto si resero dal comune augumento ed esenti da tal<br />

transazione le possessioni denominate <strong>di</strong> Gambacurta Raccuglia,<br />

ossia Salvini, attaccate alla nostra città, che in detto anno 1582<br />

si tenevano da Leonardo de Scorza, da cui a tutta possa si resistì<br />

legalmente alla pretesa dell’abbate, ed oggidì i <strong>di</strong> lui successori<br />

corrispondono alla nostra azienda l’antico tenue censo. Dessi sono<br />

il barone don Pietro e donna Antonia Puccio, erede questa del<br />

<strong>di</strong>fonto don Emmanuello Raccuglia e Salvini, <strong>di</strong> lei primo marito,<br />

e quello del consorte secondo e dotatario della medesima<br />

donna Maria Antonia.<br />

L’autor veramente della regolazione e aumento del canone annuale<br />

<strong>di</strong> suddetti fon<strong>di</strong> ba<strong>di</strong>ali a carico de’ censualisti non fu in<br />

realtà il de Pazos abbate, ma la suggestione del <strong>di</strong> lui procurator<br />

generale dottor don Giovan Battista Salamone e <strong>di</strong> lui subalterni,<br />

a magiormente godere della grazia del suo costituente. Pagarono<br />

frattanto costoro il loro fio <strong>di</strong> tanta dannosa novità con prossima<br />

morte e miserabile fine, e il loro capo, vale a <strong>di</strong>re il Salomone la<br />

finì da forsennato, stante la morte seguita del suo costituente,<br />

epperò cadute le sue speranze ed estinte le sue fortune, oltre<br />

all’o<strong>di</strong>o attiratosi dalle due popolazioni Abbaziali.<br />

Chi brama poi più largamente venir a lume del deplorabile fine<br />

<strong>di</strong> suddetti ministri, promotori <strong>di</strong> suddetto aumento de’ censi, riscontri<br />

il Di Giovanni nel suo Palermo ristorato, libro 4 fogli<br />

275 e 276. Lo stemma del nostro de Pazos è un mascherone <strong>di</strong><br />

etiopo con ciuffo e mustacchi.<br />

20 – Simone Tagliavia, Aragona, Ventimiglia, Emanuele e Moncada<br />

venne creato a vigesimo abbate d’Altofonte dal prelodato<br />

beatissimo padre Gregorio XIII, nel 1595, regno <strong>di</strong> suddetto Fi-<br />

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