"Maledetto silenzio..." mormorò Maitland fra sé e sé. Sulle autostrade non passavano né macchine né pullman: in lontananza il sole illuminava i balconi degli appartamenti, completamente deserti. Dove <strong>di</strong>avolo erano finiti tutti? Dio... forse una specie <strong>di</strong> psicosi collettiva. Nervosamente, Maitland si girò facendo perno sulla stampella e zoppicò sulla terra bruciata, alla ricerca <strong>di</strong> un qualsiasi abitante in quel paesaggio <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne. Forse quella notte era scoppiata la guerra mon<strong>di</strong>ale? O in qualche punto del centro <strong>di</strong> Londra avevano trovato la fonte <strong>di</strong> una spaventosa epidemia? Mentre lui dormiva nell'auto bruciacchiata, un immane esodo silenzioso lo aveva lasciato solo nella città morta. Trecento metri a ovest del vertice dell'isola, oltre la confluenza del raccordo, apparve una figura solitaria. Un uomo anziano procedeva verso l'isola lungo la carreggiata in <strong>di</strong>rezione est spingendo un piccolo motociclo. Era parzialmente nascosto dallo spartitraffico centrale, ma alla luce del sole ormai alto Maitland <strong>di</strong>stingueva chiaramente i lunghi capelli bianchi ravviati all'in<strong>di</strong>etro, che gli scendevano fin sulle spalle. Mentre seguiva con lo sguardo il vecchio impegnato a spingere il suo veicolo silenzioso, Maitland fu assalito da un terrore improvviso, che fece svanire la fame e la stanchezza. In base a una sua logica da folle, si persuase che il vecchio fosse <strong>di</strong>retto verso <strong>di</strong> lui, e forse non da ora, ma a seguito <strong>di</strong> un tortuoso tragitto attraverso un labirinto <strong>di</strong> autostrade, e che alla fine lo avrebbe chiamato al redde rationem nel punto preciso del suo incidente. Per <strong>di</strong> più, Maitland era sicuro che la macchina a due ruote che spingeva non fosse in realtà un innocuo motorino, ma un orrendo strumento <strong>di</strong> tortura recato dal vecchio in un suo viaggio infinito intorno al mondo, e alle ruote del quale, collegate a catena, il corpo già provato <strong>di</strong> Maitland sarebbe stato legato per un macabro giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Dio. Facendosi coraggio Maitland cominciò a zoppicare alla cieca intorno allo spiazzo dello sfasciacarrozze, barcollando a passi sbilenchi nel cerchio dell'incen<strong>di</strong>o estinto. La testa can<strong>di</strong>da dell'uomo era ancora visibile sulla carreggiata est, gli occhi fissi alla strada vuota che svoltava davanti a lui. Il sole illuminava i suoi vestiti stracciati e il motorino decrepito. Maitland si accovacciò fra l'erba, ringraziando fra sé quel profondo recesso che lo nascondeva alla figura in avvicinamento. Guardò l'orologio, notando il riquadro del datario proprio mentre nel tunnel rimbombava il motore <strong>di</strong>esel <strong>di</strong> una bisarca vuota. 24 aprile... Sabato! Era cominciato il weekend. L'incidente era avvenuto il giovedì pomeriggio, e aveva passato due notti sull'isola. Era sabato mattina, e questo spiegava il silenzio e l'assenza <strong>di</strong> traffico. Ebbro <strong>di</strong> sollievo, Maitland tornò alla Jaguar e bevve un po' d'acqua per rinfrancarsi, il vecchio e il motorino erano lontani, nascosti chissà dove oltre il cavalcavia. Maitland si massaggiò le braccia e il petto per smettere <strong>di</strong> tremare. Se l'era immaginata, quella figura solitaria che evocava lo spettro <strong>di</strong> chissà quale colpa infantile? Scrutò il perimetro dell'isola, esaminando con attenzione i terrapieni nel caso in cui durante la notte si fossero verificate cadute <strong>di</strong> cibo. Pacchetti fatti con carta <strong>di</strong> giornale, lucide etichette <strong>di</strong> confezioni... in qualche modo avrebbe trovato da mangiare. In caso <strong>di</strong> emergenza, le quattro bottiglie <strong>di</strong> Borgogna gli avrebbero dato la carica, e sull'isola dovevano pur esserci delle bacche commestibili, o magari un orto abbandonato con una proda <strong>di</strong> patate selvatiche. Il cassone del segnale del raccordo catturò la sua attenzione: il <strong>cemento</strong> lavato dalla pioggia brillava al sole come un cartellone vuoto. Un messaggio scarabocchiato lì, a caratteri alti un metro, sarebbe stato leggibile a tutti gli automobilisti... Maitland girò intorno alla macchina. Gli serviva un qualsiasi materiale atto a scrivere o, alla peggio, un oggetto abbastanza appuntito per incidere il <strong>cemento</strong> e incastrarvi del terriccio. Sopra il vano motore c'era ancora puzza <strong>di</strong> gomma bruciata e olio. Maitland guardò i fili anneriti collegati allo spinterogeno. A uno a uno, staccò i terminali dalle candele e si riempì le tasche con le pipette <strong>di</strong> plastica bruciate. Mezz'ora dopo aveva attraversato l'isola ed era seduto accanto alla bianca parete del cassone, con le gambe allungate come paletti laceri. Lo sforzo <strong>di</strong> farsi strada fra l'erba alta lo aveva sfinito rapidamente. Al centro dell'avvallamento c'erano punti in cui l'erba gli arrivava alle spalle. Era inciampato più volte nei muretti e nei cigli <strong>di</strong> <strong>cemento</strong> nascosti dall'erba, ma si era rialzato e aveva proseguito caparbiamente. Ormai ignorava le ortiche che gli pungevano le gambe attraverso il tessuto sdrucito dei pantaloni, come ignorava la stanchezza. Scoprì che in quel modo poteva concentrarsi sulle <strong>di</strong>fficoltà che gli si proponevano: il prossimo, doloroso passaggio <strong>di</strong> un cespuglio <strong>di</strong> ortiche, il <strong>di</strong>fficile superamento <strong>di</strong> un lastrone inclinato. In un certo senso quell'esercizio <strong>di</strong> concentrazione <strong>di</strong>mostrava che era in grado <strong>di</strong>
dominare l'isola. Tirò fuori dalle tasche dello smoking i cappucci delle spine e le pipette prese dal motore. Poi, come un bambino che gioca, schierò <strong>di</strong> fronte a sé su due file i pezzi <strong>di</strong> gomma bruciata. Era troppo stanco per stare in pie<strong>di</strong>, ma poteva arrivare a circa un metro e venti dal suolo. Scrupolosamente, compose il suo messaggio in lettere tremolanti alte un metro.