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L'isola di cemento - James G. Ballard.pdf - Autistici/Inventati

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Sheppard avanzò verso Maitland e prese con una mano la stampella, cercando <strong>di</strong> fargliela abbassare.<br />

"Per amor del cielo..." Fissò Maitland con occhi infantili e severi. "Non ti sembra <strong>di</strong> andare un po'<br />

troppo oltre?"<br />

Maitland sbirciò il traffico esiguo alle sue spalle: Proctor si era accucciato <strong>di</strong>etro un cespuglio <strong>di</strong> ortiche,<br />

in attesa con il mezzo mattone in mano. Non si sarebbero arrischiati ad ammazzarlo così, mentre<br />

passavano le auto. Tre derelitti che bruciano una vecchia coperta non attirano l'attenzione <strong>di</strong> nessuno,<br />

ma una lotta mortale avrebbe potuto essere notata da qualche poliziotto fuori servizio.<br />

"Proctor," <strong>di</strong>sse Maitland, accennando con la stampella a Jane. "Ha le chiavi, sai? Le chiavi della mia<br />

macchina."<br />

"Cosa?" la ragazza lo guardò, sinceramente in<strong>di</strong>gnata. "Di che chiavi parli?"<br />

"Proctor..." Il barbone lo fissava attentamente.<br />

"Le chiavi del bagagliaio. C'era il mio portafoglio."<br />

"Questo è assurdo." La ragazza si voltò per andarsene. "Coraggio, leviamoci <strong>di</strong> qui."<br />

"Tu non sei riuscito ad aprire il bagagliaio, vero, Proctor?" Maitland si fece avanti vacillando, brandendo<br />

la stampella come una lancia. Gli occhi <strong>di</strong> Proctor scrutavano alternativamente lui e la ragazza. "Nel<br />

portafoglio c'erano trenta sterline."<br />

"Ignoralo, Proctor! È un pazzo, chiamerà la polizia." Confusa e stizzita, raccolse un grosso mattone e lo<br />

porse all'ex acrobata.<br />

"Mi avete perquisito insieme la notte scorsa, Proctor," riprese Maitland calmo. Era a un paio <strong>di</strong> metri da<br />

Proctor, comodamente a portata <strong>di</strong> carica taurina. "E sai benissimo che non sono più tornato alla<br />

macchina... mi hai sorvegliato ininterrottamente."<br />

Mentre Jane aspettava impaziente che Proctor lo colpisse, Maitland estrasse <strong>di</strong> tasca il portafoglio e<br />

<strong>di</strong>spiegò le banconote unte a ventaglio sotto il muso <strong>di</strong> Proctor. "Chi me lo ha dato, eh, Proctor? Chi lo<br />

ha preso dalla macchina? To', te ne regalo una..."<br />

Il bestione fissava i biglietti <strong>di</strong> banca come ipnotizzato; quin<strong>di</strong> si volse a guardare Jane, che aveva<br />

raccolto altre pietre e si guardava intorno con una maschera <strong>di</strong> sconcerto e <strong>di</strong> ostilità.<br />

"Nessuno ti aveva mai fatto un regalo, vero, Proctor?" riprese Maitland.<br />

"Coraggio: pren<strong>di</strong>la."<br />

Quando la ruvida mano del vagabondo si chiuse timidamente sulla banconota umida Maitland, sfinito,<br />

crollò sulla stampella.<br />

Stanchi l'uno dell'altro, i tre tornarono verso il cinema. La ragazza prese Maitland per un braccio e lo<br />

aiutò a camminare, bofonchiando irosamente fra sé. Proctor li seguì portando la coperta sbrindellata e il<br />

fornello a cherosene, col viso rugoso sempre privo <strong>di</strong> espressione. Scendendo le scale, Maitland vide che<br />

Proctor si raggomitolava come un animale nervoso, incerto se far valere o meno il suo dominio sull'isola.<br />

14<br />

Sapore <strong>di</strong> veleno<br />

"A che razza <strong>di</strong> gioco giocavi?" La ragazza guidò Maitland sul letto con mano ferrea; il suo corpo<br />

muscoloso era livido <strong>di</strong> rabbia. "E tu saresti un uomo malato! Non me ne importa niente <strong>di</strong> lottare per<br />

un portafoglio. Mi viene proprio voglia <strong>di</strong> fare armi e bagagli e lasciarti qui prima che mi procuri altri<br />

guai."<br />

"Ha tentato <strong>di</strong> uccidermi," ribatté Maitland. "E tu lo aizzavi."<br />

"Falso. E comunque Proctor è mezzo cieco. Era la nostra coperta quella che hai bruciato."<br />

"Vorrai <strong>di</strong>re la tua. Io non resto stanotte."<br />

"Nessuno lo vuole." La ragazza scosse il capo con autentico sdegno.<br />

"Ecco la tipica riconoscenza dei capitalisti! Io ti salvo da Proctor e tu gli racconti del portafoglio. Sei stato<br />

furbo a dargli dei sol<strong>di</strong>. Non ti servirà<br />

proprio a niente... Proctor non lascia mai questo posto, e per quanto ne so qui non c'è niente da<br />

comprare."<br />

Maitland scosse la testa. "Non sono stato furbo per niente. Poveraccio, non credo che sappia cosa<br />

farsene."<br />

"La sola cosa che abbia mai ricevuto dalla gente è merda in faccia. Non farti delle idee che ti resterà<br />

amico per sempre. Se ti lasciassi da solo con lui, sentiresti presto la mia mancanza."<br />

Maitland la guardava passeggiare come un'anima in pena. Le sue ripetute allusioni alla possibilità <strong>di</strong><br />

lasciare l'isola lo inquietavano: non si sentiva ancora pronto a trattare <strong>di</strong>rettamente con Proctor.

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