CATHERINE AIUTO PRESTO Le lettere serpeggiavano su e giù dal pen<strong>di</strong>o. Maitland si concentrò sull'ortografia, ma <strong>di</strong>eci minuti più tar<strong>di</strong>, quando tornò dopo un tentativo fallito <strong>di</strong> raggiungere la Jaguar, erano sparite, come cancellate da un esaminatore insod<strong>di</strong>sfatto.
NO MAMMA FA MALE POLIZIA Aspettò nascosto nell'erba alta accanto alla scarpata, ma gli occhi gli si chiudevano. Quando li riaprì, il messaggio era sparito. Rinunciò, incapace <strong>di</strong> decifrare la sua stessa scrittura. L'erba stormiva rassicurante, invitando lo spaventapasseri stravolto dalla febbre. I fili gli mulinavano intorno, aprendogli davanti una dozzina <strong>di</strong> sentieri, ciascuno dei quali lo avrebbe condotto in un pergolato para<strong>di</strong>siaco. Sapendo che se non si metteva al riparo nella Jaguar non avrebbe superato la notte, Maitland programmò il suo tragitto fino allo spiazzo dello sfasciacarrozze, ma dopo pochi minuti cominciò a seguire passivamente le volute a spirale che l'erba gli <strong>di</strong>segnava intorno. Strano a <strong>di</strong>rsi, lo condusse per un pen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> terreno maggiormente ripido e accidentato, sul tetto del rifugio antiaereo più grande. Maitland arrancava, ascoltando il frusciare dell'erba intorno a lui. Un tracciato <strong>di</strong> pietra in<strong>di</strong>cava il muro occidentale del rifugio; lì Maitland si fermò. Il tetto incurvato spioveva da ambo i lati, scomparendo nel folto dei cespugli che sorgevano dal pavimento. Quin<strong>di</strong> fra l'erba cadde un silenzio come <strong>di</strong> attesa, attesa che Maitland facesse una mossa significativa. Domandandosi perché fosse salito là in cima, Maitland scorse il taxi rovesciato nello spiazzo dello sfasciacarrozze. Con le ultime forze si girò per tornare alla Jaguar, ma prima <strong>di</strong> rendersene conto stava già scivolando sul tetto bagnato <strong>di</strong> pioggia. Cadde pesantemente, strisciando giù dalla superficie curva nell'intrico <strong>di</strong> ortiche e <strong>di</strong> erbacce, dove si inabissò come uno speleologo che scompare in una caverna sotterranea. Sprofondato in quel recesso vegetale, Maitland giacque per un po' su un'amaca <strong>di</strong> ortiche calpestate. L'erba fitta e le foglie del sambuco nano lasciavano filtrare solo un fioco bagliore <strong>di</strong> tardo pomeriggio, e gli veniva quasi da pensare <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>steso in fondo a un mare calmo e immobile, la cui equorea tranquillità fosse permeata solo da pochi raggi <strong>di</strong> luce morente. Quel silenzio e quel dolce, organico profumo <strong>di</strong> piante in decomposizione calmarono la sua febbre. Una piccola, svelta creatura gli si arrampicò sulla gamba sinistra, gli artigli protesi a cercare un appiglio nel tessuto sdrucito dei suoi pantaloni. Si spostava a scatti, risalendo la coscia fino all'inguine. Maitland aprì gli occhi e sbirciò nella penombra, riconoscendo il naso lungo e gli occhi irrequieti <strong>di</strong> un topo marrone, attirato dal sangue che gli usciva dall'anca. Una ferita aperta sfigurava il capo dell'animale mettendo a nudo il cranio, come se si fosse da poco <strong>di</strong>vincolato da una trappola. "Va' via... aah!" Maitland fece un balzo, afferrando la stampella impigliata nel sambuco sopra <strong>di</strong> lui. Colpì il fogliame intorno selvaggiamente, allargando le pareti della sua cella verde. Il topo se n'era andato. Maitland fece passare la gamba offesa tra i rami fino a raggiungere il suolo sottostante e uscì alla luce della sera per ritrovarsi in un corridoio incassato, che costeggiava il muro ovest del rifugio. Lì la vegetazione era stata tagliata, formando una specie <strong>di</strong> declivio che conduceva all'ingresso. "Attrezzi!..." Armeggiando concitatamente con la stampella, Maitland arrancò giù per il passaggio, senza più pensare alla febbre e alle ferite. Giunto sulla soglia, si terse il sudore che gli rigava le guance e la fronte. Un chiavistello cromato e una catena tenevano chiusa la porta; Maitland infilò la stampella fra porta e catena e scar<strong>di</strong>nò i supporti. Maitland aprì la porta con un calcio ed entrò nel rifugio. Fu raggiunto da un odore dolciastro ma non sgradevole, come se fosse entrato nella tana <strong>di</strong> una creatura gigantesca e mansueta. Alla luce morente riconobbe il tugurio abbandonato <strong>di</strong> un vagabondo: una quantità <strong>di</strong> coperte scolorite pendevano dal soffitto e ricoprivano muri e pavimento. Un mucchio <strong>di</strong> coperte costituiva un giaciglio ru<strong>di</strong>mentale, e l'arredamento si riduceva a una se<strong>di</strong>a e a un tavolo <strong>di</strong> legno. Dallo schienale della se<strong>di</strong>a pendeva una calzamaglia, il lacero costume <strong>di</strong> un acrobata da circo anteguerra. Maitland si appoggiò alla parete curva, decidendo che avrebbe trascorso la notte in quel ricovero abbandonato. Sul tavolo <strong>di</strong> legno erano sistemati in cerchio, come fossero ornamenti <strong>di</strong> un altare, numerosi oggetti metallici. Tutti erano stati prelevati da automobili: uno specchietto laterale, pezzi <strong>di</strong> finestrini cromati, frammenti <strong>di</strong> fanali. "Jaguar?..." Maitland riconobbe il medaglione con lo stemma, dello stesso tipo <strong>di</strong> quello della sua auto. Nel prendere il medaglione per esaminarlo non si avvide della figura massiccia dall'ampio torace che lo osservava dalla soglia, contratta come un toro, con la testa incassata fra le spalle frementi. Prima che Maitland sollevasse il medaglione alla luce un pugno poderoso glielo fece volar via <strong>di</strong> mano; la stampella andò a finire lontano. Mani possenti lo afferrarono per le braccia spingendolo verso la porta. Nei secon<strong>di</strong> successivi, mentre veniva scaraventato a terra, Maitland fu cosciente solo <strong>di</strong> una figura