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Divorzio? - La Gazzetta dell'Economia

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26 25 settembre<br />

01 ottobre 2010 Itinerari<br />

Il prosciutto che fa la storia di una terra<br />

Cajunne di Faeto<br />

un antico sapore<br />

olo se la coscia è di cajunne, lu presutt’ come a Faeto nell’alta<br />

Valle del Celone, chiamano il prosciutto (al latino perexu-<br />

Stus,<br />

prosciugato) colà prodotto è vero salume di nicchia.<br />

Altrimenti sono solo chiacchiere e fandonie.<br />

Tanto si precisa poiché venticelli calunniosi hanno più volte aleggiato<br />

su Faeto, ritenuta “repubblica del prosciutto”, riferendo<br />

di cosce trattate da maiali importati dall’Olanda.<br />

Per i “curiosi viaggiatori” il cajunne è un maiale semibrado di<br />

nera cotenna e di carni la cui sapidità è dono dei pastoni preparati<br />

dagli allevatori e di quant’altro i suini si nutrono delle bontà dei<br />

boschi nelle contrade di Piano Maggese Scavo: ghiande, tuberi,<br />

erbe aromatiche, persino funghi.<br />

È antica la tradizione del prosciutto faetano. I contadini lo preparavano<br />

come salvadanaio: una coscia per l’acquisto di un paio<br />

Molte specialità di salumi prodotte<br />

<strong>La</strong>rdo e soppressate<br />

Faeto si producono anche salami,<br />

A soppressate e lu rèj, il lardo. Corrisponde<br />

allo strato adiposo che ricopre<br />

il maiale sul dorso, dalla regione occipitale<br />

fi no alle natiche e che lateralmente<br />

arriva fi no alla pancetta.<br />

Lu rèj ha forma rettangolare, con uno<br />

spessore non inferiore a tre cm, esternamente<br />

la parte inferiore conserva<br />

la cotenna, mentre quella superiore<br />

è ricoperta dal sale di stagionatura, da<br />

foglie d’alloro e pepe a granelli o pe-<br />

* Il e settembre appuntamento<br />

con la Festa Patronale a Deliceto, sui<br />

Monti Dauni (Fg) in onore di Maria SS.<br />

dell’Olmitello. In programma, oltre a manifestazioni<br />

di religiosità popolare, anche<br />

peroncino. Il profumo è aromatico e<br />

tenue, il sapore fresco quasi dolce e<br />

molto delicato.<br />

Lu rèj per essere degno di tale nome<br />

deve essere “umido, di consistenza omogenea<br />

e morbida, di colore bianco,<br />

leggermente rosato, con, eventualmente,<br />

una striscia di magro al centro”.<br />

È quanto si precisa in “Carta d’identità<br />

prodotti tradizionali pugliesi” a cura<br />

di Giuseppina Marilia Tantillo dell’Università<br />

di Bari.<br />

fraBoschi,SentierieTorrenti<br />

Tutti a Deliceto<br />

la IV edizione di “Suono Vivo – Musica &<br />

Cultura” per serate artistiche, culturali e<br />

musicali che portano nel piccolo borgo<br />

numerosi turisti. Gli eventi sono a cura<br />

del Comune di Deliceto in collaborazione<br />

con le associazioni locali.<br />

Info: Pasquale Capano . –<br />

cell. .<br />

* Dal al settembre “Sagra ‘Frate<br />

Focu” (del peperoncino) a Scorrano<br />

(Le), in occasione dei festeggiamenti<br />

per San Francesco d’Assisi. <strong>La</strong> festa è sul<br />

Piazzale del Convento dei Cappuccini,<br />

dove saranno allestiti stand gastronomici<br />

dove poter degustare (opportunamente<br />

infuocati di peperoncino) panini<br />

con melanzane e peperoni, piatti di carne<br />

come il maiale sulla brace, cavallo a<br />

‘pezzetti’ con il sugo di pomodoro, e<br />

moltissime altre ricette del posto.<br />

I proventi della serata saranno devoluti<br />

in benefi cenza. Info: .-.<br />

Foto Kalle Kolodziej_fotolia<br />

di scarpe per i bambini, un attrezzo di lavoro, un’altra da conservare<br />

in caso di mancanza di cibo.<br />

Nei miei ricordi di parecchie lune fa, durante vagabondaggi in<br />

Puglia lungo tratturi e garighe, per acciuff are tradizioni e paesaggi<br />

“fuori strada”, c’è l’acquisto a Faeto di una porzione di prosciuttello<br />

dalle carni scure, un tantino dure, ma con un sapore!<br />

Oggi trovare di quel prosciutto è tempo perso. Le tecniche di allevamento<br />

e di preparazione sono molto migliorate, anche da un<br />

punto di vista igienico e la Regione Puglia ha riconosciuto il salume<br />

faetano “Prodotto Tipico Regionale”, pertanto è necessario rispettare<br />

uno speciale disciplinare per essere defi nito come “Prosciutto<br />

di Faeto”. Inoltre è Presidio di Slow Food organizzazione molto<br />

sensibile per i prodotti di nicchia e sempre pronta a difenderli e<br />

diff onderli, se meritano. Tutti validi presupposti per la richiesta, già<br />

n quella “repubblica del prosciutto”<br />

Icom’è considerato il paese, appennì<br />

e Prazzùnne cùme un nitte de scèje,<br />

appeso al Monte Perazzoni come un<br />

nido d’uccello, si respira la buona aria<br />

del bosco comunale detto di “Difesa<br />

Vendicola”: non per niente il nome di<br />

Faeto deriva da faggio. Tante sono,<br />

inoltre, le sorgenti e i torrenti che in<br />

passato servivano per muovere le ruote<br />

di mulini ad acqua, oggi silenti monumenti<br />

di un’economia basata sull’agricoltura<br />

e sui prodotti dei boschi.<br />

A Faeto i “curiosi viaggiatori” sono<br />

accolti dal cartello in franco provenzale<br />

e in lingua: Bunvni a Fait, lu pais me<br />

auto la Pugli, benvenuti a Faeto il paese<br />

più alto della Puglia.<br />

Il franco provenzale è un dialetto<br />

riconosciuto dallo Stato come lingua<br />

uffi ciale (Legge /) riveniente da<br />

Scheda<br />

Sinonimi: Presutt’ de Fait<br />

Ingredienti: Carne suina e sale marino<br />

Forma: Coscia di suino, taglio classico all’italiana, presenta osso femorale comprensivo di zampa<br />

Peso: Kg - <br />

Costi: € , al Kg<br />

Consistenza: stagionatura minima dodici mesi<br />

Odore: profumato marcato<br />

Colore: rosso mattone con lardo roseo<br />

I maggiori produttori sono i salumifi ci Moreno (-) e De Luca (-.)<br />

Ai primi di febbraio si tiene la “Fféte de lu cajunne” e ad agosto, anche in onore degli emigrati, c’è<br />

la sagra detta “Fféte de lu presutt’”.<br />

uando l’acqua dava pane: è il sottotitolo de “I<br />

Qmulini ad acqua dell’Alta Valle del Celone”, libro<br />

documento dei fratelli Ausilia e Nicola Pirozzoli. Già<br />

uscito qualche anno fa e poi riproposto con gli aggiornamenti<br />

di nuove scoperte, di foto tutte a colori, di<br />

memorie.<br />

L’Alta Valle del Celone è nel Sub Appannino Dauno,<br />

ai confi ni tra la Puglia con la Campania, comprende i<br />

territori di Faeto, Celle S. Vito, Castelluccio Valmaggiore,<br />

dove sono i mulini ad acqua (una ventina) funzionanti<br />

sino ai primi del . Oggi sono monumenti<br />

all’inventiva dei contadini, dei mugnai e degli artigiani<br />

di un tempo.<br />

Si deve anche alle ricerche dei Pirozzoli se oggi almeno<br />

di questi opifi ci è stato restaurato ed è meta di<br />

visite didattiche.<br />

I mulini dell’Alta Valle del Celone non avevano pale<br />

esterne verticali ma orizzontali sulle quali si faceva arrivare<br />

un getto potentissimo d’acqua raccolta in alto in<br />

una vasca (sc’gli’ttahu) e quindi scaricata in giù. Il getto<br />

faceva muovere un albero di trasmissione (arb’l’)<br />

avviata, di riconoscimenti europei quali la Dop o l’Igp.<br />

<strong>La</strong> lavorazione del prosciutto di Faeto comincia con la salagione<br />

in tini di abete o pino di legno. Dopo qualche giorno è massaggiato<br />

con acqua e aceto.<br />

Dopo quattro mesi i prosciutti sono “sugnati”, cioè cosparsi di<br />

farina mista a strutto, pepe o peperoncino il che determina una<br />

chiusura dei pori per evitare intrusioni non desiderate d’insetti<br />

o altro.<br />

<strong>La</strong> stagionatura di dodici mesi (in locali freschi, areati e dotati<br />

di camino), lenta e morbida si ottiene perché Faeto si trova a<br />

metri d’altitudine. Inoltre il territorio di Faeto è attraversato<br />

dal fi ume Celone, il che crea umidità e ventilazione ottimali per<br />

la delicata fase di conservazione e perfezionamento di sapori del<br />

presutt.<br />

Da vedere – Le ceramiche e gli intagli in legno<br />

Il paese più alto di Puglia<br />

dove si parla provenzale<br />

quella “lingua d’oc” che ancora si parla,<br />

oltre che in alcune zone della Valle<br />

D’Aosta, anche a Faeto come nella vicina<br />

Celle San Vito.<br />

Due le circostanze che hanno lasciato<br />

questa eredità linguistica: la prima,<br />

la meno suff ragata, è che un gruppo<br />

di valdesi per sfuggire alle persecuzioni<br />

dei papi avignonesi (siamo attorno<br />

alla seconda metà del Duecento), si<br />

siano rifugiati in Puglia e più in particolare<br />

a Faeto, ma si dà più credito a un<br />

editto del di Carlo I d’Angiò che<br />

richiamava famiglie “di buona qualità<br />

artigiana” e “conoscitori di macchine<br />

da guerra” per popolare la nuova<br />

cerchia fortifi cata di Lucera a pochi<br />

chilometri dall’attuale Faeto, dopo<br />

che i saraceni vi erano stati sconfi tti e<br />

scacciati. L’ luglio del , circa duecento<br />

soldati franco provenzali, che si<br />

trovavano in località Casal Crepacuore,<br />

poco distante, aderirono all’iniziativa<br />

e, fi nita la guerra furono raggiunti<br />

dalle famiglie dando vita ai borghi di<br />

Faeto e di Celle San Vito.<br />

Allora bunvi a Fait dov’è consigliata<br />

la visita al laboratorio delle ceramiche<br />

provenzali, di manufatti di intaglio del<br />

legno, al museo della civiltà contadina<br />

nella “Casa del Capitano” e ai mulini<br />

ad acqua.<br />

A Faeto si arriva da Bari percorrendo<br />

l’Autostrada A Uscita Foggia<br />

Direzione Lucera Castelluccio Valmaggiore<br />

– Faeto.<br />

<strong>La</strong> ricettività: Moreno (-<br />

) Rifugio di Faeto<br />

(), Ristorante Carlo d’Angiò<br />

(), Ristorante Locanda<br />

Casa Mia (). Info@prosciuttodifaeto.it<br />

Attivavano un meccanismo per la triturazione del grano<br />

<strong>La</strong> valle dei mulini ad acqua<br />

al quale erano collegate altre ruote che muovevano<br />

a loro volta le macine (macc’n’) che trituravano il grano<br />

contenuto nella tramoggia (trammòj), mentre una<br />

leva (scazz’cattàhu’), serviva per regolare lo spessore<br />

tra le macine e quindi del macinato. Ogni mulino sfarinava<br />

in media un sacco ( kg) di grano ogni minuti.<br />

L’acqua che scorreva dal mulino era riciclata per<br />

annaffi are gli orti o per muovere altri opifi ci come, per<br />

esempio i telai.<br />

Quando funzionavano, fungevano anche da mass<br />

media: infatti era al mulino che ci si scambiavano le<br />

informazioni, non solo sui prezzi del grano, ma anche<br />

sulle fi ere, sulle feste patronali, sui fi danzamenti, si<br />

spettegolava e, come tutti i mulini degni di rispetto,<br />

chiunque vi entrava si...infarinava.<br />

Oppure imparava che: Mulin, carr’, e scuppètt’ a chi<br />

i tint’ pa lo sèns’ lo fant’ mett’, mulini, carri, e schioppi<br />

fanno diventare sensato chi non lo è. Oppure gli anziani<br />

ricordavano che lu piahu’ d’nchie la farinn’ s’ crenz’<br />

mulnar’, il pidocchio nella farina si crede mugnaio.<br />

Pagina a cura<br />

di Vittorio Stagnani

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