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Valorizzare l'allevamento e i prodotti della razza autoctona Nera di ...

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capre fecondate con la ia e negative alla prima eco<br />

Le 8 capre dell’Allevamento A risultate negative alla prima ecografia sono state poi lasciate con i becchi e sono<br />

risultate tutte positive all’ecografia del 16/11/2011. Quelle dell’Allevamento B sono state tutte commercializzate.<br />

8. conclusioni<br />

I risultati ottenuti con la presente esperienza, seppur condotta su un numero limitato <strong>di</strong> soggetti, consentono<br />

una valutazione positiva <strong>della</strong> tecnica gestionale e riproduttiva attuata che ha dato un tasso <strong>di</strong> fertilità<br />

sod<strong>di</strong>sfacente (68,42%). Questo valore è nettamente superiore rispetto a quello ottenuto nella precedente<br />

sperimentazione (Interreg IIIA) basata sulla sincronizzazione con il metodo ormonale classico e inseminazione<br />

con seme congelato (49%). Anche dal punto <strong>di</strong> vista economico tale tecnica ha comportato una riduzione<br />

dei costi rispetto a quelli sostenuti dal precedente progetto Interreg. L’esperienza testimonia inoltre<br />

che la sincronizzazione effettuata con l’impiego <strong>di</strong> spugne e dell’effetto becco, senza l’utilizzo del PMSG e<br />

Cloprostenolo, ha funzionato, portando il 75,5% delle femmine alla manifestazione del calore nelle tre prove<br />

becco eseguite. Il mancato utilizzo <strong>di</strong> dosaggi ormonali nel metodo <strong>di</strong> sincronizzazione non ha comportato<br />

alterazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne fisiologico o clinico. Questo è riscontrabile dall’andamento dei parti da cui si evince, tra<br />

l’altro, che le capre che non hanno risposto positivamente alle prove becco, hanno partorito nei medesimi<br />

giorni degli animali fecondati, senza alcuna alterazione dei cicli sessuali. Sempre per quanto riguarda i parti,<br />

questi sono stati ravvicinati facilitando così il management da parte dell’allevatore. Per ottenere un miglioramento<br />

<strong>della</strong> percentuale <strong>di</strong> fertilità occorrerà lavorare verso un’applicazione del protocollo più rigorosa. I<br />

risultati delle tre prove becco nell’Allevamento A, se confrontati con quelli dell’Allevamento B, evidenziano<br />

come il non perfetto rispetto del protocollo, dovuto a una stimolazione dei becchi non contestuale all’estrazione<br />

delle spugne, abbia determinato un minor numero <strong>di</strong> capre in calore. dal confronto con gli allevatori<br />

si evince che il protocollo <strong>di</strong> rilevamento dei calori risulta particolarmente impegnativo. Lo stesso, tenuto<br />

anche conto del tasso <strong>di</strong> fertilità ottenuto sottoponendo a IA le capre risultate positive alla 3a prova becco,<br />

potrebbe essere semplificato eseguendo la IA solo su femmine in calore alla 1 a o al massimo alla 2 a prova<br />

becco, riducendo così da 3 a 2 le prove in questione. Un altro aspetto sul quale investire sarà l’innalzamento<br />

degli standard genetici quali-quantitativi, minimizzando il coefficiente <strong>di</strong> parentela tra maschi e femmine al<br />

fine <strong>di</strong> rendere più bassa possibile la consanguineità me<strong>di</strong>a attesa nelle generazioni successive. Oltre alle<br />

misure già adottate nella sperimentazione (accoppiamenti tra capre e becchi programmati così da accoppiare<br />

alle capre becchi con la massima variabilità genetica possibile), sarà opportuno puntare su una maggiore<br />

sinergia tra allevatori, trattandosi <strong>di</strong> una <strong>razza</strong> in via <strong>di</strong> estinzione, la cui consistenza numerica è assai<br />

ridotta, spesso <strong>di</strong>stribuita su ambiti territoriali limitrofi non ben collegati tra loro e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficili da raggiungere.<br />

Per tale motivazione un’altra possibile variante potrebbe essere quella <strong>di</strong> intervenire sulla lavorazione<br />

del seme finalizzata alla refrigerazione, per prolungarne l’utilizzabilità entro le 12 ore e permettere così lo<br />

scambio <strong>di</strong> dosi tra gli allevamenti, andando in deroga alla legge 30 sulla riproduzione in quanto la nera <strong>di</strong><br />

Verzasca è una <strong>razza</strong> <strong>autoctona</strong> a rischio <strong>di</strong> estinzione, per allevare in purezza senza incorrere in limitazioni<br />

<strong>di</strong> consanguineità.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

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