04.06.2013 Views

Capitolato delle Opere Bioedili e Impiantistiche

Capitolato delle Opere Bioedili e Impiantistiche

Capitolato delle Opere Bioedili e Impiantistiche

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

CAPITOLATO SPECIALE DI APPALTO OPERE BIOEDILI<br />

INDICE<br />

1. QUALITÀ E PROVENIENZA DEI MATERIALI<br />

1.1 MATERIALI IN GENERE – PRESCRIZIONI PARTICOLARI<br />

1.2 INERTI<br />

1.2.1 INERTI MINERALI<br />

1.2.2 INERTI VEGETALI<br />

1.2.3 INERTI DI RECUPERO<br />

1.2.4 PIETRE NATURALI E MARMI<br />

1.3 LEGANTI<br />

1.3.1 ACQUA<br />

1.3.2 CALCI<br />

1.3.3 LEGANTI IDRAULICI<br />

1.3.4 CEMENTI<br />

1.3.5 POZZOLANE<br />

1.3.6 GESSO<br />

1.3.7 ARGILLA<br />

1.3.8 TERRA CRUDA<br />

1.3.9 COCCIOPESTO<br />

1.4 LATERIZI<br />

1.4.1 LATERIZI ALLEGGERITI O PORIZZATI<br />

1.4.2 LATERIZI IN TERRA CRUDA<br />

1.5 LEGNAMI<br />

1.6 MATERIALI FERROSI E METALLI VARI<br />

1.6.1 ACQUA<br />

1.7 MATERIALI PER PAVIMENTAZIONI<br />

1.7.1 MARMETTE E MARMETTONI<br />

1.7.2 COTTO (PIASTRELLE IN CERAMICA ESTRUSE)<br />

1.7.3 LINOLEUM<br />

1.7.4 PAVIMENTI IN PIETRA NATURALE<br />

1.7.5 LEGNO<br />

1.7.6 PAVIMENTI E RIVESTIMENTI TESSILI<br />

1.7.7 RIVESTIMENTI ESTERNI IN LEGNO<br />

1.8 ISOLANTI<br />

1.8.1 MATERIALE TERMOISOLANTE DI ORIGINE MINERALE<br />

1.8.2 MATERIALI D’ORIGINE VEGETALE<br />

1.8.3 MATERIALI D’ORIGINE ANIMALE<br />

1.9 IMPERMEABILIZZAZIONI E GUAINE<br />

1.9.1 FIBRE DI CELLULOSA<br />

1.9.2 FIBRE SINTETICHE<br />

1.10 COLORI , VERNICI, IMPREGNANTI, SOLVENTI, COLLANTI<br />

1.10.1 COLORI E VERNICI<br />

1.10.2 SOLVENTI<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

1.10.3 MPREGNANTI<br />

1.10.4 PRODOTTI PER IL TRATTAMENTO DEI METALLI<br />

1.11 VETRI CRISTALLI<br />

1.12 MATERIALI PER IMPIANTI<br />

1.12.1 MATERIALI PER IMPIANTI IDRO-SANITARI<br />

1.12.2 MATERIALI PER IMPIANTI ELETTRICI<br />

2. PRESCRIZIONI TECNICHE PER L’ESECUZIONE DI OGNI CATEGORIA DI<br />

LAVORO<br />

2.1 LAVORI PRELIMINARI<br />

2.1.1 DEMOLIZIONI E RIMOZIONI<br />

2.1.2 SCAVI IN GENERE – SCAVI DI SBANCAMENTO – SCAVI DI FONDAZIONE<br />

2.1.3 RILEVATI E RINTERRI<br />

2.2 TRATTAMENTI DI PROTEZIONE DEI MATERIALI<br />

2.2.1 COTTO<br />

2.2.2 LEGNO<br />

2.2.3 FERRO<br />

2.3 MALTE E CONGLOMERATI<br />

2.3.1 MALTE E CONGLOMERATI<br />

2.3.2 MALTE PRECONFEZIONATE<br />

2.3.3 MATERIALI SPECIFICI<br />

2.4 MURATURE<br />

2.4.1 MURATURE IN GENERE<br />

2.4.2 MURATURE E RIEMPIMENTI IN PIETRAME A SECCO<br />

2.4.3 MURATURE IN PIETRAME CON MALTA<br />

2.4.4 PARAMENTI PER MURATURE IN PIETRAME<br />

2.4.5 MURATURE IN MATTONI<br />

2.4.6 PARETI DI UNA TESTA ED IN FOGLIO CON MATTONI PIENI E FORATI<br />

2.4.7 MURATURE MISTE<br />

2.4.8 MURATURA IN ARGILLA CRUDA<br />

2.4.9 MURATURA IN BLOCCHI DI ARGILLA ESPANSA E CEMENTO<br />

2.4.10 MURATURE IN BLOCCHI DI CONGLOMERATO IN LEGNO E CEMENTO<br />

2.4.11 TRAMEZZI LEGGERI CON STRUTTURA PORTANTE IN LEGNO<br />

2.4.12 PARETI IN LEGNO MASSICCIO<br />

2.5 STRUTTURE ORIZZONTALI O INCLINATE, SOLAI, VOLTE E COPERTURE<br />

2.5.1 COSTRUZIONE DELLE VOLTE<br />

2.5.2 SOLAI<br />

2.5.3 CONTROSOFFITTI<br />

2.5.4 COPERTURE A TETTO<br />

2.5.5 COPERTURE A TERRAZZO – TETTI GIARDINO<br />

2.6 PAVIMENTI E RIVESTIMENTI<br />

2.6.1 PAVIMENTI<br />

2.6.2 RIVESTIMENTI DI PARETI<br />

2.7 INTONACI E DECORAZIONI<br />

2.12.1 INTONACI<br />

2.12.2 DECORAZIONI<br />

2.8 OPERE DA PITTORE<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


2.15.1 NORME GENERALI<br />

2.15.2 ESECUZIONI PARTICOLARI<br />

<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

2.9 IMPIANTI TECNICI<br />

2.9.1 IMPIANTI ELETTRICI<br />

2.9.2 IMPIANTI IDRICI SANITARI<br />

2.9.3 TRATTAMENTO DELL’ACQUA<br />

2.9.4 IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO – GENERATORI E TERMINALI DEGLI IMPIANTI DI<br />

RISCALDAMENTO E RAFFRESCAMENTO<br />

2.9.5 SISTEMI DI CONTROLLO DELL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO E GAS<br />

RADON<br />

2.9.6 TRATTAMENTO DELL’ARIA<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


1. QUALITÀ E PROVENIENZA DEI MATERIALI<br />

<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

1.1 – MATERIALI IN GENERE – PRESCRIZIONI PARTICOLARI<br />

Nella scelta dei materiali da costruzione è opportuno rivolgersi a materiali naturali che permettano all’edificio<br />

nel suo complesso di respirare e di interagire con l’ambiente esterno. Un materiale per agire beneficamente<br />

sul clima interno di un’abitazione (e quindi sull’uomo) deve avere caratteristiche di porosità, igroscopicità e<br />

traspirabilità. La permeabilità all’aria (traspirabilità) e la capacità di assumere e cedere vapore acqueo<br />

influendo sul microclima abitativo (igroscopicità) sono legate entrambe alla porosità del materiale. Al fine di<br />

realizzare interventi edilizi ecocompatibili è essenziale che i materiali siano reperibili in loco: per ridurre i<br />

consumi energetici connessi al trasporto, per valorizzare la tradizione e l’esperienza dell’industria e<br />

dell’artigianato locali, per salvaguardare aspetti formali e materici caratterizzanti l’identità e l’immagine d’ogni<br />

particolare ambiente urbano.<br />

1.2 – INERTI<br />

Sabbia, ghiaia e pietrisco, pomice, perlite, vermiculite, argilla espansa, pozzolana, coccio pesto, cenere,<br />

cereali, sabbia di cemento triturato, terra di recupero, pietre naturali e marmi.<br />

Inerti ed aggregati - In base al D. M. 9 gennaio 1996, Allegato I, gli inerti, naturali o di frantumazione, devono<br />

essere costituiti da elementi non gelivi e non friabili, privi di sostanze organiche, limose ed argillose, di<br />

gesso, ecc., in proporzioni nocive all’indurimento del conglomerato od alla conservazione <strong>delle</strong> armature.<br />

Tra le caratteristiche chimico-fisiche degli aggregati occorre considerare anche il contenuto percentuale di<br />

acqua, per una corretta definizione del rapporto a/c, ed i valori di peso specifico assoluto per il calcolo della<br />

miscela d’impasto. La granulometria inoltre dovrà essere studiata scegliendo il diametro massimo in funzione<br />

della sezione minima del getto, della distanza minima tra i ferri d’armatura e dello spessore del copriferro.<br />

La ghiaia o il pietrisco devono avere dimensioni massime commisurate alle caratteristiche geometriche della<br />

carpenteria del getto ed all’ingombro <strong>delle</strong> armature.<br />

Gli inerti normali sono, solitamente, forniti sciolti; quelli speciali possono essere forniti sciolti, in sacchi o in<br />

autocisterne. Entrambi vengono misurati a metro cubo di materiale assestato su automezzi per forniture di<br />

un certo rilievo, oppure a secchie, di capacità convenzionale pari ad 1/100 di metro cubo nel caso di minimi<br />

quantitativi.<br />

1.2.1 – INERTI MINERALI<br />

Sabbia<br />

Le ghiaie, i pietrischi e la sabbia da impiegarsi nella formazione dei calcestruzzi, dovranno avere le qualità<br />

stabilite dal R. decreti n. 2228 e 2229, in data 16 novembre 1939, per i leganti idraulici e per i conglomerati<br />

cementizi semplici od armati. In base al suddetto decreto, la sabbia naturale o artificiale dovrà risultare bene<br />

assortita in grossezza, sarà pulitissima, non avrà tracce di sali, di sostanze terrose, limacciose, fibre<br />

organiche, sostanze friabili in genere e sarà costituita di grani resistenti, non provenienti da roccia<br />

decomposta o gessosa.<br />

Essa non deve contenere materie organiche, melmose o comunque dannose; deve essere lavata ad una o<br />

più riprese con acqua dolce, qualora ciò sia necessario, per eliminare materie nocive e sostanze eterogenee.<br />

La sabbia maggiormente usata in edilizia, particolarmente nel caso degli intonaci, è la sabbia proveniente<br />

dalle cave oppure ricavata dal letto dei fiumi o dai laghi purché sia adeguatamente lavata e priva di calcari<br />

teneri in modo da evitare possibili inconvenienti, come fessurazioni e fioriture.<br />

Si può inoltre reperire la sabbia sotto la superficie del suolo, a diverse profondità, in banchi di vario spessore,<br />

depositata da remote alluvioni. Per quanto riguarda la sabbia proveniente dalla frantumazione di rocce,<br />

prima dell’impiego deve essere sottoposta a lavaggio poiché esce dai frantoi mista a una finissima polvere di<br />

roccia che deve essere eliminata, altrimenti riempirebbe gli spazi che devono essere occupati dal legante e<br />

renderebbe la malta meno resistente. “La sabbia risulta sufficientemente pulita se, stropicciandola con le<br />

mani, i granelli non rimangono appiccicati e non lasciano residui terrosi sul palmo della mano oppure se,<br />

immergendo la sabbia di prova in un bicchiere pieno d’acqua, questa non si intorbida rapidamente né<br />

l’intorbidimento si mantiene a lungo.<br />

La sabbia dovrà essere costituita da grani di dimensioni tali da passare attraverso un setaccio con maglie<br />

circolari del diametro di mm 2 per murature in genere e del diametro di mm 1 per gli intonaci e murature di<br />

paramano od in pietra da taglio. L’accettabilità della sabbia verrà definita con i criteri in dicati nell’allegato 1<br />

del d. M. 3 giugno 1968, nell’allegato 1, punto 2 del D. M. 27 luglio 1985.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

A seconda della granulometria si divide in<br />

- sabbia fine, inferiore a 0,1 mm, utilizzata per intonaci lisci<br />

- sabbia media, da 0,1 a 0,7 mm, utilizzata per intonaci grezzi e per murature<br />

- sabbia grossa, da 0,7 a 1,3 mm, adatta per la realizzazione <strong>delle</strong> malte di allettamento<br />

- sabbia molto grossa, fino a 7 mm utilizzata per getti di piccole dimensioni.<br />

La ghiaia, il pietrisco, la sabbia ed in genere gli inerti da impiegare nella formazione <strong>delle</strong> malte e dei<br />

calcestruzzi dovranno avere qualità stabilite dal D. M. 3 giugno 1968 e dalla legge 5 novembre 1971 n. 1086<br />

e relativi decreti per i leganti idraulici e per i conglomerati cementizi.<br />

Ghiaia e pietrisco<br />

Nella formazione dei calcestruzzi valgono per la ghiaia e il pietrisco le stesse norme di qualità prescritte per<br />

le sabbie.<br />

In base al R. D. n. 2229 del 16 novembre 1939, capo II, le ghiaie dovranno essere costituite da elementi<br />

omogenei puliti ed esenti da materiale calcareo o siliceo, bene assortite, formate da elementi resistenti e non<br />

gelivi, scevre da sostanze estranee, da parti friabili, terrose, argillose e limacciose e dovranno provenire da<br />

rocce compatte, non gessose e marnose ad alta resistenza a compressione.<br />

Le ghiaie sporche vanno lavate accuratamente, qualora ciò sia necessario, per eliminare le materie nocive.<br />

I pietrischi dovranno provenire dalla frantumazione di roccia compatta, durissima, silicea o calcarea pura<br />

(silicee, a struttura microcristallina, o a calcari puri durissimi e di alta resistenza alla compressione, all’urto e<br />

all’abrasione, al gelo ed avranno spigolo vivo) e dovranno essere di alta resistenza alle sollecitazioni<br />

meccaniche, esenti da materie terrose, sabbiose e, comunque, eterogenee, non gessose né gelive; non<br />

devono contenere impurità né materie pulverulenti, devono essere costituiti da elementi le cui dimensioni<br />

soddisfino alle condizioni indicate per la ghiaia. Sono assolutamente escluse le rocce marnose.<br />

Il pietrisco deve essere lavato con acqua dolce, qualora ciò sia necessario, per eliminare le materie nocive.<br />

Gli elementi costituenti ghiaie e pietrischi dovranno essere tali da passare attraverso un vaglio di fori circolari<br />

del diametro:<br />

- di 5 cm per lavori di fondazione o di elevazione, muri di sostegno, piedritti, rivestimenti di scarpe e simili;<br />

- di 4 cm se si tratta di volti di getto;<br />

- da 1 a 3 cm se si tratta di cappe di volti o di lavori in cemento armato od a pareti sottili.<br />

Gli elementi più piccoli <strong>delle</strong> ghiaie e dei pietrischi non devono passare in un vaglio a maglie rotonde in un<br />

centimetro di diametro, salvo quando vanno impiegati in cappe di volti od in lavori in cemento armato ed a<br />

pareti sottili, nei quali casi sono ammessi anche elementi più piccoli.<br />

Se il cemento adoperato è alluminoso, è consentito anche l’uso di roccia gessosa, quando<br />

l’approvvigionamento d’altro tipo risulti particolarmente difficile e si tratti di roccia compatta, non geliva e di<br />

resistenza accertata.<br />

Pomice<br />

Roccia effusiva formatasi per la presenza di vapore d’acqua e di gas racchiusi nella lava. La pomice è<br />

costituita mediamente da 55% al 74% di silice e dal 18% al 20% di ossidi di alluminio e di ferro, il restante di<br />

ossidi di potassio, sodio, magnesio e calcio. Appare di colore bianco grigiastro, è ruvida e molto porosa in<br />

quanto contiene numerose piccole cavità. E’ un materiale da costruzione leggero che raccoglie in sé una<br />

vasta gamma di qualità particolarmente interessanti:<br />

- peso specifico variabile a seconda della granulometria, tra 0,4-0,9; tra 2,3-2,5 se finemente macinata<br />

- bassa densità (600-800 Kg/mc)<br />

- buona resistenza a compressione e proprietà fono assorbenti<br />

- struttura cellulare a bassa permeabilità<br />

- resistenza al fuoco<br />

- proprietà pozzolaniche<br />

- prodotto naturale chimicamente inerte<br />

La pomice è l’aggregato ideale per la fabbricazione di svariati prodotti per costruzioni, tra i quali:<br />

- blocchi per interni e per esterni ed elementi strutturali<br />

- calcestruzzi leggeri (spesso indicato calcestruzzo di pomice/cemento)<br />

- elementi prefabbricati leggeri per l’edilizia<br />

- intonaci malte<br />

- può essere impiegato in sottofondi<br />

Eccellente rapporto resistenza meccanica / peso: può essere ottenuta un eccezionale rigidità strutturale con<br />

il 30% di peso in meno rispetto al calcestruzzo tradizionale, con significative riduzioni di costo <strong>delle</strong><br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

costruzioni (riduzione dei carichi, costi di trasporto inferiori). Gli inerti leggeri di pomice, dovranno possedere<br />

la granulometria prescritta dagli elaborati di progetto.<br />

La pomice non pone problemi di scarti tossici sia nella fase della produzione sia in quella di utilizzazione, la<br />

lavorazione per ottenere i granulati per l’edilizia non produce scarti.<br />

Perlite espansa<br />

Allo stato naturale è una particolare variazione di roccia vulcanica (classificata come lava di recente<br />

effusione, caratterizzata da pori di ridottissime dimensioni e cellule chiuse): questo minerale, sottoposto a<br />

trattamento termico, perde l’acqua combinata e si espande dando origine ad un ottimo materiale in forma<br />

granulare, esente da impurità, sterile e chimicamente inerte. Data la sua origine minerale è incombustibile (in<br />

caso di incendio non emette gas tossici). Il processo di espansione è irreversibile e pertanto il prodotto<br />

mantiene inalterate nel tempo le proprie caratteristiche. La perlite, senza leganti o conglomerata con leganti<br />

inorganici, trova la sua principale applicazione come isolante termico nell’edilizia. Serve come base per<br />

realizzare intonaci premiscelati destinati all’intonacatura dei locali.<br />

Caratteristiche tecniche:<br />

- Granulometria: variabile da 0 a 5 mm<br />

- Peso specifico apparente perlite espansa: compreso tra i 60 e 120 kg/mc<br />

- Capacità termica: C=25 Cal/ mc °C<br />

- Conducibilità termica: calcestruzzo di perlite λ= 0,060 Cal/ m h °C<br />

- Conducibilità termica: perlite sciolta λ= 0,041 Cal/ m h °C<br />

- Temperatura limite di impiego: da –180 °C a + 800°C<br />

- Temperatura limite di impiego: perlite espansa senza leganti max 800°C<br />

Vermiculite espansa<br />

Allo stato naturale è una particolare variazione morfologica della mica. Questo minerale, sottoposto a<br />

trattamento termico, perde l’acqua combinata e si espande dando origine ad un ottimo materiale isolante in<br />

forma granulare, esente da impurità, sterile e chimicamente inerte, inattaccabile da parassiti, roditori e<br />

insetti, riciclabile come inerte per il calcestruzzo. Data la sua origine minerale è incombustibile (in caso di<br />

incendio non emette fumi tossici) e imputrescibile. Il processo di espansione è irreversibile e pertanto il<br />

prodotto mantiene inalterate nel tempo le proprie caratteristiche.<br />

La vermiculite, senza leganti o conglomerata con leganti inorganici, trova la sua principale occupazione<br />

come isolante termo acustico nell’edilizia. Serve come base per realizzare speciali intonaci aventi<br />

caratteristiche fonoassorbenti e antincendio, nonché per gli intonaci premiscelati destinati all’intonacatura dei<br />

locali.<br />

Caratteristiche tecniche:<br />

- Granulometria: variabile da 0 a 12 mm<br />

- Peso specifico apparente perlite espansa: compreso tra i 70 e 110 kg/mc<br />

- Capacità termica: C=16 Cal/ mc °C<br />

- Conducibilità termica: calcestruzzo di vermiculite λ= 0,072 Cal/ m h °C<br />

- Conducibilità termica: vermiculite granulare λ= 0,049 Cal/ m h °C<br />

- Temperatura massima di impiego: vermiculite con cemento fuso 900 °C<br />

- Temperatura massima di impiego: vermiculite granulare 800 °C<br />

Argilla espansa<br />

Le argille espanse dovranno provenire da materie prime completamente naturali (argille crude prive di<br />

sostanze quali calcari, cloruri, solfati, sostanze organiche combuste “carbonio, metalli pesanti”) e non pretrattate<br />

con resine a base siliconica. L’argilla espansa si ottiene per cottura di granuli d’argilla in forni rotativi<br />

a 1200°C circa, l’espansione avviene per azione <strong>delle</strong> sostanze organiche contenute nell’argilla naturale o<br />

ad essa aggiunte. L’alta temperatura determina una pressione interna dovuta all’azione dei componenti<br />

organici volatili presenti nell’argilla che prima di essere del tutto eliminati si espandono creando una<br />

dilatazione dei granuli. La struttura dovrà risultare a granuli sferici di dimensioni variabili.<br />

La cottura sinterizza la superficie <strong>delle</strong> sferette conferendo un’elevata resistenza alla pressione.<br />

L’argilla espansa può essere utilizzata sciolta, impastata con calce spenta o legante pozzolanico naturale, in<br />

blocchi compatti.<br />

E’ impiegata per il riempimento di intercapedini, per massetti alleggeriti, per murature. La particolare struttura<br />

fisica e geometrica garantisce una migliore unità di diffusione per insufflaggio nelle intercapedini rispetto ai<br />

materiali analoghi, riducendo notevolmente i rischi di ponti termici.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Si tratta di un materiale di buona inerzia termica, isolante e chimicamente inerte. E’ esente da emissioni, non<br />

richiede l’utilizzo di altri materiali inquinanti per la posa in opera (viene insufflatto libero), è incombustibile,<br />

traspirante, resiste agli acidi e ai solventi, è inattaccabile dai parassiti, roditori e insetti.<br />

Non essendo combustibile non è possibile il riciclaggio per il recupero di energia. E’ riciclabile come inerte<br />

per il calcestruzzo.<br />

In base alla circolare n. 2, 52 AA.GG./S.T.C. del 15 ottobre 1996, per granuli di argilla espansa e scisti di<br />

argilla espansa, si richiede:<br />

- nel caso di argilla espansa: superficie a struttura prevalentemente chiusa, con esclusione di frazioni<br />

granulometriche ottenute per frantumazione successiva alla cottura;<br />

- nel caso di scisti espansi: struttura non sfaldabile con esclusione di elementi frantumati come sopra<br />

indicato.<br />

Ogni granulo, di colore bruno, deve avere forma rotondeggiante ed essere privo di materiali attivi, organici o<br />

combustibili; deve essere inattaccabile da acidi e da alcali concentrati e deve conservare le sue qualità in un<br />

largo intervallo di temperatura. I granuli devono galleggiare sull’acqua senza assorbirla.<br />

Il peso specifico dell’argilla espansa è compreso tra i 350 ed i 530 kg/mc a seconda della granulometria.<br />

Conducibilità termica (λ) K cal/m h °C –0,075/0,070<br />

1.2.2 – INERTI VEGETALI<br />

Cenere<br />

Residuo polveroso, grigio della combustione della legna o del carbone non trattato con sostanze tossiche.<br />

Cereali<br />

Steli di cereali o di leguminose ottenuti in seguito alla trebbiatura.<br />

Pula di riso (rivestimento o strati corticali dei semi del riso o di altri cereali) detto anche lolla o loppa.<br />

1.2.3 – INERTI DI RECUPERO<br />

Sabbia di cemento triturato<br />

Materiale di recupero proveniente dalla frantumazione del cls.<br />

1.2.4 – PIETRE NATURALI E MARMI<br />

Pietre naturali<br />

Le pietre naturali da impiegarsi nelle murature e per qualsiasi altro lavoro dovranno essere a grana compatta<br />

e ripulite da cappellaccio, esenti da piani di sfaldamento, da screpolature, peli, venature e scevre di sostanze<br />

estranee; dovranno avere dimensioni adatte al particolare loro impiego, offrire una resistenza proporzionata<br />

all’entità della sollecitazione cui saranno soggette ed essere efficacemente aderenti alle malte.<br />

Saranno, pertanto, assolutamente escluse le pietre marnose e quelle alterabili all’azione degli agenti<br />

atmosferici e dell’acqua corrente. “In particolare le caratteristiche alle quali dovranno soddisfare le pietre<br />

naturali da impiegare nella costruzione in relazione alla natura della roccia prescelta, tenuto conto<br />

dell’impiego che dovrà farsene nell’opera di costruire, dovranno corrispondere alle norme di cui al R. D. del<br />

16.11.1939 nn.2229 e 2232 (G.U. n. 92/1940), nonché alle norme UNI 845883 e 937989, e, se nel caso, alle<br />

“norme per l’accettazione dei cubetti per pavimentazioni stradali" CNR Ediz e alle tabelle UNI 2719 EDIZ<br />

1945”.<br />

Le pietre da taglio, oltre a possedere i requisiti ed i caratteri generali sopra indicati, dovranno avere struttura<br />

uniforme, essere prive di fenditure, cavità e litoclasi, essere sonore alla percussione e di perfetta lavorabilità.<br />

Per le opere “faccia a vista” sarà vietato l’impiego di materiali con venature disomogenee o, in genere, di<br />

brecce.<br />

Ardesia<br />

In lastre per la copertura, dovrà essere di prima scelta e di spessore uniforme; le lastre dovranno essere<br />

sonore, di superficie piuttosto rugosa ed esenti da inclusioni e venature.<br />

Pietra da taglio<br />

La pietra da taglio da impiegare nelle costruzioni dovrà presentare la forma e le dimensioni di progetto, ed<br />

essere lavorata, secondo le prescrizioni che verranno impartite dalla Direzione dei Lavori all’atto<br />

dell’esecuzione, nei seguenti modi:<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

a grana grossa, se lavorata semplicemente con la punta grossa senza fare uso della martellina per<br />

lavorare le facce viste, né dello scalpello per ricavarne spigoli netti;<br />

a grana ordinaria, se le facce viste saranno lavorate con la martellina a denti larghi;<br />

a grana mezza fina, se le facce predette saranno lavorate con la martellina a denti mezzani;<br />

a grana fina, se le facce predette saranno lavorate con la martellina a denti finissimi.<br />

In tutte le lavorazioni, esclusa quella a grana grossa, le facce esterne di ciascun concio della pietra da taglio<br />

dovranno avere gli spigoli vivi e ben cesellati in modo che il giunto fra concio e concio non superi la<br />

larghezza di 5 mm per la pietra a grana ordinaria e di 3 mm per le altre.<br />

Qualunque sia il genere di lavorazione <strong>delle</strong> facce viste, i letti di posa e le facce di congiunzione dovranno<br />

essere ridotti a perfetto piano e lavorati a grana fina. Non saranno tollerate né smussature agli spigoli, né<br />

cavità nelle facce, né stuccature in mastice o rattoppi. La pietra da taglio che presentasse tali difetti verrà<br />

rifiutata e l’Impresa dovrà sostituirla immediatamente, anche se le scheggiature o gli ammacchi si<br />

verificassero dopo il momento della posa in opera fino al momento del collaudo.<br />

Marmi<br />

I marmi dovranno essere della migliore qualità, perfettamente sani, senza scaglie, brecce, vene, spaccature,<br />

nodi, peli o altri difetti che ne infirmino l’omogeneità e la solidità. Non saranno tollerate stuccature, tasselli,<br />

rotture, scheggiature. I marmi colorati devono presentare in tutti i pezzi le precise tinte e venature<br />

caratteristiche della specie prescelta.<br />

Le opere in marmo dovranno avere quella perfetta lavorazione che è richiesta dall’opera stessa, con<br />

congiunzioni senza risalti e piani perfetti.<br />

Salvo contraria disposizione, i marmi dovranno essere, di norma, lavorati in tutte le facce viste a pelle liscia,<br />

arrotate e pomiciate. Potranno essere richiesti, quando la loro venatura si presti, con la superficie vista a<br />

spartito geometrico, a macchina aperta, a libro o comunque ciocata.<br />

1.3 – LEGANTI<br />

1.3.1 - Acqua<br />

L’acqua dovrà essere dolce, limpida e scevra da sostanze organiche, materie terrose, priva di sali<br />

(particolarmente solfati e cloruri) in percentuali dannose. Le acque torbide, ad esempio, contengono argille<br />

oltre a sostanze organiche che non permettono all’alluminio e al calcio dei leganti di reagire adeguatamente<br />

nella fase di presa e di indurimento. Le acque stagnanti, invece, contengono soprattutto gas che possono<br />

inibire i processi di presa. Anche le acque di rifiuto sono sempre da evitare, poiché contengono residui oleosi<br />

o zuccheri. E’ sconsigliato anche l’uso di acqua pura, piovana di mare o dei nevai. L’acqua più adatta è<br />

dunque quella potabile e la temperatura ottimale alla quale impiegarla può oscillare tra i 14 e i 20 C°,<br />

tenendo presente che l’acqua calda favorisce la presa del legante. Il rapporto fra legante e acqua dal punto<br />

di vista della quantità è altrettanto importante, poiché a esso è legata la resistenza della malta. Bisogna<br />

dunque fissare la quantità di acqua di volta in volta secondo le esigenze, anche se indubbiamente esiste un<br />

rapporto ottimale per favorire un “impasto normale”. E’ comunque il caso di tenere presente che una quantità<br />

maggiore di acqua consente una maggiore lavorabilità ma una minore resistenza e che una minore quantità<br />

d’acqua determina una minore lavorabilità della malta ma una maggiore resistenza.<br />

1.3.2 – CALCI<br />

Le calci aeree ed idrauliche dovranno rispondere ai requisiti di accettazione di cui al R. D. 16<br />

Novembre 1939, n. 2231, (Gazz. Uff. n.92 del 18-04-1940). La calce grassa in zolle dovrà provenire da<br />

calcari puri, essere di recente, perfetta uniforme cottura, non bruciata né vitrea né pigra ad idratarsi ed<br />

infine di qualità tale che, mescolata con la sola quantità di acqua dolce necessaria all’estrazione, si<br />

trasformi completamente in una pasta soda a grassello tenuissimo, senza lasciare residui maggiori del<br />

5% dovuti parti non ben decarburate, siliciose od altrimenti inerti.<br />

Il suddetto R.D. considera i seguenti tipi di calce:<br />

calce grassa in zolle, cioè calce viva in pezzi, con contenuto di ossidi di calcio e magnesio non inferiore al<br />

94% e resa in grassello non inferiore al 2,5%;<br />

calce magra in zolle o calce viva contiene meno del 94% di ossidi di calcio e magnesio e con resa in<br />

grassello non inferiore al 1,5%.<br />

calce idrata in polvere ottenuta dallo spegnimento della calce viva, si distingue in:<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

fiore di calcio, quando il contenuto minimo di idrossidi Ca(OH)2+Mg(HO) non è inferiore al 91%.<br />

calce idrata da costruzione quando il contenuto minimo di Ca(OH)2+Mg(HO) non è inferiore al 82%.<br />

In entrambi i tipi di calce idrata il contenuto massimo di carbonati e di impurità non dovrà superare il 6% e<br />

l’umidità il 3%. Per quanto riguarda la finezza dei granuli, la setacciatura dovrà essere praticata con vagli<br />

aventi fori di 0,18 mm. e la parte trattenuta dal setaccio non dovrà superare il 1% nel caso del fiore di calce e<br />

il 2% nella calce idrata da costruzione; se invece si utilizza il setaccio da 0,009 mm. la parte trattenuta non<br />

dovrà essere superiore al 5% per il fiore di calce e al 15% per la calce idrata da costruzione.<br />

Il materiale dovrà essere opportunamente confezionato, protetto dalle intemperie e conservato in locali<br />

asciutti. Sulle confezioni dovranno essere ben visibili le caratteristiche (peso e tipo di calce) oltre al nome del<br />

produttore e/o distributore.<br />

Le calci aeree, idrauliche ed idrate, dovranno provenire da materie prime naturali e senza alcuna<br />

additivazione di sintesi e rispondere alle norme di accettazione di cui alla legge 26 maggio 1965 n.595, al<br />

D.M. 31 Agosto 1972 e di eventuali altre norme emanate successivamente, anche durante il corso dei lavori.<br />

Sono da escludersi le calci a base di clinker commercializzati comunemente come calci o derivati da<br />

agglomerati cementizi. Le calci dovranno essere conservate in locali coperti, asciutti e ben riparati dalle<br />

intemperie. Sulle confezioni dovranno essere ben visibili le caratteristiche (peso e tipo di calce) oltre al nome<br />

del produttore e del distributore.<br />

1.3.3 – LEGANTI IDRAULICI<br />

I cementi e le calci idrauliche dovranno avere i requisiti di cui alla legge n. 595 del 26 Maggio 1965; le norme<br />

relative all’accettazione e le modalità d’esecuzione <strong>delle</strong> prove di idoneità e collaudo saranno regolate dal<br />

successivo D.M. del 3 Giugno 1968 e dal D.M. 20-11-1984.<br />

Le calci idrauliche si dividono in:<br />

calce idraulica naturale in zolle prodotta della cottura di calcari argillosi di natura tale che il prodotto cotto<br />

risulti di facile spegnimento, avente resistenza alla compressione dopo 28gg pari al 15 Kg/cmq;<br />

calce idraulica e calce eminentemente idraulica naturale o artificiale in polvere ottenute con la cottura<br />

di marne naturali oppure di mescolanze intime ed omogenee di calcare e di materie argillose e con le<br />

successive fasi di spegnimento, macinazione e stagionatura; aventi resistenza alla compressione dopo 28gg<br />

pari al 30 Kg/cmq; sono le più comunemente usate nelle malte;<br />

calce idraulica artificiale pozzolanico: miscela omogenea ottenuta dalla macinazione di pozzolana e calce<br />

aerea idratata, avente resistenza alla compressione dopo 28gg pari a 30 Kg/cmq;<br />

L’uso della calce idrata dovrà essere preventivamente autorizzato dalla Direzione dei Lavori.<br />

Per le calci idrauliche devono essere soddisfatte le limitazioni riportate nella tabella seguente:<br />

CALCI IDRAULICHE Perdita al contenuto in Contenuto in Rapporto di Contenut Residuo<br />

fuoco MgO carbonati costituzione o in Mno insolubile<br />

Calce idraulica naturale in<br />

zolle<br />

10% 5% 10%<br />

Calce idraulica naturale o<br />

artificiale in polvere<br />

5% 10%<br />

Calce eminentemente<br />

5% 10%<br />

idraulica naturale o<br />

artificiale in polvere<br />

Calce idraulica artificiale<br />

pozzolanica in polvere<br />

5% 10% 1,5%<br />

Calce idraulica artificiale<br />

siderurgica in polvere<br />

5% 5% 5% 2,5%<br />

Devono inoltre essere soddisfatti i seguenti requisiti fisico-meccanici:<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


CALCI IDRAULICHE<br />

IN POLVERE<br />

<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Resistenze meccaniche su malta normale battuta 1:3<br />

tolleranza del 10%<br />

Resistenza a trazione dopo 28 giorni Resistenza a compressione dopo 28<br />

di stagionatura<br />

giorni di stagionatura<br />

Calce idraulica naturale<br />

o artificiale in polvere<br />

5 Kg/cmq 10 Kg/cmq sì<br />

Calce eminentemente 10 Kg/cmq 100 Kg/cmq sì<br />

idraulica<br />

artificiale<br />

naturale o<br />

Calce idraulica 10 Kg/cmq 100 Kg/cmq sì<br />

artificiale pozzolanica<br />

Calce idraulica 10 Kg/cmq 100 Kg/cmq sì<br />

artificiale siderurgica<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO<br />

Prova<br />

di<br />

stabilità<br />

del<br />

volume<br />

È ammesso un contenuto di MgO superiore ai limiti purché le calci rispondano alla prova di espansione in<br />

autoclave. Tutte le calci idrauliche in polvere devono:<br />

1. lasciare sul setaccio da 900 maglie/cmq un residuo percentuale in peso inferiore al 2% e sul<br />

setaccio da 4900 maglie/cmq un residuo inferiore al 20%;<br />

2. iniziare la presa fra le 2 e le 6 ore dal principio dell’impasto e averla già compiuta dalle 8 alle 48 ore<br />

del medesimo;<br />

3. essere di composizione omogenea, costante e di buona stagionatura.<br />

Dall’inizio dell’impasto i tempi di presa devono essere i seguenti:<br />

inizio presa: non prima di un’ora; termine presa: non dopo 48 ore.<br />

1.3.4 - CEMENTI<br />

Si ottengono da marne (roccia costituita da calcite, argille, quarzo e feldspati) e da calcari argillosi in cui<br />

queste sostanze si trovano già nelle proporzioni desiderate (contenuto di argilla: 20-27%). Le rocce che<br />

contengono la giusta quantità di argilla sono però assai rare e pertanto quasi tutti i cementi sono prodotti da<br />

miscugli artificiali di calcare, silice, allumina, ossido di ferro e altre sostanze tra le quali anche scorie d’alto<br />

forno.<br />

I cementi, da impiegare in qualsiasi lavoro, dovranno essere di tipo bianco (o pozzolanico nelle fondazioni,<br />

purché a basso o nullo tenore di radioattività e derivato da lavorazioni che non utilizzino sostanze estranee,<br />

scarti industriali o quant’altro di dubbia ecologicità) senza alcuna additivazione di sintesi e dovranno risultare<br />

privi di radioattività e rispondere alle norme di accettazione di cui alla legge 26 maggio 1965 n. 595 e al D.M.<br />

3 giugno 1968 e al D.M. 31 agosto 1972 ed eventuali altre norme emanate successivamente, anche durante<br />

il corso dei lavori. Essi dovranno essere conservati in modo da restare perfettamente riparati dall’umidità e<br />

trovarsi, al momento dell’impiego, in perfetto stato di conservazione. Possono essere impiegati cementi <strong>delle</strong><br />

classi 325 e 425 del tipo bianco, pozzolanico o similari, purché derivati da lavorazioni che non utilizzino<br />

sostanze estranee, scarti industriali o quant’altro di dubbia ecologicità. Non è consigliabile mescolare diversi<br />

tipi di cemento e per ogni struttura deve esserne impiegato un solo tipo. Al posto del cemento bianco,<br />

soprattutto in ambienti particolarmente umidi, è consigliato l’uso di un legante altamente idraulico costituito<br />

da tufo pozzolanico e calce (rispondente alle norme DIN 1060); è infatti adatto per la produzione di malte di<br />

tutti i tipi e i gruppi specificati dalla DIN 1053.<br />

E’ consigliabile l’utilizzo di malta con legante pozzolanico e calce. Tale legante può essere utilizzato come<br />

intonaco esterno per edifici residenziali, intonaci interni in ambienti umidi, come primo strato di intonaco e<br />

supporto per uno strato di malta di calce spenta ed è particolarmente indicato dove esistono acque di<br />

sottosuolo dannose al calcestruzzo.<br />

1.3.5 POZZOLANE<br />

Le pozzolane saranno ricavate da strati privi di cappellaccio ed esenti da sostanze eterogenee o di parti<br />

inerti: qualunque sia la provenienza dovranno rispondere a tutti i requisiti prescritti dal R. D. 16 novembre<br />

1939, n. 2230 e successive modifiche ed integrazioni.


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Si intendono per pozzolane tutti quei materiali di origine vulcanica costituiti in prevalenza da silicati idrati di<br />

allumina, silice, ossidi di ferro, calcio, potassio, sodio, magnesio, ecc.. La pozzolana si trova generalmente<br />

sotto forma di sabbia incoerente, ma può presentarsi anche come tufo e quindi deve essere frantumata in<br />

grana fine e vagliata prima dell’uso con la stessa granulometria della sabbia.<br />

La pozzolana di origini tufacee è particolarmente adatta per essere miscelata con calci aeree e si dimostra<br />

un ottimo reattivo. La miscela ha presa piuttosto lenta e si presenta di colore rosso cupo. La pozzolana di<br />

Napoli, che si combina anche con calci aeree, ha una resa meno rapida e un colore che può variare dal<br />

verde marcio al cinereo.<br />

La pozzolana viene usata come inerte e legante nella confezione di malte e intonaci. In presenza d’acqua si<br />

combina con la calce, assumendo proprietà cementanti. La pozzolana ed i materiali a comportamento<br />

pozzolanico devono essere scevri da sostanze eterogenee: è indispensabile controllare sempre il grado di<br />

radioattività. La dimensione dei grani della pozzolana e dei materiali a comportamento pozzolanico non deve<br />

superare mm 5.<br />

1.3.6 – GESSO<br />

Il gesso dovrà essere di recente cottura, perfettamente asciutto, di fine macinazione in modo da non lasciare<br />

residui sullo staccio di 56 maglie a centimetro quadrato, scevro da materie eterogenee e senza parti alterate<br />

per estinzione spontanea. Il gesso dovrà essere conservato in locali coperti e ben riparati dall’umidità.<br />

Inoltre dovrà essere approvvigionato in sacchi sigillati con stampigliato il nome del produttore e la qualità del<br />

materiale consigliato. Non andrà comunque mai usato in ambienti umidi né in ambienti con temperature<br />

superiori ai 10° C. Non dovrà inoltre essere impiegato a contatto di leghe di ferro. I gessi per l’edilizia<br />

vengono distinti in base alla loro destinazione (per muri, per intonaci, per pavimenti, per usi vari). Le loro<br />

caratteristiche fisiche (granulometria, resistenze, tempi di presa) e chimiche (tenore solfato di calcio, tenore<br />

di acqua di costituzione, contenuto di impurezze) vengono fissate alla norma UNI 6782 73 “gessi per<br />

l’edilizia”.<br />

Il gesso dovrà provenire direttamente da cava, senza aver avuto precedentemente altri utilizzi che ne<br />

abbiano alterato l’ecologicità e non dovrà essere additivato con nessuna sostanza di sintesi chimica e<br />

contenere quantità non superiori al 25% di sostanze naturali estranee al solfato di calcio (evitare<br />

accuratamente i gessi d’altoforno). Deve essere conservato in locali coperti, asciutti e ben riparati<br />

dall’umidità e trovarsi, al momento dell’impiego, in perfetto stato di conservazione.<br />

I gessi si dividono come descritto nello schema seguente:<br />

GESSO DUREZZA MASSIMA RESISTENZA ALLA<br />

TRAZIONE (dopo tre giorni)<br />

Gesso comune 60% di acqua in<br />

volume<br />

Gesso da stucco 60% di acqua in<br />

volume<br />

Gesso da forma 70% di acqua in<br />

(scagliola) volume<br />

1.3.7 - ARGILLA<br />

15 kg/cm 2<br />

20 kg/cm 2<br />

20 kg/cm 2<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO<br />

RESISTENZA ALLA<br />

COMPRESSIONE (dopo tre<br />

giorni)<br />

40 kg/cm 2<br />

40 kg/cm 2<br />

Roccia sedimentaria clastica, ricca di silicati idrati, dalla caratteristica plasticità e capacità di assorbire acqua.<br />

L’argilla è detta grassa quando contiene molto materiale colloidale, quando contiene più materiale sabbioso<br />

è detta magra. La parte colloidale funge da collante, mentre quella sabbiosa da inerte. La solidità dell’argilla<br />

asciutta dipende, similmente al calcestruzzo, dalla granulometria della sabbia. Prima dell’uso l’argilla deve<br />

essere stagionata per un periodo più o meno lungo, poi impastata per distribuire omogeneamente i<br />

componenti. Per ottenere la consistenza e la granulometria desiderate viene aggiunta argilla grassa o<br />

sabbia. In edilizia i materiali argillosi costituiscono una parte molto importante, essendo l’elemento base per<br />

la fabbricazione dei mattoni, tubi di drenaggio, tegole, piastrelle per pavimentazione e rivestimenti, terre<br />

cotte, articoli sanitari, viene utilizzata come materiale edile anche allo stato crudo (adobe, argilla, mattoni<br />

crudi, pisè). L’argilla può essere leggermente radioattiva.


1.3.8 - ARGILLA E TERRA CRUDA<br />

<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

La terra cruda è un materiale dotato di ottime caratteristiche bioecologiche e costruttive. E‘ costituita da una<br />

mistura di limo di sedimentazione, ghiaia, sabbia e argilla, le cui percentuali devono variare in funzione <strong>delle</strong><br />

tecniche costruttive adottate e <strong>delle</strong> caratteristiche fisico – chimiche che si desiderano ottenere. La quantità<br />

dei leganti naturali presenti (argilla e limo) permette di classificare la terra cruda in:<br />

- magra<br />

- grassa<br />

- medio grassa<br />

- grassa<br />

Per l‘essiccazione di un‘argilla sono necessari dai 4 ai 6 giorni, dopo i quali è possibile procedere con i lavori.<br />

Gli elementi costruttivi possono essere realizzati in pura terra pressata oppure in associazione a materiali<br />

leggeri (paglia, trucioli, perlite) che ne migliorano le capacità isolanti. La malta di argilla è compatibile anche<br />

con mattoni cotti, pietre e cemento armato.<br />

L‘argilla naturale secca in polvere, da conservare all‘asciutto, può essere utilizzata:<br />

- per realizzare l‘impasto nei giunti (1 unità di polvere di argilla e 1 unità di sabbia) il cui spessore deve<br />

essere compreso tra 0,3 e 0,8 cm;<br />

- per intonaci (1 unità di polvere di argilla e 3-4 unità di sabbia); anche in questo caso lo spessore deve<br />

essere contenuto (0,5-1 cm);<br />

- per impregnature di argilla (1 unità di argilla, 2 unità di sabbia fine al quarzo e acqua finché diventa<br />

abbastanza liquida da applicarsi con un pennello) da utilizzare nel caso in cui un progetto preveda di lasciare<br />

i mattoni a vista per livellare le piccole imperfezioni della superficie ( Barbottina).<br />

L‘argilla naturale umida prelavorata può essere utilizzata per l‘impermeabilizzazione di stagni.<br />

La verifica della qualità del materiale deve essere effettuata, in cantiere, con prove semplificate:<br />

- di sedimentazione;<br />

- di acqua;<br />

- olfattive (prova della pastiglia)<br />

I componenti edili in terra cruda sono traspiranti, igroscopici, permeabili al campo elettromagnetico naturale,<br />

esenti da fenomeni di accumulo di elettricità statica, molto resistenti e con buone capacità strutturali. Se<br />

fabbricati con terre di buona qualità sono esenti da emissioni nocive, presentando radioattività trascurabile o<br />

nulla.<br />

Tali caratteristiche fanno della terra cruda un materiale adatto anche alla costruzione di più piani:<br />

interagendo con l‘ambiente interno in modo da influenzare positivamente il microclima, determina condizioni<br />

salubri e confortevoli. L‘argilla cruda è in grado di regolare l‘umidità dell‘aria, assorbendo con relativa velocità<br />

l‘umidità per poi cederla all‘occorrenza e contribuisce così in maniera sostanziale alla regolazione<br />

dell‘umidità interna e alla creazione di un clima abitativo salubre; riesce inoltre ad accumulare calore e con lo<br />

sfruttamento passivo dell‘energia solare può contribuire al risparmio energetico.<br />

La posa in opera avviene per mezzo di diverse tecniche costruttive che possono variare in funzione della<br />

caratteristiche della terra utilizzata (granulometria e composizione) e <strong>delle</strong> esigenze di tipo statico e termico.<br />

Nella scelta della terra cruda da utilizzare per le costruzioni è necessario rimanere in determinati specifici<br />

fusi granulometrici.<br />

La stabilizzazione della terra cruda si effettua con:<br />

- correzione granulometrica, miscelando altra terra che possiede gli elementi equilibratori mancanti;<br />

- densificazione per compattamento che riduce la porosità della terra;<br />

- aggiunta di prodotti stabilizzanti naturali quali calce, caseina, gomma arabica, caucciù naturale oli di lino,<br />

cotone, cocco e sisal;<br />

- aggiunta di fibre naturali di rinforzo come ad esempio la paglia o artificiali quali la fibra di vetro.<br />

La terra cruda è una risorsa abbondante e riciclabile, il suo utilizzo non è inquinante e comporta consumi<br />

energetici molto bassi.<br />

Gli elementi in terra cruda dismessi si riconvertono rapidamente in terra viva che può riacquistare le sue<br />

caratteristiche biologiche. Di conseguenza essa costituisce il materiale da costruzione più ecologico e a<br />

minor impatto ambientale. E‘ necessario verificare che il luogo di provenienza della terra non sia contaminato<br />

(da vicinanze di discariche o altre fonti di inquinamento).<br />

Da un punto di vista costruttivo, il maggior pericolo per le costruzioni in terra è costituito dalle infiltrazioni<br />

d‘acqua. Per questa ragione è fondamentale che esse siano ben progettate ed eseguite in modo che siano<br />

bene protette dalla pioggia battente a dall‘umidità di risalita.<br />

Inoltre gli elementi devono essere ben compattati e perfettamente evaporati, ormai esenti da residui di aria e<br />

di umidità.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


1.3.9 - COCCIO PESTO<br />

<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Argilla pura, cotta e frantumata, possiede le caratteristiche della pozzolana e si presenta di colore rosso o<br />

bianco, a seconda del tipo di argilla usata. Il coccio pesto viene utilizzato fin dall‘antichità in malte e<br />

calcestruzzi in sostituzione della pozzolana; nelle regioni dove non era possibile reperire la pozzolana, i<br />

Romani usavano cocci di mattoni e di tegole per produrlo.<br />

1.4 - LATERIZI<br />

I laterizi da impiegare per i lavori di qualsiasi genere, dovranno corrispondere alle norme per l'accettazione di<br />

cui al R.D. 16 novembre 1939, n. 2233, e Decreto Ministeriale 30 maggio 1974 allegato 7, ed alle norme uni<br />

vigenti.<br />

I mattoni pieni per uso corrente dovranno essere parallelepipedi, di lunghezza doppia della larghezza, di<br />

modello costante, e presentare, sia all'asciutto sia dopo la prolungata immersione nell'acqua, una resistenza<br />

alla compressione non inferiore a kg ..... per cm2 (uni 5632-65).<br />

I mattoni pieni o semipieni di paramento dovranno essere di forma regolare, dovranno avere la superficie<br />

completamente integra e di colorazione uniforme per l'intera partita. Le liste in laterizio per rivestimenti<br />

murari (un 5632), a colorazione naturale o colorate con componenti inorganici, possono avere nel retro tipi di<br />

riquadri in grado di migliorare l'aderenza con le malte o possono anche essere foggiate con incastro a coda<br />

di rondine. Per tutti i laterizi è prescritto un comportamento non gelivo, una resistenza ad almeno 20 cicli<br />

alternati di gelo e disgelo eseguiti tra i 50 e -20C. Saranno da escludersi la presenza di noduli bianchi di<br />

carbonato di calcio come pure di noduli di ossido di ferro.<br />

N mattoni forati, le volterrane ed i tavelloni dovranno pure presentare una resistenza alla compressione di<br />

almeno kg 16 per cm2 di superficie totale premuta (un 5631-65; 2105-07).<br />

Le tegole piane o curve, di qualunque tipo siano, dovranno essere esattamente adattabili le une sulle altre,<br />

senza sbavature e presentare tinta uniforme; appoggiate su due regoli posti a mm 20 dai bordi estremi dei<br />

due lati corti, dovranno sopportare, sia un carico concentrato nel mezzo gradualmente crescente fino a kg<br />

120, sia l'urto di una palla di ghisa del peso di kg 1 cadente dall'altezza di cm. 20.<br />

Sotto un carico di mm 50 d'acqua mantenuta per 24 ore le tegole dovranno risultare impermeabili (un 2619-<br />

20-21-22).<br />

Le tegole piane infine non dovranno presentare difetto alcuno nel nasello.<br />

I laterizi di qualsiasi dimensione e forma (forati, pieni e per coperture) dovranno presentare spigoli intatti e<br />

foggia regolare con grana fine, uniforme e compatta. Alla percussione devono risultare sonori, possono<br />

assorbire l’acqua per immersione, ma asciugarsi rapidamente all’aria. Non devono sfaldarsi o screpolarsi in<br />

presenza di fuoco o gelo.<br />

Le argille devono provenire direttamente da cava, possibilmente devono essere di origine regionale per<br />

rendere breve il trasporto, essere pure, non additivate con altre sostanze estranee (fanghi, scarti di<br />

lavorazione, materie di sintesi, scorie d’alto forno o materiali riciclati emissivi di sostanze nocive); esenti da<br />

esalazioni nocive, con una radioattività trascurabile.<br />

In fase di cottura devono essere utilizzati combustibili che non causino contaminazione da zolfo; in tal senso<br />

sono ideali le cotture realizzate con legna o metano.<br />

1.4.1 - LATERIZI ALLEGGERITI O PORIZZATI<br />

Il laterizio “alveolato” o “porizzato” è alleggerito o con l’aggiunta all’impasto di argilla di elementi combustibili<br />

(pula di riso, farina di legno naturale, sansa di olive esausta perlite o vermiculite.) che bruciando lasciano<br />

alveoli cavi nella massa e che, collaborando al processo di cottura, riducono in una certa misura la spesa<br />

energetica necessaria, oppure con l’aggiunta nell’impasto di sostanze inorganiche quali la perlite e la<br />

vermiculite, nel qual caso non si hanno più alveoli, ma l’inclusione di materiali leggeri. In tal modo si<br />

sommano l’inerzia termica connaturale del cotto, l’isolamento acustico dei micropori e la veloce<br />

trasmigrazione dell’umidità (permeabilità al vapore).<br />

Si ottengono così termolaterizi con micropori collegati tra loro (poro aperto, foratura ortogonale al flusso<br />

termico); detti fori devono avere dimensioni limitate affinché non si determino moti convettivi all’interno e<br />

devono essere molto numerosi in modo da ridurre il gradiente termico fra di loro.<br />

I mattoni in laterizio porizzato sono prodotti in diverse fogge, le stesse dei mattoni in laterizio normale: lisci,<br />

ad incastro per strutture portanti e per tramezzi.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


1.4.2 - LATERIZI IN TERRA CRUDA<br />

<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Il laterizi in terra cruda sono realizzati da un impasto costituito da argille miste a limo e sabbia.<br />

Il mattone crudo può essere realizzato con tecniche artigianali (adobe) a partire da un impasto di terra<br />

sabbiosa e paglia che viene poi essiccato, oppure con metodi di compressione manuale e meccanica<br />

oppure per estrusione. Gli elementi costruttivi devono risultare ben compattati e perfettamente evaporati,<br />

esenti da aria e umidità.<br />

E’ necessario verificare che il luogo di provenienza del materiale non sia contaminato dalla vicinanza con<br />

discariche o altre fonti di inquinamento.<br />

1.5 - LEGNAME<br />

I legnami da impiegare in opere stabili o provvisorie, di qualunque essenze essi siano dovranno rispondere a<br />

tutte le prescrizioni di cui al D.M. 30 ottobre 1912 e alle norme un vigenti; saranno provveduti fra le pi scelte<br />

qualità della categoria prescritta e non presenteranno difetti incompatibili con l'uso cui sono destinati.<br />

Legnami destinati alla costruzione degli infissi dovranno essere di prima scelta, di struttura e fibra compatta<br />

e resistente, non deteriorata, perfettamente sana, dritta e priva di spaccature sia in senso radicale sia<br />

circolare. Essi dovranno essere perfettamente stagionati, a meno che non siano stati essiccati<br />

artificialmente, presentare colore e venatura uniforme, essere privi di alburno ed esenti da nodi, cipollature,<br />

buchi, od altri difetti.<br />

Il tavolame dovrà essere ricavato dalle travi pi dritte, affinché le fibre non riescano mozze dalla sega e si<br />

ritirino nelle connessure.<br />

I legnami rotondi o pali dovranno provenire dal tronco _dell'albero e non dai rami, dovranno essere<br />

sufficientemente diritti, in modo che la congiungente i centri <strong>delle</strong> due basi non debba uscire in alcun punto<br />

dal palo, dovranno essere scortecciati per tutta la lunghezza e conguagliati alla superficie; la differenza fra i<br />

diametri medi dalle estremità non dovrà oltrepassare i 15 millesimi della lunghezza n il quarto del maggiore<br />

dei 2 diametri.<br />

Nei legnami grossolanamente squadrati ed a spigolo smussato, tutte le facce dovranno essere spianate e<br />

senza scarniture, tollerandosene l'alburno o lo smusso in misura non maggiore di un sesto del lato della<br />

sezione trasversale.<br />

legnami a spigolo vivo dovranno essere lavorati e squadrati a sega con le diverse facce esattamente<br />

spianate, senza rientranze o risalti, e con gli spigoli tirati a filo vivo, senza alburno n smussi di sorta.<br />

I legnami, da impiegare in opere stabili o provvisorie, di qualunque essenza essi siano, dovranno rispondere<br />

a tutte le prescrizioni di cui al D. M. 30 ottobre 1912 ed alle norme UNI vigenti.<br />

Dovranno quindi essere di buona qualità; la quantità di alburno deve essere correlata alle esigenze di<br />

durabilità e di sollecitazione agli agenti esterni che l’utilizzo richiede, non deve presentare fessure,<br />

spaccature incompatibili con l’uso previsto; deve essere esente da nodi profondi o passanti, cipollature,<br />

buchi od altri difetti, presentare colore e venatura uniforme.<br />

I legnami di qualsiasi essenza, devono provenire da segherie che rispettino le modalità di taglio corrette nel<br />

periodo ottimale. Il taglio deve essere fatto in inverno, quando sono rallentate le attività di vita della pianta, la<br />

porosità del legno è ridotta e i tronchi sono poveri di linfa. I legni tagliati in inverno devono essere stagionati<br />

naturalmente senza forzature fino al raggiungimento del 12% di umidità. La stagionatura deve avvenire<br />

all’aperto evitando coperture non traspiranti le quali non consentirebbero un’asciugatura uniforme; deve<br />

coprire un arco di tempo di almeno sei mesi ed in tal modo garantire al legno una migliore stabilità e la<br />

possibilità di assestarsi nel tempo.<br />

Qualora il taglio non avvenga in inverno, è consigliabile rimuovere subito la corteccia onde evitare<br />

l’annidamento di insetti e tarli.<br />

La stagionatura artificiale (t° max 60%) va utilizzata solo per pezzi piccoli e in situazioni particolari e deve<br />

comunque prevedere lo stazionamento in locali a temperatura intermedia (14-15%) dove il legno ha tempo di<br />

stabilizzarsi per 2-4- settimane.<br />

Le essenze scelte devono appartenere a specie nazionali non in via di estinzione, non devono comunque<br />

provenire da foreste primarie e i singoli elementi devono presentare difetti compatibili con l’uso cui sono<br />

destinati.<br />

Nel caso i legni siano di provenienza non nota e non se ne conoscano le condizioni di taglio e di<br />

essiccazione, è consigliabile verificarne il livello di radioattività e l’eventuale presenza di sostanze<br />

indesiderate (anticrittogamici, funghicidi, ignifughi di sintesi chimica).<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

I legnami che vengono tagliati ed essiccati secondo le regole sopra elencate sono di norma in grado di<br />

resistere da soli agli attacchi dei parassiti.<br />

I trattamenti antiparassitari preventivi di tipo chimico possono essere sostituiti con bagni ai sali di boro,<br />

oppure con un passaggio in autoclave a 60° che denaturando la lignina la rende inappetibile ai parassiti. La<br />

lucidatura regolare e periodica con cera naturale d’api e propoli e l’impregnazione con olii e cere naturali<br />

costituiscono un’efficace protezione e contribuiscono a stabilizzare il colore del legno nel tempo.<br />

Eventuali protezioni estetiche possono essere ottenute utilizzando cere con ossidi naturali oppure vernici<br />

prive di derivati del petrolio.<br />

La scelta dell’essenza deve essere fatta in base all’utilizzo che se ne deve fare:<br />

- abete, castagno, cipresso, faggio, larice, pino larice, pino marittimo, pino silvestre sono essenze<br />

consigliate per usi strutturali;<br />

- abete (bianco e rosso), castagno, faggio, tutti i tipi di rovere (quercia), larice, noce, pino silvestre, pino<br />

cembro, pioppo, robinia sono essenze consigliate per pavimentazioni, infissi e arredamenti.<br />

(Per verificare un taglio invernale si deve verificare la reazione del legno la quale deve essere meno acida di<br />

quello estivo)<br />

Possono essere individuate quattro categorie di legname:<br />

Caratteristiche 1 a categoria 2 a categoria 3 a categoria<br />

Tipo di legname Assolutamente sano Sano Sano<br />

Alterazioni cromatiche Immune Lievi Tollerate<br />

Perforazioni provocate da insetti o Immune Immune Immune<br />

funghi<br />

Tasche di resina Escluse Max spessore mm 3<br />

Canastro Escluso Escluso<br />

Cipollature Escluse Escluse Escluse<br />

Lesioni Escluse Escluse Escluse<br />

Fibratura Regolare Regolare Regolare<br />

Deviazione massima <strong>delle</strong> fibre rispetto<br />

all’asse longitudinale del<br />

pezzo<br />

1/15<br />

(pari al 6,7%)<br />

1/8<br />

(pari al 12,5%)<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO<br />

1/5<br />

(pari al 20%)<br />

Nodi Aderenti Aderenti Aderenti per almeno<br />

2/3<br />

Diametro Max 1/5 della di- Max 1/3 della di- Max 1/2 della dimensione<br />

minima di mensione minima di mensione minima di<br />

sezione e in ogni caso sezione e in ogni caso sezione<br />

max cm 5<br />

max cm 7<br />

Frequenza dei nodi in cm 15 di La somma dei diametri La somma dei diametri La somma dei diametri<br />

lunghezza della zona più nodosa dei vari nodi non deve dei vari nodi non deve dei vari nodi non deve<br />

oltrepassare i 2/5 della oltrepassare i 2/3 della oltrepassare i ¾ della<br />

larghezza di sezione larghezza di sezione larghezza di sezione<br />

Fessurazioni alle estremità Assenti Lievi Tollerate<br />

Smussi nel caso di segati a Assenti Max 1/20 della di- Max 1/10 della di-<br />

spigolo vivo<br />

mensione che n’è mensione che n’è<br />

affetta<br />

affetta<br />

Per quanto riguarda la 4 a categoria (da non potersi ammettere per costruzioni permanenti) è ammessa una<br />

tolleranza di guasti, difetti, alterazioni e smussi superante i limiti della 3 a categoria.<br />

I legnami si misurano per cubatura effettiva; per le antenne tonde si assume il diametro o la sezione a metà<br />

altezza; per le sottomisure coniche si assume la larghezza della tavola nel suo punto di mezzo.<br />

Il legname, a seconda della prescrizione, può essere nuovo o di recupero, nelle dimensioni richieste o<br />

prescritte.<br />

Per quanto riguarda la resistenza al fuoco si fa riferimento alla norma UNI 9504/89 “Procedimento analitico<br />

per valutare la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi in legno”, riferibile sia al legno massiccio sia al<br />

legno lamellare, trattati e non, articolata in:<br />

determinazione della velocità di penetrazione della carbonizzazione;<br />

determinazione della sezione efficace ridotta (sezione resistente calcolata tenendo conto della riduzione<br />

dovuta alla carbonizzazione del legno);


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

verifica della capacità portante allo stato limite ultimo di collasso nella sezione efficace ridotta più<br />

sollecitata secondo il metodo semiprobabilistico agli stati limite.<br />

1.6 - MATERIALI FERROSI E METALLI VARI<br />

Materiali ferrosi.- I materiali ferrosi da impiegare nei lavori dovranno essere esenti da scorie, soffiature,<br />

brecciature, paglie o da qualsiasi altro difetto prescritto (UNI 2623-29). Fusione, laminazione, trafilatura,<br />

fucinatura e simili.<br />

Essi dovranno rispondere a tutte le condizioni previste dal citato D.M. 30 maggio 1974 (allegati nn. 1, 3, 4)<br />

ed alle norme UNI vigenti e presentare inoltre, a seconda della loro qualità, i seguenti requisiti.<br />

1. Ferro - il ferro comune dovrà essere di prima qualità, eminentemente duttile e tenace e di marcatissima<br />

struttura fibrosa. Esso dovrà essere malleabile, liscio alla superficie esterna, privo di screpolature, senza<br />

saldature aperte, e senza altre soluzioni di continuità.<br />

2. Acciaio trafilato o laminato - Tale acciaio, nella varietà dolce (cosiddetto ferro omogeneo), semiduro e<br />

duro, dovrà essere privo di difetti, di screpolature, di bruciature e di altre soluzioni di continuità. In particolare,<br />

per la prima varietà sono richieste perfette malleabilità e lavorabilità a fresco e a caldo, senza che ne<br />

derivino screpolature o alterazioni; esso dovrà essere altresì saldabile e non suscettibile di prendere la<br />

temperatura; alla rottura dovrà presentare struttura lucente e finemente granulare.<br />

3. Acciaio fuso in getti - L'acciaio fuso in getti per cuscinetti, cerniere, rulli o per qualsiasi altro lavoro, dovrà<br />

essere di prima qualità, esente da soffiature e da qualsiasi altro difetto.<br />

4. Ghisa - La ghisa dovrà essere di prima qualità e di seconda fusione, dolce, tenace, leggermente<br />

malleabile, facilmente lavorabile con la lima e con lo scalpello; di fattura grigia finemente granosa e<br />

perfettamente omogenea, esente da screpolature, vene, bolle, sbavature, asperità ed altri difetti capaci di<br />

menomare la resistenza. Dovrà essere inoltre perfettamente modellata. Assolutamente escluso l'impiego di<br />

ghise fosforose.<br />

Metalli vari - l piombo, lo zinco, lo stagno, il rame e tutti gli altri metalli o leghe metalliche da impiegare nelle<br />

costruzioni devono essere <strong>delle</strong> migliori qualità, ben fusi o laminati a seconda della specie di lavori a cui<br />

sono destinati, e scevri da ogni impurità o difetto che ne vizi la forma, o ne alteri la resistenza o la durata.<br />

Le strutture in acciaio dovranno essere realizzate secondo le indicazioni di progetto, impiegando<br />

esclusivamente acciaio diamagnetico a struttura austenitica inossidabile per non creare alterazioni di campo<br />

magnetico terrestre e per eliminare qualsiasi interferenza di tipo magnetico.<br />

L’utilizzo dell’acciaio va ridotto a funzioni pertinenti alle sue proprietà in quanto nel processo produttivo viene<br />

richiesto un dispendio energetico notevole e le attività minerarie hanno un notevole impatto ambientale.<br />

L’utilizzo dell’alluminio va ridotto a funzioni pertinenti alle sue proprietà e in ogni caso è sempre da preferire<br />

l’utilizzo dell’alluminio riciclato e ove possibile verniciato.<br />

1.7 - MATERIALI PER PAVIMENTAZIONE<br />

I materiali per pavimentazioni, pianelle di argille, mattonelle e marmette di cemento, mattonelle greificate,<br />

lastre e quadrelli di marmo, mattonelle di asfalto, dovranno corrispondere alle norme di accettazione di cui al<br />

R.D. del 16 novembre 1939, n. 2234 ed alle norme un vigenti:<br />

Mattonelle, marmette e pietrini di cemento - Le mattonelle, le marmette ed i pietrini di cemento dovranno<br />

essere di ottima fabbricazione e compressione meccanica, stagionati da almeno tre mesi, ben calibrati, a<br />

bordi sani e piani; non dovranno presentare né carie, né peli, né tendenza al distacco tra il sottofondo e lo<br />

strato superiore.<br />

La colorazione del cemento dovrà essere fatta con colori adatti, amalgamati, uniformi.<br />

Le mattonelle, di spessore complessivo non inferiore a mm 25, avranno uno strato superficiale di assoluto<br />

cemento colorato non inferiore a mm 7.<br />

Le marmette avranno anch'esse uno spessore complessivo di mm 25 con strato superficiale di spessore<br />

costante non inferiore a mm. 7 costituito da un impasto di cemento, sabbia e scaglie di marmo.<br />

I pietrini avranno uno spessore complessivo non inferiore a mm 30 con lo strato superficiale di assoluto<br />

cemento di spessore non inferiore a mm 8; la superficie dei pietrini sarà liscia, bugnata o scandalata<br />

secondo il disegno che sarà prescritto.<br />

Pietrini e mattonelle di terrecotte greificate - Le mattonelle e i pietrini saranno di prima scelta, greificati per<br />

tutto intero lo spessore, inattaccabili dagli agenti chimici e meccanici, di forme esattamente regolari, a spigoli<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

vivi, a superficie piana.<br />

Sottoposte ad un esperimento di assorbimento mediante gocce d'inchiostro, queste non dovranno essere<br />

assorbite neanche in minima misura.<br />

Le mattonelle saranno fornite nella forma, colore e dimensione che saranno richieste dalla Direzione dei<br />

lavori.<br />

Graniglia per pavimenti alla veneziana - La graniglia di marmo o di altre pietre idonee dovrà corrispondere,<br />

per tipo e granulosità, ai campioni di pavimento prescelti e risultare perfettamente scevra di impurità.<br />

Pezzami per pavimenti a bollettonato - pezzami di marmo o di altre pietre idonee dovranno essere costituiti<br />

da elementi, dello spessore da 2 a 3 cm di forma e dimensioni opportune secondo i campioni prescelti.<br />

Linoleum e rivestimenti in plastica - Dovranno rispondere alle norme vigenti, presentare superficie liscia priva<br />

di discontinuità, strisciature, macchie e screpolature.<br />

Salvo il caso di pavimentazione da sovrapporsi ad altre esistenti, gli spessori non dovranno essere inferiori a<br />

mm ..... con una tolleranza non inferiore al 5%. Lo spessore verrà determinato come media di dieci<br />

misurazioni eseguite sui campioni prelevati, impiegando un calibro che dia l'approssimazione di 1/10 di<br />

millimetro con piani di posamento del diametro di almeno mm 10.<br />

l peso a metro quadrato non dovrà essere inferiore a kg ..... per millimetro di spessore. l peso verrà<br />

determinato sopra provini quadrati del lato di 0,50 cm con pesature che diano l'approssimazione di un<br />

grammo.<br />

Esso non dovrà avere stagionatura inferiore a mesi quattro.<br />

Tagliando i campioni a 45 gradi nello spessore, la superficie del taglio dovrà risultare uniforme e compatta,<br />

dovrà essere perfetto il collegamento fra i vari strati.<br />

Un pezzo di tappeto di forma quadrata di 0,20 cm di lato dovrà potersi curvare col preparato in fuori sopra un<br />

cilindro del diametro 10 x (s+ 1) millimetri, dove “s” rappresenta lo spessore in millimetri, senza che si<br />

formino fenditure e screpolature.<br />

I materiali per pavimentazione, pianelle di argilla, mattonelle o marmette di cemento, mattonelle greificate,<br />

lastre e quadrelli di marmo, mattonelle di asfalto, dovranno rispondere alle norme di cui al r.d. 16 novembre<br />

1939, n. 2234 ed alle norme UNI vigenti.<br />

a) Mattonelle, marmette e pietrini di cemento. - Le mattonelle, le marmette ed i pietrini di cemento<br />

dovranno essere di ottima fabbricazione e resistenti a compressione meccanica, stagionati da<br />

almeno tre mesi, ben calibrati, a bordi sani e piani; non dovranno presentare né carie, né peli, né<br />

tendenza al distacco tra il sottofondo e lo strato superiore.<br />

La colorazione del cemento dovrà essere fatta con colori adatti, amalgamati ed uniformi.<br />

TIPO DI<br />

MATERIALE<br />

SPESSORE<br />

COMPLESSIVO<br />

SPESSORE STRATO<br />

SUPERFICIALE<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO<br />

MATERIALI COSTITUENTI LO SPESSORE<br />

SUPERFICIALE<br />

Mattonelle almeno mm 25 almeno mm 7 cemento colorato<br />

Marmette almeno mm 25 almeno mm 7 impasto di cemento, sabbia e scaglie di marmo<br />

Pietrini di almeno mm 30 almeno mm 8 cemento (la superficie sarà liscia, bugnata o<br />

cemento<br />

scanalata secondo il disegno prescritto)<br />

b) Pietrini e mattonelle di terracotta greificate. - Le mattonelle ed i pietrini saranno di prima scelta,<br />

greificati per tutto lo spessore, inattaccabili dagli agenti chimici e meccanici, di forme esattamente<br />

regolari, a spigoli vivi ed a superficie piana. Sottoposti ad un esperimento di assorbimento,<br />

mediante gocce d’inchiostro, queste non dovranno essere assorbite neanche in minima misura.La<br />

forma, il colore e le dimensioni <strong>delle</strong> mattonelle saranno richieste dalla Direzione dei Lavori.<br />

c) Graniglia per pavimenti alla veneziana. - La graniglia di marmo o di altre pietre idonee dovrà<br />

corrispondere, per tipo e granulosità, ai campioni di pavimento prescelti e risultare perfettamente<br />

scevra di impurità.<br />

d) Pezzami per pavimenti a bollettonato. - I pezzami saranno di marmo o di altre pietre idonee<br />

I materiali utilizzati per le pavimentazioni devono essere durevoli, resistenti all’abrasione, alla luce ai<br />

parassiti, repellenti allo sporco, innocui anche in caso d’incendio.<br />

1.7.1 - MARMETTE E MARMETTONI<br />

I colori aggiunti nell’impasto devono essere ben amalgamati e uniformi e non devono presentare tracce di<br />

radioattività. Sono in genere da evitare le colorazioni blu cobalto ed alcuni tipi di rosso.


1.7.2 - COTTO ( piastrelle di ceramica estruse)<br />

<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Le piastrelle di cotto devono essere di prima scelta, risultare perfettamente squadrate e di cottura ed impasto<br />

uniforme, resistenti all’abrasione e non devono essere additivate con prodotti di sintesi chimica, scarti di<br />

lavorazione o scorie d'altoforno che non garantirebbero la totale essenza di radioattività.<br />

La superficie non deve inoltre essere trattata con sostanze di sintesi petrolchimica; la posa va fatta<br />

preferibilmente a calce.<br />

1.7.3 – LINOLEUM<br />

Il linoleum deve essere composto da sostanze naturali quali farina di sughero (contro l’abrasione da<br />

calpestio), farina di legno (schiarente), pigmenti sbiancanti e coloranti organici o inorganici (terre), olio di lino<br />

come legante, con supporto di juta priva di minio; la struttura deve essere monostrato con il disegno<br />

passante da parte a parte fino al supporto di juta; la superficie deve risultare omogenea e priva di<br />

screpolature.<br />

Sono da preferire linoleum ben stagionati (almeno 4 mesi) in modo tale che abbiano completamente emesso<br />

le componenti allergizzanti e quelli la cui superficie sia trattata esclusivamente con sostanze naturali; devono<br />

risultare inoltre stabili al colore, inodori, resistenti agli acidi, all’usura e alle impronte, all’elettricità e al fuoco<br />

secondo la normativa vigente. La presenza di olio di lino, quale componente principale, li rende naturalmente<br />

inattaccabile dai batteri.<br />

1.7.4 - PAVIMENTI IN PIETRA NATURALE<br />

Le pietra naturali devono essere a grana omogenea e compatta priva di sfaldature o inclusioni di materiali<br />

diversi; dovranno avere dimensioni e resistenza conforme all’uso al quale sono destinate.<br />

Sono da escludere pietre marnose facilmente attaccabili da parassiti e permeabili all’acqua; è consigliabile<br />

verificarne il livello di radioattività, soprattutto in presenza di materiali quale i tufi (rocce calcaree) e i graniti<br />

che sono più soggetti ad una certa concentrazione di radioattività.<br />

1.7.5 - LEGNO<br />

Il materiale deve essere conforme alle prescrizioni descritte nel capitolo relativo ai legnami.<br />

Per quanto concerne i parquet occorre verificare che la provenienza del materiale sia nazionale e che non<br />

provenga da specie in via di estinzione, con umidità caratteristica non superiore al 12%; occorre inoltre<br />

prestare particolare attenzione ai parquet prefiniti.<br />

La struttura stratificata dei parquet prefiniti, composti da 2 o 3 strati alternati di legni nobili (a lenta crescita) e<br />

legni teneri (a crescita veloce), deve essere assemblata con colle bianche assolutamente prive di<br />

formaldeide. Qualora il parquet stratificato sia già trattato in superficie, bisogna verificare che tale<br />

trattamento sia stato effettuato a olio o a cera (come di seguito descritto nel capitolo relativo al trattamento<br />

dei materiali ) e che non siano state utilizzate quindi vernici contenenti solventi volatili pericolosi.<br />

Fondamentali sono le prescrizioni di posa descritte nel capitolo relativo.<br />

1.7.6 - PAVIMENTI E RIVESTIMENTI TESSILI<br />

I rivestimenti tessili devono essere di origine naturale e devono garantire una buona traspirabilità, per evitare<br />

fenomeni di condensa e di ristagno dell’umidità la quale favorisce la proliferazione di microrganismi e batteri;<br />

devono essere inoltre antistatici.<br />

Sono da preferire rivestimenti tessili in lana o cotone, esenti da sostanze e trattamenti biocidi, negli spessori<br />

e nelle specie corrispondenti alle scelte della D.L.; sono da preferire rivestimenti tessili che abbiano una<br />

superficie rasata e compatta per evitare accumuli di polvere e facilitarne la pulizia.<br />

Seguire attentamente le istruzioni di posa contenute nel capitolo relativo.<br />

Le carte da parati devono essere in tessuto o in carta purché siano perfettamente traspiranti e naturali. Sono<br />

da escludere totalmente i rivestimenti vinilici. La carta utilizzata deve essere costituita da cellulosa e colorata<br />

con sostanze naturali senza additivazioni chimiche.<br />

1.7.7 - RIVESTIMENTI ESTERNI IN LEGNO<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

E’ consigliabile utilizzare le seguenti essenze: abete rosso - abete bianco – pino – rovere, utilizzandone solo<br />

il durame e migliorandone la resistenza all’aggressione <strong>delle</strong> intemperie con trattamenti effettuati con prodotti<br />

naturali. Lo spessore <strong>delle</strong> tavole non deve scendere al di sotto dei 19 mm. e non deve superare i 24 mm.: la<br />

larghezza non deve superare i 14 cm.; il taglio deve avvenire ortogonalmente rispetto agli anelli di<br />

accrescimento per evitare spaccature superficiali che danneggerebbero gli eventuali strati protettivi.<br />

1.8 – ISOLANTI<br />

Gli isolanti termoacustici dovranno possedere bassa conducibilità (UNI 7745), essere leggeri, resistenti,<br />

incombustibili, volumetricamente stabili e chimicamente inerti, inattaccabili da microrganismi, insetti e muffe,<br />

inodori, imputrescibili, stabili all'invecchiamento. Dovranno essere conformi alle normative UNI vigenti.<br />

Gli isolanti termici di sintesi chimica quali polistirene espanso in lastre (normale e autoestinguente),<br />

polistirene espanso estruso, poliuretano espanso, faranno riferimento alle norme UNI 7819.<br />

Gli isolanti termici di derivazione minerale quali lana di roccia, lana di vetro, fibre di vetro, sughero, perlite,<br />

vermiculite, argilla espansa faranno riferimento alle norme UNI 2090-94, 5958, 6262-67, 6484-85, 6536-47,<br />

6718-24.<br />

L'Appaltatore dovrà fare riferimento alle modalità di posa suggerite dalla ditta produttrice, alle indicazioni di<br />

progetto e della D.L., nel pieno rispetto di tutte le leggi che regolamentano la materia sull'isolamento termico<br />

degli edifici.<br />

Sono considerati materiali termoisolanti quelli che possiedono una conduttività termica λ non superiore allo<br />

0,1 W/m K. Questa caratteristica la possiedono quei materiali a struttura porosa o fibrosa in cui si trova<br />

racchiusa dell’aria. La proprietà termoisolante dipende anche dall’igroscopicità del materiale. Quando un<br />

materiale assorbe acqua viene espulsa aria e quindi diminuisce la proprietà isolante dello stesso. Questi<br />

materiali si devono pertanto proteggere con altri che formano una barriera impermeabile o tenere ben<br />

ventilati per facilitare il loro asciugamento.<br />

La scelta del materiale isolante è condizionata dalle caratteristiche igrometriche esistenti all’interno degli<br />

edifici e da quelle esterne, in quanto il materiale termoisolante “ideale” non esiste.<br />

Alcuni materiali si prestano solo all’impiego in luoghi asciutti (solai, tetti) e altri possono essere utilizzati<br />

anche in luoghi umidi, per esempio locali interrati. Nei luoghi umidi si consiglia l’utilizzo di materiali<br />

impermeabili, come per esempio i pannelli di vetro cellulare o di polistirene.<br />

Le cause di presenza di umidità possono essere molteplici e derivare da difetti costruttivi, per risalita<br />

dell’acqua di falda, per capillarità <strong>delle</strong> fondazioni, per infiltrazione <strong>delle</strong> acque piovane. Da caso a caso, per<br />

ogni specifica situazione, spetta al tecnico identificarne le cause e proporre rimedi che possano essere<br />

semplici ed economici, oppure in certi casi radicali e fortemente incidenti sulla struttura dell’edificio.<br />

A seconda del tipo di materia prima impiegata, i materiali termoisolanti possono essere suddivisi in quattro<br />

categorie:<br />

- materiali minerali (fibre minerali, perlite, vermiculite, vetro cellulare)<br />

- minerali vegetali ( fibre di legno, fiocchi di cellulosa, cocco, sisal, paglia)<br />

- minerali animali (lana di pecora)<br />

- minerali sintetici (pannelli di polistirene, poliuretano)<br />

I materiali possono essere applicati o immessi in strutture, formare sandwich fra supporti in muratura o<br />

legno, essere gettati, applicati o semplicemente appoggiati a pareti, solai e coperture unitamente ad altri<br />

elementi, materiali di sottofondo, di attacco o finitura, anche a formazione di rivestimenti esterni a “cappotto o<br />

scudo”, pavimenti galleggianti, ecc.<br />

L’isolamento termico a pavimento e sulle coperture piane od inclinate o nei sottotetti si può anche ottenere<br />

con impiego nelle caldane di inerti di argilla espansa, di agglomerati di sughero o di altri materiali naturali in<br />

forma granulare.<br />

1.8.1 - MATERIALE TERMOISOLANTE DI ORIGINE MINERALE<br />

Pomice<br />

Roccia effusiva formatasi per la presenza di vapor d’acqua e di gas racchiusi nella lava. La pomice è<br />

costituita mediamente dal 55% al 74% di silice e dal 18% al 20% di ossidi di alluminio e ferro, il restante di<br />

ossidi di potassio, sodio, magnesio e di calcio. Appare di colore bianco grigiastro, è ruvida e molto porosa in<br />

quanto contiene numerose piccole cavità. E’ un materiale da costruzione leggero che raccoglie in sé una<br />

vasta gamma di qualità particolarmente interessanti:<br />

- peso specifico variabile a seconda della granulometria, tra 0,4-0,9; tra 2,3-2,5 se finemente macinata<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

- bassa densità (600-800 Kg/mc)<br />

- buona resistenza a compressione e proprietà fono assorbenti<br />

- struttura cellulare a bassa permeabilità<br />

- resistenza al fuoco<br />

- proprietà pozzolaniche<br />

- prodotto naturale chimicamente inerte<br />

La pomice è l’aggregato ideale per la fabbricazione di svariati prodotti per costruzioni, tra i quali:<br />

- blocchi per interni e per esterni ed elementi strutturali<br />

- calcestruzzi leggeri (spesso indicato calcestruzzo di pomice/cemento)<br />

- elementi prefabbricati leggeri per l’edilizia<br />

- intonaci malte<br />

Eccellente rapporto resistenza meccanica / peso: può essere ottenuta una eccezionale rigidità strutturale<br />

con il 30% di peso in meno rispetto al calcestruzzo tradizionale, con significative riduzioni di costo <strong>delle</strong><br />

costruzioni (riduzione dei carichi, costi di trasporto inferiori). Gli inerti leggeri di pomice, dovranno possedere<br />

la granulometria prescritta dagli elaborati di progetto.<br />

La pomice non pone problemi di scarti tossici sia nella fase della produzione sia in quella di utilizzazione, la<br />

lavorazione per ottenere i granulati per l’edilizia non produce scarti.<br />

Perlite espansa<br />

Allo stato naturale è una particolare variazione di roccia vulcanica (classificata come lava di recente<br />

effusione, caratterizzata da pori di ridottissime dimensioni e cellule chiuse). Questo minerale, sottoposto a<br />

trattamento termico, perde l’acqua combinata e si espande dando origine ad un ottimo materiale in forma<br />

granulare, esente da impurità, sterile e chimicamente inerte. Data la sua origine minerale è incombustibile (in<br />

caso di incendio non emette gas tossici). Il processo di espansione è irreversibile e pertanto il prodotto<br />

mantiene inalterate nel tempo le proprie caratteristiche; è un materiale riutilizzabile, riciclabile e smaltibile su<br />

discariche per inerti. La perlite, senza leganti o conglomerata con leganti inorganici, trova la sua principale<br />

applicazione come isolante termico nell’edilizia. Serve come base per realizzare intonaci premiscelati<br />

destinati all’intonacatura dei locali.<br />

Caratteristiche tecniche:<br />

- Granulometria: variabile da 0 a 5 mm<br />

- Peso specifico apparente perlite espansa è compreso tra i 60 e 120 kg/mc<br />

- Capacità termica: C=25 Cal/ mc °C<br />

- Conducibilità termica : calcestruzzo di perlite λ= 0,060 Cal/ m h °C<br />

- Conducibilità termica : perlite sciolta λ= 0,041 Cal/ m h °C<br />

- Temperatura limite di impiego: da –180 °C a + 800°C<br />

- Temperatura limite di impiego: perlite espansa senza leganti max 800°C<br />

Trattandosi di un materiale a granuli relativamente piccoli viene commercializzato in sacchi e l’impiego sotto<br />

forma di materiale sciolto richiede un’adeguata protezione tramite teli o carta per evitare la dispersione.<br />

Durante l’applicazione si sollevano polveri ed è consigliabile fare uso di mascherine.<br />

Un prodotto speciale è l’iperlite (o superlite) che ha una granulometria più grossa (1,7-6 mm); è idrofuga ed è<br />

pertanto molto adatta all’applicazione in intercapedini.<br />

Vermiculite espansa<br />

Allo stato naturale è una particolare variazione morfologica della mica. Questo minerale, sottoposto a<br />

trattamento termico, perde l’acqua combinata e si espande dando origine ad un ottimo materiale isolante in<br />

forma di granulare, esente da impurità, sterile e chimicamente inerte, inattaccabile da parassiti, roditori e<br />

insetti, riciclabile come inerte per il calcestruzzo. Data la sua origine minerale è incombustibile (in caso di<br />

incendio non emette fumi tossici) e imputrescibile. Il processo di espansione è irreversibile e pertanto il<br />

prodotto mantiene inalterate nel tempo le proprie caratteristiche. Dopo la rimozione è riutilizzabile o<br />

smaltibile su discariche senza rischi per l’ambiente.<br />

La vermiculite, senza leganti o conglomerata con leganti inorganici, trova la sua principale occupazione<br />

come isolante termoacustico nell’edilizia. Serve come base per realizzare speciali intonaci aventi<br />

caratteristiche fonoassorbenti e antincendio, nonché per gli intonaci premiscelati destinati all’intonacatura dei<br />

locali.<br />

Caratteristiche tecniche:<br />

- Granulometria: variabile da 0 a 12 mm<br />

- Peso specifico apparente perlite espansa è compreso tra i 70 e 110 kg/mc<br />

- Capacità termica: C=16 Cal/ mc °C<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

- Conducibilità termica : calcestruzzo di vermiculite λ= 0,072 Cal/ m h °C<br />

- Conducibilità termica : vermiculite granulare λ= 0,049 Cal/ m h °C<br />

- Temperatura massima di impiego: vermiculite con cemento fuso 900 °C<br />

- Temperatura massima di impiego: vermiculite granulare 800 °C<br />

Così come la perlite la vermiculite viene commercializzato in sacchi.<br />

Argilla espansa<br />

Le argille espanse dovranno provenire da materie prime completamente naturali (argille crude prive di<br />

sostanze quali calcari, cloruri, solfati, sostanze organiche combuste “carbonio, metalli pesanti”) e non<br />

pretrattate con resine a base siliconica. L’argilla espansa si ottiene per cottura di granuli d’argilla in forni<br />

rotativi a 1200°C circa, l’espansione avviene per azione <strong>delle</strong> sostanze organiche contenute nell’argilla<br />

naturale o ad essa aggiunte. L’alta temperatura determina una pressione interna dovuta all’azione dei<br />

componenti organici volatili presenti nell’argilla i quali, prima di essere del tutto eliminati, si espandono<br />

creando una dilatazione dei granuli. La struttura dovrà risultare a granuli sferici di dimensioni variabili.<br />

La cottura sinterizza la superficie <strong>delle</strong> sferette conferendo un’elevata resistenza alla pressione.<br />

L’argilla espansa può essere utilizzata sciolta, impastata con calce spenta o legante pozzolanico naturale, in<br />

blocchi compatti.<br />

E’ impiegata per il riempimento di intercapedini, per massetti alleggeriti, per murature. La particolare struttura<br />

fisica e geometrica garantisce una migliore unità di diffusione per insufflaggio nelle intercapedini rispetto ai<br />

materiali analoghi, riducendo notevolmente i rischi di ponti termici.<br />

Si tratta di un materiale di buona inerzia termica, isolante e chimicamente inerte. E’ esente da emissioni, non<br />

richiede l’utilizzo di altri materiali inquinanti per la posa in opera (viene insufflatto libero), è incombustibile,<br />

traspirante, resiste agli acidi e ai solventi, è inattaccabile dai parassiti, roditori e insetti.<br />

Non essendo combustibile non è possibile il riciclaggio per il recupero di energia. E’ riciclabile come inerte<br />

per il calcestruzzo.<br />

In base alla circolare n. 2, 52 AA.GG./S.T.C. del 15 ottobre 1996, per granuli di argilla espansa e scisti di<br />

argilla espansa, si richiede:<br />

- nel caso di argilla espansa: superficie a struttura prevalentemente chiusa, con esclusione di frazioni<br />

granulometriche ottenute per frantumazione successiva alla cottura;<br />

- nel caso di scisti espansi: struttura non sfaldabile con esclusione di elementi frantumati come sopra<br />

indicato.<br />

Ogni granulo, di colore bruno, deve avere forma rotondeggiante ed essere privo di materiali attivi, organici o<br />

combustibili; deve essere inattaccabile da acidi ed alcali concentrati e deve conservare le sue qualità in un<br />

largo intervallo di temperatura. I granuli devono galleggiare sull’acqua senza assorbirla.<br />

Il peso specifico dell’argilla espansa è compreso tra i 350 ed i 530 kg/mc a seconda della granulometria.<br />

Conducibilità termica (λ) K cal/m h °C –0,075/0,070<br />

1.8.2 - MATERIALI D’ORIGINE VEGETALE<br />

Sughero<br />

Materiale naturale per eccellenza, questa straordinaria corteccia nasce da un particolare tipo di quercia<br />

(Quercus Suber L.) la quale non subisce alcun danno dalla decortica, rigenerando il tessuto suberoso ogni<br />

nove anni.<br />

Questo tessuto è costituito da cellule, spazi e cavità cellulari contenenti aria, a forma di poliedro a quattordici<br />

facce, il cui numero varia dai trenta ai quaranta milioni per cm.<br />

Queste caratteristiche strutturali conferiscono al sughero una elevata elasticità, una notevole resistenza alle<br />

sollecitazioni fisiche e chimiche ed eccezionali proprietà di isolamento termoacustico.<br />

Il sughero è un validissimo schermo dalle onde elettromagnetiche provenienti dalle strutture metalliche<br />

presenti nelle costruzioni, è naturalmente traspirante e permeabile al vapore, non subisce variazioni<br />

dimensionali ed è inattaccabile dalla maggior parte degli agenti acidi, compresi gli acidi gastrici, e ciò lo<br />

rende indigeribile agli insetti, roditori e volatili.<br />

Il sughero inoltre è imputrescibile anche in condizioni di umidità (tuttavia, in caso di umidità permanente<br />

possono formarsi <strong>delle</strong> muffe): può essere posizionato direttamente sotto lo strato di copertura (coppi,<br />

tegole, ecc.), senza la necessità della guaina impermeabile, visto che una eventuale infiltrazione non<br />

pregiudicherebbe lo strato di isolamento, essendo il sughero assolutamente idrorepellente. In caso di<br />

incendio, il sughero naturale è innocuo, brucia lentamente in presenza della fiamma, ma non propaga la<br />

fiamma stessa e si spegne da solo appena la fiamma viene tolta.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Importante è sottolineare la totale indifferenza del sughero al passare del tempo, questo lo rende riciclabile e<br />

non causa problemi di smaltimento.<br />

Il sughero viene usato sotto forma di granulato (riempimento di intercapedini, steso o livellato nei sottotetti, e<br />

di massetti di pendenza isolati; come isolante termico e acustico dei piani di calpestio e di calcestruzzi<br />

alleggeriti) oppure di pannelli. Se utilizzato in granuli per il riempimento di strutture verticali può determinare<br />

il formarsi di ponti termici (tende ad assestarsi lasciando vuoti in alto), se utilizzato in pannelli, questi sono<br />

realizzati solo con sughero macinato e compresso a caldo (i granuli così ottenuti, diametro di 2-3 mm, liberati<br />

dalle scorie porose e legnose, vengono posti in forno a pressione e riscaldati ad una temperatura di circa<br />

380 °C, senza alcun contatto con l’aria; la pressione e la temperatura provocano la fuoriuscita della<br />

suberina, una resina contenuta nel materiale stesso, che liquefacendosi dà inizio al processo naturale di<br />

agglutinamento e saldatura di granulo con granulo. Infine tutto viene compresso fortemente tramite una<br />

pressa idraulica che determina la struttura dell’agglomerato e la dimensione di ogni singolo pannello, senza<br />

l’aggiunta di un qualsiasi additivo o legante artificiale).<br />

Caratteristiche tecniche:<br />

- coefficiente di conducibilità λ: da 0,030 a 0,100 ( variabile in funzione della densità e della presentazione<br />

del materiale. Granuli o pannelli);<br />

- reazione al fuoco Classe 2; con trattamento intumescente Classe1.<br />

Cellulosa<br />

La carta è una preziosa materia prima e si adatta particolarmente bene come isolante termico per via della<br />

struttura dei suoi pori in grado di rinchiudere grandi quantità d’aria, riducendo le perdite di calore.<br />

Originalmente il legno ha una struttura a fibre parallele che viene modificata durante la trasformazione in<br />

carta durante la quale le fibre si orientano in tutti i sensi, realizzando così una porosità maggiore.<br />

La cellulosa viene utilizzata sotto forma di fiocchi (trucioli o lane) o sotto forma di pannelli; i fiocchi si<br />

ottengono principalmente da pura carta di giornali (80%) che viene macinata e leggermente compressa,<br />

trattata con sali borici (15% del peso circa) che ne riducono l’infiammabilità e prevengono l’infestazione da<br />

parte di insetti e muffe.<br />

I fiocchi di cellulosa sono leggeri ed elastici, il materiale sfuso assorbe umidità (fino al 6% del volume) e deve<br />

essere pertanto protetto tramite carta oleata o teli. La fibra di cellulosa viene applicata tramite il sistema ad<br />

insufflaggio nelle intercapedini murali (il materiale può subire, nel caso di riempimenti verticali, un notevole<br />

assestamento che crea dei vuoti, per questa ragione dopo alcune settimane è necessario controllare il<br />

risultato ed eventualmente aggiungere del materiale; il materiale assestato possiede una densità circa del<br />

37-70 Kg/mc), nei sottotetti non praticabili, nelle intercapedini di cartongesso, perlinature di legno,<br />

controsoffitti, sottopavimenti in legno, ecc. per creare principalmente un isolamento termoacustico<br />

omogeneo. La fibra di cellulosa è considerata un prodotto biocompatibile essendo atossico ed è ritenuto<br />

ecologico, in quanto proviene da materie naturali.<br />

Gli impieghi tipici dei pannelli di cellulosa (il legante naturale della cellulosa, la lignina, viene attivata da<br />

vapore acqueo, permettendo di fare a meno di collanti tossici e inquinanti) sono il termoisolamento fra le<br />

pareti del tetto e fra leggere pareti divisorie. I pannelli si prestano anche per isolare facciate ventilate e tetti<br />

piani e come isolamento sopra le travi<br />

La cellulosa non dà reazioni al contatto con la pelle, non ha nessuna concentrazione di sostanze nocive; ha<br />

capacità di assorbimento e di regolazione di umidità; è inodore, elettrostaticamente e elettricamente non<br />

reagente e d è priva di polveri fibrose tossiche.<br />

Giunco e canna<br />

La canna comune è una <strong>delle</strong> più grandi graminacee nostrane. E’ molto diffusa allo stato spontaneo: la si<br />

trova infatti nelle zone paludose, ai margini dei laghi, lungo le rive dei fiumi e dei canali. Utilizzata<br />

massicciamente fino agli anni 50-60 è poi andata in disuso. Noto a tutti è ancora il canniccio con il quale<br />

nelle vecchie case si facevano le soffitta, in quanto funge da ottimo supporto per l’intonaco.<br />

La produzione e l’utilizzo della canna avviene rispettando l’ambiente: essa si riproduce ogni anno e quindi la<br />

natura non viene sfruttata.<br />

Come isolante naturale i pannelli di canna palustre (legati in strati con filo metallico o sintetico formano<br />

anche <strong>delle</strong> stuoie dello spessore di 2-3 cm) sono assolutamente non tossici ed in nessuna fase, dal raccolto<br />

alla lavorazione ed all’utilizzo finale, sono dannosi alla salute o per la natura. Queste stuoie devono essere<br />

protette dall’umidità e dal fuoco: solo con intonaci (spessore > 2cm) sono considerati difficilmente<br />

infiammabili (reazione al fuoco classe2).<br />

I pannelli di canna palustre possono essere utilizzati per:<br />

- isolamento esterno ed interno di mura e tetto;<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

- costruzione e isolamento di pareti divisorie;<br />

- soffittatura e controsoffitti;<br />

- costruzione di interi edifici con l’intelaiatura in legno ed il riempimento degli spazi vuoti.<br />

Una parete da 25 cm canna equivale come isolamento termico ad un muro di 71cm di spessore fatto con i<br />

migliori mattoni isolanti.<br />

La canna palustre è un materiale traspirante che permette di costruire secondo i criteri della bioedilizia; non<br />

assorbe umidità o acqua e quindi garantisce un isolamento costante anche in condizioni di umidità.<br />

Nel maneggio dei pannelli bisogna tenere presente di:<br />

- portare i pannelli sempre in posizione verticale per evitare la torsione o il piegamento degli stessi<br />

- immagazzinare i pannelli su una superficie piana oppure in piedi ed in ogni caso di tenerli all’asciutto.<br />

Fibre di cocco<br />

Uno dei materiali naturali più validi nell’impiego per l’isolamento termo - acustico è la fibra di cocco. Nei<br />

paesi orientali questa è stata adottata, fin dai tempi più remoti, per tutti gli usi particolarmente gravosi nei<br />

quali era richiesta eccezionale robustezza e resistenza all’usura.<br />

La struttura biologica della fibra di cocco è composta dal 65% di aria: la superficie è liscia ed è molto<br />

resistente allo sfregamento meccanico e alla rottura.<br />

Le fibre di cocco (ricavate dal mesocarpo della noce di cocco) impiegate nella produzione di pannelli da<br />

isolamento sono quelle che hanno resistito al processo di macerazione di circa 5/6 mesi in acqua e fango,<br />

per mezzo del quale subiscono la mineralizzazione che le rende resistenti alla putrefazione ed<br />

immarcescibili.<br />

Dopo questo procedimento, vengono fatte essiccare, battute ed ammassate in balle per essere inviate alla<br />

successiva lavorazione.<br />

Vengono cardate e poi, mediante un processo meccanico con il quale si riesce a dosare la quantità di fibra<br />

per superficie, vengono agugliate a diverse densità, spessori e dimensioni secondo l’impiego cui sono<br />

destinate.<br />

I pannelli così ottenuti sono un ottimo isolante sia termico sia acustico. Oltre all’impiego come isolante, il<br />

cocco trova utilizzo nella realizzazione di drenaggi per giardini pensili e terrazzi o come rinforzo per la<br />

stabilizzazione del terreno in posizioni di forte pendenza, offrendo ancoraggio alle radici del tappeto erboso.<br />

In edilizia vengono utilizzati in pannelli o materassini di vario spessore da 1,5 a 6 cm, applicati con mastice<br />

naturale o chiodatura principalmente per questi impieghi:<br />

- da parete: nei muri perimetrali per l’isolamento termico ed acustico e nei muri interni per l’isolamento<br />

acustico;<br />

- da pavimento: nei solai per realizzare pavimenti galleggianti che eliminano i ponti termici ed interrompono<br />

la trasmissione <strong>delle</strong> vibrazioni acustiche tra muro e pavimento, oltre che attutire il rumore da calpestio, da<br />

spostamento di mobili e suppellettili e da funzionamento di elettrodomestici;<br />

- da tetto: nella costruzione di tetti ventilati o per il semplice isolamento termico del tetto<br />

La fibra di cocco è resistente, elastica ed inalterabile nel tempo, in qualsiasi condizione di impiego, per cui<br />

mantiene intatte le sue caratteristiche fisiche non solo fino alla distribuzione <strong>delle</strong> strutture su cui viene<br />

impiegata ma anche oltre: può quindi essere successivamente riutilizzata. E’ un prodotto naturale che non<br />

produce inquinamento in nessuna fase di produzione, lavorazione, impiego, riciclaggio o smaltimento, è<br />

permeabile al vapore per cui consente una corretta traspirazione <strong>delle</strong> pareti. Se abbinato ad altri materiali<br />

traspiranti, evita la formazione di muffa e condensa sulle pareti e non provoca lo scrostamento degli intonaci.<br />

E’ facile da posare e la sua struttura permette una perfetta aderenza fra i panelli accostati uno all’altro,<br />

perché le fibre si intersecano fra loro, costituendo un corpo unico, senza interruzione di isolamento e senza<br />

bisogno di collanti. Non danneggia la salute dell’uomo perché non dà origine a pulviscolo, né ad alcuna<br />

esalazione irritante per la pelle o per le vie respiratorie; non viene attaccato da batteri o insetti e non è<br />

appetibile per i roditori, nonostante la leggerezza è dotato di grande resistenza alla compressione. E’ un<br />

materiale a lenta combustione e la sua infiammabilità può venire ridotta mediante l’applicazione di sali di<br />

boro.<br />

Dal punto di vista dell’impatto ambientale, il suo smaltimento non costituisce problema perché, qualora non<br />

si volesse riutilizzarlo in altre costruzioni, è perfettamente integrabile al suolo. Le fibre di cocco trovano<br />

numerose applicazioni in agricoltura e mescolate al terreno lo rendono più soffice e permeabile.<br />

La conducibilità termica λ Kcal/mh °C 0,045.<br />

Fibra di juta<br />

La juta è una pianta (ottenuta da diverse specie di piante Tigliacee – Corchors capsularis) dai lunghi steli<br />

fibrosi che vengono fatti macerare a lungo nell’acqua ed sottoposti ad ulteriori lavorazioni al fine di ottenere<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

un tessuto sotto forma di feltro o fiocco. Il feltro di fibre naturali di juta viene compattato attraverso un<br />

procedimento meccanico. Una parte <strong>delle</strong> fibre viene disposta, attraverso una particolare tecnica di<br />

lavorazione, in senso verticale rispetto alla direzione di rotazione del cilindro.<br />

In tal modo viene incrementata la compattezza del feltro che per la sua morbidezza è perfettamente idoneo<br />

ad essere utilizzato come isolante acustico anti-calpestio.<br />

L’applicazione del feltro di juta non migliora soltanto l’isolamento acustico, ma anche il comfort della<br />

camminata.<br />

Le fibre di juta e il feltro di juta (nello spessore variabile di cm 1,5 2,5 5,0 6,0) possono essere applicati per<br />

migliorare l’isolamento acustico anti-calpestio:<br />

- come elemento di riempimento nelle intercapedini, nelle pareti a struttura portante in legno o in metallo e<br />

in travi di legno;<br />

- sotto i rivestimenti per pavimenti o sotto i parquet.<br />

La pianta di juta è relativamente resistente a malattie e parassiti, i semi vengono trattati contro i funghi e le<br />

piante subiscono un trattamento antiparassitario con composti del rame. La juta risulta essere un materiale<br />

economico, traspirante, igroscopico, coibente acustico, elettrostaticamente neutro, antistatico, infiammabile,<br />

riciclabile.<br />

La conducibilità termica λ Kcal/mh °C 0,055.<br />

Fibre di lino<br />

La materia prima è rappresentata dagli steli della pianta, puliti di foglie e capsule, che vengono tostati per<br />

liberare le fibre dai leganti. Seguono il lavaggio, l’essiccazione, la triturazione, la centrifugazione<br />

(separazione <strong>delle</strong> fibre dalle parti legnose) e la frantumazione (<strong>delle</strong> fasce fibrose).<br />

Il materiale termoisolante è costituito dalla parte cellulosica <strong>delle</strong> fibre e viene commercializzato sotto forma<br />

di rotoli (i pori del materassino di lino rinchiudono aria che agisce da tampone regolatore di temperatura) o<br />

anche sfuso.<br />

I materassini di lino (nello spessore variabile di cm 4,0 6,0 8,0 100 mm) possono essere applicati per<br />

migliorare l’isolamento termico ed acustico:<br />

- tra le travi (il materassino viene fissato con i suoi bordi sulle travi tramite una graffiatrice);<br />

- nei solai;<br />

- nelle pareti divisorie;<br />

- per le costruzioni leggere.<br />

I vantaggi della lana di lino sono molteplici: è un buon isolante termico e acustico; ha una buona diffusione al<br />

gas e al vapore (traspirante), un buon assorbimento di umidità (igroscopico), una bassa carica elettrostatica;<br />

non conduce la corrente particolarmente per quanto riguarda i campi elettromagnetici alternati, ha una bassa<br />

richiesta di energia per la produzione, lavorazione non inquinante ed esente da polvere e materie nocive per<br />

la salute; è riciclabile.<br />

Ha un aspetto simile alla lana di pecora ed è trattato con sali borici.<br />

Fibre di canapa<br />

Da millenni l’umanità utilizza la canapa come materia prima. Fino ad oggi è stata apprezzata nella<br />

produzione di vestiti, carta, olio e nella medicina.<br />

La canapa è una materia prima rinnovabile ed il suo impiego contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente. La<br />

coltivazione di canapa migliora i terreni agricoli in maniera naturale. Non necessita di erbicidi o pesticidi e<br />

nella fase di crescita assorbe CO2. Ora la canapa comincia ad acquistare un nuovo settore di mercato:<br />

l’edilizia.<br />

E’ un prodotto ecologico che non comporta rischi per la salute né in fase di produzione né in fase di messa<br />

in opera del materiale isolante.<br />

In edilizia viene utilizzata, sotto forma di stuoie principalmente per questi impieghi:<br />

- isolare tetti<br />

- pareti in legno<br />

- pavimenti<br />

Indifferentemente dal fatto che l’isolamento venga impiegato in nuove costruzioni o in riattamenti, la messa<br />

in opera è semplice e razionale, anche per l’artigiano dilettante.<br />

Lavorazione pulita, senza polvere; non causa pruriti o disturbi alla pelle.<br />

Ottima capacità di traspirazione, permette una regolazione automatica dell’umidità e crea di conseguenza un<br />

ottimo clima interno. Poiché la canapa non contiene proteine non è infestata da parassiti. Inoltre resiste al<br />

marciume ed è esente da sostanze inquinanti.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Fibre di legno<br />

Il legno è l’unico elemento usato e proviene dai cascami e da legni di minore entità (abete, pino, anche<br />

faggio e quercia fino al 20%). E’ necessario utilizzare il legno non trattato chimicamente per evitare quelle<br />

sostanze nocive alla salute.<br />

La materia prima viene sminuzzata, bollita, sfibrata meccanicamente o a vapore. Contro la putrefazione<br />

vengono aggiunte piccole quantità di solfato di allumina (0,5%) e come antimuffa solfato di ammonio. Dalle<br />

fibre impastate con acqua vengono formati dei pani (o feltri) che fatti asciugare a caldo (120°-190°C)<br />

vengono leggermente compressi. L’incollaggio dei panelli avviene per “leganti idrogeni” con il loro stesso<br />

collante: la lignina.<br />

I pannelli privi di leganti e non bitumati sono biodegradabili, possono essere inceneriti ed eventualmente<br />

anche riutilizzati (si possono compostare), svolgono una funzione isolante ecologica e realizzano un clima<br />

ambientale confortevole. La loro struttura porosa in fibre favorisce la diffusione del vapore e l’assorbimento<br />

<strong>delle</strong> onde sonore (anche il rumore da calpestio viene attutito). I pannelli possono assorbire molta acqua<br />

senza modificare la loro struttura a secco; per espletare la loro funzione devono tuttavia essere applicati a<br />

secco.<br />

I pannelli in fibra di legno vengono classificati a seconda della loro densità in:<br />

- pannelli duri 800 Kg/mc<br />

- pannelli semiduri 350/ 800 Kg/mc<br />

- pannelli morbidi 230/ 350 Kg/mc<br />

I pannelli sono disponibili semplici, oppure in diverse versioni adatte ai diversi usi:<br />

- pannelli porosi sottopavimento per l’isolamento termoacustico di pavimenti galleggianti;<br />

- pannelli duri per supporto pavimento, con superficie particolarmente resistente alla pressione da<br />

calpestio;<br />

- pannelli porosi per l’isolamento termoacustico di pareti (cappotti esterni ventilati);<br />

- controsoffitti;<br />

- pannelli porosi per l’isolamento termoacustico per tetti inclinati;<br />

- pannelli da sottotegola permeabili al vapore (bitumati, con emulsione di bitume puro, oppure con<br />

emulsione di lattice);<br />

- per imbottiture, in falegnameria e nell’industria dei mobili.<br />

La conducibilità termica λ Kcal/mh °C 0,045-0,056.<br />

Fibre di legno mineralizzate con magnesite<br />

Mescolando trucioli di legno a fibra lunga con magnesite si producono dei pannelli termoisolanti. La<br />

magnesite utilizzata è la “magnesite caustica” ossido di magnesio (MgO), ottenuta per calcinazione in forno<br />

rotativo di magnesite minerale ad alto contenuto di carbonato di magnesio (MgCO3).<br />

Caratteristica dell’ossido di magnesio è di combinarsi con il solfato di magnesio (MgSO4) in soluzione,<br />

costituendo un prodotto cristallino di forti proprietà leganti, noto come ossisolfato di magnesio. Il processo<br />

produttivo ad alta temperatura in macchina continua, consente di eliminare dalle fibre di legno le sostanze<br />

organiche infiammabili e deperibili. Lo scheletro strutturale rimasto, costituito da lignina che è elastica,<br />

resistente e durevole, viene impregnato con l’ossisolfato di magnesio che protegge le fibre e,<br />

contemporaneamente, agisce da legante. Grazie alla pressione ed alla temperatura si realizza la<br />

mineralizzazione <strong>delle</strong> fibre del legno: questo processo, simile alla fossilizzazione naturale, conferisce ai<br />

pannelli di lana di legno mineralizzata ottime inalterabilità per tempi lunghissimi, sicuramente superiori alla<br />

vita dell’edificio.<br />

La massa volumica relativamente elevata, il minimo modulo di elasticità e l’elemento fattore di scorrimento,<br />

caratteristiche che non si trovano contemporaneamente presenti nei comuni materiali da costruzione,<br />

determinano proprietà acusticamente positive, dovute in particolare alla struttura a cavità smorzate, e<br />

consentono soluzioni tecniche estremamente efficaci sia nel campo del fonoisolamento sia del<br />

fonoassorbimento.<br />

Grazie alla massa relativamente elevata ed alla importantissima proprietà di portarsi sempre in equilibrio<br />

termoigrometrico con l’ambiente, questo tipo di pannelli costituisce inoltre un validissimo volano termico ed<br />

igrometrico in grado di smorzare le fluttazioni accidentali di una temperatura, rendendo così estremamente<br />

difficile la formazione di condense.<br />

Questo tipo di pannelli, se aggrediti dal fuoco, si trasformano progressivamente in un isolante leggero e<br />

refrattario che protegge le strutture retrostanti.<br />

Caratteristiche fisico tecniche<br />

- Assoluta stabilità dimensionale (∆


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

- Elevato potere fonisolante (58 dB ISO R 717 parete spessore mm 154)<br />

- Elevato potere fonoassorbente ( fino a αm=0,88 tra 125 e 4000 Hz)<br />

- Elevata massa volumica (da 350 a 650 Kg/mc)<br />

- Elevata traspirabilità al vapor d’acqua (µ=4÷10)<br />

- Elevato calore specifico (c=1,55 KJ/Kg K)<br />

- Elevata capacità di scambio termoigrometrico con l’ambiente<br />

- Elevata resistenza a flessione (fino a 5 N/mm2 secondo tipi e spessori)<br />

- Elevata resistenza al fuoco (fino a REI180)<br />

- Reazione al fuoco: Classe 1<br />

- Campo di impiego: fino a 200°C e U.R. 100%<br />

I pannelli sono disponibili in spessori da 25 80 mm e vengono impiegati su superfici esterne: muri, pilastri,<br />

controsoffitti (esistono elementi speciali con una superficie più liscia, verniciata e decorativa) e tetti, ma si<br />

utilizzano anche all’interno per la costruzione di pareti divisorie. I pannelli possono essere segati, inchiodati,<br />

avvitati o incollati con una semplice malta.<br />

Fibre di legno mineralizzate con cemento Portland<br />

Mescolando le fibre lunghe di legno di abete (le sue fibre sono le più resistenti, le più duttili e permettono di<br />

ottenere un pannello leggero e robusto) e di leganti minerali principalmente cemento Portland (grigio o<br />

bianco), si producono dei pannelli termoisolanti.<br />

Le fibre vengono sottoposte ad un trattamento mineralizzante che, pur mantenendo inalterate le proprietà<br />

meccaniche del legno, ne annulla i processi di deterioramento biologico, rende le fibre perfettamente inerti e<br />

annulla la resistenza al fuoco.<br />

Le fibre vengono rivestite con cemento, legate assieme sotto pressione a formare una struttura stabile,<br />

resistente compatta e duratura.<br />

Gli interstizi fra le fibre sono responsabili dell’assorbimento acustico e dell’ottimo ancoraggio a tutte le malte.<br />

Non si ha nessun inquinamento né in fase di produzione, né nell’impiego, né nell’eventuale riciclaggio e<br />

smaltimento dei residui che possono essere reimpiegati o riciclati. Il prodotto non contiene metalli nocivi, non<br />

sviluppa gas tossici, non è radioattivo, non è combustibile (in caso di incendio non dà luogo a<br />

gocciolamento, non sviluppa fumi o gas tossici, non propaga la fiamma, è classificato di Classe 1). Con un<br />

pannello di 35 mm, a rivestimento di un solaio, si raggiunge il valore REI90; valori fino a REI180 si possono<br />

raggiungere con pannelli di 50mm. Il rivestimento del pannello con intonaco o con lastre di carton gesso<br />

aumentano la resistenza al fuoco.<br />

I pannelli inoltre hanno un comportamento neutro nei riguardi degli elementi della costruzione con i quali<br />

sono a contatto. In particolare con il Cls., nell’impiego come cassero a perdere, viene migliorata la resistenza<br />

a compressione ed il modulo elastico. Se intonacati non danno luogo a macchie ed efflorescenze, non<br />

hanno azione corrosiva né su tubazioni né su altre parti metalliche, così pure sui materiali plastici.<br />

Sono insensibili all’acqua e al gelo; il cemento, privo di magnesite, conferisce al pannello resistenza<br />

all’acqua e l’adesione intima alla fibra ne impedisce il distacco in caso di gelo.<br />

Non hanno quindi né rigonfiamenti né sgretolamenti in presenza di umidità in eccesso e la cedono quando si<br />

stabiliscono in condizioni normali, senza subire deformazioni.<br />

I pannelli in fibre di legno mineralizzate con cemento Portland trovano impiegano:<br />

- come rivestimento (correzione ponti termici) per cordoli, per l’architrave, per pilastri, in fase successiva<br />

per nicchie radiatori, davanzali e pavimento;<br />

- come isolamento di solai su cantinati e porticati: evita infatti fenomeni di condensa, mantiene caldo il<br />

pavimento sovrastante e fresco l’ambiente cantina;<br />

- come casseri a perdere nel getto in opera del solaio o dei solai prefabbricati tipo predalles. In questo<br />

impiego i pannelli possono essere lasciati a vista è il soffitto sarà pronto dopo il disarmo. I pannelli non<br />

intonacati esercitano completamente la loro funzione di isolanti acustici per rumori prodotti nel locale,<br />

mantengono la loro funzione di protezione al fuoco, permettono di risparmiare il costo dell’intonaco offrendo<br />

nello stesso tempo un gradevole effetto estetico;<br />

- come isolamento <strong>delle</strong> pareti nei locali cantinati riscaldati. Risulta vantaggioso l’isolamento con pannelli<br />

impiegati come cassero a perdere applicati sulla superficie interna ed esterna. I pannelli esterni vanno trattati<br />

con malte idrofugate e rivestiti con membrane impermeabilizzanti. Il fissaggio alle pareti può essere<br />

effettuato con tasselli ad espansione;<br />

- per isolare i pavimenti contro terra, i pannelli si annegano nel getto del pavimento oppure nelle<br />

costruzioni esistenti, vengono disposti a giunti sfalsati e trattati direttamente con la malta di allettamento<br />

della pavimentazione;<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

- come isolamento <strong>delle</strong> falde del tetto, per le coperture di legno: i pannelli vengono disposti sopra le travi<br />

formando un tavolato che sostituisce il tavolato in legno o le tavelle. Questa soluzione presenta molti<br />

vantaggi: non è più costosa di quella tradizionale, è molto più isolante, costituisce una barriera al fuoco, è<br />

traspirante contribuendo a smaltire l’umidità. I pannelli vengono lasciati a vista, intonacati o rivestiti con<br />

cartongesso; se la finitura è a perline i panelli vengono disposti sul piano perlinato ottenendo uno strato<br />

isolante continuo senza ponti termici. La resistenza dei pannelli permette di applicare gli arcarecci del manto<br />

di copertura direttamente sugli stessi. Negli edifici esistenti i pannelli vengono disposti al disotto <strong>delle</strong> travi;<br />

nello spazio tra le travi può essere inserito un isolante aggiuntivo. Per le coperture in laterocemento i pannelli<br />

vengono applicati all’estradosso del solaio di copertura durante il getto di completamento e successivamente<br />

fissati con malte, con bitume, con tasselli. Si dispone dunque una membrana impermeabile all’acqua ma<br />

permeabile al vapore e sopra il manto di copertura;<br />

- nei tetti ventilati sopra i pannelli si dispongono o le orditure di sostegno del manto o gli elementi<br />

sottotegola come lastre ondulate, elementi in polistirene, ecc.;<br />

- come isolamento acustico tra i piani, isolamento <strong>delle</strong> tramezze. Il contatto rigido tra pareti divisorie e<br />

solaio crea un ponte acustico con trasmissione dei rumori ai piani inferiori e gli ambienti adiacenti. Queste<br />

trasmissioni vengono interrotte erigendo le tramezze su strisce di pannelli <strong>delle</strong> spessore di 20 mm in grado<br />

di sostenere il peso della tramezza senza dar luogo ai cedimenti data la robustezza e la resistenza alla<br />

compressione dei medesimi. Costruendo le tramezze sopra uno strato continuo di pannelli si isola nello<br />

stesso tempo dai rumori aerei e da quelli da calpestio;<br />

- come risanamento dei muri umidi, i pannelli sono il materiale più idoneo per la loro traspiranza ed<br />

immarcescibilità per la soluzione di questo problema. L’intervento è in relazione all’entità del fenomeno.<br />

Umidità lieve: rivestimento della parete con pannelli fissati con tasselli. Muri molto umidi: fissare i pannelli ad<br />

una listellatura in legno trattato o meglio a profili metallici zincati. Si consiglia di praticare fori di ventilazione<br />

dell’intercapedine. L’intonaco applicato sui pannelli deve essere molto traspirante.<br />

Caratteristiche tecniche<br />

- Reazione al fuoco, classe 1<br />

- Resistenza all’acqua e al gelo, nessuna alterazione e mantenimento della resistenza a flessione dopo 20<br />

cicli di gelo e disgelo in acqua<br />

- Resistenza alla diffusione al vapore, µ=5<br />

- Temperatura limite di utilizzo, 200°C<br />

- Capacità di assorbimento dell’umidità ambiente, 2÷3,5 lt/mq spessori pannelli 20÷75 mm<br />

- Calore specifico, 2,1 KJ/KgK<br />

- Capacità di accumulo termico 840 KJ/mc K<br />

- Coefficiente di dilatazione termica lineare 0,01 mm /mK<br />

- Resistenza a trazione perpendicolare alla facce, 0,05 N/mmq<br />

- Resistenza al taglio, 0,28N/mmq<br />

- Resistenza a compressione con 10% di schiacciamento, 0,4÷0,2 N/mmq spessore pannelli 20÷75 mm<br />

- Resistenza a flessione, 2,4÷1,1 N/mmq spessore pannelli 20÷75 mm<br />

- Potere fonoassorbente, fino ad αm=0’87 tra 125 e 4000 Hz<br />

- Potere fonoisolante fino a 56db<br />

- Isolamento ai rumori di calpestio, riduzione di 22 db con pannello di 25 mm, riduzione di 37 db<br />

accoppiando al pannello uno strato di 25 mm, riduzione di 37 db accoppiando al pannello uno strato di lana<br />

minerale<br />

- Resistenza all’attacco fungino, inibizione del degrado biologico: le muffe naturalmente presenti nel legno<br />

sono assenti nei pannelli.<br />

I pannelli vengono tagliati con una sega a mano o con una sega circolare. Possono essere immagazzinati<br />

all’esterno. Devono però essere utilizzati asciutti, disposti ben accostati l’uno all’altro esercitando una<br />

leggera pressione e con giunti sfalsati. Si consiglia di condizionare i pannelli al clima ambiante aprendo le<br />

pile di pannelli e mantenendoli nell’ambiente per qualche giorno prima dell’applicazione. Nel caso di<br />

controsoffitti e rivestimenti si mantengano <strong>delle</strong> aperture in modo che le condizioni termoigrometriche sulle<br />

due facce dei pannelli si equilibrino. Si eviti un eccessivo riscaldamento subito dopo il montaggio.<br />

1.8.3 - MATERIALI D’ORIGINE ANIMALE<br />

Lana di pecora<br />

Fibra tessile ottenuta dal pelo di pecora, utilizzata per la produzione di una variegata gamma di tessuti, tra<br />

cui tappeti e moquettes.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Per il materiale termoisolante si usano pura lana di pecora e lana di recupero, spesso nella proporzione di<br />

1:1. Già migliaia di anni fa nomadi e pastori utilizzavano la lana di pecora nelle costruzioni come materiale<br />

isolante. Le lane devono essere lavate solo con sapone naturale e carbonato di sodio (soda), dei quali, dopo<br />

il risciacquo non rimangono residui.<br />

La lana di pecora può causare <strong>delle</strong> allergie in persone particolarmente sensibili. Il borace, con il quale viene<br />

trattata la lana, è valutato più o meno innocuo per l’uomo. Informarsi sui trattamenti subiti in quanto potrebbe<br />

essere stata trattata con antitarme o antimuffe. I prodotti ottenuti dalla lana di pecora sono biodegradabili.<br />

La risorsa è ovviamente limitata, ma l’impiego della lana rappresenta una valida alternativa ad altri prodotti<br />

meno ecologici.<br />

In edilizia viene utilizzata sciolta, in rotoli, i pannelli o in materassini di vario spessore da 20 30 40 50 60 70<br />

80 mm, principalmente per questi impieghi:<br />

- lana di riempimento: trova il suo impiego nell’isolamento <strong>delle</strong> cavità, per l’isolamento di fessure,<br />

intelaiature di finestre e porte;<br />

- come rotoli isolanti vengono mediamente inaguagliati e presentano una resistenza meccanica uniforme,<br />

non sono autoportanti. Sono facilmente maneggevoli in quanto possono essere tagliati con una semplice<br />

forbice e sono applicabili con molta facilità. Impiegati soprattutto in pareti, contropareti, tetti, controsoffitti, e<br />

nelle intercapedini;<br />

- come pannelli isolanti hanno le stesse caratteristiche dei rotoli. I pannelli acustici vengono fortemente<br />

inagugliati e sono specifici per l’isolamento termico ed acustico del pavimento in legno, parquet, pavimento<br />

continuo, cassonetti <strong>delle</strong> finestre, in alternativa <strong>delle</strong> schiume sintetiche.<br />

Le straordinarie qualità di finezza, arricciatura, resistenza, deformabilità, elasticità, infiammabilità (il<br />

trattamento con borato idrato di sodio - borace - aumenta la resistenza alla fiamma, in caso di incendio non<br />

brucia e non emette gas tossici) fanno della fibra di lana di pecora un ottima fibra climatizzante ed<br />

igroscopica. Ciò vuol dire che possiede la capacità di assorbire l’acqua e di cederla in seguito molto<br />

lentamente. A seconda dell’umidità relativa dell’aria, la lana di pecora è in grado di assorbire acqua fino al<br />

33% del suo peso senza dare la sensazione di essere umida. Grazie alla sua composizione naturale la lana<br />

aiuta a creare un clima ambientale naturale.<br />

I prodotti sono riciclabili e anche compostabili.<br />

La conducibilità termica λ Kcal/mh °C 0,033.<br />

In presenza di umidità subisce il dilavamento dei sali di boro, per cui diventa nuovamente attaccabile dai<br />

parassiti.<br />

1.9 - IMPERMEABILIZZAZIONE E GUAINE<br />

I materiali da impiegarsi per la realizzazione <strong>delle</strong> impermeabilizzazioni dovranno essere naturali, traspiranti<br />

e garantire in ogni caso l’assenza di qualunque infiltrazione d’acqua e la durabilità nel tempo dei requisiti<br />

originari.<br />

Qualsiasi impermeabilizzazione sarà posta su piani predisposti con le opportune pendenze.<br />

Le impermeabilizzazioni, di qualsiasi genere, dovranno essere eseguite con la maggiore accuratezza<br />

possibile, specie in vicinanza di fori, passaggi, cappe, ecc.; le eventuali perdite che si manifestano in esse,<br />

anche a distanza nel tempo e sino a collaudo, dovranno essere riparate ed eliminate dall’Impresa, a sua<br />

cura e spese, compresa ogni opera di ripristino.<br />

1.9.1 - FIBRE DI CELLULOSA<br />

Le carte oleate e Kraft possono sostituire i materiali bituminosi e sintetici che vengono di solito usati come<br />

barriere al vapore. Le carte sono meno resistenti alla diffusione al vapore, ma abbastanza impermeabili da<br />

impedire l’umidificazione dei materiali termoisolanti che proteggono. Pertanto sono definite più correttamente<br />

“freni al vapore”. Sono inoltre impiegate come “barriere antivento”.<br />

Le barriere al vento sono indispensabili nelle strutture in legno con pareti e tetti che possiedono molti giunti<br />

attraverso i quali il vento può spingere l'aria all'interno. Le comuni barriere al vapore sono anche efficienti<br />

contro il vento, ma nei casi in cui una barriera al vapore non sia necessaria, possono essere utilizzate anche<br />

le diverse carte Kraft.<br />

Le carte devono essere resistenti allo strappo e alla lacerazione, nonché mantenere la loro forma anche nel<br />

caso di permanenti sollecitazioni atmosferiche.<br />

Bucate non adempiono più alla loro funzione. Molte carte e cartoni commercializzati come “ecologici” non<br />

possiedono questi requisiti.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Carta crespa Kraft - carta traspirante di pura carta di cellulosa, resistente allo strappo (200 gr/mq), da<br />

utilizzare sotto materiali granulosi e sciolti e come barriera al vento nelle costruzioni leggere di pareti, tetti,<br />

ecc. per impedire la penetrazione di aria nell’isolamento termico, ma solo in luoghi asciutti (non resistente<br />

all’umidità), come protezione antiinfiltrazioni nei solai intermedi in legno, ecc.<br />

Carta oleata - pura carta di cellulosa, impregnata con olio di resine naturali (assolutamente libera di<br />

insetticidi e funghicidi tossici o di altre sostanze petrolchimiche, senza evaporazione di sostanze tossiche,<br />

inodore). Dovrà garantire resistenza all’acqua, sarà idrofoba e molto resistente allo strappo. Si può utilizzare<br />

sia come guaina protettiva sottocoppo nel tetto ventilato, che come strato di divisione per interni ed esterni,<br />

come protezione contro il vento in costruzioni che non hanno bisogno di una barriera al vapore. Dati tecnici:<br />

peso 167g/mq, spessore 0,19 mm. Per l’applicazione deve sovrapporsi minimo 10 15 cm, nel caso serva nel<br />

tetto come barriera al vento, si fissa con la puntatrice (con puntine antiruggine) e si incolla. Impiegabile<br />

inoltre come copertura del materiale termoisolante prima della gettata del massetto galleggiante. E’ da<br />

applicare con giunti sfalsati per evitare la penetrazione della malta del materiale isolante.<br />

Carta da barriera al vento - una carta molto resistente allo strappo (180 g/mq) che consiste in due fogli di<br />

carta speciale e un feltro di vetro intermedio. Il materiale è idrorepellente e possiede una buona permeabilità<br />

al vapore acqueo. Applicabile in costruzioni di legno a telaio dietro il rivestimento esterno e sul tetto.<br />

Carta da freno al vapore - un materiale privo di metallo (235g/mq) che consiste in due fogli di carta kraft<br />

armata con fibre di sisal (resistente allo strappo) e un sottile strato di bitume intermedio. I giunti vengono<br />

incollati con nastro di gomma sintetica (gomma bitilica) che è molto durevole, mentre i nastri normalmente<br />

usati per imballaggi diventano fragili dopo 2-4 anni.<br />

Cartonfeltro - si ottiene dal riciclo di fibre tessili e carta da macero, paraffinato, idrorepellente, leggero.<br />

Questi materiali avranno di norma le caratteristiche seguenti:<br />

Tipo Peso a<br />

mc.<br />

Contenuto<br />

di lana<br />

Contenuto di<br />

cotone, juta ed<br />

altre fibre tessili<br />

naturali<br />

Residui<br />

ceneri<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO<br />

Umidità Potere di<br />

assorbimento<br />

in olio di<br />

antracene<br />

g % % % % % Kg<br />

224 224 ± 12 10 55 10 9 160 2,800<br />

333 333 ± 16 12 55 10 9 160 4,000<br />

450 450 ± 25 15 55 10 9 160 4,700<br />

Carico di rottura a<br />

trazione nel senso<br />

longitudinale <strong>delle</strong> fibre<br />

su striscia 15\times180<br />

mm<br />

Le eventuali verifiche e prove saranno eseguite con le risultanze accertate in materia da organi competenti<br />

ed in particolare dalle norme dalle norme UNI.<br />

Tutte le carte e i cartoni devono essere applicati con giunti sfalsati e incollati con nastri adesivi.<br />

L’applicazione richiede molta attenzione per non correre il rischio di forarli.<br />

1.9.2 - FIBRE SINTETICHE<br />

Teli da freno al vapore - si tratta di fogli di polietilene ad alta densità (HDPE). Durante la fabbricazione<br />

viene prodotto un filato di fibre sottilissime che viene successivamente rinforzato mediante pressione e<br />

calore. Impermeabili all’acqua e al vento, permettono la diffusione del vapore, molto resistenti allo strappo e<br />

autoestinguenti in caso di incendio (DIN 4102- B2); si tratta della stessa categoria del legno tagliato, non<br />

piallato, utilizzato per la fabbricazione del tavolato del tetto. Sono esenti da esalazioni di sostanze tossiche,<br />

pertanto non vi è nessun effetto negativo per l’uomo e per l’ambiente, sono da classificare come prodotto<br />

che rispetta l’ambiente data la loro riciclabilità (il materiale di ritorno viene trasformato in lamine, tubi, parti di<br />

macchine, vasi di fiori, ecc.). I fogli vengono posati direttamente sullo strato termoisolante o sulla caldana del<br />

tetto, per evitare la penetrazione dell’acqua piovana.


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Membrana bentonitica - si tratta di una membrana impermeabile, a base di bentonite di sodio (argilla<br />

smectitica). La realizzazione avviene per preidratazione controllata (gel allo stadio iniziale) della bentonite di<br />

sodio naturale e di laminazione sotto vuoto dello stesso (eliminazione di ogni porosità). Perché la bentonite<br />

di sodio secca granulare possa espandersi a contatto con l’acqua e generare il gel a bassa permeabilità, è<br />

necessario che la sua idratazione avvenga con “acqua chimicamente pulita”, cioè con basse concentrazione<br />

di ioni (sali) e di sostanze organiche. Questo innovativo sistema di preidratazione e stabilizzazione della<br />

bentonite per la produzione della membrana, integrato con la laminazione sottovuoto, è in grado di eliminare<br />

tutti i punti di disomogeneità, conferendogli in tal modo un elevato coefficiente di permeabilità (K= 10E-14<br />

m/s significa ridurre l’acqua permeata attraverso la membrana bentonitica dell’esempio percentuale da 1 lt /<br />

mq a 0,0001 L./mq in 24 ore ottenendo un margine di sicurezza di circa 1000 volte prima di arrivare alla<br />

soglia di rischio del K=10E-11 m/s); garantendo anche una barriera al passaggio di gas e vapori. Il<br />

potenziale espansivo della membrana bentonitica garantisce l’autoriparazione di eventuali punzonamenti<br />

così come la sigillatura spontanea di lesioni. Queste membrane sono supportate da tessuti che ne<br />

permettono una corretta permeabilizzazione all’acqua. Per una posa corretta la superficie dovrà essere<br />

regolarizzata e priva di asperità e corpi estranei, l’eccezionale flessibilità consente una pratica installazione,<br />

può essere tagliata e sagomata con semplice cutter senza che si verifichino pericolose perdite di bentonite.<br />

E’ da sottolineare che tale impermeabilità è attiva sin dal primo momento dell’applicazione.<br />

1.10 – COLORI E VERNICI, SOLVENTI, IMPREGNANTI, PRODOTTI PER IL TRATTAMENTO DEI<br />

METALLI, ENCAUSTICI<br />

1.10.1 - COLORI E VERNICI<br />

Colori e vernici<br />

I materiali impiegati nelle opere da pittore dovranno essere sempre della migliore qualità.<br />

a) Olio di lino cotto. - L’olio di lino cotto sarà ben depurato, di colore assai chiaro e perfettamente<br />

limpido, di odore forte ed amarissimo al gusto, scevro di adulterazioni con olio minerale, olio di pesce,<br />

ecc. Non dovrà lasciare alcun deposito né essere rancido e, disteso sopra una lastra di vetro o di<br />

metallo, dovrà essiccare completamente nell’intervallo di 24 ore. Avrà acidità nella misura del 7%,<br />

impurità non superiore all’1% ed alla temperatura di 15°C presenterà una densità compresa fra 0,91 e<br />

0,93.<br />

b) Acquaragia (essenza di trementina). - Dovrà essere limpida, incolore, di odore gradevole e volatile..<br />

La sua densità a 15°C sarà di 0,87.<br />

c) Biacca. - La biacca o cerussa (carbonato basico di piombo) deve essere pura, senza miscele di<br />

sorta e priva di qualsiasi traccia di solfato di bario.<br />

d) Bianco di zinco. - Il bianco di zinco dovrà essere in polvere finissima, bianca, costituita da ossido di<br />

zinco e non dovrà contenere più del 4% di sali di piombo allo stato di solfato, né più dell’1% di altre<br />

impurità; l’umidità non deve superare il 3%.<br />

e) Minio. - Sia il piombo (sesquiossido di piombo) sia l’alluminio (ossido di alluminio) dovranno essere<br />

costituiti da polvere finissima e non contenere colori derivati dall’anilina, né oltre il 10% di sostanze<br />

estranee (solfato di bario, ecc.).<br />

f) Latte di calce. - Il latte di calce sarà preparato con calce grassa, perfettamente bianca, spenta per<br />

immersione. Vi si potrà aggiungere la quantità di nerofumo strettamente necessaria per evitare la tinta<br />

giallastra.<br />

g) Colori all’acqua, a colla o ad olio. - Le terre coloranti destinate alle tinte all’acqua, a colla o ad olio,<br />

saranno finemente macinate e prive di sostanze eterogenee e dovranno venire perfettamente<br />

incorporate nell’acqua, nelle colle e negli oli, ma non per infusione. Potranno essere richieste in<br />

qualunque tonalità esistente.<br />

h) Vernici. - Le vernici che si impiegheranno per gli interni saranno a base di essenza di trementina e<br />

gomme pure e di qualità scelta; disciolte nell’olio di lino dovranno presentare una superficie brillante.<br />

È escluso l’impiego di gomme prodotte da distillazione.<br />

Le vernici speciali eventualmente prescritte dalla Direzione dei Lavori dovranno essere fornite nei loro<br />

recipienti originali chiusi.<br />

i) Encaustici. - Gli encaustici potranno essere all’acqua o all’essenza, secondo le disposizioni della<br />

Direzione dei Lavori.<br />

La cera gialla dovrà risultare perfettamente disciolta, a seconda dell’encaustico adottato, o<br />

nell’acqua calda alla quale sarà aggiunto sale di tartaro o nell’essenza di trementina.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Pitture, idropitture, vernici e smalti dovranno essere di recente produzione, non dovranno presentare<br />

fenomeni di sedimentazione o di addensamento, peli, gelatinizzazioni. Verranno approvvigionati in<br />

cantiere in recipienti sigillati recanti l'indicazione della ditta produttrice, il tipo, la qualità, le modalità d'uso<br />

e di conservazione del prodotto, la data di scadenza. I recipienti andranno aperti solo al momento<br />

dell'impiego e in presenza della D.L.. I prodotti dovranno essere pronti all'uso fatte salve le diluizioni<br />

previste dalle ditte produttrici nei rapporti indicati dalle stesse; dovranno conferire alle superfici l'aspetto<br />

previsto e mantenerlo nel tempo.<br />

Per quanto riguarda i prodotti per la pitturazione di strutture murarie saranno da utilizzarsi prodotti non<br />

pellicolanti secondo le definizioni della norma un 8751 anche recepita dalla Raccomandazione NORMAL<br />

M 0485<br />

Tutti i prodotti dovranno essere conformi alle norme un e unCHM vigenti ed in particolare: un 4715, un<br />

8310 e un 8360 (massa volumica); 8311 (PH) 8306 e 8309 (contenuto di resina, pigmenti e cariche);<br />

8362 (tempo di essiccazione). Metodi unCHM per il controllo <strong>delle</strong> superfici da verniciare: MU 446, 456-<br />

58, 526, 564, 579, 585. Le prove tecnologiche da eseguirsi prima e dopo l'applicazione faranno<br />

riferimento alle norme unCHM, MU 156, 443, 444, 445, 466, 488, 525, 580, 561, 563, 566, 570, 582, 590,<br />

592, 600, 609, 610, 611. Sono prove relative alle caratteristiche del materiale: campionamento, rapporto<br />

pigmenti-legante, finezza di macinazione, consumo, velocità di essiccamento, spessore; oltre che alla<br />

loro resistenza: agli agenti atmosferici, agli agenti chimici, ai cicli termici, ai raggi UV, all'umidità.<br />

In ogni caso i prodotti da utilizzarsi dovranno avere ottima penetrabilità e compatibilità con il supporto,<br />

garantendogli buona traspirabilità. Tali caratteristiche risultano certamente prevalenti rispetto alla<br />

durabilità dei cromatismi.<br />

Nel caso in cui si proceda alla pitturazione e verniciatura di edifici e manufatti di chiaro interesso storico,<br />

artistico, posti sotto tutela, o su manufatti sui quali si sono effettuati interventi di conservazione e<br />

restauro, si dovrà procedere dietro specifiche autorizzazioni della D.L. e degli organi competenti. In questi<br />

casi sarà assolutamente vietato utilizzare prodotti a base di resine sintetiche.<br />

Le vernici da utilizzare per interni ed esterni, così come le vernici per radiatori e tubature devono avere le<br />

seguenti caratteristiche:<br />

essere tinteggiature naturali a base di calce , tempera, gesso e pitture per esterni a base di calce<br />

silicati che siano traspiranti, igieniche e normalmente esenti da effetti collaterali;<br />

essere vernici bioecologiche a base vegetale e minerale in dispersione naturali ( emulsionate in olii<br />

vegetali e acqua), di composizione biodegradabile e fornite di schede tecniche complete della formula<br />

dei componenti.<br />

Olio di lino<br />

E’ ottenuto mediante spremitura a freddo o a caldo dei semi di lino, successivamente decantato e chiarificato<br />

con tecniche fisiche senza l’utilizzo di sbiancanti chimici.<br />

Entra nella composizione dei leganti e conferisce loro elasticità e penetrazione, conferendo alle vernici<br />

idrorepellenza e resistenza alle intemperie.<br />

Possibilmente deve provenire da coltivazioni regionali e biologiche controllate.<br />

L’olio di lino cotto consente di trattare le superfici in legno con poro ancora aperto e il cotto.<br />

Il trattamento impregnante che ne deriva consente la traspirabilità del materiale pur garantendone una<br />

efficace protezione e facilitandone la pulizia.<br />

Il prodotto deve essere conservato in luogo fresco e a temperature non al di sotto dello zero e nei termini<br />

della scadenza riportata sulla confezione.<br />

Non deve lasciare deposito , né essere rancido; deve essiccare completamente in 24 ore se disteso su una<br />

lastra di vetro o di metallo; ha acidità pari al 7%, impurità non superiore all’1% e alla t° di 15 °C deve<br />

presentare una densità di 0.91 – 0.93%.<br />

L’additivazione con olii essenziali di origine naturale ne favorisce la penetrazione e l’adesione al supporto.<br />

Pittura a calce<br />

Preparata con calce grassa naturale perfettamente bianca spenta per immersione con l’aggiunta di resine<br />

naturali (lino cotto) che la rendono idrorepellente, lavabile e antisettica (battericida e antimuffa). Non teme<br />

l’umidità e gli sbalzi di temperatura, è molto adatta per bagni, cucine, cantine e per esterni.<br />

Con l’aggiunta di gesso si ottiene un effetto coprente (solo per interni e per calce ben stagionata).<br />

Può essere colorata con pigmenti inorganici e additivata con colle naturali (caseina) che ne migliorano<br />

l’aderenza.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Pittura alla caseina<br />

Preparata con acqua, caseina (composto di proteine del latte ricavato da latte cagliato) che insieme alla<br />

calce costituisce un ottimo legante, inerti e un pigmento naturale. La presenza di calce la rende resistente<br />

alle muffe. E’ igroscopica, idrorepellente, lavabile, asciuga velocemente e può essere applicata anche su<br />

carta da parati; l’aggiunta di olio di lino la rende ancora più resistente e idrorepellente.<br />

Pitture a olio<br />

Preparate con olio di lino, che funge da legante e da pellicolante, devono contenere siccativi e solventi<br />

naturali quali olio di trementina, olio citrico. I pigmenti dovranno essere di origine minerale pura, non devono<br />

contenere siccativi del piombo e altri additivi di origine chimica.<br />

Le vernici a olio formano una vernice poco igroscopica e possono essere applicate su fondi minerali neutri e<br />

su legno; richiedono un tempo di essiccazione abbastanza lungo.<br />

Pitture ai silicati<br />

Preparate con silicato di potassio che funge da legante, acqua e pigmenti resistenti agli alcali (ossido di<br />

titanio, ossido di ferro). Resistenti agli sbalzi di temperatura, disinfettanti, funghicide, idrorepellenti, resistente<br />

agli acidi e ai detersivi. Adatte per esterni su murature ed intonaci minerali non troppo lisci e privi di gesso ai<br />

quali compenetrano per mineralizzazione dei silicati, senza danneggiarne la consistenza e la porosità.<br />

Velature<br />

Contengono in varie composizioni e percentuali: olii vegetali, cere, resine naturali, gesso, talco, argilla,<br />

essiccativi esenti da piombo e pigmenti inorganici.<br />

Sono da preferire le velature idrosolubili che contengono una percentuale di solvente organico non superiore<br />

al 10%; in particolare non devono contenere idrocarburi alifatici, devono quindi essere privi di derivati del<br />

petrolio.<br />

Vernici a base di resine naturali<br />

Si distinguono dalle velature per un maggior contenuto di legante e per un più basso contenuto di solventi<br />

organici(


1.10.3 - IMPREGNANTI<br />

<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Vanno utilizzati prodotti naturali a base di composti organici.<br />

A base di caseina, olio di lino cotto, cera d’api, colofonia, olii vegetali terpeni d’arancio, olii essenziali ed<br />

acqua.<br />

Devono diminuire l’assorbimento dei supporti (legno o pareti), oppure sono usati come fissativi <strong>delle</strong> tempere<br />

e <strong>delle</strong> vecchie pitture murali. Vanno applicati su materiali privi di umidità e di carbonato di calcio che ne<br />

diminuisce la capacità di penetrazione. Si applicano normalmente a pennello.<br />

Olio di lino<br />

E’ ottenuto mediante spremitura a freddo o a caldo dei semi di lino, successivamente decantato e chiarificato<br />

con tecniche fisiche senza l’utilizzo di sbiancanti chimici.<br />

Entra nella composizione dei leganti e conferisce loro elasticità e penetrazione, conferendo alle vernici<br />

idrorepellenza e resistenza alle intemperie.<br />

Possibilmente deve provenire da coltivazioni regionali e biologiche controllate.<br />

L’olio di lino cotto consente di trattare le superfici in legno con poro ancora aperto e il cotto.<br />

Il trattamento impregnante che ne deriva consente la traspirabilità del materiale pur garantendone una<br />

efficace protezione e facilitandone la pulizia.<br />

Il prodotto deve essere conservato in luogo fresco e a temperature non al di sotto dello zero e nei termini<br />

della scadenza riportata sulla confezione.<br />

Non deve lasciare deposito , né essere rancido; deve essiccare completamente in 24 ore se disteso su una<br />

lastra di vetro o di metallo; ha acidità pari al 7%, impurità non superiore all’1% e alla t° di 15 °C deve<br />

presentare una densità di 0.91 – 0.93%.<br />

L’additivazione con olii essenziali di origine naturale ne favorisce la penetrazione e l’adesione al supporto.<br />

1.10.4 - PRODOTTI PER IL TRATTAMENTO DEI METALLI<br />

Il trattamento del metallo prevede in genere una pitturazione antiruggine e una verniciatura successiva.<br />

I prodotti per il trattamento antiruggine devono essere privi di piombo e essere possibilmente idrosolubili.<br />

Le vernici utilizzate per la finitura devono essere prive di metalli pesanti (Pb, Cr, Cd, Zc, Co, ecc.)e devono<br />

contenere una percentuale di solventi inferiore al 2%. Dovranno conferire al manufatto luminosità e<br />

resistenza agli urti, avere potere coprente e facilità di applicazione.<br />

1.10.5 - ENCAUSTICI<br />

Gli encaustici potranno essere all'acqua o all'essenza, secondo le disposizioni della D.L.<br />

La cera gialla dovrà risultare perfettamente disciolta, a seconda dell'encaustico adottato, o nell'acqua calda<br />

alla quale sarà aggiunto del sale di tartaro, o nell'essenza di trementina.<br />

1.11 - VETRI E CRISTALLI<br />

Il vetro è un materiale solido, duro, ad alta viscosità ed elevata trasparenza, possiede una grande resistenza<br />

meccanica e una bassa conducibilità termica, composto da silice e quarzo (agente vetrificante) alla quale,<br />

secondo il tipo di vetro che si vuole ottenere, vengono aggiunti carbonato di calcio e potassio, dolomite,<br />

soda, felspati, acido borico e altri minerali borici, nonché scarti di vetro. La miscela viene riscaldata ad una<br />

temperatura di 100-1600°C. I vetri e i cristalli dovranno essere, per le richieste dimensioni, di un solo pezzo,<br />

di spessore uniforme, di prima qualità, perfettamente incolori molto trasparenti, prive di scorie, bolle (per<br />

ovviare alla formazione di bolle durante la fabbricazione, viene aggiunto solfato di sodio), soffiature,<br />

ondulazioni, nodi, opacità lattiginose, macchie e di qualsiasi altro difetto. I vetri per l’edilizia piani e<br />

trasparenti dovranno rispondere alle norme UNI 5832, 6123, 6486, 6487 con le seguenti denominazioni<br />

riguardo agli spessori espressi in mm:<br />

sottile (semplice) 2 (1,8 2,2);<br />

normale (semi doppi) 3 (2,8 3,2);<br />

forte (doppio) 4 (3,7 4,3);<br />

spesso (mezzo cristallo) 5 8;<br />

ultraspesso (cristallo) 10 19.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Per quanto riguarda i vetri piani stratificati con prestazioni anti vandalismo e anti crimine si seguiranno le<br />

norme UNI 9186 87, mentre se con prestazioni anti proiettile le UNI 9187 87.<br />

La fabbricazione di vetri speciali (per esempio vetro atermico) richiede l’impiego di metalli pesanti. Il vetro è<br />

riciclabile, ma da quello di recupero non si può ottenere il cristallo, il quale deve essere sempre prodotto da<br />

materie prime nuove.<br />

1.12 – MATERIALI PER IMPIANTI<br />

1.12.1 - MATERIALI PER IMPIANTI IDRICO-SANITARI<br />

Tutti i materiali, i componenti, gli accessori e le apparecchiature componenti gli impianti idrico-sanitari<br />

devono essere conformi alla normativa vigente e nello specifico a tutte le norme UNI.<br />

Le tubature per l’adduzione di acqua potabile devono essere preferibilmente in polietilene (PE) e<br />

polipropilene (PP). Tali materiali sono resistenti alla corrosione, molto flessibili, leggeri e non subiscono<br />

incrostazioni. Le tubature di scarico devono essere ad alta densità, preferibilmente in PVC rigido o in<br />

polietilene ad alta densità (PE-HD) o in polipropilene (PP). Quelle in ghisa vengono utilizzate all’interno dei<br />

fabbricati grazie al potere fonoisolante del materiale; quelle in gres sono indicate per acque molto acide.<br />

Tutte le tubazioni verticali dovrebbero essere acusticamente ben isolate.<br />

Rubinetterie, accessori, valvole, devono essere conformi alla normativa UNI di riferimento.<br />

In posizione di chiusura si deve avere una resistenza alla pressione statica non inferiore alle 15 atm, mentre<br />

in posizione di apertura completa, sotto carico di 0,5 atm, devono assicurare una portata minima di lt 5 al<br />

minuto. I rubinetti devono essere miscelatori di acqua calda e fredda per evitare le continue correzioni di<br />

temperatura e quindi anche gli sprechi; essere dotati di frangigetto per aggiungere aria all’acqua, riducendo i<br />

consumi idrici del 30-50%.<br />

Apparecchi igienico-sanitari - Tutti gli apparecchi, prodotti e finiti per uso idraulico-sanitario in materiale<br />

ceramico, metallico o plastico, devono essere conformi alle norme UNI.<br />

Sono ammessi gli apparecchi in materiale ceramico se di prima scelta in porcellana dura o grès porcellanato<br />

secondo le definizioni UNI 4542; norme UNI 4543 per il materiale ceramico; norme UNI 5712-18, UNI 6722-<br />

25, UNI 7273 per gli smalti; norme UNI 6900 per gli acciai speciali.<br />

Riduzione dei consumi idrici possono essere effettuate utilizzando sciacquoni dotati di tasto stop, allacciati<br />

alla rete di distribuzione dell’acqua di recupero non potabile, opportunamente isolati per ridurre il rumore in<br />

fase di funzionamento.<br />

1.12.2 - MATERIALI PER IMPIANTI ELETTRICI<br />

Tutti i materiali e le apparecchiature componenti gli impianti elettrici devono essere conformi alla normativa<br />

vigente e nello specifico a tutte le norme UNI: i cavi, i tubi e canali portacavi devono essere in materiali<br />

autospegnenti, normalmente in PVC.<br />

I cavi utilizzati dovranno essere autospegnenti, in modo che anche se raggruppati in fasci, in caso di<br />

incendio, non emettano gas tossici; schermati con elastomero reticolato speciale, autospegnenti a ridotta<br />

emissività tossica; resistenti al fuoco.<br />

Si consiglia l’uso dell’apparecchio disgiuntore o “bioswitch", progettato per l’interruzione della tensione di<br />

rete, allo scopo di eliminare ogni campo elettrico e magnetico.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

2. - PRESCRIZIONI TECNICHE PER L’ESECUZIONE DI OGNI CATEGORIA DI LAVORO<br />

2.1 – LAVORI PRELIMINARI<br />

2.1.1 - DEMOLIZIONI E RIMOZIONI<br />

Le demolizioni di murature, calcestruzzi, ecc. sia in rottura che parziali o complete, devono essere eseguite<br />

con ordine e con le necessarie precauzioni, in modo da non danneggiare le residue murature, da prevenire<br />

qualsiasi infortunio agli addetti al lavoro e da evitare incomodi o disturbo.<br />

Rimane pertanto vietato gettare dall'alto i materiali in genere, che invece devono essere trasportati o guidati<br />

in basso, e di sollevare polvere, per il che tanto le murature quanto i materiali di risulta dovranno essere<br />

opportunamente bagnati.<br />

Nelle demolizioni o rimozioni l'Appaltatore deve inoltre provvedere alle eventuali necessarie puntellature per<br />

sostenere le parti che devono restare e disporre in modo da non deteriorare i materiali risultanti, i quali tutti<br />

devono ancora potersi impiegare, utilmente, sotto pena di rivalsa di danni a favore della stazione appaltante.<br />

Le demolizioni dovranno limitarsi alle parti ed alle dimensioni prescritte. Quando, anche per mancanza di<br />

puntellamenti o di altre precauzioni, venissero demolite altre parti od oltrepassati i limiti fissati, saranno pure<br />

a cura e spese dell'Appaltatore, senza alcun compenso, ricostruite e rimesse in ripristino le parti<br />

indebitamente demolite.<br />

Tutti i materiali riutilizzabili, a giudizio insindacabile della Direzione dei lavori, devono essere<br />

opportunamente scalcinati, puliti, custoditi, trasportati ed ordinati nei luoghi di deposito che verranno indicati<br />

dalla Direzione stessa, usando cautele per non danneggiarli sia nello scalcinamento, sia nel trasporto, sia<br />

nel loro assestamento e per evitarne la dispersione.<br />

Detti materiali restano tutti di proprietà della stazione appaltante, la quale potrà ordinare all'Appaltatore di<br />

impiegarli in tutto od in parte nei lavori appaltati.<br />

I materiali di scarto provenienti dalle demolizioni e rimozioni devono sempre dall'Appaltatore essere<br />

trasportati fuori dal cantiere nei punti indicati od alle pubbliche discariche.<br />

2.1.2 - SCAVI IN GENERE – SCAVI DI SBANCAMENTO – SCAVI DI FONDAZIONE<br />

Scavi in genere<br />

Gli scavi in genere per qualsiasi lavoro a mano o con mezzi meccanici dovranno essere eseguiti secondo i<br />

disegni di progetto e le particolari prescrizioni che saranno date allatto esecutivo dalla Direzione dei Lavori.<br />

Nell'esecuzione degli scavi in genere l'Appaltatore dovrà procedere in modo da impedire scoscendimenti e<br />

franamenti, restando essa, oltre che totalmente responsabile di eventuali danni alle persone ed alle opere,<br />

altresì obbligata a provvedere a suo carico e spese alla rimozione <strong>delle</strong> materie franate.<br />

L'Appaltatore dovrà inoltre provvedere a sue spese affinchè le acque scorrenti alla superficie del terreno<br />

siano deviate in modo che non abbiano a riversarsi nei cavi.<br />

Le materie provenienti dagli scavi in genere, ove non siano utilizzabili, o non ritenute adatte, a giudizio<br />

insindacabile della Direzione dei Lavori, ad altro impiego nei lavori, dovranno essere portate a rifiuto fuori<br />

della sede del cantiere, ai pubblici scarichi, ovvero su aree per cui l'Appaltatore dovrà provvedere a sua cura<br />

e spese.<br />

Non è ammessa la costituzione di depositi di materiali nei pressi del ciglio degli scavi.<br />

Qualora le materie provenienti dagli scavi dovessero essere utilizzate per tombamenti o rinterri esse<br />

dovranno essere depositate in luogo adatto accettato dalla Direzione dei Lavori e opportunamente<br />

puntellate, per essere poi riprese a tempo opportuno.<br />

In ogni caso le materie depositate non dovranno riuscire di danno ai lavori, alle proprietà pubbliche o private<br />

ed al libero deflusso <strong>delle</strong> acque scorrenti alla superficie.<br />

La Direzione dei Lavori potrà fare asportare, a spese dell'Appaltatore, le materie depositate in<br />

contravvenzione alle precedenti disposizioni.<br />

L'Appaltatore si riterrà compensato per tutti gli oneri che dovrà affrontare per:<br />

- l'abbattimento di piante, l'estirpazione di ceppaie, radici, ecc.;<br />

- demolizione e/o asportazione di trovanti di dimensioni inferiori a 0,50 mc;<br />

- nel caso di scavi in presenza di acqua, opere di canalizzazione, fossi e drenaggi per lo<br />

smaltimento di acque sorgive e meteoriche;<br />

- asportazione dei materiali ritenuti riutilizzabili e loro deposito nel cantiere per successiva ripresa;<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

- recupero e deposito a parte del terreno di origine vegetale derivante dallo scavo compresa successiva<br />

ripresa e scarico;<br />

- sbadacchiatura, armatura e puntellamento, ove necessario, degli scavi;<br />

- per ogni spesa in generale opportuna per l'esecuzione completa degli scavi.<br />

Scavi di sbancamento<br />

Per scavi di sbancamento o sterri andanti s'intendono quelli occorrenti per lo spianamento o sistemazione<br />

del terreno su cui dovranno sorgere le costruzioni, per tagli di terrapieni, per la formazione di cortili, giardini,<br />

scantinati, piani d'appoggio per platee di fondazione, vespai, rampe incassate o trincee stradali ecc., e in<br />

genere tutti quelli eseguiti a sezione aperta su vasta superiore ove sia possibile l'allontanamento <strong>delle</strong><br />

materie di scavo evitandone il sollevamento, sia pure con la formazione di rampe provvisorie, ecc.<br />

Saranno pertanto considerati scavi di sbancamento anche quelli che si trovano al di sotto del piano di<br />

campagna o del piano stradale (se inferiore al primo), quando gli scavi rivestano i caratteri sopra accennati.<br />

Scavi di fondazione<br />

Per scavi di fondazione in generale si intendono quelli incassati ed a sezione ristretta necessari per dar<br />

luogo ai muri o pilastri di fondazione propriamente detti.<br />

In ogni caso saranno considerati come scavi di fondazione quelli per dar luogo alle fogne, condutture, fossi e<br />

cunette.<br />

Qualunque sia la natura e la qualità del terreno, gli scavi per fondazione dovranno essere spinti fino alla<br />

profondità che dalla Direzione dei Lavori verrà ordinata allatto <strong>delle</strong> loro esecuzioni; andranno infine seguite<br />

le istruzioni impartite con il DM. 21 gennaio 1981 e successive modifiche ed integrazioni dal Ministero dei<br />

lavori pubblici.<br />

Le profondità, che si trovino indicate nei disegni di consegna, sono perciò di semplice avviso e<br />

l'Amministrazione appaltante si riserva piena facoltà di variarle nella misura che reputerà più conveniente,<br />

senza che ciò possa dare all'Appaltatore motivo alcuno di fare eccezioni o domande di speciali compensi,<br />

avendo essa soltanto diritto al pagamento del lavoro eseguito, coi prezzi contrattuali stabiliti per le varie<br />

profondità da raggiungere.<br />

E' vietato all'Appaltatore, sotto pena di demolire il già fatto, di por mano alle murature prima che la Direzione<br />

dei Lavori abbia verificato ed accettato le fondazioni.<br />

I piani di fondazione dovranno essere generalmente orizzontali, ma per quelle opere che cadono sopra falde<br />

inclinate, dovranno, a richiesta della Direzione dei Lavori, essere disposti a gradini ed anche con determinata<br />

contropendenza.<br />

L'Appaltatore è responsabile dei danni ai lavori, alle persone, alle proprietà pubbliche e private che<br />

potessero accadere per la mancanza o insufficienza di tali puntellazioni e sbadacchiature, alle quali essa<br />

deve provvedere di propria iniziativa, adottando anche tutte le altre precauzioni riconosciute necessarie,<br />

senza rifiutarsi per nessun pretesto di ottemperare alle prescrizioni che al riguardo le venissero impartite<br />

dalla Direzione dei Lavori.<br />

Compiuta la muratura di fondazione, lo scavo che si fosse dovuto fare in più attorno alla medesima, dovrà<br />

essere diligentemente riempito e costipato, a cura e spese dell'Appaltatore, con le stesse materie scavate,<br />

sino al piano del terreno naturale primitivo.<br />

Col procedere <strong>delle</strong> murature l'Appaltatore potrà recuperare i legnami costituenti le armature, sempre che<br />

non si tratti di armature formanti parte integrante dell'opera, da restare quindi in posto in proprietà<br />

dell'Amministrazione; i legnami però, che a giudizio della Direzione dei Lavori, non potessero essere tolti<br />

senza pericolo o danno del lavoro, dovranno essere abbandonati negli scavi.<br />

Scavi subacquei e prosciugamenti<br />

Se dagli scavi in genere e dai cavi di fondazione, l'Appaltatore, in caso di sorgive o filtrazioni, non potesse<br />

far defluire l'acqua naturalmente, E' in facoltà della Direzione dei Lavori ordinare, secondo i casi, e quando lo<br />

riterrà opportuno, l'esecuzione degli scavi subacquei, oppure il prosciugamento.<br />

Sono considerati come scavi subacquei soltanto quelli eseguiti in acqua a profondità maggiore di 20 cm<br />

sotto il livello costante, a cui si stabiliscono le acque sorgive dei cavi, sia naturalmente, sia dopo un parziale<br />

prosciugamento ottenuto con macchine o con l'apertura di canali fugatori.<br />

Il volume di scavo eseguito in acqua, sino ad una profondità non maggiore di 20 cm dal suo livello costante,<br />

verrà perciò considerato come scavo in presenza d'acqua ma non come scavo subacqueo.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Quando la Direzione dei Lavori ordinasse il mantenimento degli scavi in asciutto, sia durante l'escavazione,<br />

sia durante l'esecuzione <strong>delle</strong> murature o di altre opere di fondazione, gli esaurimenti relativi verranno<br />

eseguiti in economia, e l'Appaltatore, se richiesta, avrà l'obbligo di fornire le macchine e gli operai necessari.<br />

Per i prosciugamenti praticati durante l'esecuzione <strong>delle</strong> murature, l'Appaltatore dovrà adottare tutti quegli<br />

accorgimenti atti ad evitare il dilavamento <strong>delle</strong> malte.<br />

2.1.3 - RILEVATI E RINTERRI<br />

Per la formazione dei rilevati o per qualunque opera di rinterro, ovvero per riempire i vuoti tra le pareti dei<br />

cavi e le murature, o da addossare alle murature, e fino alle quote prescritte dalla Direzione dei Lavori, si<br />

impiegheranno in generale, e, salvo quanto segue, fino al loro totale esaurimento, tutte le materie<br />

provenienti dagli scavi di qualsiasi genere eseguiti sul lavoro, in quanto disponibili ed adatte, a giudizio della<br />

Direzione dei Lavori, per la formazione dei rilevati.<br />

Quando venissero a mancare in tutto o in parte i materiali di cui sopra, si provvederanno le materie<br />

occorrenti prelevandole ovunque l'Appaltatore crederà di sua convenienza, purchè i materiali siano<br />

riconosciuti idonei dalla Direzione dei Lavori.<br />

Per i rilevati e i rinterri da addossarsi alle murature, si dovranno sempre impiegare materie sciolte, o<br />

ghiaiose, restando vietato in modo assoluto l'impiego di quelle argillose e, in genere, di tutte quelle che con<br />

l'assorbimento di acqua si rammolliscono e si gonfiano generando spinte.<br />

Nella formazione dei suddetti rilevati, rinterri e riempimenti dovrà essere usata ogni diligenza perchè la loro<br />

esecuzione proceda per strati orizzontali di eguale altezza, disponendo contemporaneamente le materie ben<br />

sminuzzate con la maggiore regolarità e precauzione, in modo da caricare uniformemente le murature su<br />

tutti i lati e da evitare le sfiancature che potrebbero derivare da un carico male distribuito. Gli strati di<br />

materiale di riempimento non dovranno superare i 30 cm quando questi non presentino dimensioni superiori<br />

ai 15 cm. Andranno successivamente bagnati se necessario e comunque assestati.<br />

Il reinterro dovrà eccedere di 50 cm l'estradosso <strong>delle</strong> strutture compresi i precedenti costipamenti.<br />

Le materie trasportate in rilievo o rinterro con vagoni, automezzi o carretti non potranno essere scaricate<br />

direttamente contro le murature, ma dovranno depositarsi in vicinanza dell'opera per essere riprese poi e<br />

trasportate con carriole, barelle ed altro mezzo, purchè a mano, al momento della formazione dei suddetti<br />

rinterri.<br />

Per tali movimenti di materie dovrà sempre provvedersi alla pilonatura <strong>delle</strong> materie stesse, da farsi secondo<br />

le prescrizioni che verranno indicate dalla Direzione dei Lavori.<br />

E' vietato addossare terrapieni a murature di fresca costruzione.<br />

Tutte le riparazioni o ricostruzioni che si rendessero necessarie per la mancata o imperfetta osservanza <strong>delle</strong><br />

prescrizioni del presente articolo, saranno a completo carico dell'Appaltatore.<br />

E' obbligo dell'Appaltatore, escluso qualsiasi compenso, di dare ai rilevati durante la loro costruzione, quelle<br />

maggiori dimensioni richieste dall'assestamento <strong>delle</strong> terre, affinchè all'epoca del collaudo i rilevati eseguiti<br />

abbiano dimensioni non inferiori a quelle ordinate.<br />

L'Appaltatore dovrà consegnare i rilevati con scarpate regolari e spianate, con i cigli bene allineati e profilati<br />

e compiendo a sue spese, durante l'esecuzione dei lavori e fino al collaudo, gli occorrenti ricarichi o tagli, la<br />

ripresa e la sistemazione <strong>delle</strong> scarpate e l'espurgo dei fossi.<br />

La superficie del terreno sul quale dovranno elevarsi i terrapieni, sarà scorticata ove occorre, e se inclinata<br />

sarà tagliata a gradoni con leggere pendenze verso monte.<br />

2.2 - TRATTAMENTI DI PROTEZIONE DEI MATERIALI<br />

2.2.1 – COTTO<br />

Il cotto è un materiale che assorbe facilmente i liquidi e diventa di difficile manutenzione se non viene<br />

adeguatamente trattato con sostanze che però non alterino le sue naturali caratteristiche di igroscopicità.<br />

Un tipo di trattamento consiste nella stesura di due mani di impregnante a base di olio di lino su superficie<br />

completamente pulita e senza macchie, steso a pennello e lasciato asciugare per 24 ore tra una mano e<br />

l’altra alle quali fa seguito una mano di cera solida applicata con un panno e lasciata asciugare eliminandone<br />

prima l’eccesso di prodotto per evitare la presenza di zone troppo lucide.<br />

Un altro tipo di trattamento prevede la stesura prima <strong>delle</strong> stratigrafie sopraelencate di una mano di turapori<br />

a base di olio di lino, su fondo perfettamente pulito ed asciutto applicato a pennello lasciato penetrare<br />

completamente e lasciato asciugare per almeno 24 ore. I tempi di asciugatura dipendono molto dalle<br />

condizioni climatiche e di umidità dell’ambiente.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


2.2.2 - LEGNO<br />

<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Il trattamento di protezione del legno da costruzione dall’attacco di funghi e insetti nocivi consiste in un<br />

trattamento ai sali di boro che non emettono sostanze nocive per l’ambiente e per le persone. L’applicazione<br />

può avvenire a pennello, a spruzzo o per immersione; solitamente i sali si diluiscono in acqua a una<br />

temperatura di almeno 15° e lasciata riposare per permettere la totale solubilizzazione dei sali. La<br />

concentrazione varia a seconda <strong>delle</strong> condizioni di umidità del legno (di solito riportata sulle schede tecniche<br />

del prodotto). Si procede all’applicazione o a più applicazione a seconda della capacità assorbente del<br />

legno.<br />

I sali di boro non si fissano al legno e possono essere dilavati se esposti agli agenti atmosferici, hanno quindi<br />

costantemente bisogno di essere protette fino al loro utilizzo. L’alternativa è quella di stendere una mano di<br />

smalto trasparente per fissare i sali.<br />

Nel caso la superficie dopo il trattamento presentasse aloni biancastri dovuti all’eccessiva concentrazione di<br />

sali sulla superficie, questi possono essere rimossi risciacquandola con acqua e aceto.<br />

Il trattamento di impregnazione del legno consiste nell’introdurre nel legno sostanze leganti che ne<br />

aumentino o stabilizzino le proprietà meccaniche, per questo motivo dovrà interessare gli strati più interni del<br />

legno, coinvolgendo l’intera sezione lignea.<br />

Le prescrizioni riguardano principalmente le modalità di posa e i prodotti utilizzati.<br />

L’applicazione può avvenire a pennello dopo aver accuratamente pulito e neutralizzato la superficie da<br />

trattare e sarà applicata in strati di prodotto via via più concentrati fino al rifiuto del prodotto.<br />

I prodotti da utilizzare sono a base di olio di lino misto a altri olii di agrumi e ad olio di trementina con<br />

essiccativi senza piombo.<br />

Al trattamento sovradescritto può far seguito, qualora sia richiesto, una mano di verniciatura trasparente o<br />

colorata (velatura) efficace per la protezione dagli agenti atmosferici. La velatura incolore è adatte solo per<br />

interni in quanto l’aggiunta di pigmenti aumenta la resistenza agli agenti atmosferici.<br />

La velatura si ottiene con prodotti a base di resine naturali con o senza pigmenti stesi a pennello o a spruzzo<br />

su fondo accuratamente preparato, solido, liscio, asciutto chimicamente neutro e senza sostanze in grado di<br />

produrre efflorescenze, eventualmente trattato con un fondo di impregnante. Nel caso di serramenti o di<br />

rivestimenti a diretto contatto con l’esterno si dovrà far sì che, al fine di ottenere lo gradiente di pressione al<br />

vapore, entrambe le facce della superficie siano trattate con lo stesso numero di mani di prodotto.<br />

2.2.3 - FERRO<br />

Trattamento antiruggine; effettuato con prodotti a base di minerali di ferro , leganti e solventi naturali e una<br />

combinazione di olii e resine naturali, che generano un ambiente antiruggine nella zona di contatto tra il<br />

metallo e la mano di vernice. Si può applicare a pennello, a rullo o a spruzzo su superfici in acciaio e ferro<br />

non trattate, previa asportazione della ruggine, su fondo pulito, asciutto, chimicamente neutro, sgrassato e<br />

privo di vernici precedenti. Si fa asciugare per 24 ore dopodiché si può levigare leggermente e si può<br />

eventualmente procedere alla verniciatura.<br />

La verniciatura avviene con smalto a base di olio di lino e pigmenti minerali e ferrosi, applicato a pennello o<br />

a spruzzo diluendo il prodotto fino a raggiungere la viscosità necessaria. L’essiccazione completa avviene<br />

dopo circa 8 ore, in condizioni climatiche ottimali, mentre il completo indurimento può avvenire anche dopo<br />

4-6 settimane.<br />

La verniciatura non deve avvenire con temperatura inferiore ai 12 °C.<br />

2.3 - MALTE E CONGLOMERATI<br />

2.3.1 – MALTE E CONGLOMERATI<br />

La malta è una miscela di legante, o più leganti acqua e aggregati. La corretta miscelazione degli ingredienti<br />

conferisce all’impasto buona lavorabilità, allo stato fresco e adeguate caratteristiche fisico-meccaniche,<br />

estetiche e di durabilità allo stato indurito.<br />

In base alla loro funzione le malte si distinguono in:<br />

malte per intonaci<br />

malte per applicazione di pavimenti e rivestimenti<br />

malte per decorazioni<br />

malte di allettamento e riempimento per murature<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

In base alla natura del legante le malte si distinguono in:<br />

malte a base di grassello di calce<br />

malte a base di grassello e materiali pozzolanici<br />

malte a base di gesso<br />

malte a base di leganti idraulici<br />

malte a base di leganti argillosi<br />

malte a base di leganti organici<br />

malte a base di più leganti<br />

Gli aggregati possono essere costituiti da:<br />

Sabbia<br />

rocce frantumate<br />

materiali rocciosi a comportamento idraulico (pozzolana)<br />

cocciopesto<br />

Altri componenti di natura organica e/o inorganica possono essere presenti eventualmente per conferire<br />

all’impasto caratteristiche particolari: paglia, pula, crine animale, carbone, pomice, etc..<br />

Le malte impiegate nell’edilizia, per influenzare positivamente il microclima abitativo e consentire<br />

l’interazione uomo-edificio-ambiente, devono possedere i seguenti requisiti:<br />

naturale porosità, il rapporto tra volume dei vuoti e il volume totale del materiale deve consentire<br />

un’adeguata traspirabilità<br />

buona traspirabilità, capacità di avere un elevato scambio igrometrico con l’ambiente in grado di regolare<br />

le variazioni di umidità<br />

capacità igroscopica, potere di assorbire il vapore acqueo o umidità dell’aria e di cederlo all’esterno<br />

buona inerzia termica, capacità di non disperdere il calore accumulato<br />

protezione acustica protezione dai rumori in generale, con particolare riguardo alla risonanza, alla<br />

riflessione sonora ed al riverbero<br />

riciclabilità possibilità di riutilizzo <strong>delle</strong> materie prime impiegate<br />

atossicità assenza di sostanze tossiche nella composizione che possono essere rilasciate nell’ambiente<br />

basso inquinamento e ridotto consumo energetico durante tutto il processo produttivo e nella fase di<br />

post-vita<br />

salvaguardia <strong>delle</strong> risorse naturali<br />

manutenibilità<br />

Classificazione <strong>delle</strong> malte:<br />

Malte aeree: gesso o calci aeree (calce viva in zolle o idrata, più sabbia e acqua);<br />

Malte idrauliche: calci eminentemente idrauliche o agglomeranti cementizi, più sabbia e acqua; o calce aerea<br />

più pozzolana e acque (malte pozzolaniche);<br />

Malte idrauliche plastiche: calci eminentemente idrauliche o agglomerati cementizi più sabbia e acqua;<br />

Malte cementizie: cementi, più sabbia e acqua;<br />

Malte composte o bastarde: due o più leganti insieme, più sabbia e acqua,<br />

Malte additivate: le malte precedenti più un additivo plastificante, impermeabilizzante, antigelo, etc.<br />

Utilizzo:<br />

Malte per murature: tutte le malte sopraelencate<br />

Malte per intonaci: tutte le malte sopraelencate con una sabbia di granulometria ridotta<br />

Malte per sottofondi: malte composte con prevalenza di calce idraulica ed aerea, nel caso di pavimeni rigidi e<br />

resistenti; si impiegano malte cementizie per la posa di rivestimenti flessibili.<br />

Malte di calce aerea<br />

La malta di calce aerea, se confezionata con grassello opportunamente stagionato, è relativamente elastica<br />

e di facile lavorabilità e applicazione; è permeabile al vapore, quindi ha spiccate capacità deumidificanti in<br />

quanto permette all’umidità assunta dalla muratura di migrare alla superficie ed evaporare. Un sottile strato<br />

di intonaco consente quindi il risanamento anche di murature molto igroscopiche. La resistenza meccanica è<br />

scarsa (resistenza a compressione 10/13 kg/cmq) così come la resistenza al gelo (calcinaroli), per ovviare<br />

alla quale si consiglia di utilizzare la calce idrata il polvere (fiore), che rende la malte più resistente al gelo e<br />

evita la formazione dei calcinaroli.<br />

L’indurimento avviene in presenza dell’aria per reazione chimica tra l’idrato di calcio e l’anidride carbonica;<br />

durante questa fase l’intonaco deve essere costantemente bagnato per evitare la formazione di bruciature;<br />

l’indurimento completo si ottiene dopo 6/12 mesi a seconda <strong>delle</strong> condizioni ambientali.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Malta di calce idraulica<br />

La malta di calce idraulica fa presa anche in presenza di acqua; possiede spiccate caratteristiche di<br />

pastosità che la rendono di facile manipolazione e un forte potere adesivo; la bassa densità conferisce un<br />

buon potere isolante e riduce il rischio di fessurazioni, crepe e distacchi. La resistenza meccanica è<br />

superiore alle malte di calce aerea (resistenza a compressione 70 kg/cmq), mentre il lento indurimento<br />

dovuto alla presenza di silicato bicalcico, le conferisce una buona resistenza agli sbalzi termici.<br />

L’elevata traspirabilità degli intonaci a base di calce idraulica consente l’evaporazione verso l’interno e<br />

l’esterno dell’umidità dell’aria, consentendo un’autoregolazione <strong>delle</strong> caratteristiche igrometriche ed evitando<br />

fenomeni di concentrazione e di ristagno dell’umidità.<br />

Malte cementizie<br />

Le malte cementizie sono dure, poco elastiche, molto resistenti alla compressione e all’umidità e quasi<br />

impermeabili, ma non sono permeabili alla diffusione del vapore a causa della scarsa porosità del legante,<br />

quindi influenzano negativamente il microclima degli ambienti non consentendo una buona regolazione<br />

igrometrica, inoltre l’elevata conducibilità impone onerose opere di isolamento termoacustico.<br />

Malgrado le materie prime per la produzione di cementi siano reperibili in abbondanza in natura, la loro<br />

estrazione comporta un elevato costo energetico e nella composizione compaiono spesso prodotti di scarto<br />

di lavorazioni industriali emissive. Per queste ragioni si consiglia un uso limitato del cemento nelle<br />

costruzioni, usando preferibilmente cemento bianco naturale per la sua maggiore purezza.<br />

Malte composte o bastarde<br />

Le malte bastarde o composte si ottengono mescolando due o più leganti di natura diversa, al fine di<br />

combinare i vantaggi di ciascuno di essi. Esse hanno una buona traspirabilità e una discreta permeabilità<br />

all’acqua, inoltre hanno una notevole durabilità; la resistenza meccanica dipende dalla quantità e dalla<br />

qualità di legante presente.<br />

Le malte più comuni sono quelle ottenute aggiungendo alla calce idraulica una percentuale variabile di<br />

cemento al fine di migliorarne progressivamente la resistenza meccanica; aggiungendo calce idrata alla<br />

malta cementizia si ottiene una malta più lavorabile e meno soggetta al ritiro e alle fessurazioni;<br />

aggiungendo gesso al cemento si ottiene un rallentamento della presa.<br />

Le malte composte che più rispondono alle caratteristiche biocompatibili sono quelle ottenute miscelando<br />

grassello e calce idraulica naturale (ricavata da rocce marnose senza aggiunta di materiali argillosi o<br />

calcarei), ottenendo tempi di indurimento più brevi e ridotte operazioni di bagnatura. Miscelando al grassello<br />

al grassello di calce sostanze naturali idraulicizzanti come cocciopesto o pozzolana che possiedono una<br />

forte reattività nei confronti della calce si ottiene una malta che indurisce con maggiore velocità rispetto a<br />

una malta di solo grassello e che ha una maggiore resistenza allo schiacciamento.<br />

Ad ogni modo, la composizione <strong>delle</strong> malte, l'uso particolare di ognuna di esse nelle varie fasi del lavoro,<br />

l'eventuale integrazione con additivi, inerti, resine, polveri di marmo, coccio pesto, particolari prodotti di<br />

sintesi chimica, ecc., saranno indicati dalla D.L.<br />

Nella preparazione <strong>delle</strong> malte si dovranno usare sabbie di granulometria e natura chimica appropriate.<br />

Saranno, in ogni caso, preferite le sabbie di tipo siliceo o calcareo, mentre andranno escluse quelle<br />

provenienti da rocce friabili o gassose; non dovranno contenere alcuna traccia di cloruri, solfati, materie<br />

argillose, terrose, limacciose e polverose. I componenti di tutti i tipi di malte dovranno essere mescolati a<br />

secco.<br />

L'impasto <strong>delle</strong> malte dovrà effettuarsi manualmente o con appositi mezzi meccanici e dovrà risultare<br />

omogeneo e di tinta uniforme. I vari componenti, con l'esclusione di quelli forniti in sacchi di peso<br />

determinato, dovranno ad ogni impasto essere misurati sia a peso sia a volume. La calce spenta in pasta<br />

dovrà essere accuratamente rimescolata in modo che la sua misurazione riesca semplice ed esatta.<br />

I tipi di malta e le loro classi sono definite in rapporto alla composizione in volume secondo la tabella<br />

seguente (D.M. 9 gennaio 1987):<br />

Classe Tipo Composizione<br />

Cemento Calce aerea Calce idraulica Sabbia Pozzolana<br />

M4 Idraulica - -<br />

1<br />

3<br />

-<br />

M4 Pozzolanica - 1<br />

–<br />

–<br />

3<br />

M4 Bastarda 1 -<br />

2<br />

9<br />

-<br />

M3 Bastarda 1 -<br />

1<br />

5<br />

-<br />

M2 Cementizia 1 -<br />

0,5<br />

4<br />

-<br />

M1 Cementizia 1 -<br />

-<br />

3<br />

-<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Malte di diverse proporzioni nella composizione confezionate anche con additivi, preventivamente<br />

sperimentate, possono essere ritenute equivalenti a quelle indicate qualora la loro resistenza media e<br />

compressione risulti non inferiore ai valori seguenti:<br />

12 N/mm2 (120 Kgf/cm2) per l'equivalenza alla malta M1<br />

8 N/mm2 (80 Kgf/cm2) per l'equivalenza alla malta M2<br />

5 N/mm2 (50 Kgf/cm2) per l'equivalenza alla malta M3<br />

2,5 N/mm2 (25 Kgf/cm2) per l'equivalenza alla malta M4<br />

Malte, calcestruzzi e conglomerati<br />

In base al d.m. 3 giugno 1968 le proporzioni in peso sono le seguenti: una parte di cemento, tre parti di<br />

sabbia composita perfettamente secca e mezza parte di acqua (rapporto acqua: legante 0,5).<br />

Il legante, la sabbia, l’acqua, l’ambiente di prova e gli apparecchi debbono essere ad una temperatura di 20<br />

± 2°C.<br />

L’umidità relativa dell’aria dell’ambiente di prova non deve essere inferiore al 75%.<br />

Ogni impasto, sufficiente alla confezione di tre provini, è composto di:<br />

450 g di legante, 225 g di acqua, 1350 g di sabbia.<br />

Le pesate dei materiali si fanno con una precisione di ± 0,5%.<br />

In base al d.m. 9 gennaio 1996 - Allegato 1, la distribuzione granulometrica degli inerti, il tipo di cemento e la<br />

consistenza dell’impasto, devono essere adeguati alla particolare destinazione del getto, ed al procedimento<br />

di posa in opera del conglomerato.<br />

Il quantitativo d’acqua deve essere il minimo necessario a consentire una buona lavorabilità del<br />

conglomerato tenendo conto anche dell’acqua contenuta negli inerti.<br />

Partendo dagli elementi già fissati il rapporto acqua-cemento, e quindi il dosaggio del cemento, dovrà essere<br />

scelto in relazione alla resistenza richiesta per il conglomerato.<br />

L’impiego degli additivi dovrà essere subordinato all’accertamento dell’assenza di ogni pericolo di<br />

aggressività.<br />

L’impasto deve essere fatto con mezzi idonei ed il dosaggio dei componenti eseguito con modalità atte a<br />

garantire la costanza del proporzionamento previsto in sede di progetto.<br />

Per quanto applicabile e non in contrasto con le presenti norme si potrà fare utile riferimento alla norma UNI<br />

9858 (maggio 1991).<br />

In particolare, i quantitativi dei diversi materiali da impiegare per la composizione <strong>delle</strong> malte e dei<br />

conglomerati, secondo le particolari indicazioni che potranno essere imposte dalla Direzione dei Lavori o<br />

stabilite nell’elenco prezzi, dovranno corrispondere alle seguenti proporzioni:<br />

a) Malta comune.<br />

Calce spenta in pasta 0,25/0,40m3<br />

Sabbia 0,85/1,00m3<br />

b) Malta comune per intonaco rustico (rinzaffo).<br />

Calce spenta in pasta 0,20/0,40m3<br />

Sabbia 0,90/1,00m3<br />

c) Malta comune per intonaco civile (Stabilitura).<br />

Calce spenta in pasta t 0,35/0,4m3<br />

Sabbia vagliata 0,800 m3<br />

d) Malta grossa di pozzolana.<br />

Calce spenta in pasta 0,22 m3<br />

Pozzolana grezza 1,10 m3<br />

e) Malta mezzana di pozzolana.<br />

Calce spenta in pasta 0,25 m3<br />

Pozzolana vagliata1,10 m3<br />

f) Malta fina di pozzolana.<br />

Calce spenta in pasta 0,28 m3<br />

g) Malta idraulica.<br />

Calce idraulica da 3 a 5 q<br />

Sabbia 0,90 m3<br />

h) Malta bastarda.<br />

Malta di cui alle lettere a), b), g) 1,00 m3<br />

Aggiornamento cementizio a lenta presa 1,50 q<br />

i) Malta cementizia forte.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Cemento idraulico normale da 3 a 6 q<br />

Sabbia 1,00 m3<br />

l) Malta cementizia debole.<br />

Agglomerato cementizio a lenta presa da 2,5 a 4 q<br />

Sabbia 1,00 m3<br />

m) Malta cementizia per intonaci.<br />

Agglomerato cementizio a lenta presa 6,00 q<br />

Sabbia 1,00 m3<br />

n) Malta fine per intonaci.<br />

Malta di cui alle lettere c), f), g) vagliata allo straccio fino<br />

o) Malta per stucchi.<br />

Calce spenta in pasta 0,45 m3<br />

Polvere di marmo 0,90 m3<br />

p) Calcestruzzo idraulico di pozzolana.<br />

Calce comune 0,15 m3<br />

Pozzolana 0,40 m3<br />

Pietrisco o ghiaia 0,80 m3<br />

q) Calcestruzzo in malta idraulica.<br />

Calce idraulica da 1,5 a 3 q<br />

Sabbia 0,40 m3<br />

Pietrisco o ghiaia 0,80 m3<br />

r) Conglomerato cementizio per muri, fondazioni, sottofondi.<br />

Cemento da 1,5 a 2,5 q<br />

Sabbia 0,40 m3<br />

Pietrisco o ghiaia 0,80 m3<br />

s) Conglomerato cementizio per strutture sottili.<br />

Cemento da 3 a 3,5 q<br />

Sabbia 0,40 m3<br />

Pietrisco o ghiaia 0,80 m3<br />

Quando la Direzione dei Lavori ritenesse di variare tali proporzioni, l’Impresa sarà obbligata ad uniformarsi<br />

alle prescrizioni della medesima, salvo le conseguenti variazioni di prezzo in base alle nuove proporzioni<br />

previste. I materiali, le malte ed i conglomerati, esclusi quelli forniti in sacchi di peso determinato, dovranno<br />

ad ogni impasto essere misurati con apposite casse, della capacità prescritta dalla Direzione dei Lavori, che<br />

l’Impresa sarà in obbligo di provvedere e mantenere a sue spese costantemente su tutti i piazzali ove verrà<br />

effettuata la manipolazione.<br />

La calce spenta in pasta non dovrà essere misurata in fette, come viene estratta con badile dal calcinaio,<br />

bensì dopo essere stata rimescolata e ricondotta ad una pasta omogenea consistente e bene unita.<br />

L’impasto dei materiali dovrà essere fatto a braccia d’uomo, sopra aree convenientemente pavimentate,<br />

oppure a mezzo di macchine impastatrici o mescolatrici.<br />

In riferimento al d.m. 3 giugno 1968, la preparazione della malta normale viene fatta in un miscelatore con<br />

comando elettrico, costituito essenzialmente:<br />

– da un recipiente in acciaio inossidabile della capacità di litri 4,7, fornito di mezzi mediante i quali possa<br />

essere fissato rigidamente al telaio del miscelatore durante il processo di miscelazione;<br />

– da una paletta mescolatrice, che gira sul suo asse, mentre è azionata in un movimento planetario attorno<br />

all’asse del recipiente.<br />

Le velocità di rotazione debbono essere quelle indicate nella tabella seguente:<br />

VELOCITÀ PALETTA MESCOLATRICE MOVIMENTO PLANETARIO<br />

giri/minuto<br />

giri/minuto<br />

Bassa 140 ± 5 65 ± 5<br />

Alta 285 ± 10 125 ± 10<br />

I sensi di rotazione della paletta e del planetario sono opposti ed il rapporto tra le due velocità di rotazione<br />

non deve essere un numero intero.<br />

Per rendere agevole l’introduzione dei materiali costituenti l’impasto, sono inoltre da rispettare le distanze<br />

minime indicate tra il bordo del recipiente, quando è applicato ed in posizione di lavoro, e le parti<br />

dell’apparecchio ad esso vicine.<br />

L’operazione di miscelazione va condotta seguendo questa procedura:<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

– si versa l’acqua nel recipiente;<br />

– si aggiunge il legante;<br />

– si avvia il miscelatore a bassa velocità;<br />

– dopo 30 secondi si aggiunge gradualmente la sabbia, completando l’operazione in 30 secondi;<br />

– si porta il miscelatore ad alta velocità, continuando la miscelazione per 30 secondi;<br />

– si arresta il miscelatore per 1 minuto e 30 secondi.<br />

Durante i primi 15 secondi, tutta la malta aderente alla parete viene tolta mediante una spatola di gomma e<br />

raccolta al centro del recipiente. Il recipiente rimane quindi coperto per 1 minuto e 15 secondi;<br />

– si miscela ad alta velocità per 1 minuto.<br />

I materiali componenti le malte cementizie saranno prima mescolati a secco, fino ad ottenere un miscuglio di<br />

tinta uniforme, il quale verrà poi asperso ripetutamente con la minore quantità di acqua possibile, ma<br />

sufficiente, rimescolando continuamente.<br />

Nella composizione di calcestruzzi con malte di calce comune od idraulica, si formerà prima l’impasto della<br />

malta con le proporzioni prescritte, impiegando la minore quantità di acqua possibile, poi si distribuirà la<br />

malta sulla ghiaia o pietrisco e si mescolerà il tutto fino a che ogni elemento sia per risultare uniformemente<br />

distribuito nella massa ed avviluppato di malta per tutta la superficie.<br />

Per i conglomerati cementizi semplici od armati gli impasti dovranno essere eseguiti in conformità alle<br />

prescrizioni contenute nel d.m. 26 marzo 1980 - d.m. 27 luglio 1985 e successive modifiche ed integrazioni.<br />

Gli impasti, sia di malta che di conglomerato, dovranno essere preparati soltanto nella quantità necessaria,<br />

per l’impiego immediato, cioè dovranno essere preparati volta per volta e per quanto possibile in vicinanza<br />

del lavoro. I residui di impasto che non avessero, per qualsiasi ragione, immediato impiego dovranno essere<br />

gettati a rifiuto, ad eccezione di quelli formati con calce comune, che potranno essere utilizzati però nella<br />

sola stessa giornata del loro confezionamento.<br />

2.3.2 - MALTE PRECONFEZIONATE<br />

Malte in grado di garantire maggiori garanzie rispetto a quelle dosate manualmente, sovente senza le<br />

attrezzature idonee. Risulta infatti spesso difficoltoso riuscire a dosare in maniera corretta le ricette<br />

cemento/additivi, inerti/cementi, stabilire le proporzioni di particolari inerti, rinforzanti, additivi.<br />

Si potrà quindi ricorrere a malte con dosaggio controllato, ovvero confezionate con controllo automatico ed<br />

elettronico in modo che nella miscelazione le sabbie vengano selezionate in relazione ad una curva<br />

granulometrica ottimale e i cementi ad alta resistenza e gli additivi chimici rigorosamente dosati.<br />

Tali malte sono in grado di garantire un'espansione controllata. Espansioni eccessive a causa di errori di<br />

miscelazione e formatura <strong>delle</strong> malte potrebbero causare seri problemi a murature o strutture degradate.<br />

Anche utilizzando tali tipi di malte, l'Appaltatore sarà sempre tenuto, nel corso <strong>delle</strong> operazioni di<br />

preparazione <strong>delle</strong> stesse, su richiesta della D.L., a prelevare campioni rappresentativi per effettuare le<br />

prescritte prove ed analisi che potranno essere ripetute durante il corso dei lavori o in sede di collaudo.<br />

Le malte preconfezionate potranno essere usate per stuccature profonde, incollaggi, ancoraggi, rappezzi,<br />

impermeabilizzazioni, getti in fondazione ed, in genere, per tutti quei lavori previsti dal progetto, prescritti dal<br />

contratto o richiesti dalla D.L.<br />

In ogni fase l'Appaltatore dovrà attenersi alle istruzioni per l'uso prescritte dalle ditte produttrici che, spesso,<br />

prevedono un particolare procedimento di preparazione atto a consentire una distribuzione più omogenea<br />

dell'esiguo quantitativo d'acqua occorrente ad attivare l'impasto.<br />

Dovrà altresì utilizzare tutte le apparecchiature più idonee per garantire ottima omogeneità all'impasto<br />

(miscelatori elicoidali, impastatrici, betoniere, ecc.) oltre a contenitori specifici di adatte dimensioni.<br />

Dovrà inoltre attenersi a tutte le specifiche di applicazione e di utilizzo fornite dalle ditte produttrici nel caso<br />

dovesse operare in ambienti o con temperature e climi particolari.<br />

Sarà in ogni modo consentito l'uso di malte premiscelate pronte per l'uso purché ogni fornitura sia<br />

accompagnata da specifiche schede tecniche relative al tipo di prodotto, ai metodi di preparazione e<br />

applicazione, oltre che da una dichiarazione del fornitore attestante il gruppo della malta, il tipo e la quantità<br />

dei leganti e degli eventuali additivi. Nel caso in cui il tipo di malta non rientri tra quelli prima indicati il<br />

fornitore dovrà certificare con prove ufficiali anche le caratteristiche di resistenza della malta stessa.<br />

2.2.3 - MATERIALI SPECIFICI<br />

Trass<br />

Il trass è una pietra naturale di origine vulcanica (simile al tufo e alla pozzolana), proveniente dalla zona<br />

renana dell’Eifel, di colore giallastro-grigio fino a bluastro-grigio, che viene frantumata e finemente macinata.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Alcuni trass possiedono già naturali caratteristiche idrauliche e cementanti, ma il normale trass acquista<br />

queste caratteristiche solo in combinazione con calce, cemento e acqua. Le sue proprietà idrauliche<br />

vengono attivate solo con l’aggiunta di calce secondo la norma DIN 1060 o di cemento secondo la norma<br />

DIN 1164, dato che nell’impasto con acqua il cemento libera la calce.<br />

L’impasto trass e calce fornisce un legante idraulico; nel trass aggiunto al cemento la calce si libera dal<br />

cemento fissandosi al trass e aumentando in tal modo la compattezza, la solidità, l’elasticità e la resistenza<br />

agli agenti aggressivi della malta e del calcestruzzo.<br />

La malta che si ottiene con tale miscela di leganti risulta pastosa e particolarmente densa, può essere<br />

utilizzata per intonaci interni ed esterni, in particolare per ambienti umidi, e per murature che devono risultare<br />

molto stabili, ma nello stesso tempo permeabili al vapore e resistente agli agenti atmosferici e all’azione di<br />

gas e di acque aggressive ; in particolare per murature in clinker, arenaria calcarea e pietra naturale<br />

2.4 – MURATURE<br />

2.4.1 – MURATURE IN GENERE<br />

Nelle costruzioni di murature in genere verrà curata la perfetta esecuzione degli spigoli, <strong>delle</strong> voltine,<br />

sordine, piattabande, archi e verranno lasciati tutti i necessari incavi, sfondi, canne e fori:<br />

- per ricevere le chiavi e i capi di chiavi <strong>delle</strong> volte, gli ancoraggi <strong>delle</strong> catene e <strong>delle</strong> travi a doppio T, le<br />

testate <strong>delle</strong> travi in legno ed in ferro, le pietre da taglio e quanto altro non venga messo in opera durante la<br />

formazione <strong>delle</strong> murature;<br />

- per il passaggio dei tubi pluviali, dell'acqua potabile canne di stufa e camini, vasi, orinatoi, lavandini,<br />

immondizie, ecc.;<br />

- per condutture elettriche di campanelli, di telefoni e di illuminazione;<br />

- per le imposte <strong>delle</strong> volte e degli archi;<br />

- per gli zoccoli, arpioni di porte e finestre, zanche soglie, inferriate, ringhiere, davanzali, ecc.<br />

Quanto detto, in modo che non vi sia mai bisogno di scalpellare le murature già eseguite.<br />

La costruzione <strong>delle</strong> murature deve iniziarsi e proseguire uniformemente, assicurando il perfetto<br />

collegamento sia con le murature esistenti sia fra le varie parti di esse, evitando, nel corso dei lavori, la<br />

formazione di strutture eccessivamente emergenti dal resto della costruzione.<br />

La muratura procederà a filari rettilinei, con i piani di posa normali alle superfici viste o come altrimenti<br />

venisse prescritto.<br />

All'innesto con i muri da costruirsi in tempo successivo dovranno essere lasciate opportune ammorsature in<br />

relazione al materiale impiegato.<br />

I lavori in muratura, qualunque sia il sistema costruttivo adottato, devono essere sospesi nel periodo di gelo,<br />

durante i quali la temperatura si mantenga per molte ore, al di sotto di zero gradi centigradi.<br />

Quando il gelo si verifichi solo per alcune ore della notte, le opere in muratura ordinaria possono essere<br />

eseguite nelle ore meno fredde del giorno, purché al distacco del lavoro vengano adottati opportuni<br />

provvedimenti per difendere le murature dal gelo notturno.<br />

Le facce <strong>delle</strong> murature in malta dovranno essere mantenute bagnate almeno per 15 giorni dalla loro<br />

ultimazione o anche più se sarà richiesto dalla Direzione Lavori.<br />

Le canne, le gole da camino e simili saranno intonacate a grana fine; quelle di discesa <strong>delle</strong> immondezze<br />

saranno intonacate a cemento liscio. Si potrà ordinare che tutte le canne, le gole, ecc. nello spessore dei<br />

muri siano lasciate temporaneamente aperte sopra una faccia, anche per tutta la loro altezza; in questi casi,<br />

il tramezzo di chiusura si eseguirà posteriormente.<br />

Le impostature per le volte, gli archi, ecc. devono essere lasciate nelle murature sia con addentellati d'uso<br />

sia col costruire l'origine degli archi e <strong>delle</strong> volte a sbalzo mediante le debite sagome, secondo quanto verrà<br />

prescritto.<br />

La Direzione stessa potrà ordinare che sulle aperture di vani, di porte e finestre siano collocati degli<br />

architravi in cemento armato <strong>delle</strong> dimensioni che saranno fissate in relazione alla luce dei vani, allo<br />

spessore del muro ed al sovraccarico.<br />

Quando venga ordinato, sui muri <strong>delle</strong> costruzioni, nel punto di passaggio fra le fondazioni entroterra e la<br />

parte fuori terra, sarà disteso uno strato di asfalto formato come quello dei pavimenti, esclusa la ghiaietta,<br />

dell'altezza in ogni punto di almeno cm 2. La muratura su di esso non potrà essere ripresa che dopo il suo<br />

consolidamento.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

In tutti i fabbricati a più piani dovranno eseguirsi ad ogni piano e su tutti i muri portanti cordoli di<br />

conglomerato cementizio per assicurare un perfetto collegamento e l'uniforme distribuzione dei carichi. Tale<br />

cordolo in corrispondenza <strong>delle</strong> aperture sarà opportunamente rinforzato con armature di ferro supplementari<br />

in modo da formare architravi portanti, ed in corrispondenza <strong>delle</strong> canne, fori ecc. sarà pure opportunamente<br />

rinforzato perché presenti la stessa resistenza che nelle altre parti.<br />

In corrispondenza dei solai con putrelle, queste, con opportuni accorgimenti, saranno collegate al cordolo.<br />

Per quanto riguarda le murature in mattoni, i laterizi da impiegare per lavori di qualsiasi genere devono<br />

corrispondere alle norme vigenti al momento dell'esecuzione (D.M. LL.PP. 16/01/1996 e circolare<br />

10/04//1997 n° 65). Gli elementi pieni devono resistere a compressione a 100KG/cmq; gli elementi semipieni<br />

in direzione dei carichi verticali devono resistere a compressione a 50kg/cmq; in direzione ortogonale ai<br />

carichi verticali 15 kg/cmq; tutti i laterizi devono avere superfici rigate, spigoli intatti e foggia regolare o<br />

essere forgiati ad incastro a coda di rondine; essi devono resistere al gelo e disgelo eseguiti tra i +50° e -<br />

20°C; sono da escludersi in presenza di noduli bianchi di carbonato di calcio e noduli di ossido di ferro. Le<br />

argille impiegate per la produzione non dovranno essere additivate con altre sostanze (fanghi, scarti di<br />

lavorazione, materie di sintesi) all'infuori della polvere di legno proveniente da segheria per la porizzazione.<br />

Occorre conoscere anche il processo di produzione, valutare la permeabilità al vapore, la capacità di<br />

isolamento termico, la resistenza al fuoco. I mattoni in terra cruda presentano inoltre i seguenti vantaggi:<br />

risparmio energetico durante la fabbricazione, si possono produrre localmente utilizzando il terreno e<br />

manodopera del luogo, la durabilità e la resistenza dei mattoni in terra cruda dipendono dalla composizione<br />

della terra utilizzata e dalla quantità di cemento e argilla presente; è consigliato l'uso di terra che non<br />

contenga minerali argillosi, ma ad alto contenuto di sabbia e argilla<br />

2.4.2 - MURATURE E RIEMPIMENTI IN PIETRAME A SECCO<br />

Dovranno essere formati con pietrame da collocarsi in opera a mano su terreno ben costipato, al fine di<br />

evitare cedimenti per effetto dei carichi superiori.<br />

Per drenaggi o fognature si dovranno scegliere le pietre più grosse e regolari e possibilmente a forma di<br />

lastroni quelle da impiegare nella copertura dei sottostanti pozzetti o cunicoli; oppure, negli strati inferiori, il<br />

pietrame di maggiore dimensione, impiegando nell'ultimo strato superiore pietrame minuto, ghiaia o anche<br />

pietrisco per impedire alle terre sovrastanti di penetrare e scendere otturando così gli interstizi tra le pietre.<br />

Sull'ultimo strato di pietrisco si dovranno pigiare convenientemente le terre, con le quali dovrà completarsi il<br />

riempimento dei cavi aperti per la costruzione di fognature e drenaggi.<br />

2.4.3 - MURATURE DI PIETRAME CON MALTA<br />

La muratura a getto (a sacco) per fondazioni risulterà composta di scheggioni di pietra e malta grossa,<br />

questa ultima in proporzione non minore di mc 0,45 per metro cubo di muratura.<br />

La muratura sarà eseguita facendo gettate alternative entro i cavi di fondazione di malta fluida e scheggioni<br />

di pietra, preventivamente puliti e bagnati, assestando e spianando regolarmente gli strati ogni cm 40 di<br />

altezza, riempiendo accuratamente i vuoti con materiale minuto e distribuendo la malta in modo da ottenere<br />

strati regolari di muratura in cui le pietre dovranno risultare completamente rivestite di malta.<br />

La gettata dovrà essere abbondantemente rifornita d'acqua in modo che la malta penetri in tutti gli interstizi;<br />

tale operazione sarà aiutata con beveroni di malta molto grassa. La muratura dovrà risultare ben costipata<br />

ed aderente alle pareti dei cavi, qualunque sia la forma degli stessi.<br />

Qualora in corrispondenza <strong>delle</strong> pareti degli scavi di fondazione s'incontrassero vani di gallerie o cunicoli,<br />

l'Appaltatore dovrà provvedere alla perfetta chiusura di detti vani con murature o chiusure in legname o in<br />

ghisa tali da evitare il disperdimento della malta attraverso tali vie, ed in ogni caso sarà sua cura di adottare<br />

tutti i mezzi necessari perché le murature di fondazione riescano perfettamente compatte e riempite di malta.<br />

La muratura in pietrame cosiddetta lavorata a mano sarà eseguita con scampoli di pietrame, <strong>delle</strong> maggiori<br />

dimensioni consentite dalla grossezza della massa muraria, spianati grossolanamente nei piani di posa e<br />

allettati di malta.<br />

Le pietre, prima di essere collocate in opera, saranno diligentemente ripulite dalle sostanze terrose ed ove<br />

occorra, a giudizio della Direzione Lavori, accuratamente lavate. Saranno poi bagnate, essendo proibita la<br />

bagnatura dopo di averle disposte sul letto di malta.<br />

Tanto le pietre quanto la malta saranno disposte a mano, seguendo le migliori regole d'arte, in modo da<br />

costituire una massa perfettamente compatta nel cui interno le pietre stesse, ben battute col martello,<br />

risultino concatenate fra loro e rivestite da ogni parte di malta, senza alcun interstizio. La costruzione della<br />

muratura dovrà progredire a strati orizzontali di conveniente altezza, concatenati nel senso della grossezza<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

del muro, disponendo successivamente ed alternativamente una pietra trasversale (di punta) dopo ogni due<br />

pietre in senso longitudinale, allo scopo di ben legare la muratura anche nel senso della grossezza.<br />

Dovrà sempre evitarsi la corrispondenza nelle connessure fra due corsi consecutivi.<br />

Gli spazi vuoti che verranno a formarsi per la irregolarità <strong>delle</strong> pietre saranno riempiti con piccole pietre che<br />

non si tocchino mai a secco e non lascino mai spazi vuoti, colmando con malta tutti gli interstizi.<br />

Nelle murature senza speciale paramento si impiegheranno per le facce viste le pietre di maggiori<br />

dimensioni, con le facce esterne rese piane e regolari in modo da costruire un paramento rustico a faccia a<br />

vista e si disporranno negli angoli le pietre più grosse e più regolari. Detto paramento rustico dovrà essere<br />

più accurato e maggiormente regolare nelle murature di elevazione di tutti i muri dei fabbricati.<br />

Qualora la muratura avesse un rivestimento esterno, il nucleo della muratura dovrà risultare, con opportuni<br />

accorgimenti, perfettamente concatenato col detto rivestimento nonostante la diversità del materiale, di<br />

struttura e di forma dell'uno e dell'altro.<br />

Le facce viste <strong>delle</strong> murature in pietrame, che non debbono essere intonacate o comunque rivestite, saranno<br />

sempre rabboccate diligentemente con malta idraulica mezzana.<br />

2.4.4 - PARAMENTI PER LE MURATURE DI PIETRAME<br />

Per le facce viste <strong>delle</strong> murature di pietrame, secondo gli ordini della D.L., potrà essere prescritta<br />

l'esecuzione <strong>delle</strong> seguenti speciali lavorazioni:<br />

a) con pietra rasa e teste scoperte (ad opera incerta);<br />

b) a mosaico greggio;<br />

c) con pietra squadrata a corsi pressoché regolari;<br />

d) con pietra squadrata a corsi regolari.<br />

Nel paramento con pietra rasa e teste scoperte (ad opera incerta) il pietrame dovrà essere scelto<br />

diligentemente fra le migliori e la sua faccia vista dovrà essere ridotta con il martello a superficie<br />

approssimativamente piana; le pareti esterne dei muri dovranno risultare bene allineate e non presentare<br />

alla prova del regolo rientranze o sporgenze maggiori di mm 25. Le facce di posa e di combaciamento <strong>delle</strong><br />

pietre dovranno essere spianate ed adattate col martello in modo che il contatto dei pezzi avvenga in tutti i<br />

giunti per una rientranza non minore di cm 8.<br />

La rientranza totale <strong>delle</strong> pietre di paramento non dovrà essere mai minore di mm 0,25 e nelle connessure<br />

esterne dovrà essere ridotto al minimo possibile l'uso <strong>delle</strong> scaglie.<br />

Nel paramento a mosaico greggio la faccia vista dei singoli pezzi dovrà essere ridotta col martello e la<br />

grossa punta a superficie perfettamente piana ed a figura poligonale, ed i singoli pezzi dovranno combaciare<br />

fra loro regolarmente, restando vietato l'uso <strong>delle</strong> scaglie.<br />

In tutto il resto si seguiranno le norme indicate per il paramento a pietra rasa.<br />

Nel paramento a percorsi pressoché regolari il pietrame dovrà essere ridotto a conci piani e squadrati, sia<br />

con il martello sia con la grossa punta, con le facce di posa parallele fra loro, sia quelle di combaciamento<br />

normali sia quelle di posa. I conci saranno posti in opera a corsi orizzontali di altezza che può variare da<br />

corso a corso, e potrà non essere costante per l'intero filare. Nelle superfici esterne dei muri saranno<br />

tollerate alla prova del regolo rientranze o sporgenze non maggiori di mm 15.<br />

2.4.5 - MURATURE DI MATTONI<br />

I mattoni prima del loro impiego dovranno essere bagnati fino a saturazione per immersione prolungata in<br />

appositi bagnaroli e mai per aspersione.<br />

Essi dovranno mettersi in opera con le connessure alternate in corsi ben regolari e normali alla superficie<br />

esterna; saranno posati sopra un abbondante strato di malta e premuti sopra di esso in modo che la malta<br />

refluisca all'ingiro e riempia tutte le connessure.<br />

La larghezza <strong>delle</strong> connessure non dovrà essere maggiore di mm 8 nè minore di mm 5 (tali spessori<br />

potranno variare in relazione alla natura <strong>delle</strong> malte impiegate).<br />

I giunti non verranno rabboccati durante la costruzione per dare maggiore presa all'intonaco o alla stuccatura<br />

con il ferro.<br />

Le malte da impiegarsi per l'esecuzione di questa muratura dovranno essere passate al setaccio per evitare<br />

che i giunti fra mattoni riescano superiori al limite di tolleranza fissato.<br />

Le murature di rivestimento saranno fatte a corsi bene allineati e dovranno essere opportunamente<br />

ammorsate con la parte interna.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Se la muratura dovesse eseguirsi a paramento visto (cortina) si dovrà avere cura di scegliere per le facce<br />

esterne i mattoni di migliore cottura, meglio formati e di colore più uniforme, disponendoli con perfetta<br />

regolarità e ricorrenza nelle connessure orizzontali alternando con precisione i giunti verticali.<br />

In questo genere di paramento le connessure di faccia vista non dovranno avere grossezza maggiore di mm<br />

5 e, previa loro raschiatura e pulitura, dovranno essere profilate con malta idraulica e di cemento,<br />

diligentemente compresse e lisciate con apposito ferro, senza sbavatura.<br />

Le sordine, gli archi, le piattabande e le volte, dovranno essere costruite in modo che i mattoni siano sempre<br />

disposti in direzione normale alla curva dell'intradosso e le connessure dei giunti non dovranno mai eccedere<br />

la larghezza di mm 5 all'intradosso e mm 10 all'estradosso.<br />

Le murature dovranno essere isolate dalle fondazioni con guaine bentonitiche o con molti strati di cellulosa<br />

impregnata con sali di boro e oli vegetali, ben ancorate alla base <strong>delle</strong> fondazioni, seguendo le indicazioni<br />

della D.L.<br />

In corrispondenza dei solai in cemento armato, devono essere formati dei cordoli in cls armato, per<br />

assicurare il perfetto collegamento e ancoraggio <strong>delle</strong> strutture ai muri e l’uniforme distribuzione dei carichi.<br />

L’armatura sarà in acciaio inox austenitico (amagnetico), rinforzata in prossimità di aperture di porte e<br />

finestre.<br />

Per quanto riguarda l’uso di laterizi porizzati con farina di legno, si consiglia di seguire le indicazioni della<br />

ditta produttrice, al fine di ottenere la massima coibenza.<br />

Nelle murature a cassa vuota, possono essere inseriti strati di isolanti naturali e biologici (vedi capitolato<br />

materiali), secondo le prescrizioni di progetto o da disposizioni della D.L..<br />

2.4.6 - PARETI DI UNA TESTA ED IN FOGLIO CON MATTONI PIENI E FORATI<br />

Le pareti di una testa ed in foglio verranno eseguite con mattoni scelti, esclusi i rottami, i laterizi incompleti e<br />

quelli mancanti di qualche spigolo.<br />

Tutte le dette pareti saranno eseguite con le migliori regole dell'arte, a corsi orizzontali ed a perfetto filo, per<br />

evitare la necessità di forte impiego di malta per l'intonaco.<br />

Nelle pareti in foglio, quando la Direzione Lavori lo ordinasse, saranno introdotte nella costruzione<br />

intelaiature in legno attorno ai vani <strong>delle</strong> porte, allo scopo di poter fissare i serramenti del telaio, anziché alla<br />

parete, oppure ai lati o alla sommità <strong>delle</strong> pareti stesse, per il loro consolidamento, quando esse non<br />

arrivano fino ad un'altra parete o al soffitto.<br />

Quando una parete deve eseguirsi fin sotto al soffitto, la chiusura dell'ultimo corso sarà ben serrata, se<br />

occorre, dopo congruo tempo, con scaglie e cemento.<br />

2.4.7 - MURATURE MISTE<br />

La muratura mista di pietrame e mattoni dovrà progredire a strati orizzontali intercalando n.... di filari di<br />

mattoni ogni m... di altezza di muratura di pietrame.<br />

I filari dovranno essere estesi a tutta la grossezza del muro e disposti secondo piani orizzontali.<br />

Nelle murature miste per i fabbricati, oltre ai filari suddetti, si debbono costruire in mattoni tutti gli angoli dei<br />

muri, i pilastri, i risalti e le incassature qualsiasi, le spallette e squarci <strong>delle</strong> aperture di porte e finestre, i<br />

parapetti <strong>delle</strong> finestre, gli archi di scarico, le volte, i voltini e le piattabande, l'ossatura <strong>delle</strong> cornici, le canne<br />

da fumo, le latrine, i condotti in genere, e qualunque altra parte di muro alla esecuzione della quale non si<br />

prestasse il pietrame, in conformità alle prescrizioni che potrà dare la D.L. all'atto esecutivo. Il collegamento<br />

<strong>delle</strong> due differenti strutture deve essere fatto nel miglior modo possibile ed in senso tanto orizzontale che<br />

verticale.<br />

2.4.8 - MURATURE IN ARGILLA CRUDA<br />

Muratura portante in pisè<br />

La muratura portante in pisè dev’essere realizzata con terra cruda magra o medio-grassa (sabbiosa) e poco<br />

umida, posta in opera dentro un cassero di almeno 50 cm di spessore.<br />

L’estrazione della terra argillosa deve avvenire nell’area prossima al cantiere, in zolle friabili<br />

successivamente impastate in betoniera, per permettere una migliore lavorazione. L’impasto è pronto<br />

quando tutti i suoi componenti sono ben amalgamati e quando è ben plasmabile.<br />

Il materiale accumulato in cantiere deve conservare la sua plasticità, quindi, dev’essere coperto con teli, per<br />

evitare l’essiccazione e per proteggerlo dalla pioggia.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Il materiale viene immesso nel cassero in strati di 5-12 cm e successivamente pressata con compattatori<br />

elettrici o pneumatici o anche a mano. Si possono creare così muri fino a 80 cm di spessore e fino a tre piani<br />

fuori terra.<br />

Nei lati esposti agli agenti atmosferici, i muri in terra battuta possono essere inframmezzati con piastrelle o<br />

pannelli in pietra naturale posti a diverse altezze, per la protezione contro la corrosione.<br />

E’ opportuno erigere i muri esterni in pisè su uno zoccolo di pietra per proteggerli dall’umidità del suolo.<br />

I muri esterni devono essere intonacati per la protezione dalle piogge.<br />

Muratura in terra cruda<br />

La muratura in terra cruda viene utilizzata come tamponamento nelle costruzioni con struttura portante in<br />

legno.<br />

Essa si realizza riempendo un cassero a perdere in legno (lasciato a vista o intonacato), con un impasto<br />

maturato di argilla cruda con trucioli di legno, o paglia, o sughero, o argilla espansa o altri materiali naturali<br />

idonei, per migliorare l’isolamento termo-acustico.<br />

Adobe<br />

La muratura in mattoni crudi viene utilizzata come tamponamento nelle costruzioni con struttura portante in<br />

legno, o come tramezzo interno.<br />

Si utilizzano mattoni pesanti, con peso specifico 1800 kg/mc circa, resistenza a compressione intorno ai<br />

40/45 kg/cmq, con funzione di accumulare calore e di attenuare i rumori, per la realizzazione di muri interni a<br />

vista, intonacati e perimetrali di tamponamento uniti a isolanti naturali.<br />

Si utilizzano mattoni leggeri, con peso specifico 1000 kg/mc circa, resistenza a compressione intorno ai<br />

15/17 kg/cmq, alleggeriti con materiali naturali (tipo fibra di legno), per la realizzazione di muri perimetrali di<br />

tamponamento o rivestimento interno. Essi hanno grandi qualità termo-igrometriche.<br />

2.4.9 - MURATURA IN BLOCCHI DI ARGILLA ESPANSA E CEMENTO<br />

La muratura portante in blocchi in calcestruzzo alleggerito con argilla espansa clincherizzata deve avere<br />

caratteristiche conformi a quelle previste nel progetto di Norma UNI U73060800, blocchi da intonaco ad alte<br />

prestazioni, posati con malta M3 (DM 20/11/87) per i giunti orizzontali, con incastri a secco per quelli<br />

verticali. E’ compresa la formazione di spalle, architravi e di leggera armatura metallica nella malta di<br />

allettamento e quant’altro per l’esecuzione a perfetta regola d’arte della muratura.<br />

Modalità di impiego in zone sismiche: è possibile la realizzazione di fabbricati fino a 4 piani fuori terra, con<br />

murature irrigidite da armature in acciaio inox austenitico, posizionate verticalmente negli appositi riempiti<br />

con un getto in cls, ed orizzontalmente negli nei giunti di malta e nei cordoli.<br />

2.4.10 - MURATURA IN BLOCCHI CASSERO DI CONGLOMERATO DI LEGNO-CEMENTO<br />

Nel caso della muratura portante, realizzata in blocchi cassero di conglomerato di legno-cemento di densità<br />

500 Kg/mc, questi devono essere posati a secco e sfalsati di mezzo blocco, con giunti ad incastro orizzontali<br />

e verticali, ad eliminazione completa di ponti termici, con un solo incavo di collegamento per il calcestruzzo e<br />

fresature verticali.<br />

Modalità di impiego in zone non sismiche: il primo corso va posato su strato di malta idraulica in modo da<br />

metterlo perfettamente a livello; gli angolari sono messi a piombo; tutti i corsi successivi sono posati<br />

completamente a secco, accertandosi che le maschiature verticali e orizzontali siano perfettamente<br />

incastrate con l’accortezza di sfalsare di mezzo blocco il corso successivo dal precedente.<br />

I ferri di armatura orizzontale (1∅8/50) devono essere posizionati ogni due corsi all’interno degli appositi<br />

incavi dei blocchi, facendo girare il ferro anche negli angoli; quella verticale (1∅8/25) si sovrappone con<br />

quella inserita nel cordolo di fondazione e serve per collegare il cordolo del solaio; il getto del cls dev’essere<br />

fatto in opera, ogni 5/6 corsi, con granulometria degli inerti di 12/15 mm, in modo da consentire un sicuro<br />

riempimento dei blocchi.<br />

L’applicazione dell’intonaco deve essere fatta solo ed esclusivamente su superfici asciutte: evitare, quindi,<br />

l’operazione sulle pareti bagnate dalla pioggia o per scarsa maturazione del getto o gelate (o inferiori a 4°C).<br />

Lo spessore non dev’essere superiore a 2 cm per evitare la formazione di cavillature è importante mettere<br />

una rete porta-intonaco in fibra di vetro in corrispondenza di pilastri, solai, canne fumarie,<br />

scarichi,…facendola sbordare di circa 10 cm per parte, inserendola a metà dello spessore dell’intonaco.<br />

2.4.11 – TRAMEZZI LEGGERI CON STRUTTURA PORTANTE IN LEGNO<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Tramezzi leggeri realizzati con intelaiatura strutturale in legno tamponata da doppio strato di fibrogesso o da<br />

doppio strato di pannelli di fibre di legno mineralizzate e cemento o magnesite: i pannelli dovranno essere<br />

fissati alla sottostruttura con chiodi o viti; nei punti di giunzione devono sempre essere osservate le distanze:<br />

fra due lastre pari a 5-7 mm, fra lastra e pavimento pari a 15 mm, fra lastra e soffitto 5 mm. Le fessure dei<br />

giunti e <strong>delle</strong> teste dei chiodi o viti si riempiranno con stucco naturale, convenientemente rasate e<br />

carteggiate. Interposti tra le lastre saranno posizionati strati si isolanti (fibra di legno o fibre di legno<br />

mineralizzate o mattoni in terra cruda messi di coltello per l’isolamento acustico; lino o cellulosa per<br />

l’isolamento termico). L’intonacatura verrà effettuata con malta di calce su rete portaintonaco in fibra di vetro,<br />

opportunamente graffata ai pannelli.<br />

Altri tipi di tamponamento sono realizzati con perline o tavolati di legno o da pannelli in argilla con armatura<br />

vegetale in canna di palude.<br />

Tutti i tramezzi leggeri dovranno eseguirsi con cure particolari allo scopo di ottenere superfici esattamente<br />

verticali (o anche sagomate secondo le prescritte centine), senza ondulazioni o altri difetti e di evitare in<br />

modo assoluto la formazione, in un tempo più o meno prossimo, di crepe, incrinature o distacchi<br />

dell'intonaco. Al manifestarsi di tali screpolature la Direzione Lavori avrà facoltà, a suo insindacabile giudizio,<br />

di ordinare all'Appaltatore il rifacimento, a carico di quest'ultimo, dell'intero tramezzo con l'onere del ripristino<br />

di ogni altra opera già eseguita (stucchi, tinteggiature, ecc.).<br />

2.4.12 – PARETI IN LEGNO MASSICCIO<br />

Pareti esterne composte da tronchi d’albero (normalmente abete rosso), squadrati o lasciati leggermente<br />

rotondi. Questi elementi vengono opportunamente sagomati alle estremità, per permettere un incastro<br />

angolare con la parete perpendicolare e altresì montati uno sull’altro. Lo spessore <strong>delle</strong> pareti varia da 6 a<br />

20 cm.<br />

Il rivestimento interno di una parete in legno massiccio è composto da uno strato di isolante naturale in<br />

pannelli rigidi, tamponato da un tavolato in legno, con l’inserimento di barriera anti vento o carta kraft.<br />

Bisogna tenere conto, in questa tipologia, il ritiro naturale del legno, soprattutto nella costruzione di porte,<br />

finestre, scale, canne fumarie ed installazioni.<br />

2.5 – STRUTTURE ORIZZONTALI O INCLINATE, SOLAI, VOLTE E COPERTURE<br />

2.5.1 – COSTRUZIONE DELLE VOLTE<br />

Le volte in genere saranno costituite sopra solide armature, formate secondo le migliori regole ed in modo<br />

che il manto o tamburo assuma la conformazione assegnata all'intradosso degli archi, volte o piattabande,<br />

salvo a tener conto di quel tanto in più, nel sesto <strong>delle</strong> centine, che si crederà necessario a compenso del<br />

presumibile abbassamento della volta dopo il disarmo.<br />

È data facoltà all'Appaltatore di adottare nella formazione <strong>delle</strong> armature suddette quel sistema che crederà<br />

di sua convenienza, purché presenti la necessaria stabilità e sicurezza, avendo l'Appaltatore l'intera<br />

responsabilità della loro riuscita, con l'obbligo di demolire e rifare a sue spese i volti che, in seguito al<br />

disarmo, avessero a deformarsi o a perdere la voluta robustezza.<br />

Ultimata l'armatura e diligentemente preparate le superfici d'imposta <strong>delle</strong> volte, saranno collocate in opera i<br />

conci di pietra o i mattoni con le connessure disposte nella direzione precisa dei successivi raggi di curvatura<br />

dell'intradosso, curando di far procedere la costruzione gradatamente e di conserva sui due fianchi.<br />

Dovranno inoltre essere sovraccaricate le centine alla chiave per impedirne lo sfiaccamento, impiegando<br />

all'uopo lo stesso materiale destinato alla costruzione della volta.<br />

In quanto alle connessure, saranno mantenuti i limiti di larghezza fissati negli articoli precedenti secondo le<br />

diverse categorie di muratura.<br />

Per le volte di pietrame s'impiegheranno pietre di forma, per quanto possibile, regolari, aventi letti di posa o<br />

naturalmente piani o resi grossolanamente tali con la mazza o con il martello.<br />

Nelle volte con mattoni di forma ordinaria le connessure non dovranno mai eccedere la larghezza di mm 5<br />

all'intradosso e di mm 10 all'estradosso. All'uopo l'Appaltatore, per le volte di piccolo raggio, è obbligato,<br />

senza diritto ad alcun compenso speciale, a tagliare diligentemente i mattoni per renderli cuneiformi, ovvero<br />

a provvedere, pure senza specifico compenso, mattoni speciali lavorati a raggio.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Si avrà la maggiore cura tanto nella scelta dei materiali, quanto nel loro collocamento in opera e, nell'unire<br />

con malta gli ultimi filari alla chiave, si useranno i migliori metodi suggeriti dall'arte, onde abbia a risultare un<br />

lavoro ad ogni parte perfetto. Le imposte degli archi, piattabande e volte dovranno essere eseguite<br />

contemporaneamente ai muri e dovranno riuscire bene collegate ad essi. La larghezza <strong>delle</strong> imposte stesse<br />

non dovrà in nessun caso essere inferiore a cm 20.<br />

Occorrendo impostare volte o archi su piedritti esistenti si dovranno preparare preventivamente i piani<br />

d'imposta mediante i lavori che saranno necessari e che sono compresi fra gli oneri a carico dell'Appaltatore.<br />

Per le volte oblique, i mattoni debbono essere tagliati sulle teste e disposti giusta la linea dell'apparecchio<br />

prescritto.<br />

Nelle murature di mattoni pieni, messi in foglio o di costa, murati con cemento a pronta presa per la<br />

formazione di volte a botte, a schifo, a crociera, a padiglione, a vela ecc., e per le volte di scale alla romana,<br />

saranno seguite tutte le norme e cautele che l'arte specializzata prescrive, in modo da ottenere una perfetta<br />

riuscita dei lavori.<br />

Sulle volte saranno formati i regolari rinfianchi fino al livello dell'estradosso in chiave, con buona muratura in<br />

malta in corrispondenza <strong>delle</strong> pareti superiori e con calcestruzzo per il resto.<br />

Le sopraindicate volte in foglio dovranno essere rinforzate, ove occorra, da ghiere o fasce della grossezza di<br />

una testa di mattoni collegate alla volta durante la costruzione.<br />

Per le volte e gli archi di qualsiasi natura l'Appaltatore non procederà al disarmo senza il preventivo assenso<br />

della Direzione Lavori.<br />

Le centinature saranno abbassate lentamente ed uniformemente per tutta la larghezza, evitando soprattutto<br />

che per una parte il volto rimanga privo d'appoggio e, per l'altra si trovi sostenuto dall'armatura.<br />

2.5.2 – SOLAI<br />

Le coperture degli ambienti e dei vani potranno essere eseguite, a seconda degli ordini della Direzione<br />

Lavori, con solai di uno dei tipi descritti in appresso.<br />

La D.L. ha la facoltà di prescrivere il sistema e tipo di solaio di ogni ambiente e per ogni tipo di solaio essa<br />

stabilirà anche il sovraccarico accidentale da considerare e l'Appaltatore dovrà senza eccezioni eseguire le<br />

prescrizioni della D.L.<br />

L'Appaltatore dovrà provvedere ad assicurare solidamente alla faccia inferiore di tutti i solai ganci di ferro<br />

appendilumi nel numero, forma e posizione che, a sua richiesta, sarà precisato dalla D.L.<br />

- Solai su travi e travicelli in legno - Le travi principali a quattro fili di legno avranno le dimensioni e le<br />

distanze che saranno indicate in relazione alla luce ed al sovraccarico.<br />

I travicelli di cm 8 per 10 pure a quattro fili, saranno collocati alla distanza, fra asse e asse, corrispondente<br />

alla lunghezza <strong>delle</strong> tavelle che devono essere collocate su di essi. I vani sui travi, fra i travicelli, dovranno<br />

essere riempiti di muratura, e sull'estradosso <strong>delle</strong> tavelle andrà disteso uno strato di calcestruzzo magro di<br />

calce idraulica pozzolanica, formato con ghiaiettino fino.<br />

In alternativa alle tavelle si potranno mettere mattoni in argilla cruda per solai (spessore cm 5.7), con<br />

riempimento leggero in trucioli di legno e argilla (750-1000 kg/mc); o tavolato in legno come supporto<br />

all'isolante naturale.<br />

I legnami da impiegare, di qualunque essenza, dovranno provenire da tagli eseguiti correttamente nel<br />

periodo ottimale per l'essenza considerata, essere stagionati naturalmente senza forzature e rispondere ai<br />

requisiti di cui alle norme UNI 3253.11.52. Prove sul legno, elenco prove, norme generali e seguenti, essere<br />

approvvigionati fra le migliori scelte di qualità della categoria prescritta (perché appartenenti a specie<br />

nazionali e non in via di estinzione), non presentare difetti incompatibili con l'uso a cui sono destinati ed<br />

essere trattati (trattamento ignifugo, antiparassitario e protettivo) solo materiali naturali come impregnante ai<br />

sali di boro, olio balsamico vegetale e cera d'api.<br />

L’assito sovrastante le travi dev’essere realizzato con tavole dello spessore di 2.5/3 cm, intestate e fissate<br />

alla sottostante travatura con chiodi appropriati.<br />

L’irrigidimento del solaio deve avvenire tramite il posizionamento di un secondo tavolato, ortogonale al<br />

sottostante ed inchiodato insieme.<br />

- Solai di tipo misto in cemento armato ed elementi laterizi forati (D.M. 30 maggio 1974, parte prima,<br />

paragrafo 5) - I laterizi dei solai di tipo misto in cemento armato, quando abbiano funzione statica, dovranno<br />

rispondere alle seguenti prescrizioni di cui al D.M. 30 maggio 1974, parte prima, paragrafo 5.<br />

In particolare devono:<br />

1) essere conformati in modo che le loro parti resistenti a pressione vengano nella posa a collocarsi tra di<br />

loro così da assicurare una uniforme trasmissione degli sforzi di pressione dall'uno all'altro elemento;<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

2) ove sia disposta una soletta di calcestruzzo staticamente integrativa di quella in laterizio, quest'ultima<br />

deve avere forma e finitura tali da assicurare la perfetta aderenza fra i due materiali, ai fini della trasmissione<br />

degli sforzi di scorrimento;<br />

3) il carico di rottura a pressione semplice riferito alla sezione netta <strong>delle</strong> pareti e <strong>delle</strong> costolature non deve<br />

risultare inferiore a kg 350 per cmq;<br />

4) qualsiasi superficie metallica deve risultare circondata da una massa di cemento che abbia in ogni<br />

direzione spessore non minore di un centimetro;<br />

5) per la confezione a piè d'opera di travi in laterizio armato, l'impasto di malta di cemento deve essere<br />

formato con non meno di q 6 di cemento per mc di sabbia viva.<br />

6) le armature dei solai, quando possibile, dovranno seguire le direzioni Nord-Sud per ridurre la<br />

deformazione del campo elettromagnetico naturale o essere realizzate in acciaio inox austenitico.<br />

- Solai tagliafuoco in calcestruzzo alleggerito con argilla espansa: devono essere costituiti da pignatte o<br />

piastre tagliafuoco in calcestruzzo alleggerito con argilla espansa, clincherizzata a 1200°C, travetti in c.a.v.<br />

con strato inferiore in c.l.s. alleggerito; getto di completamento in cls spessore 4/5 cm. Per luci comprese tra<br />

3.00 e 6.00 m.<br />

- Solai in legno-cemento realizzato con elementi in conglomerato di legno-cemento: deve avere densità<br />

500 Kg/mc con incastri orizzontali e verticali ad eliminazione di ponti termici e acustici, completo di armatura<br />

in acciaio austenitico e getto in cls di confezionamento di 4 cm.<br />

2.5.3 – CONTROSOFFITTI<br />

Tutti i controsoffitti in genere dovranno eseguirsi con cure particolari allo scopo di ottenere superfici<br />

esattamente orizzontali (o anche sagomate secondo le prescritte centine), senza ondulazioni o altri difetti e<br />

di evitare in modo assoluto la formazione, in un tempo più o meno prossimo, di crepe, incrinature o distacchi<br />

dell'intonaco. Al manifestarsi di tali screpolature la Direzione Lavori avrà facoltà, a suo insindacabile giudizio,<br />

di ordinare all'Appaltatore il rifacimento, a carico di quest'ultimo, dell'intero controsoffitto con l'onere del<br />

ripristino di ogni altra opera già eseguita (stucchi, tinteggiature, ecc.).<br />

Dalla faccia inferiore di tutti i controsoffitti dovranno sporgere i ganci di ferro appendilumi e/o si dovranno<br />

prevedere adatti fori per l'inserimento di corpi illuminanti ad incasso. Tutti i legnami impegnati per qualsiasi<br />

scopo nei controsoffitti dovranno essere abbondantemente spalmati di carbolineo su tutte le facce.<br />

La Direzione Lavori potrà prescrivere la predisposizione di adatte griglie o sfiatatoi in metallo per la<br />

ventilazione dei vani racchiusi dal controsoffitto.<br />

- Controsoffitto tipo ``Perret'' - I controsoffitti eseguiti con materiale speciale tipo Perret, Italia o simili,<br />

saranno costituiti da tavelle sottili di cotto dello spessore di cm 2,5 armate longitudinalmente con tondini di<br />

acciaio annegato in malta a q 3 di cemento Portland per mc di sabbia, il tutto ancorato al solaio sovrastante<br />

mediante robusti cavallotti di ferro posti ad opportuna distanza.<br />

La faccia vista del controsoffitto sarà sbruffata con malta bastarda.<br />

- Controsoffitto in graticcio tipo ``Stauss'' - I controsoffitti con graticcio di cotto armato tipo Stauss o simili<br />

saranno costituiti essenzialmente da strisce di rete di fili di ferro ricotto del diametro di mm 1 a maglie di mm<br />

20 di lato aventi gli incroci annegati in crocette di forma poliedrica in argilla cotta ad alta temperatura, che<br />

assicurano alla malta una buona superficie di aderenza.<br />

Dette strisce assicurate agli estremi a tondini di ferro da mm 8 almeno, ancorati a loro volta nelle murature<br />

perimetrali con opportune grappe poste a distanza di cm 25, ben tese mediante taglie tendifili, verranno<br />

sostenute con cavallotti intermedi (a distanza di circa m 0,40) ed occorrendo, mediante irrigidimenti di<br />

tondino di ferro da mm 3, in modo da risultare in tutta la superficie saldamente fissate al soffitto senza<br />

possibilità di cedimenti.<br />

Per l'impalcatura si procederà come per un controsoffitto normale: la malta gettata con forza contro il<br />

graticcio deve penetrare nei fori tra le varie crocette, formando al di là di esse tante piccole teste di fungo<br />

che trattengono fortemente l'intonaco alla rete.<br />

Trattandosi di rivestire superfici curve comunque centinate, la rete metallica del controsoffitto, tanto del tipo<br />

comune quanto del tipo Stauss, dovrà seguire le sagome di sostegno retrostanti opportunamente disposte<br />

ed essere fissata ad esse con tutti i necessari accorgimenti perché risulti assicurata e assuma la curvatura<br />

prescritta.<br />

- Controsoffitto in cartongesso - I controsoffitti saranno costituiti da una lastra in cartongesso dello<br />

spessore minimo di mm 10-13, fissata ad una struttura di sostegno in legno, a sua volta ancorata con fili di<br />

sospensione e tasselli ad espansione al soffitto.<br />

Le giunzioni tra pannelli verranno opportunamente stuccate con l'impiego di tela e gesso, e<br />

convenientemente rasate e carteggiate.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


2.5.4 – COPERTURE A TETTO<br />

<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

La copertura a tetto sarà sostenuta da una grossa orditura in legno con le dimensioni e disposizioni che<br />

saranno prescritte dai tipi di progetto o dalla D.L.<br />

Sulla grossa orditura saranno poi disposti i travicelli ed i listelli in legno (piccola orditura) sulla quale sarà poi<br />

distesa la copertura di tegole direttamente o con l'interposizione di un sottomanto in legno o in laterizi.<br />

I legnami da impiegare, di qualunque essenza, dovranno provenire da tagli eseguiti correttamente nel<br />

periodo ottimale per l'essenza considerata, essere stagionati naturalmente senza forzature e rispondere ai<br />

requisiti di cui alle norme UNI 3253.11.52, prove sul legno, elenco prove, norme generali e seguenti: essere<br />

approvvigionati fra le migliori scelte di qualità della categoria prescritta (perché appartenenti a specie<br />

nazionali e non in via di estinzione), non presentare difetti incompatibili con l'uso a cui sono destinati ed<br />

essere trattati (trattamento ignifugo, antiparassitario e protettivo) solo con materiali naturali come<br />

impregnante ai sali di boro, olio balsamico vegetale e cera d'api.<br />

- Sottomanto in legno - Sarà costituito da tavole di legno di abete dello spessore di cm 2,5, piallate dalla<br />

parte in vista, unite a filo piano e chiodate alla sottostante orditura di travicelli.<br />

- Sottomanto di pianelle o tavelline - Il sottomano di pianelle o tavelline si eseguirà collocando sui travicelli<br />

o correntini le pianelle o tavelline una vicina all'altra, bene allineate e in modo che le estremità di esse posino<br />

sull'asse di detti legami e le connessure non siano maggiori di mm 6. Le dette connessure saranno stuccate<br />

con malta idraulica liquida. I corsi estremi lungo la gronda saranno ritenuti da un listello di abete chiodato alla<br />

sottostante armatura del tetto.<br />

- Copertura di tegole curve o coppi - La copertura di tegole a secco si farà posando sulla superficie da<br />

coprire un primo strato di tegole con la convessità rivolta verso il basso, disposte a filari ben allineati ed<br />

attigui, sovrapposte per cm 15 ed assicurare con frammenti di laterizi. Su questo tratto se ne collocherà un<br />

secondo con la convessità rivolta verso l'alto, similmente accavallate per cm 15 disposte in modo che<br />

ricoprano la connessura fra le tegole sottostanti.<br />

Le teste <strong>delle</strong> tegole in ambedue gli strati saranno perfettamente allineate sia nel senso parallelo alla gronda<br />

sia in qualunque senso diagonale.<br />

Il comignolo, i displuvi ed i compluvi saranno formati con tegoloni.<br />

I tegoloni del comignolo e dei displuvi saranno diligentemente suggellati con malta, e così pure saranno<br />

suggellate tutte le tegole che formano contorno <strong>delle</strong> falde, o che poggiano contro i muri, lucernari, canne da<br />

camino e simili. Le tegole che vanno in opera sulle murature verranno posate sul letto di malta.<br />

La copertura di tegole sul letto di malta verrà eseguita con le stesse norme indicate per la copertura di tegole<br />

a secco; il letto di malta avrà lo spessore di cm 4-5.<br />

- Copertura in tegole alla romana - La copertura in tegole alla romana (o maritate) composta di tegole<br />

piane (embrici) e di tegole curve (coppi) si eseguirà con le stesse norme della precedente, salvo che si<br />

poserà sulla superficie da coprire il primo strato di tegole piane debitamente intervallate e sovrapposte, e<br />

successivamente il secondo strato di tegole curve che ricopriranno i vuoti fra i vari filari di tegole piane.<br />

Anche per questo tipo di copertura a secco dovrà eseguirsi con calce idraulica mezzana la necessaria<br />

muratura <strong>delle</strong> testate e dei colmi, la calce a scarpa, ecc. In corrispondenza <strong>delle</strong> gronde dovranno<br />

impiegarsi embrici speciali a lato parallelo.<br />

- Copertura di tegole piane - Nella copertura di tegole piane ad incastro (marsigliesi o simili), le tegole,<br />

quando devono poggiare su armatura di correnti, correntini o listelli, saranno fissate a detti legnami mediante<br />

legatura di filo di ferro zincato, grosso mm 1 circa, il quale, passando nell'orecchio esistente in riporto nella<br />

faccia inferiore di ogni tegola, si avvolgerà ad un chiodo pure zincato, fissato in una <strong>delle</strong> facce dei correntini<br />

o listelli. Quando invece le tegole devono poggiare sopra un assito, sul medesimo, prima della collocazione<br />

<strong>delle</strong> tegole, saranno chiodati parallelamente alla gronda dei listelli della sezione di cm 4-3 a distanza tale,<br />

tra loro, che vi possano poggiare i denti <strong>delle</strong> tegole di ciascun filare. Per la copertura di tegole piane ad<br />

incastro su sottomano di laterizio, le tegole dovranno posare sopra uno strato di malta grosso da cm 4 a 5,<br />

ed essere suggellate accuratamente una per una con la malta stessa. In ogni caso dovranno essere<br />

impiegate, nella posa della copertura, mezze tegole rette e diagonali alle estremità <strong>delle</strong> falde e negli spigoli,<br />

in modo da alternare le tegole da un filare all'altro. Sopra i displuvi dovranno essere disposti appositi tegoloni<br />

di colmo murati in malta idraulica, inoltre dovrà essere inserito un numero adeguato di cappucci di areazione.<br />

- Copertura in lastre di ardesia artificiale - Le coperture in ardesia artificiale potranno essere eseguite nei<br />

seguenti tipi:<br />

con lastre ondulate normali spessore mm da 5,5 a 6<br />

con lastre ondulate alla romana spessore mm da 5,5 a 6<br />

con lastre ondulate alla toscana spessore mm 5,5<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

con lastre piane alla francese spessore mm 4<br />

In ogni caso le lastre di copertura verranno poste in opera su tavolato di legno abete dello spessore di<br />

almeno mm 25 con superiore rivestimento di cartone catramato, ovvero sopra orditura di listelli pure in abete<br />

della sezione da cm 4x4 a cm 7x7 a seconda dell'interasse e del tipo di copertura, fissandole con speciali<br />

accessori in ferro zincato (grappe, chiodi o viti, ranelle triple, ecc.). La loro sovrapposizione dovrà essere, a<br />

seconda del tipo di lastra, da cm 5 a 8; i colmi ed i pezzi speciali terminali di ogni tipo saranno anch'essi<br />

fissati con gli appositi accessori.<br />

L'ardesia artificiale per coperture potrà essere richiesta nel colore grigio naturale, rosso, nero-lavagna,<br />

ruggine.<br />

Nell’edificazione di tetti in legno si dovrà realizzare un’intercapedine sotto-manto con listelli, spessore<br />

minimo 4 cm, per permettere la circolazione dell’aria che affluisce dalla parte della gronda e fuoriesce dal<br />

colmo, passando tra lo strato termoisolante e il manto.<br />

L’isolante sarà posizionato sopra la seconda orditura tra un doppio strato di tavolato di legno maschiato<br />

spess. 3 cm. che dovrà essere naturale.<br />

L’inclinazione dei tetti varia tra 18° e 22°; con incidenza sulle falde verso Sud quasi perpendicolare ai raggi<br />

solari estivi. Tale inclinazione può essere sfruttata per l’installazione di pannelli solari (collettori e<br />

fotovoltaici).<br />

La ristrutturazione di tetti esistenti dall'intradosso prevede l’uso dei pannelli isolanti naturali fra le travi, come<br />

da progetto o su indicazione della D.L.; si possono usare pannelli di sughero, sughero gnanulare, pannelli di<br />

fibra di cocco, pannelli di lino, pannelli di canapa, pannelli di fibra di legno, pannelli di fibra di legno<br />

mineralizzato, pannelli di lana di pecora; impermeabilizzazione con carta Kraft in pura cellulosa impregnata<br />

di vasellina al fine di renderla idrorepellente e come barriera al vapore o con guaina traspirante in materiale<br />

filato di fibre di polietilene, esente da esalazioni di sostanze tossiche.<br />

2.5.5 – COPERTURE A TERRAZZO<br />

Il solaio di copertura dell'ultimo piano a terrazzo sarà eseguito in piano, mentre le pendenze da darsi al<br />

terrazzo, non inferiori all'1%, saranno raggiunte mediante l'inclinazione del lastrico di copertura da eseguirsi<br />

in smalto, gretonato o simile. Sopra tale lastrico verrà eseguita una spianata di malta idraulica dello spessore<br />

di cm 2 (camicia di calce) e quindi la spianata di asfalto, che sarà data in due strati successivi dello spessore<br />

ciascuno non minore di mm 8, dati l'uno in senso normale all'altro, e ciò allo scopo di evitare ogni infiltrazione<br />

di acqua.<br />

Anche le pareti perimetrali del terrazzo verranno protette, nella parte inferiore, previamente preparate con<br />

intonaco grezzo, mediante un'applicazione verticale di asfalto dello spessore di mm 8 e dell'altezza non<br />

inferiore di cm 20, raccordata opportunamente con gli strati suddetti.<br />

Sulla spianata di asfalto sarà poi applicata direttamente (senza massetto) la pavimentazione.<br />

2.6 - PAVIMENTI E RIVESTIMENTI<br />

La posa in opera dei pavimenti di qualsiasi tipo o genere dovrà venire eseguita in modo che la superficie<br />

risulti perfettamente piana ed osservando scrupolosamente le disposizioni che, di volta in volta, saranno<br />

impartite dalla Direzione dei Lavori.<br />

I singoli elementi dovranno combaciare esattamente tra di loro, dovranno risultare perfettamente fissati al<br />

sottostrato e non dovrà verificarsi nelle connesse dei diversi elementi a contatto la benché minima<br />

ineguaglianza.<br />

I pavimenti si addentreranno per 15 mm entro l’intonaco <strong>delle</strong> pareti, che sarà tirato verticalmente sino al<br />

pavimento, evitando quindi ogni raccordo o guscio.<br />

Nel caso in cui venga prescritto il raccordo, debbono sovrapporsi al pavimento non solo il raccordo stesso,<br />

ma anche l’incontro per almeno 15 mm.<br />

I pavimenti dovranno essere consegnati diligentemente finiti lavorati e senza macchie di sorta.<br />

Resta comunque contrattualmente stabilito che per un periodo di almeno dieci giorni dopo l’ultimazione di<br />

ciascun pavimento, l’Impresa avrà l’obbligo di impedire l’accesso di qualunque persona nei locali; e ciò<br />

anche per pavimenti costruiti da altre Ditte. Ad ogni modo, ove i pavimenti risultassero in tutto o in parte<br />

danneggiati per il passaggio abusivo di persone e per altre cause, l’Impresa dovrà a sua cura e spese<br />

ricostruire le parti danneggiate.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

L’Impresa ha l’obbligo di presentare alla Direzione dei Lavori i campionari dei pavimenti che saranno<br />

prescritti. Tuttavia la Direzione dei Lavori ha piena facoltà di provvedere il materiale di pavimentazione.<br />

L’Impresa, se richiesta, ha l’obbligo di provvedere alla posa in opera al prezzo indicato nell’elenco ed<br />

eseguire il sottofondo secondo le disposizioni che saranno impartite dalla Direzione stessa.<br />

a) Sottofondi. - ll piano destinato alla posa dei pavimenti, di qualsiasi tipo essi siano, dovrà essere<br />

opportunamente spianato mediante un sottofondo, in guisa che la superficie di posa risulti regolare e<br />

parallela a quella del pavimento da eseguire ed alla profondità necessaria.<br />

Il sottofondo potrà essere costituito, secondo gli ordini della Direzione dei Lavori, da un massetto di<br />

calcestruzzo idraulico o cementizio o da un gretonato, di spessore minore di 4 cm in via normale, che dovrà<br />

essere gettato in opera a tempo debito per essere lasciato stagionare per almeno 10 giorni. Prima della posa<br />

del pavimento le lesioni eventualmente manifestatesi nel sottofondo saranno riempite e stuccate con un<br />

beverone di calce o cemento, e quindi vi si stenderà, se prescritto, lo spianato di calce idraulica (camicia di<br />

calce) dello spessore da 1,5 a 2 cm.<br />

Nel caso che si richiedesse un massetto di notevole leggerezza la Direzione dei Lavori potrà prescrivere che<br />

sia eseguito in calcestruzzo in pomice.<br />

Quando i pavimenti dovessero poggiare sopra materie comunque compressibili il massetto dovrà essere<br />

costituito da uno strato di conglomerato di congruo spessore, da gettare sopra un piano ben costipato e<br />

fortemente battuto, in maniera da evitare qualsiasi successivo cedimento.<br />

b) Pavimenti di laterizi. - I pavimenti in laterizi, sia con mattoni di piatto che di costa, sia con pianelle,<br />

saranno formati distendendo sopra il massetto uno strato di malta crivellata, sul quale i laterizi si disporranno<br />

a filari paralleli, a spina di pesce, in diagonale, ecc. comprimendoli affinché la malta rifluisca nei giunti. Le<br />

connessioni devono essere allineate e stuccate con cemento e la loro larghezza non deve superare 3 mm<br />

per i mattoni e le pianelle non arrotati, e 2 mm per quelli arrotati.<br />

c) Pavimenti in mattonelle di cemento con o senza graniglia. - Tali pavimenti saranno posati sopra un letto di<br />

malta cementizia normale, distesa sopra il massetto; le mattonelle saranno premute finché la malta rifluisca<br />

dalle connessioni. Le connessioni debbono essere stuccate con cemento e la loro larghezza non deve<br />

superare 1 mm.<br />

Avvenuta la presa della malta i pavimenti saranno arrotondati con pietra pomice ed acqua o con mole<br />

carborundum o arenaria, a seconda del tipo, e quelli in graniglia saranno spalmati in un secondo tempo con<br />

una mano di cera, se richiesta.<br />

d) Pavimenti in mattonelle greificate. - Sul massetto in calcestruzzo di cemento, si distenderà uno strato di<br />

malta cementizia magra dello spessore di 2 cm, che dovrà essere ben battuto e costipato.<br />

Quando il sottofondo avrà preso consistenza si poseranno su di esso a secco le mattonelle a seconda del<br />

disegno o <strong>delle</strong> istruzioni che verranno impartite dalla Direzione. Le mattonelle saranno quindi rimosse e<br />

ricollocate in opera con malta liquida di puro cemento, saranno premute in modo che la malta riempia e<br />

sbocchi dalle connessioni e verranno stuccate di nuovo con malta liquida di puro cemento distesavi sopra.<br />

Infine la superficie sarà pulita e tirata a lucido con segatura bagnata e quindi con cera.<br />

Le mattonelle greificate, prima del loro impiego, dovranno essere bagnate a rifiuto per immersione.<br />

e) Pavimenti in lastre di marmo. - Per i pavimenti in lastre di marmo si useranno le stesse norme stabilite per<br />

i pavimenti in mattonelle di cemento.<br />

f) Pavimenti in getto di cemento. - Sul massetto in conglomerato cementizio verrà disteso uno strato di malta<br />

cementizia grassa, dello spessore di 2 cm ed un secondo strato di cemento assoluto dello spessore di 5 mm,<br />

lisciato, rigato o rullato, secondo quanto prescriverà la Direzione dei lavori.<br />

g) Pavimenti alla veneziana<br />

Sul sottofondo previamente preparato in conglomerato cementizio, sarà disteso uno strato di malta,<br />

composta di sabbia e cemento colorato giunti con lamine di zinco od ottone, dello spessore di 1 mm disposte<br />

a riquadri con lato non superiore a 1 m ed appoggiate sul sottofondo.<br />

Detto strato sarà battuto a rifiuto e rullato.<br />

Per pavimenti a disegno di diverso colore, la gettata della malta colorata sarà effettuata adottando opportuni<br />

accorgimenti perché il disegno risulti ben delineato con contorni netti e senza soluzione di continuità.<br />

Quando il disegno deve essere ottenuto mediante cubetti di marmo, questi verranno disposti sul piano di<br />

posa prima di gettare la malta colorata di cui sopra.<br />

Le qualità dei colori dovranno essere adatte all’impasto, in modo da non provocarne la disgregazione; i<br />

marmi in scaglie tra 10 mm e 25 mm, dovranno essere non gessosi e il più possibile duri (giallo, rosso e<br />

bianco di Verona; verde, nero e rosso di Levanto; bianco, venato e bardiglio di Serravezza, ecc.).<br />

I cubetti in marmo di Carrara dovranno essere pressoché perfettamente cubici, di 15 mm circa di lato, con<br />

esclusione degli smezzati; le fasce e le controfasce di contorno, in proporzione all’ampiezza dell’ambiente.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

L’arrotatura sarà fatta a macchina, con mole di carborundum di grana grossa e fine, fino a vedere le scaglie<br />

nettamente rifinite dal cemento, poi con mole leggera, possibilmente a mano, e ultimate con due passate di<br />

olio di lino crudo, a distanza di qualche giorno, e con un’ulteriore mano di cera.<br />

h) Pavimenti a bollettonato. - Su di un ordinario sottofondo si distenderà uno strato di malta cementizia<br />

normale, per lo spessore minimo di 1,5 cm sul quale verranno posti a mano pezzami di marmo colorato di<br />

varie qualità, di dimensioni e forme atte allo scopo e precedentemente approvati dalla Direzione dei Lavori.<br />

Essi saranno disposti in modo da ridurre al minimo gli interspazi di cemento.<br />

Su tale strato di pezzami di marmo, sarà gettata una boiacca di cemento colorato, distribuita bene ed<br />

abbondantemente sino a rigurgito, in modo che ciascun pezzo di marmo venga circondato da tutti i lati dalla<br />

malta stessa. Il pavimento sarà poi rullato.<br />

Verrà eseguita una duplice arrotatura a macchina con mole di carborundum di grana grossa e fina ed<br />

eventualmente la lucidatura a piombo.<br />

i) Pavimenti in legno (“parquet”). - Tali pavimenti dovranno essere eseguiti con legno .................. ben<br />

stagionato e profilato di tinta e grana uniforme. Le doganelle <strong>delle</strong> dimensioni di..........., unite a maschio e<br />

femmina, saranno chiodate sopra un’orditura di listelli della sezione di........... ed interasse non superiore a 35<br />

cm.<br />

L’orditura di listelli sarà fissata al sottofondo di ........................... mediante grappe di ferro opportunamente<br />

murate.<br />

Lungo il perimetro degli ambienti dovrà collocarsi un coprifilo in legno all’unione tra pavimento e pareti.<br />

La posa in opera si effettuerà solo dopo il completo prosciugamento del sottofondo.<br />

La posa dovrà essere fatta a perfetta regola d’arte, senza discontinuità, gibbosità od altro; le doghe saranno<br />

disposte a spina di pesce con l’interposizione di bindelli fra il campo e la fascia di quadratura.<br />

I pavimenti di parquet dovranno essere lavati e lucidati con doppia spalmatura di cera, da eseguirsi l’una a<br />

lavoro ultimato, l’altra all’epoca che sarà fissata dalla Direzione dei Lavori.<br />

l) Pavimenti d’asfalto. - Il sottofondo dei pavimenti in asfalto sarà formato con conglomerato cementizio<br />

dosato a 250 kg ed avrà lo spessore di ......... cm. Su di esso sarà colato uno strato dell’altezza di 4 cm di<br />

pasta d’asfalto, risultante dalla fusione del mastice d’asfalto naturale e bitume, mescolati a ghiaietta o<br />

graniglia nelle proporzioni di 50 parti di asfalto, quattro di bitume e 46 di ghiaietta passata tra vagli di 5 e 10<br />

mm.<br />

La ghiaietta sarà ben lavata, assolutamente pura ed asciutta.<br />

Nella fusione i componenti saranno ben mescolati perché l’asfalto non carbonizzi e l’impasto diventi<br />

omogeneo.<br />

L’asfalto sarà disteso a strati di 2 cm di spessore ognuno a giunti sfalsati.<br />

Sopra l’asfalto appena disteso, mentre è ben caldo, si spargerà della sabbia silicea di granulatura uniforme<br />

la quale verrà battuta e ben incorporata nello strato asfaltico.<br />

m) Pavimenti in linoleum. Posa in opera. - Speciale cura si dovrà adottare per la preparazione dei sottofondi,<br />

che potranno essere costituiti da impasto di cemento e sabbia, o di gesso e sabbia.<br />

La superficie superiore del sottofondo dovrà essere perfettamente piana e liscia, togliendo gli eventuali difetti<br />

con stuccatura a gesso.<br />

L’applicazione del linoleum dovrà essere fatta su sottofondo perfettamente asciutto; nel caso in cui per<br />

ragioni di assoluta urgenza non si possa attendere il perfetto prosciugamento del sottofondo, esso sarà<br />

protetto con vernice speciale detta antiumido.<br />

Quando il linoleum debba essere applicato sopra a vecchi pavimenti, si dovranno innanzitutto fissare gli<br />

elementi del vecchio pavimento che non siano fermi, indi si applicherà su di esso uno strato di gesso dello<br />

spessore da 2 a 4 mm, sul quale verrà fissato il linoleum.<br />

Applicazione. - L’applicazione del linoleum, dovrà essere fatta da operai specializzati, con mastice di resina<br />

o con altre colle speciali.<br />

Il linoleum dovrà essere incollato su tutta la superficie e non dovrà presentare rigonfiamenti od altri difetti di<br />

sorta.<br />

La pulitura dei pavimenti di linoleum dovrà essere fatta con segatura (esclusa quella di castagno), inumidita<br />

con acqua dolce leggermente saponata, che verrà passata e ripassata sul pavimento fino ad ottenere<br />

pulitura.<br />

Dovrà poi il pavimento essere asciugato passandovi sopra segatura asciutta e pulita, e quindi strofinato con<br />

stracci imbevuti con olio di lino cotto.<br />

Tale ultima applicazione contribuirà a mantenere la plasticità e ad aumentare l’impermeabilità del linoleum.<br />

Nella scelta e nella posa dei materiali per pavimentazioni e rivestimenti particolare attenzione deve essere<br />

posta alle esigenze che esso deve soddisfare in termini di resistenza all’urto, all’usura, alla luce, di igiene, di<br />

elasticità e caratteristiche acustiche e termoigrometriche.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

I pavimenti coprono all’interno <strong>delle</strong> abitazioni grandi superfici e quindi possono costituire un fattore di<br />

grande importanza relativamente alla salubrità degli ambienti. Materiali porosi quali legno, cotto esercitano<br />

un effetto equilibrante nei confronti del clima dei locali, purché non siano trattati in modo tale da alterare la<br />

loro naturale attitudine allo scambio termoigrometrico e di calore; essi possiedono infatti una elevata inerzia<br />

termica e accumulano e mantengono a lungo il calore assunto. Determinati materiali sono in grado di<br />

influenzare il comportamento acustico dei locali e le loro proprietà elettrostatiche.<br />

Molte sono le emissioni che possono risultare dai pavimenti, legate soprattutto alle sostanze utilizzate per la<br />

posa e per i trattamenti superficiali.<br />

Diventa quindi fondamentale la scelta del sottofondo, <strong>delle</strong> modalità e dei materiali di posa e <strong>delle</strong> finiture<br />

superficiali.<br />

Sottofondi<br />

I sottofondi devono risultare perfettamente piane o con le pendenze previste in progetto od eventualmente<br />

richieste dalla direzione lavori, corredati di opportuni giunti di costruzione.<br />

Di solito si tratta di una soletta di spessore 3-5 cm. gettata in opera direttamente su solaio, o su uno strato<br />

termo e fonoisolante per ottenere un pavimento galleggiante. Il tempo di essiccazione varia a seconda della<br />

composizione del sottofondo.<br />

La malta da utilizzare per i sottofondi deve formare un piano di posa regolare ed omogeneo, eliminando le<br />

irregolarità della struttura e ripartendo in modo uniforme i carichi dei rivestimenti soprastanti, nel caso di<br />

sottofondi bioedili la malta funge anche da collante.<br />

La composizione del sottofondo varia in funzione del rivestimento e <strong>delle</strong> funzioni che deve svolgere in<br />

termini di isolamento acustico e termico e deve comunque avere come base di malta di calce alla quale si<br />

aggiungono di volta in volta materiali di alleggerimento.<br />

Le malte più isolate per i massetti sono:<br />

malta di calce e sabbia<br />

malta di calce, sabbia e inerte leggero (argilla, vermiculite espansa e perlite espansa)<br />

malta di calce trass e sabbia<br />

malta di gesso e sabbia di quarzo<br />

Le malte di calce, sabbia e inerti leggeri sono adatte per la confezione di massetti termoisolanti di notevole<br />

leggerezza che consentono di ridurre lo spessore dello strato isolante sottostante.<br />

Il massetto così composto va posato su supporto pulito che non presenti crepe o parti incoerenti. Eventuali<br />

impianti (elettrici, sanitari e di riscaldamento) devono essere adeguatamente protetti e distanziati fra loro. In<br />

generale necessitano di un periodo di essiccazione di 15-20 giorni. Per evitare la formazione di crepe<br />

conviene dare uno spessore di almeno 4 cm. e di armarlo con una rete di polietilene, in qual caso il getto del<br />

massetto dovrà essere fatto in due tempi posizionando la rete dopo il getto del primo strato e completando il<br />

getto del secondo strato fresco su fresco; i lembi dei fogli della rete devono essere sovrapposti, come da<br />

normativa su tutti i lati e legati adeguatamente.<br />

La malta di calce e trass può essere confezionata solo in cantiere, ha un tempo di essiccazione più lungo<br />

della malta cementizia e possiede spiccate caratteristiche di salubrità grazie alla presenza di materie prime<br />

naturali. La composizione di tale malta può essere 1 parte di calce trass altamente idraulica e 3 parti di<br />

sabbia e ghiaietta (granulometria fino ad 8 mm.). Una malta di questo tipo acquista la massima resistenza ai<br />

carichi solo dopo 6-8 settimane.<br />

Modalità di posa<br />

In generale e dove non sia diversamente specificato i pavimenti andranno posati su uno strato di malta,<br />

disteso su un massetto preventivamente spolverato di calce , a consistenza di terra umida dello spessore di<br />

circa 6 cm. confezionata con calce e sabbia in un rapporto di 1:3 sul quale verrà posizionato il pavimento<br />

scelto dalla D.L. secondo un disegno stabilito comprimendolo finchè la malta non refluisca nei giunti.<br />

Pavimento in cotto<br />

Le piastrelle di cotto Una volta posato secondo le modalità sopraindicate il cotto va trattato in quanto,<br />

essendo un materiale altamente poroso, assorbe facilmente le macchie.<br />

Pavimento in piastrelle<br />

Le piastrelle in ceramica vengono generalmente posate su un letto di malta di calce, accostandole il più<br />

possibile e battendole con il frattazzo per far refluire la malta nei giunti.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Successivamente vanno stuccate con boiacca e sabbia eventualmente impastata con colore simile al colore<br />

<strong>delle</strong> piastrelle. Segue una pulitura generale della superficie finale e quant’altro occorra per dare l’opera<br />

finita.<br />

Pavimento in linoleum<br />

I pavimenti di linoleum vengono incollati su fondi perfettamente piane mediante colle naturali prive di solventi<br />

organici. . Per migliorarne l’isolamento acustico i teli di linoleum possono essere posati su un feltro di<br />

cellulosa o su uno strato di sughero. Una volta posato, il linoleum verrà sottoposto ad una pulizia fatta con<br />

segatura (non di castagno) inumidita con acqua dolce leggermente saponata fino ad ottenere una perfetta<br />

pulizia Anche il linoleum deve essere trattato in quanto poroso con impregnanti a base di olio di lino e cere<br />

che lo rendano idrorepellente ed elastico.<br />

Pavimento in legno<br />

Nella posa dei pavimenti in legno è fondamentale il controllo dell’umidità sia del materiale sia del sottofondo,<br />

così come dell’ambiente nel quale si deve posare. Il parquet deve avere una umidità non superiore al 10%<br />

del loro volume per non subire variazioni dimensionali nel tempo.<br />

E’ importante rispettare i tempi di essiccazione dei sottofondi che sono molto variabili a seconda dello<br />

spessore, <strong>delle</strong> condizioni climatiche e del materiale che lo compone.<br />

L’umidità massima del sottofondo non deve superare il 2% del peso totale, sia durante la posa che nel<br />

periodo successivo.<br />

Il piano di posa deve essere piano, ben pulito e livellato.<br />

Le modalità di posa più adeguate sono quella inchiodata e la posa flottante.<br />

Posa inchiodata<br />

I listoni vengono inchiodati su magatelli posti parallelamente ad una distanza di 50-60 cm. per evitare la<br />

trasmissione di rumori di calpestio i magatelli vengono posati su strisce di feltro e tra un elemento e l’altro si<br />

posa un riempimento di materiale fonoisolante (materassino in cocco…..).<br />

In caso di listone non trattato si procede successivamente alla levigatura e al trattamento olio-cera descritto<br />

nella parte relativa ai trattamenti del legno.<br />

Posa flottante<br />

La posa del parquet viene fatta su una superficie di sottofondo realizzata mediante pannelli in fibra di legno o<br />

materassini in sughero che oltre a costituire superficie idonea alla posa contribuiscono ad aumentare<br />

l’isolamento acustico e termico, al di sotto del quale viene generalmente posata una guaina<br />

impermeabilizzante.<br />

Posa su sabbia<br />

La posa su sabbia dei parquet è una tecnica antica che veniva spesso utilizzata per posare pavimenti in<br />

legno su altri esistenti in cotto e ceramica.<br />

Applicata oggi consente di risolvere numerosi inconvenienti legati alla posa tradizionale incollata e<br />

inchiodata, offrendo dei notevoli vantaggi quali:<br />

Assoluta garanzia di stabilità nel tempo, notevoli qualità termo-acustiche, riduzione dei tempi di installazione,<br />

costi contenuti rispetto ai sistemi tradizionali, facilmente smontabile e rimontabile in caso di perdite di<br />

impianti.<br />

La posa deve avvenire nel seguente modo:<br />

stesura della sabbia che deve essere completamente asciutta, posa di guaina tipo carta kraft e posa di listoni<br />

di legno o in tavole di legno maschiate prefinite con finitura ad olio.<br />

Pavimento tessile<br />

I pavimenti tessili vanno posati solo tesi, senza l’uso di colle. La modalità di posa più ecologica è quella<br />

dell’inchiodatura della stuoia si listelli di legno disposti lungo il perimetro del locale da pavimentare.<br />

2.7 – INTONACI E DECORAZIONI<br />

Gli intonaci in genere dovranno essere eseguiti in stagione opportuna, dopo aver rimossa dai giunti <strong>delle</strong><br />

murature la malta aderente, ripulita ed abbondantemente bagnata la superficie della parete stessa.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Gli intonaci, di qualunque specie siano (lisci, a superficie rustica, a bugne, per cornici e quanto altro), non<br />

dovranno mai presentare peli, crepature irregolarità negli allineamenti e negli spigoli, o altri difetti.<br />

Quelli comunque difettosi o che non presentassero la necessaria aderenza alle murature dovranno essere<br />

demoliti e rifatti dall'Appaltatore a sue spese.<br />

La calce da usarsi negli intonaci dovrà essere estinta da almeno tre mesi per evitare scoppiettii, sfioriture e<br />

screpolature, verificandosi le quali sarà a carico dell'Appaltatore fare tutte le riparazioni occorrenti.<br />

Ad opera finita l'intonaco dovrà avere uno spessore non inferiore a mm 15.<br />

Gli spigoli sporgenti o rientranti verranno eseguiti ad angolo vivo oppure con opportuno arrotondamento a<br />

seconda degli ordini che in proposito darà la Direzione Lavori.<br />

Particolarmente per ciascun tipo di intonaco si prescrive quanto appresso.<br />

Intonaco grezzo o arricciatura - Predisposte le fasce verticali, sotto regola di guida, in numero sufficiente<br />

verrà applicato alle murature un primo strato di malta comune detto rinzaffo, gettato con forza in modo che<br />

possa penetrare nei giunti e riempirli. Dopo che questo strato sarà alquanto asciutto, si applicherà su di esso<br />

un secondo strato della medesima malta che si stenderà con la cazzuola o col frattazzo, stuccando ogni<br />

fessura e togliendo ogni asprezza, sicché le pareti riescano, per quanto possibile, regolari.<br />

Intonaco comune o civile - Appena l'intonaco grezzo avrà preso consistenza, si stenderà su di esso un terzo<br />

strato di malta fina, che si conguaglierà con le fasce di guida per modo che l'intera superficie risulti piana ed<br />

uniforme, senza ondeggiamenti e disposta a perfetto piano verticale o secondo le superfici degli intradossi.<br />

Intonaci colorati - Per gli intonaci <strong>delle</strong> facciate esterne, potrà essere ordinato che alla malta da adoperarsi<br />

sopra l'intonaco grezzo siano mischiati i colori che verranno indicati per ciascuna parte <strong>delle</strong> facciate stesse.<br />

Per dette facciate potranno venire ordinati anche i graffiti, che si otterranno aggiungendo ad uno strato di<br />

intonaco colorato, come sopra descritto, un secondo strato pure colorato ad altro colore, che poi verrà<br />

raschiato, secondo opportuni disegni, fino a far apparire il precedente. Il secondo strato di intonaco colorato<br />

dovrà avere lo spessore di almeno mm 2.<br />

Intonaco a stucco - Sull'intonaco grezzo sarà sovrapposto uno strato alto almeno mm 4 di malta per stucchi,<br />

che verrà spianata con piccolo regolo e governata con la cazzuola così da avere pareti perfettamente piane<br />

nelle quali non sarà tollerata la benché minima imperfezione.<br />

Ove lo stucco debba colorarsi, nella malta verranno stemperati i colori prescelti dalla D.L.<br />

Intonaco a stucco lucido - Verrà preparato con lo stesso procedimento dello stucco semplice; l'abbozzo deve<br />

essere preparato con maggiore diligenza e deve essere di uniforme grossezza ed assolutamente privo di<br />

fenditure.<br />

Spianato lo stucco, prima che esso sia asciutto si bagna con acqua in cui sia sciolto del sapone di Genova e<br />

quindi si comprime e si tira a lucido con ferri caldi, evitando qualsiasi macchia, la quale sarà sempre da<br />

attribuire a cattiva esecuzione del lavoro.<br />

Terminata l'operazione si bagna lo stucco con la medesima soluzione saponacea, lisciandolo con pannolino.<br />

Rabboccature - Le rabboccature che occorressero su muri vecchi o comunque non eseguiti con faccia vista<br />

in malta o sui muri a secco saranno formate con malta di calce.<br />

Prima dell'applicazione della malta, le connessure saranno diligentemente ripulite, fino a conveniente<br />

profondità, lavate con acqua abbondante e quindi riscagliate e profilate con apposito ferro.<br />

L’intonaco deve assolvere essenzialmente a tre funzioni fondamentali: protezione elle strutture alle quali<br />

viene applicato, traspirabilità <strong>delle</strong> murature e realizzare una superficie regolare di finitura.<br />

A seconda della finitura che si vuole ottenere l’intonaco varia sia la composizione della malta per quantità del<br />

legante e granulometria della sabbia, sia la successione degli strati che lo compongono.<br />

In bioedilizia si predilige l’utilizzo della malta a base di calce idraulica naturale oppure la calce spenta o<br />

idrato di calce e pozzolana, che consentono di ottenere un prodotto poroso igroscopico e traspirante che<br />

permette lo scambio d’aria e la libera uscita dei vapori dall’abitazione, garantendo quindi le condizioni di<br />

salubrità della costruzione e il benessere degli abitanti.<br />

Per la composizione di una malta per intonaco a base di calce il rapporto in volumi tra legante e inerte e 2 o<br />

3 parti di inerte per 1 parte di legante, tale rapporto va comunque variato in funzione della natura fisica del<br />

materiale e dell’effetto desiderato.<br />

Vale comunque il principio che la pasta di calce (acqua e grassello) deve riempire i vuoti della sabbia che si<br />

formano durante il costipamento meccanico. Tale quantità di vuoti varia dal 30% al 40%. Conoscendo il<br />

tenore di umidità della sabbia e il volume dei vuoti è possibile evitare dosaggi approssimativi.<br />

La dosatura della malta deve avvenire in apposite casse di dosaggio , evitando il cosiddetto metodo a palate<br />

e il piano di miscelazione o il contenitore nel quale viene realizzato devono essere puliti e non contenere<br />

residui d’acqua dell’impasto precedente. Bisogna evitare di confezionare la malta direttamente sul terreno<br />

onde evitare che sostanze di tipo organico od altri elementi incoerenti possano mescolarsi agli impasti.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

La confezione della malta per intonaci può essere fatta a mano e a macchina con speciali impastatrici e può<br />

variare, nella procedura in rapporto al tipo di legante utilizzato. Si devono mescolare in poca acqua (2/3 del<br />

previsto) inerti e leganti, fino ad ottenere un impasto di colore uniforme, prima di aggiungere gradatamente<br />

l’acqua necessaria al raggiungimento della plasticità voluta. La miscelazione deve proseguire finché il<br />

materiale non raggiunge un aspetto uniforme e finché la malta scivola della cazzuola senza lasciare traccia<br />

sulla lama. In caso contrario la malta è troppo grassa e va smagrita con l’aggiunta di sabbia.<br />

Per malte che richiedono l’uso di calce aerea idrata in fiore, questa deve essere mescolata prolungatamente<br />

con gli inerti preventivamente inumiditi, prima di introdurre nell’impasto altri leganti; successivamente si<br />

aggiunge acqua fino ad ottenere la plasticità desiderata.<br />

Le malte a base di calce eminentemente idraulica devono essere utilizzate dal momento dell’aggiunta di<br />

acqua, entro 2 ore in estate ed entro 3 ore d’inverno.<br />

Per assicurare all’intonaco una lunga durata e funzionalità occorre preparare con accuratezza le superfici<br />

destinate all’applicazione; bisogna eliminare polvere e parti in fase di distacco, spazzolare spolverare la<br />

superficie per rimuovere residui estranei, bagnare abbondantemente al muratura senza lasciare veli d’acqua<br />

prima del rinzaffo, applicare l’arriccio mediante cazzuola sul primo strato dopo aver ben bagnato il piano e<br />

creato guide verticali di riferimento per poi spianarlo mediante regolo di legno o metallo, stendere a cazzuola<br />

la finitura sull’arriccio ben bagnato e spianare mediante frattazzo di legno sempre tenuto ben umido. Ogni<br />

strato deve essere lasciato asciugare almeno 7 giorni per consentire che si inneschino i processi di<br />

carbonatazione che sono alla base dell’indurimento del legante.<br />

Intonaci interni<br />

L’intonaco per interni più rispondente ai requisiti bioedili è quello eseguito con malta di calce in quanto è<br />

traspirante e non altera il comportamento fisico della muratura.<br />

L’intonaco viene eseguito normalmente in due o tre strati: rinzaffo, arriccio, finitura.<br />

Per i tre starti devono scegliersi rispettivamente aggregati grossi, medi o fini, non invertendo mai la<br />

sequenza. Quindi gli impasti composti da più strati si devono preparare con impasti dal più grossolano al più<br />

fine mano a mano che si procede verso l’esterno.<br />

La finitura può essere eseguita a stucco (gesso, acqua e soluzione di colla), utilizzando colle non sintetiche<br />

come colla di pesce, caseina, cellulosa.<br />

Intonaci esterni<br />

L’intonaco esterno deve essere idrorepellente, ma non impermeabile, e deve permettere la diffusione del<br />

vapore per consentire l’asciugatura. Tali proprietà si possono ottenere aggiungendo pozzolana alla malta di<br />

calce spenta, oppure utilizzando malta di calce idraulica.<br />

In sostituzione della pozzolana si può utilizzare il cocciopesto (argilla pura cotta e frantumata).<br />

L’intonaco esterno è solitamente costituito da due strati : il rinzaffo e l’arriccio ed eventualmente da un terzo<br />

strato colorato.<br />

Intonaco a base di calce<br />

L’intonaco a base di sola calce aerea presenta in certe condizioni inconvenienti: debole resistenza<br />

meccanica, cristallizzazione dei sali, tempo di indurimento relativamente lungo, inconvenienti che possono<br />

essere risolti aggiungendo un legante idraulico: una parte in volume di grassello è rimpiazzata da una parte<br />

in volume di legante idraulico.<br />

Di seguito sono riportati due esempi di dosaggio per malte:<br />

malta di calce aerea e idraulica<br />

COMPONENTI APPLICAZIONE<br />

Rinzaffo Arriccio Arriccio Arriccio Arriccio Finitura Finitura<br />

Grassello 0.3 1 1<br />

Calce idrata in polvere 0.3<br />

Calce forte pura (fiore) 1 0.7 0.2<br />

Calce idraulica naturale 1 0.7 0.3 0.7<br />

Sabbia asciutta 2.5 2.5 2.5 2.0 2.5 2.0 1.5<br />

Acqua 0.5 0.6 0.5 0.6 0.4 0.2 1<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

malta di calce con aggiunta di cocciopesto e pozzolana<br />

COMPONENTI APPLICAZIONE<br />

Arriccio Arriccio Arriccio Arriccio Arriccio Finitura<br />

Grassello 3 2 1<br />

Calce idrata in polvere 1<br />

Calce forte pura (fiore) 2 1 3<br />

Calce idraulica naturale 2 2 1<br />

Sabbia asciutta 4 4<br />

Cocciopesto 2 3<br />

Pozzolana 3 1 2<br />

Acqua 0.7 0.5 0.5 0.2 0.5 1.5<br />

esempio di dosaggio per la realizzazione per intonaco a quattro strati a base di leganti aerei e<br />

idraulici naturali<br />

Intonaci speciali<br />

COMPONENTI APPLICAZIONE<br />

Rinzaffo I strato di II strato di Finitura<br />

arriccio arriccio<br />

Sabbio 0-6 2.5 1<br />

Sabbia 0-4 2.5<br />

Sabbia 0-2 2<br />

Sabbia 0-1 1.5<br />

Calce forte in polvere 1 0.7 0.5<br />

Calce grassa in pasta 0.3 0.5 1<br />

Acqua 0.5 0.4 0.3 0.2<br />

Spessore mm. 10/15 5/8 2/4<br />

Intonaco idrorepellente<br />

Gli intonaci idrorepellenti si ottengono aggiungendo all’intonaco esterno sostanze quali olii vegetali (lino,<br />

giglio, noce) e/o resine naturali (gommalacca, trementina, colofonia, saponi e cere); ideale per aumentare<br />

l’idrorepellenza è l’aggiunta di caseina.<br />

Intonachino<br />

Gli intonachini vengono applicati come terzo ed ultimo strato di finitura dell’intonaco; sono a base di grassello<br />

di calce sabbia e polvere di marmo o inerti carbonatici e pigmenti naturali.<br />

Hanno come caratteristiche principali, massima traspirabilità, resistenza a muffe e batteri, grazie alla<br />

presenza del grassello di calce; resistenti agli agenti atmosferici grazie al processo di carbonatazione del<br />

grassello che migliora progressivamente nel tempo; stabilità al colore grazie alla presenza di terre naturali<br />

colorate. Va utilizzato per interni ed esterni preferibilmente su fondi assorbenti, intonaci misti con calce<br />

sabbia e cemento.<br />

Rimuovere accuratamente le eventuali pitture sintetiche dalla superficie da trattare, stuccare, bagnare<br />

abbondantemente il muro prima dell’applicazione, non applicare sotto i raggi diretti del sole o in presenza di<br />

pioggia e con temperatura inferiore a 5 °C.<br />

Si applica generalmente a due mani: la prima mano a mò di rasatura con frattazzo inox, lasciando un po’<br />

grezza la superficie sulla quale, una volta essiccata e nuovamente bagnata, verrà applicata una seconda<br />

mano di prodotto finendola a frattazzo di spugna per ottenere un effetto rustico; per ottenere una superficie<br />

più liscia si passa sulla superficie ancora non perfettamente indurita il frattazzo inox.<br />

Se la superficie da intonacare è ampia, si consiglia di fare ricorso a tagli tecnici, con nastro adesivo per<br />

ottenere una superficie di aspetto continuo, essendo un prodotto assolutamente naturale può subire<br />

variazioni di tonalità per cui si consiglia di fornirsi di materiale in un’unica soluzione.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Intonaco marmorino<br />

Gli intonaci di questo tipo sono composti da un impasto di calce grassa molto stagionata e una polvere di<br />

marmo finissima con leganti organici (latte, albume, grassi, olii essenziali) e terre colorate naturali. Può<br />

essere applicato sia all’interno che all’esterno degli edifici, è traspirante, resistente a muffe e batteri ad<br />

altissima capacità adesiva. Non va applicato su muri caldi, e sotto irraggiamento solare diretto per non<br />

alterare il comportamento dei leganti organici contenuti.<br />

Si applica il primo strato con cazzuola inox avendo l’accortezza di non lucidare la rasatura. Quando il primo<br />

strato è completamente asciutto, si passa alla stesura del secondo strato, fino ad ottenere la tonalità e<br />

l’effetto antico voluto.<br />

La lucidatura finale si ottiene ripassando ripetutamente la spatola inox usata per la posa quando il prodotto<br />

non è completamente essiccato né eccessivamente umido da essere asportato. Per una maggiore<br />

protezione la superficie finale può essere trattata con il sapone di Marsiglia, che crea un film protettivo senza<br />

alterarne la traspirabilità. A stucco completamente asciutto si scioglie il sapone in acqua tiepida (una parte di<br />

sapone, dieci parti di acqua), quindi con il pennello si passa sulla superficie; sulla saponatura asciugata e<br />

quindi opaca si passa uno straccio di lana ottenendo istantaneamente una superficie lucida.<br />

Intonaco termo-acustico<br />

Si ottiene con una miscela di silice espansa e di calce idraulica naturale.<br />

Serve ad aumentare l’isolamento termo-acustico degli edifici, con sistema a cappotto, elimina ai ponti termici<br />

e riduce le dispersioni termiche, è un ottimo regolatore termoigrometrico <strong>delle</strong> strutture.<br />

Si applica su murature nuove in laterizio direttamente sul supporto senza rinzaffo, sovrapponendo gli strati a<br />

strato sottostante completamente asciutto (7 ore min.)<br />

Intonaco d’argilla<br />

Gli intonaci d’argilla vengono usati sia per l’interno che per l’esterno, e sono ottenuti da una miscela<br />

composta da argilla grassa sabbia ed eventualmente paglia triturata o fibre di legno.<br />

L’intonaco viene applicato in diversi strati, sia internamente che esternamente in zone protette dalla pioggia<br />

battente e aderiscono su superfici compatte e omogenee come: intonaci di calce, mattoni interra cruda,<br />

superfici d’argilla antiche, laterizio, pannelli di legno mineralizzato, di sughero di canniccio.<br />

Gli intonaci d’argilla non aderiscono su intonaci gessosi, tappezzerie e pannelli in cartongesso.<br />

Per la miscelazione bisogna osservare le indicazioni dei produttori, usando solo acqua pulita e avendo cura<br />

di applicare una mano d’aggrappante d’argilla prima di iniziare i lavori di intonacatura.<br />

Intonaco grezzo d’argilla<br />

Contiene argilla e sabbia granulometria 0-3 mm; può essere applicato a mano o macchina; per la<br />

preparazione si possono utilizzare le normali betoniere, mentre per piccole quantità si può procedere ad una<br />

mescolatura manuale di almeno 2-3 minuti.<br />

Va posato in uno spessore di 20 mm. per ogni mano su aggrappante ancora umido, lisciando la superficie<br />

con la cazzuola e successivamente lavorati sia con il frattazzo che con la spugna.<br />

Una volta essiccato si procede alla applicazione degli intonaci di finitura. L’essiccazione avviene in tempi<br />

molto lunghi, quindi l’intonaco può venire lavorato ancora per alcuni giorni.<br />

Intonaco fine d’argilla<br />

Applicati come secondo strato di finitura sull’intonaco grezzo asciutto (20% max di umidità residua); possono<br />

essere posati a mano o a macchina per uno spessore massimo di 2-3 mm. per ogni mano, lisciando la<br />

superficie con una cazzuola e tirandoli a frattazzo o a spugna a seconda del tipo di effetto che si vuole<br />

ottenere.<br />

Si possono aggiungere allo strato finale di finitura <strong>delle</strong> terre colorate o dei pigmenti naturali per ottenere<br />

colorazioni diverse.<br />

Intonaci macroporosi<br />

Il degrado <strong>delle</strong> murature è più volte da addebitare a diversi fattori, comunque interagenti fra loro. Fra questi,<br />

di certo, l’azione <strong>delle</strong> umidità ha sempre costituito una <strong>delle</strong> maggiori cause di deterioramento dei materiali<br />

che costituiscono una struttura muraria.<br />

Attraverso l’intervento di un particolare intonaco con qualità deumidificanti, si permette ad una struttura<br />

muraria di mettersi al riparo dall’azione disgregatrice dell’umidità. Una volta che sia stata impedita la<br />

possibilità dell’umidità di penetrare all’interno della struttura, tramite tecniche che vanno dagli sbarramenti<br />

orizzontali all’introduzione di sostanze liquide antisale, capace di inibire la formazione della salinità<br />

igroscopica, ci si preoccupa di estrarre l’umidità presente per poi consentire alla parete trattata di mantenersi<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

sufficientemente asciutta. Tale operazione si basa sul principio di massima esaltazione <strong>delle</strong> capacità di<br />

evaporazione della parete creando, attraverso particolari strutture chimico-fisiche, le condizioni attraverso le<br />

quali l’umidità viene fatta fuoriuscire più facilmente sotto forma di pressione di vapore. Questo viene in<br />

sintesi ottenuto con un intonaco di basso spessore ed alta porosità, capace di assorbire il calore esterno.<br />

Tale calore, trasferito sull’interfaccia intonaco-parete trasforma l’umidità in vapore. La conseguente spinta,<br />

che deriva da questa modifica dello stato fisico dell’acqua, ne favorisce la fuoriuscita attraverso la particolare<br />

porosità dell’intonaco.<br />

Il meccanismo che viene proposto viene realizzato con dei particolari prodotti che, miscelati alla malta,<br />

creano un particolare sistema poroso espanso, il quale è in grado di imporre alla muratura umida a cui è<br />

applicato, un aumento di velocità di scambio di vapore con l’esterno. In pratica si realizza una particolare<br />

struttura costituita sommariamente da una serie di bolle d’aria collegate fra loro da una fittissima rete di<br />

microcapillari. Se una muratura umida intonacata con una malta normale impiega un anno a riportarsi nelle<br />

condizioni normali di umidità interna, con l’utilizzazione di intonaci deumidificanti tali tempi saranno<br />

pressochè dimezzati.<br />

L’applicazione, per permettere di sviluppare all’intonaco tutte le proprietà suddette, deve essere realizzata<br />

seguendo i tradizionali sistemi di produzione, previo rinzaffo di aderenza, avendo cura che lo spessore finale<br />

non superi all’incirca i 2 cm. Il tutto poi, per esigenze estetiche, può essere ricoperto dalla finitura voluta, che<br />

logicamente dovrà rispettare le caratteristiche dello stato sottostante.<br />

Nel caso di manifestazioni di umidità continue ed abbondanti si dovrà ricorrere a sistemi più invasivi. È da<br />

escludere l’impiego del sistema nel caso di presenza di acqua di falda (continua) e in quantità rilevanti. Di<br />

fatto tali tipi di intonaci garantiscono un buon prosciugamento dei residui d’acqua una volta bloccata la fonte<br />

principale di adescamento. Gli intonaci aeranti a porosità elevata dovranno essere applicati esclusivamente<br />

nelle seguenti condizioni:<br />

a) livello elevato di aerazione naturale degli ambienti di applicazione per garantire, con continuità, la riuscita<br />

del trattamento e soprattutto la produzione di livelli di umidità interna in grado di essere controllati dalle<br />

condizioni di ventilazione presenti;<br />

b) spessori e tipo di strutture murarie tali da non costituire impedimento all’azione di traspirazione e di<br />

capillarità;<br />

c) accurata rimozione dei sali, specialmente nei primi periodi dopo l’applicazione, per evitare occlusioni della<br />

porosità dell’intonaco (quindi inefficacia del trasporto per capillarità).<br />

Nel caso di applicazioni in ambienti esterni, allo strato di intonaco aerante dovrà essere sovrapposto uno<br />

strato di prodotti traspiranti per garantire la protezione e la buona riuscita dell’intonaco stesso.<br />

2.8 - OPERE DA PITTORE<br />

Qualunque tinteggiatura, coloritura o verniciatura dovrà essere preceduta da una conveniente ed<br />

accuratissima preparazione <strong>delle</strong> superfici, e precisamente da raschiature, scrostature, eventuali riprese di<br />

spigoli e tutto quanto occorre per uguagliare le superfici medesime.<br />

Successivamente le dette superfici dovranno essere perfettamente levigate con carta vetrata e, quando<br />

trattasi di coloriture o verniciature, nuovamente stuccate, quindi pomiciate e lisciate, previa imprimitura, con<br />

modalità e sistemi atti ad assicurare la perfetta riuscita del lavoro.<br />

Speciale riguardo dovrà aversi per le superfici da rivestire con vernici.<br />

Le tinteggiature, coloriture e verniciature dovranno, se richiesto, essere anche eseguite con colori diversi su<br />

una stessa parete, complete di filettature, zoccoli e quant’altro occorre per l’esecuzione dei lavori a regola<br />

d’arte.<br />

La scelta dei colori è dovuta al criterio insindacabile della Direzione dei Lavori e non sarà ammessa alcuna<br />

distinzione tra colori ordinari e colori fini, dovendosi in ogni caso fornire i materiali più fini e <strong>delle</strong> migliori<br />

qualità.<br />

Le successive passate di coloriture ad olio e verniciature dovranno essere di tonalità diverse, in modo che<br />

sia possibile, in qualunque momento, controllare il numero <strong>delle</strong> passate che sono state applicate.<br />

In caso di contestazione, qualora l’impresa non sia in grado di dare la dimostrazione del numero di passate<br />

effettuate, la decisione sarà a sfavore dell’Impresa stessa. Comunque essa ha l’obbligo, dopo l’applicazione<br />

di ogni passata e prima di procedere all’esecuzione di quella successiva, di farsi rilasciare dal personale<br />

della Direzione dei Lavori una dichiarazione scritta.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Prima d’iniziare le opere da pittore, l’Impresa ha inoltre l’obbligo di eseguire nei luoghi e con le modalità che<br />

le saranno prescritti, i campioni dei vari lavori di rifinitura, sia per la scelta <strong>delle</strong> tinte che per il genere di<br />

esecuzione, e di ripeterli eventualmente con le varianti richieste, sino ad ottenere l’approvazione della<br />

Direzione dei Lavori. Essa dovrà infine adottare ogni precauzione e mezzo atti ad evitare spruzzi o macchie<br />

di tinte o vernici sulle opere finite (pavimenti, rivestimenti, infissi, ecc.), restando a suo carico ogni lavoro<br />

necessario a riparare i danni eventualmente arrecati.<br />

Le opere dovranno eseguirsi di norma combinando opportunamente le operazioni elementari e le particolari<br />

indicazioni che seguono.<br />

La Direzione dei Lavori avrà la facoltà di variare, a suo insindacabile giudizio, le opere elementari elencate in<br />

appresso, sopprimendone alcune od aggiungendone altre che ritenesse più particolarmente adatte al caso<br />

specifico e l’impresa dovrà uniformarsi a tali prescrizioni senza potere perciò sollevare eccezioni di sorta. Il<br />

prezzo dell’opera stessa subirà in conseguenza semplici variazioni in meno od in più, in relazione alle<br />

varianti introdotte ed alle indicazioni, della tariffa prezzi, senza che l’Impresa possa accampare perciò diritto<br />

a compensi speciali di sorta.<br />

a) Tinteggiatura a calce. - La tinteggiatura a calce degli intonaci interni e la relativa preparazione consisterà<br />

in:<br />

1) spolveratura e raschiatura <strong>delle</strong> superfici;<br />

2) prima stuccatura a gesso e colla;<br />

3) levigamento con carta vetrata;<br />

4) applicazione di due mani di tinta a calce.<br />

Gli intonaci nuovi dovranno già aver ricevuto la mano di latte di calce denso (sciabaltura).<br />

b) Tinteggiatura a colla e gesso. - Saranno eseguite come appresso:<br />

1) spolveratura e ripulitura <strong>delle</strong> superfici;<br />

2) prima stuccatura a gesso e colla;<br />

3) levigamento con carta vetrata;<br />

4) spalmatura di colla temperata;<br />

5) rasatura dell’intonaco ed ogni altra idonea preparazione;<br />

6) applicazione di due mani di tinta a colla e gesso.<br />

Tale tinteggiatura potrà essere eseguita a mezze tinte oppure a tinte forti e con colori fini.<br />

c) Verniciature ad olio. - Le verniciature comuni ad olio su intonaci interni saranno eseguite come appresso:<br />

1) spolveratura e ripulitura <strong>delle</strong> superfici;<br />

2) prima stuccatura a gesso e a colla;<br />

3) levigamento con cart<br />

a vetrata;<br />

4) spalmatura di colla forte;<br />

5) applicazione di una mano preparatoria di vernice ad olio con aggiunta di acquaragia per facilitare<br />

l’assorbimento, ed eventualmente di essiccativo;<br />

6) stuccatura con stucco ad olio;<br />

7) accurato levigamento con carta vetrata e lisciatura;<br />

8) seconda mano di vernice ad olio con minori proporzioni di acquaragia;<br />

9) terza mano di vernice ad olio con esclusione di diluente.<br />

Per la verniciatura comune <strong>delle</strong> opere in legno le operazioni elementari si svolgeranno come per la<br />

verniciatura degli intonaci, con l’omissione <strong>delle</strong> operazioni nn. 2 e 4; per le opere in ferro, l’operazione n. 5<br />

sarà sostituita con una spalmatura di minio, la n. 7 sarà limitata ad un conguagliamento della superficie e si<br />

ometteranno le operazioni nn. 2, 4 e 6.<br />

d) Verniciature a smalto comune. - Saranno eseguite con appropriate preparazioni, a seconda del grado di<br />

rifinitura che la Direzione dei Lavori vorrà conseguire ed a seconda del materiale da ricoprire (intonaci, opere<br />

in legno, ferro, ecc.).<br />

A superficie debitamente preparata si eseguiranno le seguenti operazioni:<br />

1) applicazione di una mano di vernice a smalto con lieve aggiunta di acquaragia;<br />

2) leggera pomiciatura a panno;<br />

3) applicazione di una seconda mano di vernice a smalto con esclusione di diluente.<br />

I lavori devono venire eseguiti a regola d’arte , con materiali idonei ecologicamente , previa accettazione<br />

della D.L., secondo le indicazioni del presente <strong>Capitolato</strong>.<br />

Tutte le superfici devono essere preventivamente sottoposte a trattamenti idonei a rimuovere completamente<br />

ossidi scorie di saldature sbavature, grassi, residui di vernici o di qualsiasi altro deposito. La superficie dovrà<br />

essere stuccata con materiali e mastici adeguati in modo da risultare uniforme e liscia.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Sulle superfici in legno in particolare devono essere battuti e scalpellati i nodi, eliminate le resine e stuccate<br />

le giunture.<br />

Tutte le superfici da verniciare dovranno risultare perfettamente asciutte e preparate; le condizioni<br />

atmosferiche dovranno essere favorevoli (545° - umidità >85%).<br />

Le vernici devono essere preventivamente preparate con al massima cura, seguendo le indicazioni dei<br />

produttori. Soprattutto per le vernici pronte all’uso, dovrà essere miscelata solo la quantità immediatamente<br />

necessaria all’uso.<br />

Finiture lisce per interni ed esterni<br />

Tinteggiatura a calce<br />

Idropittura per interni su muri e cartongesso, deve essere eseguita su superfici senza ristagno di acqua e su<br />

fondi assorbenti, intonaci con calce, e pitture traspiranti. La temperatura al momento dell’applicazione non<br />

deve essere inferiore ai 5°C.<br />

Carteggiare spazzolare e stuccare la superficie, inumidire il muro con acqua.<br />

Applicare a pennello o a rullo due mani a distanza di 3 o 4 ore lasciando asciugare bene il fondo e le<br />

eventuali stuccature, prima di applicare la successiva.<br />

La tinta può essere applicata anche su intonaco fresco di qualche ora.<br />

Pittura a olio<br />

Pittura ai silicati<br />

Rivestimento murale a base di silicato di potassio (legante)acqua e pigmenti resistenti agli alcali (ossido di<br />

titanio, ossido di ferro); da utilizzarsi su murature ed intonaci minerali neutri , muri esterni, pareti e soffitti<br />

all’interno; non adatto su sottofondi lisci, metallici e gessosi. Particolarmente idrorepellente , funghicida,<br />

disinfettante, resistenti all’abrasione.<br />

Vengono particolarmente utilizzate all’esterno laddove non esistano intonaci minerali troppo lisci e con<br />

gesso, ai quali aderiscono per mineralizzazione dei silicati.<br />

La parete da tinteggiare deve essere asciutto, pulito e senza tracce di vecchie pitture a dispersione o di olii.<br />

L’applicazione avviene a due mani a pennello o a rullo; non deve essere fatta sotto il sole diretto e a<br />

temperatura inferiore ai 5°C..<br />

Pittura alla caseina<br />

La superficie da trattare con pitture alla caseina devono essere senza polvere, pulita, asciutta e compatta,<br />

assorbente e senza componenti in grado di trasudare e causare efflorescenze. Non deve presentare tracce<br />

di umidità.<br />

Su superfici particolarmente assorbenti, come ad esempio gesso, intonaco d’argilla, rivestimenti in<br />

cartongesso, il fondo deve essere preparato adeguatamente.<br />

La temperatura di utilizzo non deve essere inferiore ai 12°C.<br />

Carteggiare, spazzolare, stuccare il muro , applicare un fissativo se il muro è eccessivamente arso, applicare<br />

la prima mano lasciandola asciugare almeno 12 ore prima di applicare la seconda. Se si stucca tra una<br />

mano e l’altra lasciare che asciughi bene per evitare alonature. Lo strato di pittura deve essere uniforme e<br />

non troppo spesso; l’essiccazione completa avviene dopo 12 ore a 12°C.<br />

Passando un panno di lana sulla pittura essiccata, si conferirà alla superficie un aspetto satinato; per<br />

aumentare l’elasticità della pittura in presenza di muri vicini a fonti di calore si può aggiungere con il latte.<br />

Per evitare il ristagno dell’odore del latte, che scomparirà in una settimana, arieggiare il locale.<br />

Aggiungendo pigmenti si possono ottenere sfumature colorate.<br />

Velatura<br />

Colori vegetali con pigmenti in emulsione di legante diluibile in acqua si può usare su fondi assorbenti,<br />

intonaci misti con calce, cartongesso. Non usare su vecchie pitture sintetiche.<br />

Il fondo deve essere asciutto, solido, chimicamente neutro, pulito, sgrassato e senza sostanze in grado di<br />

produrre efflorescenze. Non deve essere applicato a temperature inferiori a 12°C<br />

Si può applicare con diverse tecniche: pennello, , spugna, pelle di daino, tampone, ad avvolgimento. Per<br />

qualunque tecnica si voglia utilizzare, lo strato da applicare deve essere molto sottile.<br />

A pennello: distribuire il colore con movimenti rapidi e circolari ed oscillanti (a otto orizzontale ) in modo tale<br />

da evitare colature, la pressione sul pennello deve essere media.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

A spruzzo: essendo abbastanza fluido si devono usare degli ugelli di 1 o 2 numeri inferiore a quelli standard.<br />

L’applicazione va fatta dall’alto verso il basso e da destra verso sinistra, passando rapidamente con la<br />

pistola spruzzatrice per evitare lo scorrimento del materiale eccessivamente fluido.<br />

A tampone: bagnare bene e strizzare la spugna, immergerla nel colore e strizzare per evitare che la spugna<br />

non rimanga imbevuta di colore; toccare leggermente il fondo con la spugna, più grandi saranno gli alveoli<br />

della spugna, più accentuato sarà il motivo decorativo.<br />

Ad avvolgimento: utilizzando un panno di lino o di cotone resistente che non lasci fibre; bagnare e strizzare il<br />

panno, immergerlo nel colore , strizzarlo bene e arrotolarlo fino a produrre un salame e rullarlo con pressione<br />

uniforme sulla superficie prima in una direzione e dopo breve tempo in direzione incrociata alla precedente.<br />

Finiture a spessore per interni ed esterni<br />

Marmorino<br />

Rivestimento lavabile di finitura a base di grassello di calce filtrato e macinato, albume, tuorlo, olio di lino,<br />

cera d’api, e terre colorate naturali.<br />

Adatto per muri interni e superfici in cartongesso, su superfici che non presentano ristagno di acqua,<br />

specialmente adatto per fondi assorbenti, intonaci a base di calce , superfici trattate con pitture traspiranti.<br />

Si applica su superficie perfettamente liscia, senza imperfezioni, dalla quale siano state eliminate tutte le<br />

eventuali pitture sintetiche. Il muro va abbondantemente inumidito prima dell’applicazione e la temperatura<br />

non deve essere inferiore ai 5 ° C.<br />

Si applica la prima mano a frattazzo inox, lasciando la superficie non completamente liscia, evitando quindi<br />

di lucidare la rasatura, quando il prodotto comincia a indurirsi passa la seconda mano lisciando bene fino ad<br />

ottenere l’effetto desiderato.<br />

Per ottenere una garanzia di maggiore durata del prodotto la finitura può essere protetta con sapone neutro<br />

di Marsiglia che grazie alla sua natura non altera la traspirabilità del marmorino.<br />

Intonachino<br />

Rivestimento minerale decorativo per esterni ed interni; a base di grassello di calce , polvere di marmo,<br />

albume olii essenziali; ideale per muri umidi, in quanto è fortemente traspirante e non produce sali, adatto a<br />

combattere la formazione di muffe.<br />

Particolarmente adatto per superfici assorbenti e intonaci misti con calce.<br />

Preparare accuratamente la superficie rimuovendo le pitture sintetiche, avendo cura di bagnare<br />

abbondantemente il muro prima dell’applicazione. L’applicazione non va eseguita d’estate sotto i raggi diretti<br />

del sole, in presenza o minaccia di pioggia e con una temperatura non inferiore ai 5°C.<br />

L’applicazione si può attuare in due modi a seconda dell’effetto che si vuole ottenere: per ottenere un effetto<br />

anticato opaco si deve passare la prima mano con frattazzo inox lasciando la superficie un po’ grezza,<br />

quando inizia ad indurire, passare la seconda mano e lisciare bene; per ottenere un effetto rustico passare al<br />

prima mano con il frattazzo inox lasciando la superficie un po’ grezza, una volta asciutto passare la seconda<br />

mano e quindi il frattazzo spugnato.<br />

L’intonachino è anche affrescabile dopo 2 o 3 giorni dall’applicazione.<br />

Encausto<br />

Rivestimento lavabile di finitura, semilucido composto da albume, grassello di calce filtrato e macinato, tuorlo<br />

d’uovo , cera , carbonato di calcio, olii essenziali.<br />

Consigliato su muri e cartongesso, laddove non esiste ristagno di acqua, su superfici assorbenti, intonaci<br />

misti con calce e superfici trattate con vernici traspiranti.<br />

Bagnare abbondantemente la superficie del muro prima di applicare il prodotto.<br />

Per ottenere un effetto encausto , dopo aver carteggiato, spazzolato e stuccato la superficie da trattare<br />

“picchettare una mano con spatola inox, omogeneizzare con una seconda o terza picchettatura a seconda<br />

dell’effetto desiderato e lucidare con la spatola inox.<br />

Stucco veneziano<br />

Rivestimento lavabile di finitura, semilucido composto da albume, grassello di calce filtrato e macinato, tuorlo<br />

d’uovo , cera , carbonato di calcio, olii essenziali.<br />

Consigliato su muri e cartongesso, laddove non esiste ristagno di acqua, su superfici assorbenti, intonaci<br />

misti con calce e superfici trattate con vernici traspiranti.<br />

Bagnare abbondantemente la superficie del muro prima di applicare il prodotto.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Per ottenere un effetto stucco lustro, dopo aver carteggiato, spazzolato e stuccato il muro passare la<br />

spazzolina inox senza manico omogeneamente a più mani senza interruzioni fra una mano e l’altra.<br />

Trattamenti per il metallo<br />

Trattamento antiruggine; effettuato con prodotti a base di minerali di ferro , leganti e solventi naturali e una<br />

combinazione di olii e resine naturali, che generano un ambiente antiruggine nella zona di contatto tra il<br />

metallo e la mano di vernice. Si può applicare a pennello, a rullo o a spruzzo su superfici in acciaio e ferro<br />

non trattate, previa asportazione della ruggine, su fondo pulito, asciutto, chimicamente neutro, sgrassato e<br />

privo di vernici precedenti. Si fa asciugare per 24 ore dopodiché si può levigare leggermente e si può<br />

eventualmente procedere alla verniciatura.<br />

Verniciatura; avviene con smalto a base di olio di lino e pigmenti minerali e ferrosi, applicato a pennello o a<br />

spruzzo diluendo il prodotto fino a raggiungere la viscosità necessaria. L’essiccazione completa avviene<br />

dopo circa 8 ore, in condizioni climatiche ottimali, mentre il completo indurimento può avvenire anche dopo<br />

4-6 settimane.<br />

La verniciatura non deve avvenire con temperatura inferiore ai 12 °C.<br />

Trattamenti per il legno<br />

Esistono trattamenti decorativi per il legno che consistono in velature che non alterano l’igroscopicità del<br />

materiale e possiedono buone caratteristiche elettrostatiche<br />

Le velature possono essere trasparenti incolori (adatte solo per interni) o leggermente colorate con pigmenti<br />

naturali, sono a base di olio di agrumi, olio di lino e altre resine naturali (colofonia, dammar);<br />

L’applicazione può avvenire a spruzzo o a pennello, su fondo accuratamente preparato dal quale siano state<br />

rimosse eventuali tracce di precedenti verniciature, opportunamente sgrassato , liscio asciutto, chimicamente<br />

neutro e privo di sostanze in grado di produrre efflorescenze sul quale sia stata preventivamente stesa una<br />

mano di impregnante.<br />

In caso di rivestimenti esposti agli agenti esterni va effettuato preventivamente un trattamento di protezione;<br />

nel caso di finestre e serramenti in genere e di rivestimenti di facciata, al fine di ottenere un gradiente di<br />

pressione al vapore uniforme, bisogna applicare lo stesso numero di mani sia all’interno che all’esterno.<br />

Trattamenti di finitura dei parquets<br />

I trattamenti di finitura dei parquets sono diversi a seconda del tipo di usura al quale il pavimento verrà<br />

sottoposto.<br />

• Trattamento adatto per superfici soggette ad usura : due mani di olio duro e una mano di cera solida.<br />

L’olio duro è a base di olio di lino cotto, olio di agrumi, standolio di olio di lino, di ricino e di legno come<br />

legante ed essiccante privo di piombo. Gli olii per pavimenti vengono totalmente assorbiti dai pori del legno e<br />

penetrano in profondità creando un collegamento alla susseguente ceratura.<br />

L’applicazione deve avvenire su legno accuratamente levigato e dal quale sia stata eliminata qualsiasi<br />

traccia di polvere; applicato con pennello o pennellessa il prodotto deve penetrare completamente nel legno<br />

e eventuali residui del prodotto dovranno essere eliminati prima dell’essiccazione (entro 10 minuti) con un<br />

panno privo di peli. Lasciare asciugare per 24 ore e levigare nuovamente prima di applicare la seconda<br />

mano con le stesse modalità della prima e lasciare asciugare per 24 - 48 ore proteggendo la superficie per<br />

evitare che si sporchi.<br />

Il trattamento è completo solo quando i pori del pavimento sono saturati omogeneamente, quindi quando il<br />

pavimento appare senza macchie e parti opache.<br />

La cera solida è a base di cera carnauba, olio di lino, cera d’api standolio di lino, di ricino, e olio di agrumi. Si<br />

applica in uno strato sottile e si lucida subito dopo l’essiccazione con un panno privo di fibre oppure con una<br />

spazzola o disco lucidatore con copertura in pelle d’agnello. La pellicola di cera impiega generalmente 2-3<br />

settimane prima di essere totalmente dura; in questo periodo è consigliabile proteggere il pavimento e<br />

soprattutto non bagnarlo.<br />

Tutti questi trattamenti non devono essere fatti con temperatura inferiore agli 8-12°C.<br />

• Trattamento adatto per superfici mediamente soggette ad usura : due mani di impregnante e una mano<br />

di cera a caldo.<br />

L’impregnante è a base di olio di agrumi, olio di lino, standolio di olio di lino, di olio di ricino, cera carnauba,<br />

cera d’api ed essiccanti senza piombo. L’applicazione deve avvenire su legno accuratamente levigato e dal<br />

quale sia stata eliminata qualsiasi traccia di polvere; va applicato con pennello o pennellessa, oppure a rullo<br />

o a spruzzo; dopo un periodo che varia tra i 10 minuti e le 24 ore si può procedere alla lucidatura; quanto più<br />

tempo passa fra la stesura del prodotto e la lucidatura, tanto più lucida e satinata sarà la superficie. La<br />

seconda mano può essere stesa dopo la lucidatura.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

La cera solida è a base di cera carnauba, olio di lino, cera d’api standolio di lino, di ricino, e olio di agrumi. Si<br />

applica in uno strato sottile di prodotto riscaldato a 40/50°C generalmente a spruzzo e si lucida entro un’ora<br />

dalla applicazione con un panno privo di fibre oppure con una spazzola o disco lucidatore con copertura in<br />

pelle d’agnello. La pellicola di cera impiega generalmente 2-3 settimane prima di essere totalmente dura; in<br />

questo periodo è consigliabile proteggere il pavimento e soprattutto non bagnarlo.<br />

Tutti questi trattamenti non devono essere fatti con temperatura inferiore agli 8-12°C.<br />

• Trattamento adatto per superfici non soggette ad usura: una mano di turapori.<br />

Il fondo turapori è adatto come trattamento unico per superfici interne poco soggette ad usura; migliora le<br />

caratteristiche di impermeabilizzazione e di resistenza agli agenti esterni preservando l’elasticità e senza<br />

compromettere la permeabilità al vapore a la capacità di assorbimento.<br />

Il prodotto è a base di olio di lino, di agrumi e di essiccativo senza piombo; va applicato con un pennello e<br />

deve penetrare perfettamente nel fondo; l’eccesso di prodotto deve essere rimosso prima dell’asciugatura<br />

definitiva (15 minuti) con un pennello o un panno senza fibre.<br />

2.9 – IMPIANTI TECNICI<br />

2.9.1 - IMPIANTI ELETTRICI E D’ILLUMINAZIONE<br />

Gli impianti elettrici devono rispondere alle regole di buona tecnica e della sicurezza, conformi alla Legge 5<br />

marzo 1990, n. 46.<br />

Le imprese installatrici sono tenute ad eseguire gli impianti a regola d'arte utilizzando allo scopo materiali<br />

parimenti costruiti a regola d'arte. I materiali ed i componenti realizzati secondo le norme tecniche di<br />

sicurezza dell'Ente italiano di unificazione (UNI) e del Comitato elettrotecnico italiano (CEI), nonché nel<br />

rispetto di quanto prescritto dalla legislazione tecnica vigente in materia, si considerano costruiti a regola<br />

d'arte. In particolare gli impianti elettrici devono essere dotati di impianti di messa a terra e di interruttori<br />

differenziali ad alta sensibilità o di altri sistemi di protezione equivalenti.<br />

Sono abilitate all'installazione, alla trasformazione, all'ampliamento e alla manutenzione degli impianti tutte le<br />

imprese, singole o associate, regolarmente iscritte nel registro <strong>delle</strong> ditte o nell'albo provinciale <strong>delle</strong> imprese<br />

artigiane.<br />

Per la realizzazione dell’impianto elettrico è obbligatoria la presentazione del progetto esecutivo, redatto da<br />

un tecnico abilitato, corredato da relazione illustrativa, da calcoli elettrici dei vari circuiti, con indicati i tipi e le<br />

sezioni da utilizzare e le cadute di tensione per i vari tratti, oltre ai disegni particolareggiati con indicazione di<br />

tutte le informazioni sui componenti e su ogni possibile particolare dell’impianto.<br />

Al termine dei lavori l'impresa installatrice è tenuta a rilasciare al committente la dichiarazione di conformità<br />

degli impianti realizzati nel rispetto <strong>delle</strong> norme.<br />

Eventuali tracce e incassature nei muri (dietro indicazioni della D.L.) saranno a carico dell’Appaltatore.<br />

Il circuito per l’utilizzazione della luce dovrà essere sempre distinto da quello per uso domestico; il circuito<br />

luce dovrà essere costituito da due circuiti indipendenti di cui uno per le prese a spina, l’altro per<br />

l’alimentazione diretta dei punti luce.<br />

Nel caso di particolari edifici verranno indicati i valori medi di illuminazione che si misureranno su un piano<br />

orizzontale posto a 80 cm dal pavimento in condizioni normali di alimentazione.<br />

I valori usuali per alcuni locali ed utilizzazioni sono i seguenti:<br />

- uffici in genere e laboratori 150 lux<br />

- uffici tecnici 500 lux<br />

- banche, scuole, ospedali 250 lux<br />

- locali di abitazione 150 lux<br />

- corridoi, passaggi, scale 100 lux<br />

- strade interne, zone pedonali, porticati, piazzali 10 lux<br />

- musei max 300 lux<br />

La D.L. sia in corso d’opera che dopo l’ultimazione dei lavori può, in qualsiasi momento, procedere a<br />

verifiche atte ad accertare:<br />

- l’efficacia <strong>delle</strong> prese a terra<br />

- lo stato di isolamento dei conduttori<br />

- la conformità dell’impianto elettrico al progetto approvato<br />

- l’efficacia <strong>delle</strong> protezioni<br />

Il collaudo finale dell’impianto dovrà accertare:<br />

- che il progetto approvato sia stato rispettato in tutte le sue caratteristiche<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

- l’efficacia <strong>delle</strong> protezioni<br />

- la resistenza dell’isolamento<br />

- l’efficacia <strong>delle</strong> prese a terra<br />

- lo stato di isolamento dei conduttori<br />

- la corretta realizzazione dei circuiti di protezione contro le tensioni di contatto<br />

Le linee dovranno essere collocate internamente a tubazioni di materiale termoplastico conforme alle norme<br />

CEI o di acciaio smaltato sia internamente sia esternamente. Il diametro <strong>delle</strong> tubazioni dovrà essere<br />

sufficientemente ampio da permettere di sfilare e reinfilare i cavi previsti con facilità e senza causare danni.<br />

Comunque il diametro interno non dovrà essere inferiore a 10 mm.<br />

Le linee saranno realizzate con fili di rame elettrolitico ricotto conformi alle norme CEI ed isolate con<br />

l’impiego di materiale termoplastico continuo, compatto, senza difetti quali bolle e grumi.<br />

Le sezioni minime dei conduttori devono rispecchiare le norme CEI 315 2.2.04<br />

Le parti di tensione <strong>delle</strong> prese di corrente e dei comandi dovranno essere montati su materiali ceramici o<br />

simili aventi le medesime caratteristiche dielettriche.<br />

I prezzi in elenco saranno comprensivi di tutto quanto necessario per fornire l’impianto completo e<br />

funzionante a perfetta regola e dei contributi di allacciamento all’Ente di distribuzione o chi per esso.<br />

L’Appaltatore fino all’approvazione del collaudo da parte dell’Amministrazione appaltante è ritenuto<br />

responsabile <strong>delle</strong> funzionalità e integrità dell’impianto ed è quindi obbligato se necessario ad effettuare<br />

sostituzioni, riparazioni, reintegri qualora se ne presentasse l’esigenza.<br />

L’Appaltatore entro 30 gg. dall’ultimazione dell’impianto deve presentare duplice copia dei disegni quotati di<br />

tutta la rete e di ogni altro particolare atto a documentare con esattezza tutto l’impianto.<br />

(Tratto da: Christian Campanella “<strong>Capitolato</strong> Speciale d’Appalto per opere di conservazione e restauro” ed.<br />

Pirola)<br />

La progettazione degli impianti elettrici, per ridurre al minimo l’inquinamento elettromagnetico, richiede<br />

alcune precauzioni: inglobare la scatola di derivazione in una scatola metallica; preferire una distribuzione “a<br />

stella” dell’impianto, anziché ad anello; utilizzare cavi schermati; installare disgiuntori di corrente, per<br />

interrompere il flusso di corrente in alcuni locali; ridurre al minimo lo sviluppo dei cavi; raggruppare il più<br />

possibile i cavi nel loro percorso.<br />

Sistemi solari fotovoltaici<br />

Tecnologia che trasforma la radiazione luminosa del sole direttamente in energia elettrica per effetto<br />

fotovoltaico che consiste nella generazione di corrente in seguito all’assorbimento di radiazioni solari da<br />

parte di semiconduttori (silicio cristallino o amorfo). Dal silicio cristallino si producono celle fotovoltaiche che<br />

vengono composte in moduli e poi combinati in pannelli.<br />

- Moduli fotovoltaici realizzati con celle di silicio mono e poli cristallino, mediante laminazione a caldo<br />

sottovuoto spinto;<br />

- Moduli fotovoltaici realizzati con celle di silicio amorfo, mediante laminazione a caldo sottovuoto spinto;<br />

- Tetti solari fotovoltaici realizzati con celle di silicio, integrati con il tetto.<br />

- Tegola solare fotovoltaica, integrata con le tegole tradizionali, a film sottile e flessibile.<br />

- Sistemi fotovoltaici di pompaggio dell'acqua per l'irrigazione diretta o per l'accumulo in serbatoi; senza<br />

batterie<br />

- Potabilizzatore 12V fotovoltaico.<br />

- Generatori fotovoltaici trasportabili su rimorchio 480 wp 12/24V<br />

Sistema idroelettrico<br />

Impianti idroelettrici compatti di piccole dimensioni generatori di potenza da 50 W a 5 kW per la ricarica di<br />

batterie (12V 24V) o per la fornitura di energia al consumo (120V 224V 380V); integrabili con i normali circuiti<br />

esistenti<br />

Cogenerazione e biomasse<br />

Produzione combinata di calore utile e di energia elettrica (o meccanica) da un unico impianto: composto da<br />

un gruppo di cogenerazione compatto, pronto per la connessione, con efficienza totale che arriva al 90%,<br />

contribuendo alla riduzione <strong>delle</strong> emissioni di CO2.<br />

Gli impianti possono essere alimentati con motori disel, a metano, a biogas e g.p.l., monocilindrici, testati per<br />

80.000 ore di funzionamento; il comando e il controllo sono eseguiti tramite microprocessore, che permette il<br />

collegamento fino a 6 moduli.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Sistema eolico<br />

Generatori eolici o aerogeneratori per il convertimento dell'energia cinetica del vento in energia meccanica,<br />

per la produzione di energia elettrica e per il pompaggio ad uso industriale; ad asse orizzontale.<br />

Camini solari<br />

Sistema ottico di captazione della luce, proveniente dall’esterno, attraverso una cupola trasparente in<br />

policarbonato da posizionare sul tetto, e di successiva riflessione sulla struttura tubolare che convoglia la<br />

luce solare verso l’interno; corredato di cupola trasparente, riflettore sferico, scossalina metallica,<br />

guarnizioni, tubo sagomabile, anello per soffitto, diffusore in metacrilato, ancoraggi, viti.<br />

2.9.2 – IMPIANTI IDRICI SANITARI<br />

Gli impianti idrici-sanitari devono rispondere alle regole di buona tecnica e della sicurezza, conformi alla<br />

Legge 5 marzo 1990, n. 46.<br />

Le imprese installatrici sono tenute ad eseguire gli impianti a regola d'arte utilizzando allo scopo materiali<br />

parimenti costruiti a regola d'arte. I materiali ed i componenti realizzati secondo le norme tecniche di<br />

sicurezza dell'Ente italiano di unificazione (UNI) e del Comitato elettrotecnico italiano (CEI), nonché nel<br />

rispetto di quanto prescritto dalla legislazione tecnica vigente in materia, si considerano costruiti a regola<br />

d'arte.<br />

Sono abilitate all'installazione, alla trasformazione, all'ampliamento e alla manutenzione degli impianti tutte le<br />

imprese, singole o associate, regolarmente iscritte nel registro <strong>delle</strong> ditte o nell'albo provinciale <strong>delle</strong> imprese<br />

artigiane.<br />

Per la realizzazione dell’impianto idrico-sanitario è obbligatoria la presentazione del progetto esecutivo, in<br />

duplice copia redatto da un ingegnere, da un architetto o da un perito del settore. Il progetto esecutivo sarà<br />

corredato da relazione illustrativa, da calcoli <strong>delle</strong> portate e dei diametri <strong>delle</strong> tubazioni di scarico, di<br />

distribuzione e di ventilazione e dai disegni particolareggiati di tutti i dettagli costruttivi.<br />

La campionatura di tutti i componenti degli impianti, per la preventiva accettazione del progetto, dovrà essere<br />

messa in visione da parte dell’Appaltatore alla Direzione Lavori.<br />

Eventuali tracce e incassature nei muri (dietro indicazioni della D.L.) saranno a carico dell’Appaltatore.<br />

Al termine dei lavori l'impresa installatrice è tenuta a rilasciare al committente la dichiarazione di conformità<br />

degli impianti realizzati nel rispetto <strong>delle</strong> norme<br />

Prima della chiusura <strong>delle</strong> tracce, cunicoli o cavedi impraticabili e dell’esecuzione di pavimenti, intonaci,<br />

rivestimenti, coibentazioni, verniciature, dovrà essere effettuata la prova idraulica dell’impianto con pressione<br />

non inferiore a 1,5-2 volte quella di esercizio mantenuta costante ininterrottamente per almeno 24 ore.<br />

Durante la prova idraulica, dovranno ispezionabile tubazioni e i giunti e nel caso si verificassero perdite o<br />

altri inconvenienti, sarà indispensabile procedere alle riparazioni e ripetere nuovamente la prova idraulica. Le<br />

spese per la prova idraulica saranno a cura dell’Appaltatore e il Direttore dei lavori redigerà un regolare<br />

verbale sulla prova eseguita in contraddittorio con l’Appaltatore stesso. Se la prova avrà esito positivo, nel<br />

verbale sarà dichiarato accettato il tratto di tubazione provato e dopo i trattamenti protettivi e di<br />

identificazione si potrà procedere con i lavori di reinterro dei cavi e/o di chiusura <strong>delle</strong> tracce e/o dei cavedi.<br />

Oltre alla suddetta prova di tenuta idraulica della rete di distribuzione, di seguito dettagliatamente si<br />

elencano tutte le verifiche e le prove a cui dovrà essere sottoposto l’impianto idrico per l’emissione del<br />

certificato di collaudo da parte de D.L.:<br />

- prova di tenuta idraulica rete antincendio<br />

- prova di tenuta rete gas<br />

- prova di portata rete acqua fredda<br />

- verifica della circolazione della rete acqua fredda<br />

- prova di portata rete acqua calda<br />

- prova di efficienza della rete di ventilazione secondaria<br />

- livelli di rumore ammissibili<br />

I prezzi di elenco saranno comprensivi di tutto quanto necessario per dare l’impianto completo e funzionante<br />

a perfetta regola d’arte.<br />

L’Appaltatore, fino all’approvazione del collaudo da parte dell’Amministrazione appaltante è ritenuto<br />

responsabile della funzionalità e integrità dell’impianto ed è quindi obbligato, se necessario, ad effettuare<br />

sostituzioni, riparazioni, reintegri qualora se ne presentasse l’esigenza.<br />

La sistemazione in loco degli apparecchi sanitari, <strong>delle</strong> rubinetterie, dei vari accessori dovrà essere<br />

realizzata in modo da assicurare l’accessibilità e la mobilità anche in funzione di successivi ed eventuali<br />

interventi di manutenzione o sostituzione. La disposizione degli apparecchi a pavimento quali bidet e vasi<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

dovrà essere eseguita con viti in ottone cromato o in acciaio inossidabile su tasselli senza l’impiego di<br />

qualsiasi tipo di malta.<br />

La pressione di esercizio, in ogni punto della rete, non dovrà essere inferiore a 5 atmosfere; pressioni di<br />

poco inferiori potranno essere tollerate solo in casi eccezionali e per brevi intervalli.<br />

L'impianto idro-sanitario comprenderà tutte le apparecchiature, i materiali e le opere necessari a garantire<br />

l'erogazione dell'acqua fredda e calda sanitaria agli apparecchi previsti.<br />

Dati alla base del progetto<br />

- Temperatura acqua fredda sanitaria 15 °C;<br />

- Temperatura acqua calda sanitaria 45 °C;<br />

- Temperatura acqua potabile all'acquedotto 4 bar;<br />

(Tratto da: Christian Campanella “<strong>Capitolato</strong> Speciale d’Appalto per opere di conservazione e restauro” ed.<br />

Pirola)<br />

L’impianto dovrà essere predisposto per il risparmio dell’acqua potabile dell’acquedotto, quindi si prevedono<br />

due reti di adduzione: una principale prelevata direttamente dall’Acquedotto Comunale per tutti gli usi potabili<br />

dell’edificio, l’altra secondaria per tutti gli usi non potabili quali la rete antincendio, i lavaggi, i reintegri<br />

dell’impianto di condizionamento, il riempimento di vasche e l’innaffiamento dei giardini. Rete indipendente è<br />

quella alimentata da serbatoi per il recupero di acqua piovana o di altre acque di scarico debitamente filtrate,<br />

per usi non potabili.<br />

La distribuzione dell’impianto idrico deve avere una diramazione a stella, in modo da evitare alterazioni sul<br />

campo elettromagnetico naturale, indotte dalla circolazione ad anello intorno agli ambienti.<br />

2.9.3 – TRATTAMENTO ACQUA<br />

Le acque per uso civile si differenziano in acqua di adduzione e acqua di scarico (refluo).<br />

L’acqua di adduzione arriva potabile direttamente dall’Acquedotto municipale, inoltre è possibile utilizzare reti<br />

secondarie con acqua di recupero non potabile.<br />

Le acque reflue si classificano in acque bianche, acque grigie e acque nere.<br />

Le acque bianche sono quelle piovane senza contaminazioni e devono essere raccolte separatamente dalle<br />

altre.<br />

Le acque grigie sono quelle derivanti dallo scarico di cucina, dai lavandini, dalla doccia e dalla vasca da<br />

bagno, dalla lavatrice e dalla lavastoviglie.<br />

Le acque nere sono quelle derivanti dai servizi igienici e sono convogliate normalmente in fognatura<br />

comunale, ove non possibile in fosse biologiche.<br />

E’ necessario separare le reti sia di adduzione sia di scarico <strong>delle</strong> acque poiché è possibile recuperare,<br />

previo trattamento depuratore, le acque reflue ed immetterle successivamente nella rete <strong>delle</strong> acque di<br />

adduzione.<br />

Risparmio acqua<br />

Nell’area adiacente i fabbricati, è buona norma raccogliere le acque piovane provenienti dai pluviali e dalle<br />

gronde dei tetti, per convogliarle in serbatoi di accumulo, per il successivo riutilizzo.<br />

L’acqua piovana potrà essere impiegata per usi non potabili quali: rete idranti giardino, rete antincendio,<br />

prese lavaggio (lavatrice, lavastoviglie, pulizia della casa, automobile,..), alimentazione sciacquoni wc,<br />

reintegri impianto condizionamento, ecc.,<br />

La rete di raccolta <strong>delle</strong> acque sarà realizzata con tubazioni in polietilene rigido con sezioni adeguate,<br />

indipendente dalla rete che raccoglie e smaltisce le acque usate ed industriali.<br />

La distribuzione dell’acqua per uso non potabile dovrà essere rigorosamente separata dalla rete potabile,<br />

per evitare contaminazioni, in conformità alle norme UNI 9157.<br />

Ulteriore riduzione dei consumi idrici possono essere effettuate utilizzando sciacquoni dotati di tasto stop;<br />

uso di rubinetti miscelatori di acqua calda e fredda che evitano le continue correzioni di temperatura e quindi<br />

anche gli sprechi; rubinetti dotati di frangigetto che aggiunge aria all’acqua, riducendo i consumi idrici del 30-<br />

50%.<br />

Vasche di accumulo d'acqua piovana<br />

Le vasche di accumulo d'acqua piovana, in cemento armato monolitiche e prefabbricate, sono interrate<br />

presso l’edificio e devono essere protette dal calore e dalla luce per evitare la formazione di alghe.<br />

Il dimensionamento <strong>delle</strong> stesse avviene in funzione della piovosità, della superficie <strong>delle</strong> coperture e del<br />

fabbisogno d’acqua. Esse possono variare da 1 mc a 23 mc di capacità. L’installazione comporta mezz’ora<br />

circa di lavoro, con l’inserimento tramite autogru dentro un pre-scavo appropriato.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

La cisterna può avere una soletta di copertura in cemento alleggerito poroso, fornita di filtro sostituibile.<br />

Addolcimento acqua<br />

L’acqua proveniente dall’acquedotto è spesso dura e di cattiva qualità, con alcune apparecchiature è<br />

possibile prevenire la formazione del calcare e migliorarne il sapore.<br />

Anticalcare<br />

Apparecchiatura per impedire la formazione di calcare su impianti idrici, funzionante con un’induzione di un<br />

campo elettromagnetico a reazione fisica all’acqua che lo attraversa. Per uso civile a basse portate.<br />

Vitalizzazione naturale dell'acqua<br />

Meccanismo che si applica in prossimità dei tubi di adduzione dell’acqua o direttamente al rubinetto, per la<br />

decalcificazione e la vitalizzazione dell’acqua potabile urbana.<br />

Depurazione<br />

Le acque nere e le acque grigie possono essere immesse nella rete di adduzione per usi non potabili quali:<br />

rete idranti giardino, rete antincendio, prese lavaggio (lavatrice, lavastoviglie, pulizia della casa,<br />

automobile,..), alimentazione sciacquoni wc, reintegri impianto condizionamento, ecc., previ opportuni<br />

trattamenti di depurazione.<br />

Dinamizzazione<br />

Cascatelle per la depurazione dell’acqua con il metodo della dinamizzazione, attuato tramite passaggio<br />

obbligato dell’acqua in vasche a forma di doppio rene, per favorire la mobilità dell’acqua.<br />

Lagunaggio<br />

Metodo per la depurazione dell’acqua che consiste nel far fluire l’acqua attraverso diverse vasche (da tre in<br />

su), in cicli successivi della durata di un ciclo lunare (28 giorni), sotto l’azione di microrganismi, luce e aria.<br />

Dopo tre cicli, nella terza vasca l’acqua si presenta vitale.<br />

Fitodepurazione<br />

Sistema di depurazione <strong>delle</strong> acque con il riutilizzo in trattamenti secondari e terziari. Il refluo può avere<br />

queste tipologie: scarichi civili, scarichi misti, scarichi industriali, percolati di discarica, acque di dilavamento<br />

di strade e autostrade. Depurazione quindi a larga scala, col sistema <strong>delle</strong> lenticchie d’acqua.<br />

Le tecniche di fitodepurazione possono essere classificate in base alla prevalente forma di vita <strong>delle</strong><br />

macrofite che vi vengono utilizzate:<br />

Sistemi a macrofite galleggianti (Lemna, Giacinto d’acqua,...);<br />

Sistemi a macrofite radicate sommerse (Elodea,..);<br />

Sistemi a macrofite radicate emergenti (Fragmiti, Tife, ecc.);<br />

Sistemi multistadio (combinazioni <strong>delle</strong> tre classi precedenti tra loro o con interventi a bassa tecnologia<br />

come, ad esempio, i lagunaggi o i filtri a sabbia).<br />

I sistemi di fitodepurazione sono costituiti da vasche contenenti materiale inerte con granulometria prescelta<br />

al fine di assicurare una adeguata conducibilità idraulica (i mezzi di riempimento comunemente usati sono<br />

sabbia, ghiaia, pietrisco); tali materiali inerti costituiscono il supporto su cui si sviluppano le radici <strong>delle</strong> piante<br />

emergenti (sono comunemente utilizzate le Phragmites australis); il fondo <strong>delle</strong> vasche deve essere<br />

opportunamente impermeabilizzato facendo uso di uno strato di argilla, possibilmente reperibile in loco, in<br />

idonee condizioni idrogeologiche, o, come più comunemente accade, di membrane sintetiche; il flusso di<br />

acqua rimane costantemente al di sotto della superficie del vassoio assorbente e scorre in senso orizzontale<br />

o verticale grazie ad una leggera pendenza del fondo del letto (circa 1%) ottenuta con uno strato di sabbia<br />

sottostante il manto impermeabilizzante. Il refluo da trattare può scorrere anche verticalmente nel medium di<br />

riempimento e viene immesso nelle vasche con carico alternato discontinuo anziché continuo<br />

Acque reflue di scarichi civili<br />

Vasche settiche tipo Imhoff, prefabbricate a monoblocco, ad anelli in c.a. o a monoblocco in vetroresina,<br />

dimensionate secondo quanto prescritto dalle Norme Tecniche della Legge del 10 maggio 1976 per<br />

l’abbattimento del carico di solidi sedimentabili e parte dell’inquinamento organico<br />

Impianti biologici a fanghi attivi<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Sistema di depurazione biologica in tre stadi di trattamento: pre-depurazione, attivazione, post-depurazione<br />

a membrana, per la depurazione <strong>delle</strong> acque reflue di scarichi civili, quali acque grigie, acque provenienti da<br />

autolavaggi o da depuratori biologici.<br />

L’acqua attraversa il biofiltro di ghiaia e lava, posto in una vasca di cemento armato, dall’alto verso il basso,<br />

mentre l’aria, uscendo forzatamente dai diffusori posti sul fondo, ossigena con moto contrario l’intero<br />

complesso. La formazione di colonie batteriche, la filtrazione, l’assorbimento e la flottazione sono i fenomeni<br />

che determinano la depurazione <strong>delle</strong> acque.<br />

L’acqua che defluisce raggiunge un grado di depurazione tale da poter essere scaricata in acque superficiali<br />

oppure da essere riutilizzata per usi non potabili.<br />

Impianti di sollevamento acque<br />

Gli impianti di sollevamento dell’acqua dovranno essere realizzati come da dal progetto e collocati nel locale<br />

autoclave, acusticamente isolati con materiali fonoassorbenti: sia le tubazioni, sia i serbatoi, sia i motori in<br />

movimento; tutte le apparecchiature in movimento saranno poste su un basamento antivibrante e comunque<br />

attrezzati convenientemente per la totale insonorizzazione degli impianti installati durante l’esercizio<br />

notturno, così pure le tubazioni in partenza saranno munite di raccordi antivibranti e isolate in funzione anticondensa.<br />

(Tratto da: “<strong>Opere</strong> bioedili e bioedilizia”, Stefano Bruno, 2000, Il Sole 24ore).<br />

Le elettropompe sono prodotte per il pompaggio <strong>delle</strong> acque di pozzo da 4"; con pompe centrifughe<br />

pluristadio radiale con motore elettrico monofase e trifase in acciaio inox<br />

E sono prodotte per il sollevamento di acque di scarico contenenti corpi solidi o fibrosi con motore elettrico<br />

monofase e trifase, utilizzati per civile abitazione.<br />

2.9.4 - IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE - GENERATORI E TERMINALI DEGLI IMPIANTI DI<br />

RISCALDAMENTO E RAFFRESCAMENTO<br />

Gli impianti di riscaldamento e di climatizzazione devono rispondere alle regole di buona tecnica, conformi<br />

alla Legge 5 marzo 1990, n. 46.<br />

Le imprese installatrici sono tenute ad eseguire gli impianti a regola d'arte utilizzando allo scopo materiali<br />

parimenti costruiti a regola d'arte. I materiali ed i componenti realizzati secondo le norme tecniche di<br />

sicurezza dell'Ente italiano di unificazione (UNI) e del Comitato elettrotecnico italiano (CEI), nonché nel<br />

rispetto di quanto prescritto dalla legislazione tecnica vigente in materia, si considerano costruiti a regola<br />

d'arte.<br />

Sono abilitate all'installazione, alla trasformazione, all'ampliamento e alla manutenzione degli impianti tutte le<br />

imprese, singole o associate, regolarmente iscritte nel registro <strong>delle</strong> ditte o nell'albo provinciale <strong>delle</strong> imprese<br />

artigiane.<br />

Per la realizzazione dell’impianto di riscaldamento e di climatizzazione è obbligatoria la presentazione del<br />

progetto esecutivo, in duplice copia redatto da un ingegnere, da un architetto o da un perito del settore. Il<br />

progetto esecutivo dovrà essere completo di relazione illustrativa, di calcoli e di disegni particolareggiati con<br />

l'indicazione di tutti i dettagli costruttivi.<br />

L'Appaltatore è tenuto altresì:<br />

- a presentare domanda, corredata dal progetto esecutivo al Comando Provinciale dei VV.FF. ai sensi<br />

dell'Art. 9, della L. 13 luglio 1966, n. 315;<br />

- a presentare denuncia, prima della costruzione dell'impianto, al servizio di Medicina Legale e del Lavoro,<br />

ove gli stessi ricadano per le loro caratteristiche sotto il controllo del citato servizio;<br />

- a depositare presso l'Ufficio Tecnico Comunale competente, il progetto esecutivo unitamente ad una<br />

relazione idonea a dimostrare la rispondenza <strong>delle</strong> caratteristiche di isolamento tecnico e quanto previsto<br />

dalla L. 30 aprile 1976, n. 373 e dal relativo Regolamento di esecuzione;<br />

- a presentare richiesta entro 15 giorni dall'installazione, al Comando Provinciale dei VV.FF., di collaudo ai<br />

sensi dell'Art. 10 della già citata L. 13 luglio 1966, n. 315.<br />

(Tratto da: Christian Campanella “<strong>Capitolato</strong> Speciale d’Appalto per opere di conservazione e restauro” ed.<br />

Pirola)<br />

Al termine dei lavori l'impresa installatrice è tenuta a rilasciare al committente la dichiarazione di conformità<br />

degli impianti realizzati nel rispetto <strong>delle</strong> norme.<br />

L’impianto di riscaldamento, per essere considerato ecologico, deve rispecchiare alcune regole: avere<br />

consumo energetico minimo, assenza di immissioni aeree e di odori, assenza di movimentazione d’aria<br />

(quindi di polvere), assenza di combustione <strong>delle</strong> polveri, assenza di rumore, facilità di regolazione di<br />

programmazione, basse temperature dell’oggetto riscaldante, preferire la trasmissione di calore per<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

irraggiamento (simile a quello solare) piuttosto che quello per convezione, posizionamento dei corpi<br />

riscaldanti in prossimità <strong>delle</strong> superfici più fredde, uniformità di riscaldamento del locale, riscaldamento<br />

differenziato nei vari locali, frequente ricambio d’aria senza perdita di calore, mantenere un’adeguata umidità<br />

dell’aria, facilità di pulizia del corpo riscaldante, minima influenza sull’ambiente elettromagnetico,<br />

mantenimento e formazione di aria ionizzata negativamente.<br />

Riscaldamento e raffrescamento a parete<br />

Sistema di riscaldamento (e raffrescamento) per irraggiamento a parete, costituito da tubi flessibili in plastica<br />

o rame (già predisposti in pannelli o con posa libera in cantiere) a forma di serpentino, fissati a parete sotto<br />

l’intonaco, mediante appositi sostegni o tasselli. All’interno dei tubi circola acqua, ad una temperatura<br />

massima di 40°-50° C per il riscaldamento e di 10°-15° C per il raffrescamento, con velocità non inferiore a<br />

0.5 m/s. Il collegamento idraulico dei tubicini capillari all’impianto sarà effettuato con tubi collettori di andata e<br />

ritorno. Nell’impianto dovrà essere previsto uno scambiatore in acciaio inox interposto tra caldaia e rete di<br />

distribuzione ovvero componenti in materiali resistenti alla corrosione.<br />

Riscaldamento e raffrescamento a pavimento<br />

Sistema di riscaldamento (e raffrescamento) per irraggiamento a pavimento, costituito da tubi flessibili in<br />

plastica con posa in cantiere, fissati su supporto isolante sotto il pavimento o direttamente su battuto con<br />

appositi sostegni. All’interno dei tubi circola acqua, ad una temperatura massima di 40°-50° C per il<br />

riscaldamento e di 10°-15° C per il raffrescamento, con velocità non inferiore a 0.5 m/s. Il collegamento<br />

idraulico dei tubi all’impianto sarà effettuato con tubi collettori di andata e ritorno. Nell’impianto dovrà essere<br />

previsto uno scambiatore in acciaio inox interposto tra caldaia e rete di distribuzione ovvero componenti in<br />

materiali resistenti alla corrosione.<br />

Riscaldamento a battiscopa<br />

Sistema di riscaldamento per irraggiamento a battiscopa, completo di nucleo riscaldante con alette in<br />

alluminio e tubo in rame, di andata e di ritorno, posizionato lungo il perimetro inferiore del locale. Gli elementi<br />

accessori sono costituiti da staffe di sostegno, tasselli di fissaggio a muro, elementi di arredamento di<br />

finitura, angoli interni, esterni e terminali d’arredo.<br />

Il sistema funziona con circolazione di acqua a bassa temperatura o elettricamente, comandato da un<br />

termostato.<br />

Ogni alloggio dovrà avere una cassetta con collettori a due partenze, pompa di circolazione, valvola termoregolatrice<br />

a tre vie, contatore di calore.<br />

Stufe<br />

in muratura intonacata a calce<br />

Sistema di riscaldamento per irraggiamento e accumulo di calore, costruita con mattoni e rivestita con<br />

elementi di argilla refrattaria, con uno spazio per il fuoco, progettato in modo specifico, in relazione al tipo di<br />

combustibile utilizzato.<br />

in maiolica a radiazione<br />

Sistema di riscaldamento per irraggiamento, convezione e accumulo di calore, costituito da stufe progettate<br />

con condotti (“giri di fumo”) in materiale refrattario e rivestite da piastrelle in maiolica a forma concava.<br />

in maiolica ad aria calda<br />

Sistema di riscaldamento per irraggiamento, convezione e accumulo di calore, costituito da stufe con una<br />

caldaia interna in ghisa, dove avviene la combustione e da un rivestimento esterno in piastrelle di maiolica a<br />

forma concava. Tra il rivestimento e la caldaia c’è un’intercapedine dove l’aria è riscaldata e rilasciata<br />

successivamente nell’ambiente circostante.<br />

in pietra ollare<br />

Sistema di riscaldamento per irraggiamento, costituito da stufe in steatite o pietra ollare (in magnesite e<br />

calcio), surriscaldate da fuoco a legna.<br />

stufe-camino in ghisa ed acciaio<br />

Sistema di riscaldamento per irraggiamento e convezione, costituito da una combinazione tra caminetto<br />

aperto e stufa, in acciaio e ghisa, con camera di combustione rivestita con refrattario. La superficie esterna<br />

può essere in acciaio laccato a fuoco o con rivestimenti laterali in ceramica.<br />

Riscaldamento “ad ipocausto”<br />

Sistema di riscaldamento per irraggiamento che consiste nel riscaldamento di pareti cave, attraverso la<br />

canalizzazione chiusa di aria, riscaldata da una fonte di calore (gas o gasolio, stufe in maiolica ad aria,<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

collettori solari,…) nelle parti basse dell’edificio. Il calore può anche essere trasportato alla superficie<br />

scaldante dall’acqua, racchiusa in un tubo di rame.<br />

Piastre elettriche radianti ad accumulo<br />

Sistema di riscaldamento elettrico per irraggiamento, costituito da un pannello in materiale naturale a vista e<br />

una fusione di ghisa posteriore che contiene la fonte di calore: resistenze elettriche ad accumulo.<br />

Piastre radianti a gas<br />

Sistema di riscaldamento da parete per irraggiamento, costituito da una superficie radiante in materiale<br />

naturale (pietra naturale o maiolica), un corpo scambiatore in alluminio, combustibile gas metano o GPL con<br />

combustione in camera stagna a flusso bilanciato naturale, accensione piezoelettrica con controllo fiamma a<br />

termocoppia su pilota permanente, bruciatore in acciaio inox, potenza 4,4 kw, completo di condotti coassiali<br />

aria/fumi verso l’esterno.<br />

Radiatori a piastra a circolazione di acqua calda<br />

Sistema di riscaldamento per irraggiamento e convezione, costituito da corpi scaldanti piatti (piastre radianti)<br />

in acciaio, con superficie liscia ad elementi con tubi ovali piatti di ridotto spessore; o piastre radianti lisce e<br />

prive di alettature posteriori, all’interno dei quali scorre acqua calda, ad una temperatura max di 60°C.<br />

Sistemi solari<br />

Sistema di riscaldamento di acqua sanitaria a livello individuale, costituito da una parte captante (collettori<br />

solari) che funziona per circolazione naturale (effetto termosifone) e non necessita di organi meccanici e di<br />

regolazioni elettriche. I collettori possono essere collegati ad un serbatoio di accumulo d’acqua, posto sopra<br />

di essi.<br />

collettori solari piani<br />

sono composti da una cassa termicamente isolata e coperta da vetro.<br />

All’interno della cassa si trova l’assorbitore in cui circola, in un circuito chiuso, un liquido antigelo che si<br />

riscalda e sale, per effetto statico, all’estremità superiore del pannello dove cede il calore, tramite uno<br />

scambiatore, all’acqua sanitaria. Cedendo il calore, il liquido si raffredda, scende e il ciclo ricomincia.<br />

L’assorbitore può essere una lastra metallica nera sulla quale sono disposti i tubi o una lastra in cui i tubi<br />

sono già integrati. L’acqua riscaldata viene raccolta in un serbatoio termicamente isolato che da una parte è<br />

collegato alla rete di acqua fredda e dall’altra a quella dell’acqua calda. In alcuni sistemi il serbatoio, in cui si<br />

trova anche lo scambiatore, è disposto direttamente sopra il collettore, allo scopo di evitare l’uso della<br />

pompa. L’acqua calda viene distribuita per caduta libera. Tramite l’installazione di una pompa, il serbatoio<br />

d’acqua calda può essere posizionato in qualunque posto.<br />

collettori solari sotto vuoto<br />

il sistema sottovuoto impedisce le perdite di calore, cedute al vetro di copertura attraverso l’aria che circola<br />

nei pannelli. I colletori sottovuoto possono essere a pannelli e a tubi.<br />

I pannelli solari sottovuoto sono costruiti come i normali collettori ma dotati di una pompa che, dopo<br />

l’installazione, asporta l’aria e genera il vuoto. per poter resistere all’alta pressione, tra il fondo e il vetro<br />

coprente, si trova una fitta serie di distanziatori metallici.<br />

I tubi solari sottovuoto sono costituiti da tubi di vetro sottovuoto in cui una piastra di rame o altro metallo<br />

idoneo, assorbe il calore che fa evaporare un fluido termovettore (per es. il metanolo) che si trova in ogni<br />

tubo. Il vapore sale all’estremità superiore del tubo, cede il calore tramite uno scambiatore al circuito esterno<br />

di acqua fredda, si condensa per poi ritornare verso il basso.<br />

Il vuoto impedisce perdite di calore per conduzione e pertanto il rendimento è superiore, rispetto a quelli<br />

normali e vengono utilizzati nelle regioni con temperature invernali più basse.<br />

collettori solari ad accumulo<br />

collettori solari composti principalmente da un serbatoio, in cui l’acqua viene riscaldata e anche accumulata.<br />

Il serbatoio d’acqua, dipinto di nero, è posizionato sopra uno specchio concavo (riflettore), termicamente<br />

isolato, coperto da un materiale trasparente termoisolante (policarbonato) che a sua volta è protetto da una<br />

lastra di vetro. Il serbatoio viene riscaldato dalla luce incidente e riflessa. Lo strato termoisolante di copertura<br />

riduce le perdite di calore per conduzione. Il serbatoio è collegato direttamente alla rete d’acqua fredda e<br />

d’acqua calda. Il post-riscaldamento avviene per mezzo di una caldaia a gas che si mette automaticamente<br />

in funzione quando la temperatura dell’acqua scende sotto quella desiderata.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

collettori solari per piscine estive<br />

vengono usati per il riscaldamento di piscine estive pubbliche e private. Essi consistono in un assorbitore<br />

nero, senza isolamento termico e vetri coprenti, collegato al circuito idrico che alimenta la piscina. Sono<br />

costruiti in modo tale che il rendimento ottimale lo raggiungono nell’intervallo di temperatura compreso tra 0°<br />

e 20° K al di sopra della temperatura ambiente. Alla temperatura d’aria di 20°C, la temperatura raggiungibile<br />

dai collettori è di circa 35-40°C circa.<br />

2.9.5 - MATERIALI E SISTEMI DI CONTROLLO DELL’INQUINAMENTO<br />

ELETTROMAGNETICO E DA GAS RADON<br />

L’inquinamento elettromagnetico sia naturale (perturbazioni geopatogene) che artificiale (determinato da<br />

tutte le strumentazioni elettriche ed elettroniche esistenti), in alta e bassa frequenza, altera il campo<br />

magnetico naturale, creando uno squilibrio elettrico con conseguenze negative sulla sfera psico-fisica dei<br />

soggetti.<br />

Tale inquinamento può essere attenuato notevolmente, grazie all’applicazione di alcuni prodotti.<br />

Disgiuntori elettrici<br />

Apparecchio disgiuntore o “bioswitch progettato per l’interruzione della tensione di rete, allo scopo di<br />

eliminare ogni campo elettrico e magnetico. Si tratta praticamente di un interruttore a distanza che<br />

interrompe automaticamente la tensione nel circuito, quando l’energia elettrica non viene usata e la ripristina<br />

quando è richiesta.<br />

Cavi schermati<br />

Conduttori elettrici che riducono i campi elettromagnetici. L’effetto si ottiene tramite cavi coassiali, o tramite<br />

la conduzione dei cavi in tubi metallici, oppure tramite cavi in cui i conduttori elettrici (isolati) siano avvolti da<br />

una rete di fili metallici.<br />

Colle e vernici schermanti<br />

Vernice e colla vinilica per schermatura dei campi elettrici e derivazione <strong>delle</strong> cariche statiche, a base di<br />

grafite, esente da solventi e formaldeide, alta conduttività elettrica, non pericolosa biologicamente, adatta a<br />

ricoprire materiali quali cls, pietre murature, carta, legno, vetro, cuoio, prodotti tessili, sughero, materie<br />

sintetiche.<br />

Tessuto per schermatura da radiazioni elettromagnetiche<br />

Schermi protettivi, scientificamente sperimentati contro onde e radiazioni elettromagnetiche che causano<br />

danni di vario tipo, con particolare composizione.<br />

La stratigrafia consiste in:<br />

- politene alveo + fibre di carbonio e rame + foglio in nitrato d'argento + politene alveo<br />

- iuta porta-intonaco + fibre di carbonio e rame + foglio in nitrato d'argento + iuta<br />

- iuta porta-intonaco + fibre di carbonio e rame + iuta<br />

Posa in parete:<br />

In questo sistema la schermatura consiste in una stuoia composta da iuta+carbonio+rame+iuta, viene<br />

interposta fra uno strato di malta e l'intonaco esterno. E' importante aver cura di sovrapporre il reticolo<br />

schermante ad eventuali linee elettriche, cavi o prese in genere. La sua realizzazione esige materiali di<br />

copertura completa mente naturali che assicurino le migliori proprietà traspiranti della parete e la minima<br />

coibentazione. Il materiale prescelto per la copertura è la juta trattata, pura al 100 per cento, senza alcun<br />

additivo sintetico e che, quando l'applicazione specifica lo richiede, si adatta facilmente a sostenere<br />

l'intonaco.<br />

Posa a pavimento:<br />

Posa semplice:<br />

Consiste nell'interporre il reticolo schermante fra la superficie della soletta ed il pavimento (parquet,<br />

moquette, piastrelle) che si posare.<br />

Posa in doppio strato:<br />

Il reticolo schermante viene posato sullo strato di malta che ricopre la superficie del solaio, successivamente,<br />

sopra di esso, si posa il pavimento<br />

Posa completa:<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

In questo sistema il reticolo schermante viene interposto fra uno strato di malta ed uno di cemento che viene<br />

steso per la posa piastrelle, cotto o marmo.<br />

Guaina schermante in stoffa, per la schermatura dei campi elettromagnetici.<br />

Impianto di terra<br />

L’impianto di messa a terra nell’impianto elettrico deve condurre al terreno eventuali correnti di guasti. E’<br />

bene che sia collegato direttamente con i ferri dei plinti di fondazione dell’edificio, quindi realizzato in fase di<br />

scavo e la sua forma non deve formare un anello. Esso non dev’essere collocato nell’area nord dell’edificio.<br />

Affinché si realizzi una efficace messa a terra i valori di resistenza devono risultare non superiori ai 5 Ohm.<br />

Per non innescare l’intrusione nell’edificio di disturbi anche elettromagnetici provenienti dall’esterno, la<br />

messa in opera del dispersore di terra deve essere effettuata in zone geo-biologicamente non perturbate. Il<br />

numero dei dispersori è definito in relazione al tipo di terreno, cioè alla sua resistività, affinché si realizzi la<br />

resistenza totale prescritta. I dispersori (puntazze) dovranno essere in tubo di acciaio inox forato alle<br />

estremità e riempito con polvere di solfato di rame o, in alternativa, metallici ramati. La corda in rame<br />

dell’impianto, dopo un corretto collegamento con il dispersore, dovrà essere disposta a spirale entro un letto<br />

in carbone di legna; il tutto deve essere realizzato ad una quota dal piano di campagna non inferiore a 1,00<br />

ml e per un diametro di almeno 60 cm, ricoperto con terra vegetale (humus). Il cavo dovrà essere<br />

opportunamente schermato in corrispondenza di aree geo-biologicamente alterate mediante l’inserimento di<br />

una tubazione metallica ferrosa, di lunghezza superiore all’area perturbata per almeno 50 cm da ogni lato,<br />

affinché questo non sia veicolo di immissione nell’edificio di disturbi indesiderati. (tratto da: “<strong>Capitolato</strong><br />

speciale d’appalto per opere di bioedilizia”, Mauro Masi, 1999, Dei)<br />

I tubi di adduzione dell’acqua calda e fredda e i caloriferi dovranno essere collegati fra loro ed all’impianto di<br />

terra.<br />

2.9.6 - TRATTAMENTO ARIA<br />

Biofiltri<br />

Letti di torba per la metabolizzazione degli odori di origine biologica, utilizzati negli impianti di depurazione<br />

<strong>delle</strong> acque nere municipali, allevamenti di animali, impianti trattamento reflui urbani e compostaggio rifiuti.<br />

Vespaio aerato<br />

Formazione di vespaio aerato contro l’umidità e per la protezione dal gas radon proveniente dal terreno, con<br />

elementi in polietilene riciclato a cupola, con canna di aerazione verso l'esterno, incluse curve, pezzi speciali,<br />

griglie, con cappa in c.a.: calce idraulica con cocciopesto o pozzolana + rete elettrosaldata in acciaio,<br />

compreso sfrido e sovrapposizioni, posta direttamente su elementi modulari plastici; fornitura e getto di<br />

calcestruzzo R' bk 250 per il riempimento fino alla sommità del cassero.<br />

Impianti di ventilazione controllata<br />

Apparecchio di ventilazione elettrico per il ricambio d’aria proveniente dall’esterno, attraverso un sistema di<br />

bocchette, canali e ventilatori dotati di filtri, con uscita in copertura per l’eliminazione dell’aria d’espulsione. Il<br />

sistema di ventilazione a semplice flusso è destinato ad abitazioni individuali nella quale si desideri avere<br />

una ventilazione controllata, regolabile, permettendo di evacuare facilmente l’aria viziata dei vani tecnici.<br />

Impianti di aspirazione centralizzata<br />

Impianto di aspirazione centralizzato <strong>delle</strong> polveri, costituito da una centralina di aspirazione installata in<br />

garage o in cantina,…; da bocchette di aspirazione sapientemente distribuite nelle varie stanze dell’edificio;<br />

da una rete di tubazioni e accessori in PVC che collegano le bocchette con la centralina.<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO


<strong>Capitolato</strong> <strong>delle</strong> <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> ed <strong>Impiantistiche</strong><br />

Per la redazione del presente capitolato, del quale è ancora in corso il completamento e la revisione che lo<br />

renderà presto disponibile in modo completo, si è fatto riferimento a:<br />

“<strong>Capitolato</strong> speciale tipo per appalti di Lavori Edilizi”, Ministero dei Lavori Pubblici – Consiglio Superiore –<br />

Servizio tecnico centrale, XXIV ristampa, edito dall’Istituto Poligrafico dello Stato – Libreria dello Stato,<br />

Roma, 1966;<br />

pubblicazioni sotto riportate;<br />

schede tecniche dei singoli prodotti, raccolte nel corso della ricerca di mercato, che è alla base della stesura<br />

del prezziario allegato.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

- Serena Omodeo Salè, Verdeaureo dell’Architettura, Maggioli, Rimini, 1995<br />

- Enrico Miceli, Donatella Magni, <strong>Opere</strong> <strong>Bioedili</strong> – <strong>Capitolato</strong> ed Elenco voci, ANAB – EDICOM,<br />

Monfalcone (GO), 1997<br />

- Giuliano Bressa, Materiali in edilizia e nell’arredo, Masson, Milano, 1998<br />

- Donata Bigazzi, Marco Sala, <strong>Capitolato</strong>: materiali e tecnologie ecocompatibili, Alinea, S.Lazzaro di<br />

Savena (BO), 1999<br />

- Christian Campanella, <strong>Capitolato</strong> speciale d’appalto per opere di conservazione e restauro, Pirola,<br />

Milano, 1999<br />

- Mauro Masi, <strong>Capitolato</strong> speciale d’appalto per opere di bioedilizia, Dei, Roma, 1999<br />

- Uwe Wienke, Dizionario dell’edilizia bioecologica, Dei, Roma, 1999<br />

- Andrea Bassi, <strong>Capitolato</strong> speciale d’appalto per opere bioedili, Maggioli, Rimini, 2000<br />

- Uwe Wienke, Manuale di bioedilizia, Dei, Roma, 2000<br />

- Stefano Bruno, <strong>Opere</strong> edili e bioedilizia, Il sole 24 ore, Milano, 2000<br />

ENVIRONMENT PARK DI TORINO

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!