to get the file - Comune di Riva del Garda

estie siano libere senza il nostro armamentario di
paroloni gridati a voce scannarozzata? Un battito di
ciglia appare visibile, un tremito di labbra, potrebbero
riassumere tutta una storia. Dobbiamo imparare dalle
bestie o dai matti: con un niente sanno esprimere
l'essenziale: la fame, l'odio, l'indifferenza , l'amore...
La maniera antica di parlare per figure. Non le favole,
neh. O perlomeno, non quelle storie consolanti che
raccontano il mondo nelle forme incantate di un paese
di cuccagna Ché quel tipo di fole lí somiglia alle
ombre quiete proiettate sul muro dalla luce di un fuoco
in una sera d'inverno: la vita come una serie di
meraviglie che ingannano.
C'è però un'altra maniera di narrare storie senza
tradire la verità. Presèmpio, sonònna Malvina contava
così:
«Una volta Gesù con i dodici apostoli, trovandosi
in montagna allo scurire, vide un pastore che
rimestava la sò polentina al riparo di una palma. Si
diressero in quella direzione e Gesù si inconversò con
lui dicendo:
“Noi avremmo una mezza idea di pernottarci qua:
potreste sistemarci?”
E il pastore rispose che per lui andava bene:
“Paglia ce n'è a sufficio per slungarcisi sopra.
L'unico problema è il mangiare, ché qui la fame regna
e sdiregna, epperciò uno sventuratello come me non ha
altro da offrirvi che queste due mestolate di farina
gialla nel paiolo e un po' di formaggella di capra”.
Ma Gesù lo rassicurò che il mangiare non solo non
sarebbe stato a deficio, ma ne avrebbero avuto
d'avanzo. Issofatto benedice il paiolo e la polenta
diviene così a scialo da riempire le scodelle per tutti.
A quel punto, vedendo sto gran miracolo, il
pastore disse:
“Siete dunque voi, in persona e personale, il figlio
di Dio di cui tanto raccontano per i gran miracoli che
va facendo? Siete voi quello che sa mettere al suo
posto ogni cosa, cristiani, animali e piante? Se è così, è
benedetta la vostra venuta, perché voi solo, Signore,
potete raddrizzare le storture della mè vita. Avevo
qualche giornata di bosco e di terra, giusto per farci un
Altri libri di Laura Pariani
Libri e biblioteche
po' d'uva e di patate. Non davo fastidio a nessuno, ma
quando sei destinato a prendere le culate, le prendi
anche se stai seduto. Che nel castello lì di fronte abita
un signorone che mi porta con le spalle al muro: io
pulisco il bosco e le castagne se le sbafano i suoi servi;
io zappo la vigna e l'uva se la pacciano i suoi garzoni;
io lavoro l'orto e i suoi sgherri col loro vaeviene me lo
riducono come il palmo di una mano. Di bell'in bella,
Meglio faceva le seggiole e Peggio le rivestiva:
epperciò caduti in bassa fortuna. Infine, non avendone
e basta, cominciò ad insidiare mia moglie. E sarà
perché le ronzava intorno vestito in pompa, sarà
perché il denaro è un apriti-sesamo come la vaselina,
fatto sta che, a furia di ricevere regali da lui, l'ingloria
del cavaliere comincia a sbavarle caramelloso tra le
labbra, finché un bruttodì mi pianta e va a stare con
lui. Insomma, quel carognone mi ha fatto pure un
massacro di cuore, di diritto e di rovescio. A sto punto
a me cosa resta? Facile l'indovinaglia: se lo cito in
giudizio, il Tribunale è dalla sua, perché lui può pagare
tutti gli azzeccagarbugli che vuola; se mi lamento,
quei lavativi delle sue guardie mi cardano la pelle a
frustate riducendomi un ecceòmo. Cornuto e
sbrandellato, come dice il proverbio, ché ci faccio la
figura di mollacchio. Insomma, sono in punto
d'impazzirmi. Fa giorno e fa notte e sto invecchiando.
Epperciò ora io vorrei, Maestro, che con salvazione di
vita potessi svergognarlo di fronte e a tutti e coi
settespiriti dire al mondo la verità verissima delle
infamità che mi va facendo”.
Eccosì dicendo, gli occhi avevano preso a fargli
lagrima.
Al che il signore rispose:
“Per poter far questo, devi essere narratore. Perché
in questo momdo solo contando storie riesce loquente
la verità. Vieni dunque qui, figlio mio, inginocchiati
che ti voglio dare il dono del raccontare”. E,
quando l'uomo fu ginocchioni, Gesù lo baciò in bocca
e disse:
“Va', ora sei narratore e, massima, puoi dire la
verità di fronte a tutti, pure davanti ai potenti....”»
Dio non ama i bambini, Einaudi 2007
Buenos Aires all'inizio del Novecento è una grande città in crescita tumultuosa. Per molti
immigrati "e come quando si sta in prigione e ti manca l'aria; solo che qui la gabbia è fatta di
troppe strade, di case troppo affollate, di rogge puzzolenti di acque luride". C'è un assassino
che si aggira per la città, e che per anni, impunito, fa strage di innocenti. Le vittime sono
soprattutto i figli degli italiani che vivono nei conventillos in condizioni di assoluta povertà.
Ragazzini abbandonati a se stessi, ninos de calle i cui sogni sono destinati a spegnersi nella
rabbia giorno dopo giorno. Chi può volerli morti? La verità sta sotto gli occhi di tutti, ma
nessuno la sa vedere. Possono intuirla solo gli stessi bambini, perché quella verità, forse, si
muove all'altezza dei loro occhi.
Milano è una selva oscura, Einaudi 2010
"Che mi domando e dico: cos'ho mai fatto nella mia vita, oltre a scappare? Il Dante sorride tra
sé mentre prova a rispondere... Che se la vita la fosse un catalogo, potrebbe scriverci: andato in
guerra, dato lezioni, emigrato, sposato, diventato padre, ammalato, confinato, letto libri, scritto
quatter patanflànn di poesie, viaggiato di notte su un camion per un sacco di riso e una tolla di
latte condensato da portare alla Milena, urlato per i bombardamenti, gridato d'allegria nel sole
di aprile, venduto libri, perduto il lavoro, finito sotto processo, ben pistaa in la pirotta,
camminato... Insomma, una lista lunga, e non sempre di faccende volgari". Ma di tutto questo
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