La strada del formaggio Santorso - Gustolocale
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<strong>La</strong> cucina “italiota”<br />
dei Ristoranti di New York<br />
Ho un figlio che vive e lavora a New York e, circa due volte ogni anno, vado a trovarlo ed inevitabilmente trovo e provo<br />
una serie di ristoranti italiani già dai nomi chiaramente distinguibili: Nino, Da Filippo, Nero, Zucchero e Pomodori,<br />
Mammamia (sic), Parma, Venezia, Arquà, ecc. Oltre a quelli ben più noti e conosciuti da tutti come Le Cirque, Babbo,<br />
Cipriani, Pepolino, Coco Pazzo o il Toscanaccio o il Felidia <strong>del</strong>la Lidia Bastianich, nota anche da noi. Che tipo di cucina<br />
praticano i primi, quelli “sconosciuti”? Che prodotti riescono a trovare, quale cultura di cucina li anima e che risultati<br />
ottengono?<br />
E’ necessaria una doverosa premessa: il mio giudizio sui ristoranti non<br />
internazionalmente conosciuti, è privo d’ogni tipo di “malevolenza” tipica<br />
<strong>del</strong> gastronomo che monta inevitabilmente in cattedra come depositario<br />
di un “sapere” che compiace solo lui! Guardo ciò che mi circonda ed il<br />
perché e ne traggo conclusioni. E qui bisogna evidentemente pensare<br />
che la cucina italiana è originata da emigranti, che hanno portato la<br />
cultura <strong>del</strong> loro paese, l’inevitabile semplicità dei piatti contadini, l’uso di<br />
materie che erano nella disponibilità dei loro luoghi d’origine. Si<br />
legittimano pertanto i piatti come la pasta con le meat balls (polpette), i<br />
broccoli utilizzati in modo massiccio, l’uso di prodotti in un insieme che,<br />
il più <strong>del</strong>le volte, è eccessivo. Ad esempio: fettucine all’Amatriciana (al<br />
Ristorante Marisa) condite con un sugo di gamberetti, tartufo nero e<br />
speck in una salsa di pomodoro e cipolla! Oppure i ravioli di pecorino<br />
toscano, succo (sic) di pomodoro, fave e piselli, <strong>del</strong> ristorante Lumi. Da<br />
qui una cucina che si è non solo allontanata dai canoni di certi piatti <strong>del</strong>la<br />
tradizione, ma ha trovato un “modernismo” che poco si addice al gusto<br />
nostro. Si deve anche considerare che l’inevitabile multietnicità <strong>del</strong>la<br />
clientela rende tutto più facile nel gusto: non vi sono termini di paragone.